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Categoria: Donne

Rispettiamoci

Rispettiamoci

Adesso se scrivo che questo titolo sparato in prima pagina è un affronto, di sicuro qualche appassionato di comunicazione, mi viene a fare il pistolotto sul senso provocatorio dell’affermazione  che fa tanto bene alle coscienze. Grazie tante. Ho già fatto il pieno di paternalismo quando mi sono aggiudicata i sentiti ringraziamenti del Segretario del Partito – non ci posso credere – contenuti nell’articolo di fondo.Titolo : Ne va della civiltà di un intero paese. Appunto. Ma poi grazie de che? Noi giovedì scorso eravamo di presidio ai nostri interessi leggittimi, a protestare per un abuso,a chiedere il ripristino della legalità , mica per fornire gratuiti spot elettorali. A chicchessia. E infatti chicchessia s’è premurato di fare sul proprio giornale , un titolo speculare a questo. Anch’esso  provocatorio. Anch’esso per scuotere le coscienze addormentate e suggerire civili scatti d’orgoglio. Noi non possiamo davvero permetterci di trascinare i temi della dignità della persona, della nascita, dell’amore, della malattia e della morte nelle trappole di basse speculazioni politiche.Ne’ possiamo giocare di rimessa su temi largamente affrontati in passato e su conquiste di civiltà faticosamente ottenute . Tantomeno possiamo assitere alle liti tra PD, Arcobaleno o quel che sia, sul diritto di primogenitura di eventuali battaglie. Rispettiamoci. Se temi del genere devono essere inseriti nei  programmi elettorali, che lo si faccia politicamente,nel senso più alto che questo termine suggerisce ma soprattutto evitando gli effettacci. Nei momenti chiave della lotta per la 194, le autodenunciate  per interruzione volontaria di gravidanza, pur nell’estrema provocatorietà di quel gesto, non si sono mai definite assassine, ciò nel rispetto delle donne che avevano praticato l’aborto, del loro dramma, del loro dolore. Narcisate di questo genere, ci trascinano sul terreno che l’avversario desidera, retrovie abitate da mostri colpevolizzanti. Rispettiamoci e rispettiamo le nostre battaglie. Contrariamente a chi ci chiama assassine, stavolta siamo noi ad essere dalla parte della legalità.

Reclusione portatile

Reclusione portatile

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La liberazione delle donne afghane dalla schiavitù del burqa, doveva diventare la success story dell’intervento militare occidentale.Sei anni dopo, nonostante alcuni significativi cambiamenti in campo legale ed istituzionale,la realtà è ancora molto critica e le donne che hanno il coraggio di esporsi,lo fanno a proprio rischio.Fuori da Kabul,là dove domina la santa alleanza tra i talebani,i signori della guerra e le milizie private,la vita delle donne procede tra insicurezza personale ed abusi quotidiani.I governi locali prendono impunemente decisioni che limitano la libertà femminile non molto diverse nella sostanza, da quelle dei talebani.L’onore della famiglia si misura attraverso il comportamento delle donne  e il burqa – reclusione portatile, come da brillante definizione dell’antropologa Hanna Papanek – è uno strumento per salvaguardare questi valori.Soprattutto è diventato una misura di sicurezza,un modo per uscire di casa senza essere aggredite.

foto Reuters

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Olympe de Gouges (dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina 1791)

Olympe de Gouges (dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina 1791)

DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELLA DONNA E DELLA CITTADINA

 

 

Uomo, sei capace d’essere giusto ? E’ una donna che ti pone la domanda ; tu non la priverai almeno di questo diritto. Dimmi? Chi ti ha concesso la suprema autorità di opprimere il mio sesso? La tua forza? Il tuo ingegno? Osserva il creatore nella sua saggezza ; scorri la natura in tutta la sua grandezza, di cui tu sembri volerti raffrontare, e dammi, se hai il coraggio, l’esempio di questo tirannico potere. Risali agli animali, consulta gli elementi, studia i vegetali, getta infine uno sguardo su tutte le modificazioni della materia organizzata; e rendi a te l’evidenza quando te ne offro i mezzi; cerca, indaga e distingui, se puoi, i sessi nell’amministrazione della natura. Dappertutto tu li troverai confusi, dappertutto essi cooperano in un insieme armonioso a questo capolavoro immortale.
Solo l’uomo s’è affastellato un principio di questa eccezione. Bizzarro, cieco, gonfio di scienza e degenerato, in questo secolo illuminato e di sagacità, nell’ignoranza più stupida, vuole comandare da despota su un sesso che ha ricevuto tutte le facoltà intellettuali; pretende di godere della rivoluzione, e reclama i suoi diritti all’uguaglianza, per non dire niente di più.

