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Categoria: Americana

Power to the people (che noia il blog statunitense)

Power to the people (che noia il blog statunitense)

In principio la lista dei prescelti comprendeva,tra gli altri, la solita Condoleeza,Benedetto XVI,Rumsfeld e Ahmadinejead che negli Stati Uniti è oggi considerato il nemico numero uno.Tra le “ventisei personalità che hanno avuto importanza negli ultimi dodici mesi” c’era rischio che l’attesissima copertina di Time di fine anno,fosse dedicata proprio ad  Ahmadinejead.Meglio  dunque evitare l’imbarazzo di difficili ed elaborate  "motivazioni" e risolvere il dilemma con un onnicomprensivo tributo ad una comunità  che conta  milioni di persone e che sta trasformando dal basso la politica,l’arte, il commercio.Così Richard Stengel,direttore del settimanale ha inserito un video su You tube chiedendo agl’internauti di nominare i loro candidati  al titolo di  "Person of the year”.Da questi contributi Time ha selezionato 15 blogger pubblicandone,sponsor munifico la Chrylsler,  opportuna galleria fotografica e breve curriculum, nell’ultimo numero.E ottimisticamente titolando : “Power to the people”.Ne è venuto fuori un compendio abbastanza deludente,visto quel che si sarebbe potuto trovare in giro, di “tipi da web” in cui, a proposito di stereotipi,non poteva mancare  Wordsmith at war il mil blog del Capitano Lee Keilley  from Iraq pronto a raccontarci come stanno veramente le cose e molto disappointed per come i media rappresentano il conflitto.Un classico.

 

Oppure questa sorridente casalinga coreana, reporter di cronaca cittadina per Oh my news,giornale online di controinformazione scritto da quarantasettemila giornalisti dilettanti, sparsi per tutta la Corea del sud.

 

O Lane Hudson il paggetto del Senato che sotto campagna elettorale ,ha messo nei guai un esponente repubblicano, denunziando in un post su News for the left il suo blog, le di lui molestie sessuali.

Il resto della galleria è composto da “lonelgirls" musulmane del Maryland,rapper in abito tradizionale e schizzati di natura varia che passano, a quanto riferisce,senza batter ciglio, il Time, sei ore al giorno ad aggiornare Wilkipedia,molto celebrata (insieme a You tube), come simbolo del sapere collettivo.Se le cose stanno così probabilmente l’esperienza dei diari in rete è al capolinea e ha bisogno di rigenerarsi  ma non tanto perchè a fare la cronaca e forse a scrivere la storia , siano le massaie o i capitani dell’esercito ma perchè lo strumento per essere davvero  democratico ha bisogno di quell’interattività che manca persino al blog di Hudson,il più interessante tra quelli visitati.Lo sanno molto bene gli Iran blog,guardati a vista dalla censura , degli studenti che in rete tengono persino le assemblee e che oltre al confronto promuovono iniziative, vedi l’ultima protesta al Politenico di Teheran.Ma forse non è l’esempio del blog politico ad essere del tutto calzante,si può tranquillamente essere sul web  con un diario intimo o non sense,poi bisognerebbe anche essere interessanti e lo strumento di per sè non basta a garantire altro, se non la possibilità di essere “visti" da molti.Il blog è uno stimolo,il resto lo fanno gli altri con le loro considerazioni e gli altri sono quelli che non ti capiterebbe mai d’incontrare e ai quali, con i tuoi post, dovresti costruire ponti d’oro.Il conferimento di Time sta a significare quanto distante sia la percezione della stampa tradizionale dalla realtà delle cose.Soprattutto sfugge a Time la differenza che passa tra chi usa le tecnologie  per prendersi la parola che non ha mai avuto e chi per riproporre conoscenza-merce contrabbandata per altro.Ciò detto, e visto il panorama deprimente dei celebrati “personaggi" ,non sarebbe stato meglio un bel ritratto a tinte fosche di Mahmoud Ahmadinejead magari con codazzo di polemiche ed esecrazioni?

Very Short Stories

Very Short Stories

Hemingway una volta scrisse un racconto in sei parole: “vendesi scarpe da bambino, mai usate”, e qualcuno giura che considerasse questa la sua opera migliore.La rivista americana Wired  ha raccolto l’idea e chiesto a trentatré scrittori, sceneggiatori, registi e attori di cimentarsi in questo particolare genere letterario.Il regolamento prevede che  il racconto debba  contenere sei parole, non una di più,non una di meno. Punteggiatura quanto basta.Una scelta dei racconti è stata pubblicata sulla rivista. Ne erano avanzati cinquantanove, ma sono ora  disponibili sul web , insieme agli altri.Fra i partecipanti, scrittori come Charles Stross (“Internet prende coscienza? Ridico-— connessione interrotta”) e David Brin (“Dinosauri sono tornati. Vogliono indietro petrolio”), che ne ha scritti addirittura una decina. Ma anche attori come William Shatner (“Test fallito, università sfumata, inventato razzo”) o produttori come Ron Moore (“Cantina? Porta per… ehm inferno, temo”) o Joss Whedon (“Abito tolto delicatamente. La testa meno”).L’effetto a volte è affascinante. Come nel microracconto di Neil Stephenson, che scrive “Tic Tac Tic Tac Tic Tic”. Oppure Rudy Rucker, con “Il pene si stacca; è incinto!”, o ancora Charles Stross, con “Osama viaggia tempo. Presidente Gore preoccupato”.

