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Categoria: Genova 2001

Che amarezza

Che amarezza

L’articolo 82 della Costituzione recita :

Ciascuna Camera può disporre inchieste su materie di pubblico interesse.

A tale scopo nomina fra i propri componenti una commissione formata in modo da rispecchiare la proporzione dei vari gruppi.

La commissione di inchiesta procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni della Autorità giudiziaria.

Dove sta scritto che una commissione d’inchiesta, che tra l’altro è un organo collegiale indaghi in una sola direzione? Nell’analizzare le dinamiche di quei giorni è impossibile non valutare la situazione nel suo complesso . Forse che il Parlamento oltre che autorizzare avrebbe indicato anche le modalità e le direzioni ? Le giustificazioni dei dissidenti sono davvero offensive. Uno non c’era, non sa, non ha visto l’apposito punto del programma . L’altro con incredibile fiducia nella capacità  delle indagini di stabilire la verità ;sapeva già come sarebbe andata a finire. Poi ci sarebbero gli assenti che avrebbero potuto fare la differenza, poi il ritardatario…In questo modo è sin impossibile che il Parlamento si pronunzi.Alla fine tra ritardi e dissidenze a chi interessa indagare sul rapporto tra polizia e cittadini? A pochi credo .Il che è grave in ogni caso, ed è un insulto al dovere civile di conoscere la verità.Certo si può recuperare  ma anche questa faccenda di Genova ,come le altre del resto,diventerà occasione di scambi,lanci di segnali e ricatti .Chi desidera che si faccia – programma o non programma – quel che è giusto e legittimo fare,s’è un po’ stancato di queste ali dissidenti e desidera un percorso piano che rispecchi la volontà espressa dalla maggioranza dei cittadini che si tratti di Genova o di Welfare, di pacchetti di sicurezza o di varianti di valico,i numeri sembrano non contare più e quand’è così,altro che democrazia,governano i ricatti e la confusione mentre c’è qualcuno che ancora vuol andare a votare con questa legge elettorale.Che amarezza.

La traccia aperta di una ferita

La traccia aperta di una ferita

 

 

La “salvia splendens” luccica, copre un’aiuola triangolare,
viaggia il traffico solito scorrendo rapido e irregolare.
Dal bar caffè e grappini, verde un’edicola vende la vita.
Resta, amara e indelebile, la traccia aperta di una ferita

Francesco Guccini Piazza Alimonda (dall’album Ritratti)

Carlo quand’era un ragazzo

Carlo quand’era un ragazzo

Ricordiamo Carlo Giuliani con una foto diversa da quelle  in cui è abitualmente ritratto : riverso sul selciato di Piazza Alimonda in un lago di sangue o mentre sposta i cassonetti in via Caffa o mentre osserva  il corteo che  sta scendendo da via Tolemaide. Non è tanto la vista del  sangue, elemento, del resto, immancabile nei filmati e nelle immagini che raccontano  quei giorni a Genova, quanto l’aria indifesa accentuata dalla magrezza e dall’essenzialità dell’abbigliamento.Un corpo privo di vita che ispira una pietà meritevole del più stretto riserbo. Noi abbiamo fatto molto poco per Carlo e per i suoi tenacissimi genitori, ne’ sappiamo al momento se la tanto auspiacata Commissione d’ Inchiesta sui fatti inerenti alla sua morte,vedrà mai la luce.Promettiamo,c’impegnamo ma poi ..non solo da noi dipende…nel frattempo conserviamone una memoria affettuosa.Carlo non è vivo tantomeno può lottare in mezzo a noi. Sia questa la terribile presa d’atto.L’unica che ci suggerisce di chiedere giustizia.

L’Arriflex di Gillo

L’Arriflex di Gillo

Conservo un bel filmato di Genova 2001, non so se sia stato poi montato: Gillo Pontecorvo è affacciato ad una finestra, accanto a lui, c’è un operatore con una cinepresa Arriflex.

 

Gillo guarda di sotto, fa un gesto largo con la mano, suggerisce l’inquadratura –  un corteo di ragazzi  che sciama,  tra le loro mani  centinaia di cineprese digitali in funzione – impartisce altre istruzioni, sorride e poi sparisce lasciando solo il cameramen .

