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Categoria: Romafilmfest 2006

I filmaker che fecero l’impresa

I filmaker che fecero l’impresa

Tre giovani filmaker vorrebbero montare un cortometraggio e non trovano di meglio che chiedere aiuto a due colleghi che ce l’hanno fatta  ma, come spesso accade, che paternalisticamente si adopereranno  il minimo indispensabile per incoraggiarli. Il filo conduttore dunque è questa impresa da portare a termine. Intersecano la linea narrativa principale alla Tornatore, una serie di inserti che contengono citazioni ed omaggi a Fellini ,Amelio, Salvatores,Crialese, Marco Ferreri ( fin nel titolo l‘Abbuffata..) e a Calopresti stesso  che qui celebra la conquista di un tocco leggero nel rendere sentimenti saggiamente esibiti con l’impudicizia che il caso richiede


Non per motivi di film commission ma per necessità, Calopresti ci riporta in pellegrinaggio a Diamante – basta non inquadrare la costa spappolata dalla speculazione edilizia per capire se vi  ci specchierete, la Magna Grecia , renderà tutti più belli  – per il suo ritorno al film a soggetto che però è pieno di finestre aperte al documentario e di giovane energia.

Film girato in surplace e in prima persona singolare, quasi vuol essere un divertimento tra amici, sia giovani (gli allievi della Scuola di Documentario a Napoli) che coetanei (Bruni Tedeschi, Frassica, Depardieu, l’alter ego in crisi d’ispirazione).Alla fine, tra scudisciate d’obbligo al cinema italiano nell’era della sua sottomissione al dominio Rai Mediaset e riferimenti autobiografici light , l’ Abbuffata si colloca nel migliore stile Calopresti che – fa piacere sottolineare – dedica questo film agli Allievi.

L’abbuffata è un film a colori di genere commedia della durata di 102 min. diretto da Mimmo Calopresti e interpretato da Gérard DepardieuValeria Bruni TedeschiDiego AbatantuonoDonatella FinocchiaroLele NuceraPaolo BrigugliaNino Frassica,Giuseppe Vitantonio LiuzziElena BourykaNathalie Rapti Gomez.
Prodotto nel 2007 in Italia

I conti col passato che non vuol fare i conti

I conti col passato che non vuol fare i conti



A “ La sconosciuta”  di Giuseppe Tornatore, presentato nella sezione Première di Romafilmfestival,è andato il Blockbaster Award, il  riconoscimento dei noleggiatori.  Considerato anche il grande successo avuto con i buyers  stranieri – circa  23 paesi se lo sono attribuito nel corso delle trattative di  Businnes Street – si potrebbe pensare ad una certa vocazione commerciale  che il film  tutto sommato non ha.Tornatore si ripresenta dopo una lunga assenza, con un’opera per nulla conciliante,capace di scioccare gli spettatori perchè incentrata su due tipi di violenza,la sete di vendetta e la feroce criminalità est-europea scaturita dal crollo del socialismo reale e alimentata dall’adozione di spietate regole di sopravvivenza.Il primo tipo di violenza trova una bella illustrazione nella scena in cui la “sconosciuta” Irena, ragazza dell’est approdata in Italia,dopo aver insegnato a Tea,la bambina affidatale, come difendersi,la spinge verso un compagno di scuola manesco.Tea reagisce passando dalla difesa all’offesa con aggressività doppia rispetto a quella del suo avversario.Il secondo tipo invece è il tema principale della vicenda.L’odissea di Irena vittima di un feroce protettore che la obbliga a rimanere incinta per vendere i neonati al miglior offerente.Film dalle atmosfere dense,cupe, cosparso di  varie citazioni hitchochiane, fonda la  narrazione sull’uso del flash back  e di qualche iper effetto ,felicissima la scelta del “non luogo”  – metafora- :Trieste.Metodologia questa alla quale ,per altro, Tornatore ci ha abituati sia in occasione de “il camorrista” ambientato in una Napoli irriconoscibile, sia per la Sicilia di Malena.La Sconosciuta si colloca tra i  film migliori di Giuseppe Tornatore,regista accurato, con un gran senso degli attori e del dramma ma che lavora troppo poco.Ciò detto, nella speranza che il progetto ereditato da Sergio Leone,di un film sull’assedio di Leningrado possa trovare una realizzazione.