October Surprise

October Surprise

 Una solida maggioranza alla camera bassa è ormai assicurata, mentre per avere la certezza della maggioranza al Senato, dove i risultati di ieri davano i Democrats vincenti per un solo seggio e con un margine infinitesimale, si dovrà attendere il riconteggio dei voti in Virginia I democratici hanno “riconquistato il middle ground”, annunciava ieri un analista politico della Cnn, e i sondaggi sembrano dargli ragione: l’America del centro – nel senso politico e geografico del termine – con il voto di martedì ha voltato pagina.I democratici hanno recuperato molti consensi tra l’elettorato femminile: non solamente le donne single, che nella retorica repubblicana dei family values poco si potevano riconoscere, ma anche le donne sposate e le casalinghe, quelle madri di famiglia che per due volte hanno votato la politica di sicurezza firmata George W. Bush e che ora sono deluse dai risultati della guerra al terrorismo. Ma i democratici hanno guadagnato terreno soprattutto nelle classi medie e medio-alte, in quell’America suburbana che, sempre secondo i sondaggi, si sente esclusa dalla ripresa economica degli ultimi anni. I democratici, insomma, hanno recuperato consensi nel cuore geografico degli Stati Uniti: determinanti alla vittoria sono stati il Colorado, il Kentucky, il Michigan, l’Ohio e la Pennsylvania. A Cleveland, tra l’altro, è stato eletto il primo governatore democratico in quasi 16 anni. Non tutti gli analisti, però, concordano nel segnalare una svolta centrista da parte del partito democratico. Certo, negli stati più in bilico sono stati i democratici particolarmente moderati a permettere il sorpasso: merita una particolare attenzione, per esempio, la vittoria in Pennsylvania di Bob Casey, in forza al partito dell’asinello ma che si è fatto conoscere soprattutto per le sue posizioni ultraconservatrici in fatto di aborto e di ricerca scientifica. Anche in Virginia, lo stato che in queste ore sta facendo trattenere il respiro all’America intera, nel dubbio i democratici hanno preferito giocare la campagna sull’amor di patria e, in misura minore, sui valori della famiglia. Eppure, anche l’ala più radicale dei democratici ha guadagnato terreno, soprattutto all’interno del partito: non va sottovalutata la nomina a speaker del Congresso di Nancy Pelosi, prima donna nella storia a ricoprire questa carica e già capogruppo della minoranza alla camera bassa, che non ha mai fatto un mistero delle sue posizioni, considerate da molti “ultraliberal”: favorevole all’aborto e sostenitrice dello stato sociale, la californiana Pelosi è stata uno dei pochi rappresentanti Democrats a opporsi alla guerra in Iraq già nel 2003. Un candidato più “centrista” alla carica di speaker sarebbe stato Herry Reid, il mormone del Nevada capogruppo della minoranza al Senato, ma i democratici hanno preferito puntare su una liberal della California.Più che un riposizionamento al centro dei democratici, le elezioni di medio termine sembrano segnalare una svolta al centro della middle America, quel segmento della popolazione che nei tradizionali valori conservatori non si è mai del tutto riconosciuto, che nell’ultimo decennio, vuoi per l’élitismo dei democratici, vuoi per le promesse di sicurezza dei repubblicani, aveva dato le proprie preferenze al Grand old party, e che dopo i ripetuti flop di Bush ha deciso di voltare pagina. Ciò che in molti si aspettano, invece, è un riposizionamento in senso moderato da parte dei repubblicani, che devono correre ai ripari e correggere il tiro in vista del 2008. Da questo punto di vista, le dimissioni di Donald Rumsfeld potrebbero essere solamente l’inizio.Il trofeo di guerra esibito da George W. Bush a poche ore dalle elezioni di mid term non ha sortito l’effetto desiderato e l'”october surprise” su cui puntava la Casa Bianca è stata tutt’altra.Il voto americano non ha coronato la politica di un presidente nato dalla paura,alimentata in questi anni e rilanciata ad ogni calo di consenso.La primavera del 2003,quando cioè le truppe americane entrarono a Baghdad e proclamarono la vittoria sul paese prescelto per vendicare l’11 settembre,non tornerà.

American has voted for change ( e Hillary ha stravinto)

American has voted for change ( e Hillary ha stravinto)


I giornali sono pieni di lei, del suo caban giallo e dei turchesi  indossati per andare a votare, nonchè di quel marito, tre passi indietro, in segno di rispetto durante le iniziative pubbliche.Si ha un bel dire che ,repubblicani o democratici,l’America modificherà di poco il proprio assetto e che i problemi rimarranno immutati .Hillary Rodham, senatrice dello stato di New York vincitrice al recente mid term,viatico per la candidatura alla Casa Bianca,fa la differenza.E’ stata l’unica first lady a giocare un ruolo politico di primo piano grazie ad un significativo impegno per migliorare il sitema sanitario e per garantire opportunità economiche ed educative alle fasce più deboli della popolazione.Se diventasse Presidente degli Stati Uniti sarebbe un forte segnale di rinnovamento, esaudendo con ciò,non solo il desiderio di vedere una donna alla guida della massima potenza mondiale ma le numerose attese di Pace che in Hillary trovano perfetta incarnazione.

 

America has vote for change

America has vote for change

Nancy Pelosi se l’è vista con una campagna elettorale tosta e al limite della diffamazione. Chissà come avranno calcato la mano i repubblicani avversari, in tutti quegli spot in cui gliene dicevano,pare, un sacco e una sporta.Titolare di battaglie vincenti contro provvedimenti iniqui dell’amministrazione Bush,cresciuta nel Partito Democratico per via del padre sindaco di Baltimora,cattolica e favorevole all’aborto,è l’incarnazione della donna che sa fare i conti con il potere.Speaker della Camera in pectore (sarebbe la prima donna a ricoprire questo ruolo) rassicura gl’increduli con turbe di figli e nipoti e con l’allure dei suoi sessantasei anni.Gloriosamente portati.