 

Pontecorvo sta partecipando alle riprese di un documentario collettivo che poi si chiamerà Il cinema italiano a Genova insieme a  Monicelli, Scola ed altri.

Lo aveva detto che avrebbe utilizzato l’Arriflex  – come una volta – aveva anche aggiunto. – A Genova ci concentreremo sulle espressioni, gli umori, le frasi dei manifestanti, le dichiarazioni dei personaggi che andremo a intervistare. Ma se partendo dai fatti di Genova riusciremo poi a parlare dei problemi drammatici del mondo di oggi, inserendo nel filmato dei frammenti di vita autentica nel mondo contemporaneo, ecco che il tutto si trasformerà in un’occasione unica per fare davvero un film insolito

Il tono dei suoi interventi conservava l’entusiasmo degli esordi. Quello dei suoi  film, tra  i movimenti di massa, quando per scarsità di mezzi era preferibile una botta in testa dalla polizia che lasciar cadere in terra  l’Arriflex.

 

Sarebbe bello raccontare di Gillo, regista che ci lascia  non moltissime opere, attraverso progetti mai realizzati per non aver trovato produttori coraggiosi .

 

Uno si sarebbe dovuto chiamare Confino Fiat sui sindacalisti che in epoca scelbiana erano messi in un reparto speciale. Lavoro impossibile da produrre negli anni 60. Un altro sui poteri paranormali sciamanici nato da colloqui con Ernesto De Martino e dalle sue ricerche in vari paesi.

 

Altri sull’Italia dell’autunno caldo, sulla strategia della tensione. O altri ancora su Cristo visto come “eroe del suo tempo, rivoluzionario di un’epoca di passaggio, si sarebbe dovuto intitolare I tempi della fine. Oppure sugli indiani d’America nel Sud Dakota.

 

Fu solo grazie a star del calibro di Susan Strasberg e Marlon Brando che spesso Pontercorco riuscì a imporre alle produzioni i suoi film. Il suo primo lavoro diventa subito  un successo internazionale : Kapò .

Poi arrivò La battaglia di Algeri, la messa in scena della guerra di popolo. Yacef Saadi in persona, il comandante militare del  Fronte di liberazione viene in Italia a cercare un regista che racconti l’epopea del suo popolo.

 

Diventerà uno dei più grandi film sul Senso della Rivolta –  abbiamo raccontato lucidamente come nasce, come si organizza e come si combatte una guerriglia – diceva Solinas. Gillo del resto, quel film l’aveva già vissuto durante la guerra partigiana. Lo sguardo del regista era vasto come l’internazionalismo che teorizzava.
Visionato indifferentemente dalle Black Panthers e dai militari americani entrambi desiderosi  di imparare qualcosa su repressione interrogatori e tortura, il film fu fatto uscire clandestinamente in Francia nel 1971 e poi ritirato per una serie di attentati ai cinema in cui veniva proiettato. Ufficialmente fu riproposto nel 2004, i francesi del resto hanno sempre considerato i massacri compiuti un falso storico.

 

La filmografia è scarna :

La grande strada azzurra (1957);
Kapo’ (1960);

La battaglia di Algeri (1966);

Queimada (1969);

Ogro (1979) con Gian Maria  Volonte’ , il film sull’Eta e sull’attentato a Carrero Blanco.

 

Poi, tanto lavoro politico – che Pontecorvo ha sempre continuato a fare dai tempi della militanza con Berlinguer  e che non si interruppe nemmeno quando nel 1956 uscì in silenzio dal PCI a cui rimase comunque vicino tutta la vita.
Poi un po’ di pubblicita’. La direzione della Mostra del cinema di Venezia e la presidenza di Cinecittà. Ma niente piu’ cinema. Perche’? A chi glielo chiedeva Pontecorvo rispondeva che per fare cinema lui doveva innamorarsi. Del progetto, naturalmente.

Hanno scritto su Gillo Pontecorvo :

Massimo Ghirelli, Gillo Pontecorvo, Il castoro cinema, Milano

Irene Bignardi. Memorie estorte a uno smemorato. Vita di
Gillo Pontecorvo, Feltrinelli, Milano 1999]