 

 

Preambolo

Le madri, le figlie, le sorelle, rappresentanti della nazione, chiedono di potersi costituire in Assemblea nazionale. Considerando che l’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti della donna sono le cause delle disgrazie pubbliche e della corruzione dei governi, hanno deciso di esporre, in una Dichiarazione solenne, i diritti naturali, inalienabili e sacri della donna, affinché questa dichiarazione, costantemente presente a tutti i membri del corpo sociale, ricordi loro senza sosta i loro diritti e i loro doveri, affinché gli atti del potere delle donne e quelli del potere degli uomini, potendo essere paragonati ad ogni istante con gli scopi di ogni istituzione politica, siano più rispettati, affinché le proteste dei cittadini, fondate ormai su principi semplici e incontestabili, si rivolgano sempre al mantenimento della Costituzione, dei buoni costumi, e alla felicità di tutti. In conseguenza, il sesso superiore sia in bellezza che in coraggio, nelle sofferenze della maternità, riconosce e dichiara, in presenza e sotto gli auspici dell’essere supremo, i seguenti Diritti della Donna e della Cittadina. 

Articolo I

La Donna nasce libera ed ha gli stessi diritti dell’uomo. Le distinzioni sociali possono essere fondate solo sull’utilità comune.

Articolo II

 Lo scopo di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali e imprescrittibili della Donna e dell’Uomo: questi diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e soprattutto la resistenza all’oppressione.

Articolo III

 Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella nazione, che è la riunione della donna e dell’uomo: nessun corpo, nessun individuo può esercitarne l’autorità che non ne sia espressamente derivata.

Articolo IV

 La libertà e la giustizia consistono nel restituire tutto quello che appartiene agli altri; così l’esercizio dei diritti naturali della donna ha come limiti solo la tirannia perpetua che l’uomo le oppone; questi limiti devono essere riformati dalle leggi della natura e della ragione. 

Articolo V

 Le leggi della natura e della ragione impediscono ogni azione nociva alla società: tutto ciò che non è proibito da queste leggi, sagge e divine, non può essere impedito, e nessuno può essere obbligato a fare quello che esse non ordinano di fare.

Articolo VI

 La legge deve essere l’espressione della volontà generale; tutte le Cittadine e i Cittadini devono concorrere personalmente, o attraverso i loro rappresentanti, alla sua formazione; esse deve essere la stessa per tutti: Tutte le cittadine e tutti i cittadini, essendo uguali ai suoi occhi, devono essere ugualmente ammissibili ad ogni dignità, posto e impiego pubblici secondo le loro capacità, e senza altre distinzioni che quelle delle loro virtù e dei loro talenti. 

Articolo VII

 Nessuna donna è esclusa; essa è accusata, arrestata e detenuta nei casi determinati dalla Legge. Le donne obbediscono come gli uomini a questa legge rigorosa. 

Articolo VIII

 

 La Legge non deve stabilire che pene restrittive ed evidentemente necessarie, e nessuno può essere punito se non grazie a una legge stabilita e promulgata anteriormente al delitto e legalmente applicata alle donne. 

Articolo IX

 Tutto il rigore è esercitato dalla legge per ogni donna dichiarata colpevole. 

Articolo X

 Nessuno deve essere perseguitato per le sue opinioni, anche fondamentali; la donna ha il diritto di salire sul patibolo, deve avere ugualmente il diritto di salire sulla Tribuna; a condizione che le sue manifestazioni non turbino l’ordine pubblico stabilito dalla legge. 

Articolo XI

 La libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi della donna, poiché questa libertà assicura la legittimità dei padri verso i figli. Ogni Cittadina può dunque dire liberamente, io sono la madre di un figlio che vi appartiene, senza che un pregiudizio barbaro la obblighi a dissimulare la verità; salvo rispondere dell’abuso di questa libertà nei casi determinati dalla Legge. 

Articolo XII

 La garanzia dei diritti della donna e della cittadina ha bisogno di un particolare sostegno; questa garanzia deve essere istituita a vantaggio di tutti, e non per l’utilità particolare di quelle alle quali è affidata.

Articolo XIII

 Per il mantenimento della forza pubblica, e per le spese dell’amministrazione, i contributi della donna e dell’uomo sono uguali; essa partecipa a tutte le incombenze, a tutti i lavori faticosi; deve dunque avere la sua parte nella distribuzione dei posti, degli impieghi, delle cariche delle dignità e dell’industria. 

Articolo XIV 

Le Cittadine e i Cittadini hanno il diritto di constatare personalmente, o attraverso i loro rappresentanti, la necessità dell’imposta pubblica. Le Cittadine non possono aderirvi che a condizione di essere ammesse ad un’uguale divisione, non solo dei beni di fortuna, ma anche nell’amministrazione pubblica, e di determinare la quota, la base imponibile, la riscossione e la durata dell’imposta. 

Articolo XV 

La massa delle donne, coalizzata nel pagamento delle imposte con quella degli uomini, ha il diritto di chiedere conto, ad ogni pubblico ufficiale, della sua amministrazione. 

