Sfogliato da
Categoria: Se ne sono andati

Non lamento di reduci ma grumo di vissuto

Non lamento di reduci ma grumo di vissuto

 

 

pietro-ingrao

 

Speriamo sia davvero così e che nel ricordare la figura di Pietro non se ne tralascino le contraddizioni e l’emblematica vicenda poiché anche gli aspetti meno patinati – dall’Ungheria al voto favorevole all’espulsione del gruppo dissidente del Manifesto –  inseriti nel complicato contesto della storia del Partito Comunista Italiano e della sua Dissidenza interna costituiscono un prezioso contributo alla comprensione delle dinamiche del presente.Una lettura critica di quel lungo tragitto è il miglior omaggio che si possa fare alla memoria di Pietro.

 

Une mort bête et méchant (Charlie vivra)

Une mort bête et méchant (Charlie vivra)

 

 Je suis charlie

 

 

 Di loro mi piaceva l’Irriverenza, l’Antiretorica,la Sfacciataggine,l’abuso di Paradosso.E il coraggio. A loro perdonavo tutto, persino lo sbeffeggiare le mie battaglie più care. Nel corso del tempo, mi avevano convinta come il prendersi troppo sul serio non giovasse a nessuna delle cause cui dicevo di tenere tanto ma soprattutto che se la Satira non fosse stata una specie di Zona Franca dal buon gusto, dal senso della misura e dal rispetto intesi come pratica piccolo borghese di autocensura,sarebbe servita a poco o meglio, non sarebbe stata Satira.

 

Oggi,come tanti, sono Charlie anch’io, ma non prima di essere stata i dodici numeri de L’Enragé e le centinaia di Hara Kiri. Tutto materiale prezioso da Scuola di Sopravvivenza,da antidoto contro la stupidità di tutti gli integralismi (e questo  assai prima che sopraggiungesse la stagione del Profeta con i suoi seguaci in armi) nonché  – parole grosse – contro la protervia invasiva di un Potere ottuso,dedito,tra le altre cose,a sottrarre spazi. 

 

Parlandone da vivi –  Cannes 2008 – avevano trovate semplicemente geniali in cui, come spesso capita con la Satira, si manifestavano intuizioni politiche tutt’altro che innocue.

 

Addolora pensare che la stessa Ironia Dissacrante che salva la vita,li abbia destinati ad una morte terribile : chiamati per nome uno ad uno prima di essere massacrati dai kalashnikov.Un’esecuzione mirata.

 

 C’est peut être un peu pompeux ce que je vais dire, mais je préfère mourir debout que vivre à genoux aveva dichiarato Charb in un’intervista a le Monde. Peu pompeux, a parte, era un po’ difficile immaginarselo in ginocchio.Infatti è morto, come gli altri,in piedi.

(Alors ils ont tué Charlie? Non.Ils ont raté leur coup.Charlie vivra.)

The Count

The Count

 

 

 

Not mine, sir. I’m an American citizen and I don’t give a hootenanny God damn about your nitpicking limey laws. I intend to broadcast from this ship 24 hours a day until the day I die. And then for a couple days after that.

 

Il ricordo è una voce incredibile e una gran naturalezza.L’impressione di una persona garbata, frettolosamente – e a torto –  bollata come poco avvenente.

Continuerà a trasmettere ben oltre a couple day previsti dalla battuta di questo  film  minore  interpretato con il talento di sempre.

Ma se ve ne andate tutti..

Ma se ve ne andate tutti..

 

 

 


Un set a Roma e uno a Ouagadougou, impronunciabile capitale del Burkina Faso,due satelliti che all’ora stabilita avrebbero dovuto  connettere immagini di scenografie virtuali ispirate a Fellini. Erano filmati, voci registrate,manipolazioni di colori da accostare in una mescolanza non casuale che avrebbe dovuto dare vita ad un cinema del non luogo in cui lo spettatore non sapeva di preciso da dove provenissero quelle riprese.

 

Il progetto si chiamava Global Stage e a governare  tutto quel  marchingegno di parabole satellitari,  decoder e segnali da sincronizzare,  a Romafilmfest 2007, c’era Carlo Lizzani, ultraottantenne che amava le sfide e la sperimentazione ma soprattutto che pensava,non a torto, di aver trovato un modo di mettere le nuove tecnologie al servizio di un cinema con pochi mezzi.Vederlo all’opera fu una maiuscola Esperienza.E un piacere.

Già da tempo si usano tecnologie digitali, ma si tratta di scuola elementare, qui siamo all’università, può essere un salto di esperienza notevole. La lotta tra l’arte e la tecnica dura da sempre, e oggi stare a guardare o fare una difesa dei linguaggi tradizionali mi sembra inutile. Il che non vuol dire che il cinema ‘tradizionale’ sia finito. Basta guardare un film come Le vite degli altri, perfetto, per rendersene conto. Si possono raccontare storie nuove con linguaggio pacato, tranquillo e diciamo tradizionale. Quello che vedo è la facilitazione nel fare, i kolossal prima erano solo hollywoodiani, oggi anche le cinematografie più povere potranno arrivare a proporre storie fastose nel senso buono del termine. Dichiarava, lui che di cinema s’intendeva e che aveva attraversato buona parte del secolo breve servendosene per capire meglio il suo paese e la sua storia.

Di lui amavo la meticolosità dell’indagine storica e l’istinto del racconto come testimonianza.La sua flemma,la sua romanità, il suo modo  di  trasferire la letteratura – Silone,Bianciardi,Pratolini – nel cinema, il suo impegno civile. Condividendo la sua passione per il barocco romano –  esagerato  – non potrò più guardare la Fontana dei Fiumi così evocativa di viaggi in posti lontani senza pensare che un altro pezzo di storia del cinema e di questa città, se n’è andato.

 

 

Qui sopra Pasolini e Castelnuovo in un’immagine dal Gobbo del Quarticciolo