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Categoria: La fabbrica del cinema

Buon 1957

Buon 1957

Cravatte bianche tra i drappi e i decori della Crown Room al Romanoff’s Restaurant di Beverly Hills. Si festeggia l’inizio del 1957, l’anno che sarà di Arianna, de L’Ultimo treno per Yuma, di Aquila solitaria, di Passaggio di notte e de La Banda degli angeli. La foto di Slim Aarons suggerisce allegria – mai visto Gary Cooper ridere così – eleganza e nonostante la location infiocchettata, una certa sobrietà.

Non avendoli vissuti, non posso rimpiangere quei tempi ma il solo fatto che a questi divi non passasse per l’anticamera del cervello di sembrare uno di noi facendosi ritrarre mentre mangiano un supplì o si allacciano una scarpa, mi fa sembrare tutto meraviglioso. Si lo so che trattasi di quattro conservatori repubblicani (Stewart più moderato) etcetc ma che sollievo vederli, ciascuno nei propri panni, esprimere un’identità precisa.Buon 2019.

Il più bravo di tutti a raccontare

Il più bravo di tutti a raccontare

 

“Ma filmare è vivere, e vivere è filmare. È semplice, nello spazio di un secondo guardare un oggetto, un volto, e riuscire a vederlo ventiquattro volte. Il trucco è tutto qui”.

Non so se quella scena del disseppellimento fosse tratta da un episodio realmente accaduto, spero di sì per quel senso autenticamente liberatorio che suggerisce la bandiera di stracci rossi cuciti insieme, prudentemente nascosta durante il ventennio e infine esibita con gioia sfrenata, troppo grande per sventolare, viene agitata sull’aia da decine di mani.

Ci lascia il più bravo di tutti a raccontare, a dirci chi siamo, a trasformare la letteratura in immagini. Grazie di tutto.

Ne gâchon pas la  fête (parte prima)

Ne gâchon pas la  fête (parte prima)

Quesito fondamentale rivolto ad  Anna Karina, “c’était comment le baiser avec Jean-Paul Belmondo?

Risposta minimizzante « comme ça! »

Tuttavia il bacio comme ça tra Pierrot e Marianne ha incartato  il Palais e quanto possibile lì intorno, omaggio a  Godard – il vero l’unico habitué di Cannes, anche se non ci va da decenni lui, con o senza film in gara, semplicemente c’è sempre – alla vita spericolata, al montaggio che se ne infischia della sequenza  cronologica , alle canzonette e al cinema con le sale piene degli anni 60. Infine omaggio al 68, ai  cineasti – Truffaut,  Saura, Godard Polanski, Berri, Resnais –  agli attori  – Jean Pierre Léaud, Monica Vitti, Geraldine Chaplin – agli operai Renault che assieme agli studenti occuparono la Croisette bloccando il festival.

NO! NO! NO!  ai selfie, come del resto l’anno passato, ma stavolta con avvertimenti – divieto stradale distribuiti alla Stampa su graziosi cartoncini e impressi su banderoles sventolanti in punti strategici. Siamo venuti qui per vedere e non per essere visti  chiosa il pontificante  Frémaux  (si, vabbè)

No a Netflix in nome della centralità delle visioni in sala per le quali si evocano sperticate suggestioni e delle severe leggi francesi. Poi non s’è capito dove sono più i distributori coraggiosi e dunque i cinema dedicati in cui proiettare certe meraviglie (dico meraviglie perché credo lo siano) che Cannes seleziona ogni anno e che nessuno riesce a vedere. No alle anteprime, i film in concorso si guardano – pubblico, giornalisti, addetti ai lavori – tutti insieme appassionatamente o comunque dopo la Première  in modo tale da evitare stroncature anticipate (soprattutto su twitter). Vogliamo l’innovazione ma senza troppi smartphone e internet. No alle serie televisive, solo il cinema è poesia il resto è industria. (anche questo abbiamo dovuto sentire) Evidentemente si vuol  salvare il Sistema Cinema ponendo veti e spartiacque e rinunciando alla modernità, del resto Frémaux  come direbbe Sordi c’ha ‘na capoccia così e di sicuro anche una strategia. Speriamo vincente. Nelle more dei proclami e dell’elogio del tempo che fu, niente presentazione di The Other Side of the Wind l’incompiuto di Orson Welles ultimato da Peter Bogdanovich e finanziato da Netflix.  (Venezia si prepari)