Articolo XVI

 Ogni società nella quale la garanzia dei diritti non sia assicurata, né la separazione dei poteri sia determinata, non ha alcuna costituzione; la costituzione è nulla, se la maggioranza degli individui che compongono la Nazione, non ha cooperato alla sua redazione. 

Articolo XVII Le proprietà appartengono ai due sessi riuniti o separati; esse sono per ciascuno un diritto inviolabile e sacro; nessuno ne può essere privato come vero patrimonio della natura, se non quando la necessità pubblica, legalmente constatata, l’esiga in modo evidente, a condizione di una giusta e preliminare indennità

Il soffitto di marmo e il cielo

Il soffitto di marmo e il cielo

Oggi è un giorno storico per il Congresso e le donne di questo paese ,un momento che abbiamo aspettato per oltre 200 anni. Non bisogna mai perdere la fede, abbiamo atteso in lunghi anni di lotte per ottenere i nostri diritti.
Per le nostre figlie e le nostre nipoti oggi abbiamo infranto il soffitto di marmo.Ora per loro, l’unico limite è il cielo.

Il soffitto di marmo citato nel discorso d’insediamento di Nancy Pelosi, da oggi ufficialmente eletta speaker del Congresso con 233 voti su 435, è semplicemente quello della cucina di casa. Siamo ad un cambio della guardia con i repubblicani al quale i democratici vogliono conferire forti connotati di discontinuità.Non meno innotiva della Pelosi, prima speaker donna, del Congresso o del deputato di Minneapolis Keith Ellison che ha giurato sul Corano,è l’Agenda detta delle prime 100 ore : Aumento del salario minimo orario (da 5,15 a 7,25 dollari).Espansione delle ricerche sulle cellule staminali.Norme anti-corruzione per i parlamentari.Limitazione delle agevolazioni fiscali alle compagnie petrolifere.Diminuzione dei costi relativi al  prestito  universitario.Diminuzione del costo delle medicine destinate ai poveri.Sono solo alcuni dei punti di un programma di governo che torna a parlare, seppur timidamente, di questione sociale ma il banco di prova alla vigilia del discorso sullo Stato dell’Unione,rimane l’Iraq,questione di giorni e sapremo quanta possibilità hanno i democratici di contrastare i propositi di Bush,fermamente intenzionato a potenziare il contingente di stanza in quel paese con l’invio di nuove truppe.

Rula colpisce ancora

Rula colpisce ancora

Sarà per le numerose forzature (il femminile che proprio non va, la metafora eccessiva e tortuosa) ma il sostantivo “gnocca” è proprio brutto. Anzi fa schifo.E pazienza se qualche gentile signora se ne compiace, si vede che non ha mai conosciuto esseri umani di genere maschile garbati e in grado di rivolgere apprezzamenti più eleganti. Rula Jebreal è una bellissima creatura ma questo passa in sottordine di fronte alla sua non comune (per i giornalisti di casa nostra) competenza in materia,per esempio, di politica internazionale.Inoltre Rula ha la rara capacità di affrontare le interviste ponendo lievemente a disagio l’interlocutore. Il che mi sembra un buon modo, seppur in controtendenza rispetto agli yes men cui siamo abituati e che favoriscono l’autocelebrazione del potente di turno, attraverso domande assolutamente imbecilli sul bacio della buonanotte ai bambini o sui regali di compleanno alla consorte. Ma chi dei presenti all’ultima trasmissione di “Anno Zero” può aver definito Rula Jebreal “gnocca senza testa”?Assolutamente chiunque. Dagli ospiti, al conduttore, al pubblico, al regista, ognuno di loro potrebbe vantare “buoni motivi” per avercela con lei. Bella ma professionale, capace ma elegante, preparata eppure così poco compiacente.Se almeno ammiccasse un po’, se ci rassicurasse con un lieve sovrappeso,se indossasse almeno un colore sbagliato se non portasse la propria bellezza con tanto sfacciata arroganza, se si facesse da parte al cospetto dei colleghi, se non insistesse con domande imbarazzanti, se infine tacesse quando gl’intervistati con quell’aria di sufficienza le fanno notare che non gradiscono essere messi all’angoletto da una signora…Il punto è proprio questo : Rula non si riesce a collocare in nessun Immaginario,qualunque canone le va stretto ed è questo che infastidisce e che proprio non le si vuol perdonare.”Gnocca senza testa”, non può in nessuna maniera essere considerato un apprezzamento ma sia per Rula il segnale evidente, del risentimento maschile, della competizione mal riuscita, dell’impossibilità di ridurre un essere umano di genere femminile a sé, alle proprie regole, al proprio sistema di valori del cavolo. E in qualche modo,se le fosse possibile, superi l’amarezza, consapevole, nonostante tutto, di avercela fatta.