American way of life

American way of life

Borat : Cultural Learnings of America for Make Benefit Glorious Nation of Kazakhstan.Il titolo è già tutto un programma.Borat Sagdiyev è un reporter kazako che  attraversa in lungo e in largo gli Stati Uniti  per girare un documentario sul celebrato stile di vita americano,  lo scopo del viaggio è intervistare qualcuno – politici, esperti di comportamento – per provare a capire la cultura americana:il chiodo fisso però è soprattutto  incontrare l’eroina del suo telefilm preferito (e cioè Baywach dunque Pamela Anderson) e sposarla.
Borat è un Mockumentary dissacrante, ironico, demenziale e scorretto, che dell’America non salva nemmeno un bruscolo .ll reporter Borat qui si presta,  ma va detto, le persone sono vere filmate in situazioni reali,a mettere in difficoltà i propri interlocutori nei modi più imbarazzanti possibili.L’incontro con un gruppo di femministe newyorchesi, la cena con un predicatore del sud e la performance a un rodeo in West Virginia, sono le gag più riuscite Ovviamente di fronte ad una materia così vasta e densa di spunti, è possibile che la volgarità prevalga senza che però venga mai meno una certa dose di intelligente satira politica e sociale .Ne viene fuori un film irriverente,sovversivo,oltraggioso ai limiti della sopportazione . Eccezionale bravura di Baron Cohen nel dare vita a un personaggio cinico e sconcertante che non esita  a sfiorare misoginia e razzismo scardinando di volta in volta le certezze e le ipocrisie di una cultura carica di pregiudizi e oscenità. 

Il fascino discreto del Tiranno

Il fascino discreto del Tiranno

Isola d’Elba 1814. C’è  un giovane maestro ,velleitario visionario,ossessionato dal tirannicidio che è stato licenziato dalla scuola per le sue idee sovversive .C’è la sua amante una baronessa godereccia e un pò mignotta, (per ammissione della stessa interprete Monica Bellucci) una donna che non è vissuta e resta attaccata alla sua giovinezza perduta E poi c’è tutto un ambiente provinciale e isolano scombussolato ed esaltato  dall’arrivo a Portoferraio di lui ,proprio lui ,Napoleone al suo primo esilio.Rivisitazione del bel libro di Ernesto Ferrero il film si dipana intorna al tema tutto novecentesco del fascino persuasivo del tiranno in questo caso interpretato da un Daniel Anteul bravo da non far rimpiangere nemmeno un po’ ne’ gli Steiger ne’ i Brando, con l’impeccabile interpretazione della noia e dei poco imperiali vezzi quotidiani

Alla fine il giovane maestro,assunto come bibliotecario da Napoleone non riuscirà nell’intento tirannicida ma rimarrà affascinato dalla personalità del generale che tuttavia tornerà a deluderlo  portandosi via nella fuga anche la baronessa Emilia.

Molti hanno contestato l ‘eccesso di livornesità e invece a Virzì va dato merito di una direzione molto accurata e di una discreta chimica con gli attori, ciò ha consentito a  Massimo Ceccherini, di affrancarsi dalla sua maschera consueta impersonando Cosimo, un locandiere impacciato che corteggia la Diamantina della bravissima Sabrina Impacciatore con uno stile ed un linguaggio sorprendentemente misurato.

 

 

Businnes street

Businnes street

I conti della Festa del Cinema sono presto fatti : due milioni e mezzo di euro investiti dalla Camera di Commercio,quattro milioni e mezzo dagli sponsor,tre milioni e mezzo dagli Enti locali.Non un centesimo dallo Stato.Il progetto è in piena sintonia col Modello Roma inaugurato dall’allora sindaco Rutelli, proseguito da Walter Veltroni e che ha visto crescere in modo esponenziale  l’economia di una  città,tradizionalmente fondata sull’edilizia e sul massimo utilizzo delle risorse archeologiche e  museali ma assolutamente inadeguata quanto a servizi e infrastrutture .La scelta di fornire servizi avanzati,congressualità,fiere,turismo ha pagato in termini economici.riversando su Roma ingenti capitali,ciò ha consentito di ampliare ulteriormente l’offerta culturale.La festa del Cinema è un importante passaggio di questo progetto.Centro artistico,culturale,proiezioni e tappeto rosso all’Auditorium, 20 sale cinematografiche in città più la Casa del cinema del Jazz  e della Letteratura in funzione ,Businnes Street a via Veneto dove sarà all’opera tra l’Hotel Excelsior e il roof garden dell’Hotel Bernini in cui sono state allestite piccole sale di proiezioni e punti d’incontro, una macchina silenziosa che cercherà di far funzionare il mercato,un luogo riservato ai Buyers and sellers,venditori e acquirenti di film non ancora finiti o in attesa di distribuzione o addirittura da  produrre di sana pianta.E’ una scommessa ambiziosa .”Wait and see”:intanto dei duecento buyers invitati 100 hanno già richiesto l’accredito e sono realtà importanti quali la Bavaria Film ,la Celluloids Dreams e la Pathe francesi,il media Asia Group,La Filmax spagnola e persino la Lakeshore Entertainment,oscar 2004 per “Million dollar baby”.Il tutto nel tentativo di creare una postazione di mercato per il cinema italiano che ne è privo da quando la Mifed  di Milano (la fiera di settore )ha chiuso i battenti.Roma può essere un’ occasione per inserire il cinema italiano nel network delle coproduzioni europee.La partita per il cinema non si gioca tanto sui film in concorso,le star,i parties benefici e gli stilisti pronti ad organizzarne di fantasmagorici,se vince Businnes Street vince la festa e vince il cinema italiano nel segno di una cultura che mentre migliora il livello di civiltà è anche un grande propulsore di sviluppo economico.