No alle molestie e ci mancherebbe pure ma qui oltre che cospicua presenza di giurate e cineaste,  marce e raduni,  funziona un numero verde per denunciare eventuali molestie ambosessi. Non prima delle 9 di mattina, non dopo l’una di notte.Nel lasso di tempo in cui il servizio è chiuso non resta che mollare schiaffoni.

Oh Martin  A lui il premio Carrosse d’or 2018. La Quinzaine proietta il suo “Mean Streets”, Festival  di Cannes del ’74 , dove tutto cominciò ma rispetto alla sopravvivenza del cinema ha idee differenti  : “Ciò che conta è fare i film, anche se li paga Netflix”. Pure  Scorsese, va detto, “c’ha ‘na capoccia così”, la sua strategia però sembra più convincente il suo approccio più concreto e meno ancien regime.

Ah Lars  Riabilitato dopo sette anni di ostracismo per le stupidaggini dette nella conferenza stampa di Melancholia e dichiarato indesiderabile dalla Procura locale oltre che dalla severissima organizzazione del Festival, Lars von Trier  ha presentato a Cannes la sua opera ultima. Rentrée elaborata , per lui niente concorso, niente conferenze stampa, proiezione del film dopo le 22. (manca solo a letto senza cena). In compenso The house that Jack Built  non è all’altezza del suo – peraltro sempre discusso – standard.  e non tanto perché il pubblico abbandona la sala turbato, faccenda non inusuale che è stata rimarcata da tutte le recensioni  manco fosse un evento straordinario, ma perché The House è un film  inutilmente brutale. Abbiamo capito che l’umanità è, senza appello né possibilità di redenzione, malvagia ma trattare l’omicidio come opera d’arte architettonica pare un po’ troppo anche a chi, come me, è fondamentalmente d’accordo con la premessa.

Eh Daniel –  Il 68 si diceva,  quindi non poteva mancare un road movie sociale (qui i generi si moltiplicano) firmato Daniel Cohn Bendit e Romain Goupil, due protagonisti assoluti di quella stagione, il documentario si chiama  La Traversée , viaggio attraverso la Francia per incontrarne i cittadini registrando scrupolosamente i cambiamenti sociali. E gira che ti rigira chi vanno a interrogare… mais le Chef de l’Etat, ovvero Emmanuel  Macron, sette minuti di conversazione totalement improvisée ( si, certo) in un Caffè di Francoforte,  una cosa tipo ma guarda chi c’è : Macron ! Un movimento di macchina che Daniel ha già sobriamente battezzato scène culte. (Resta inteso che Daniel Cohn Bendit in smoking non si può guardare, se è, come dicono, la sua prima volta, faccia in modo che sia anche l’ultima ma il suo lavoro, acquistato dalla televisione e in onda domani alle 20,50 su France 5 è decisamente interessante)

Grâce à la justice, le sortilège est rompu, l’avvocato Sarfati che ha difeso il diritto di Don Chisciotte  e di Terry Gilliam di essere a Cannes chiude la questione della  presunta Maledizione che avrebbe accompagnato la lavorazione del film venendo a capo di una noiosa diatriba legale tra produttore e regista. A parte questo, incidenti, decessi, intemperie, ferimenti sono anche i protagonisti indiscussi  del making off  titolato Lost in Mancha.  Tuttavia il lieve ictus che ha colpito il caro Gilliam  ha potuto avere la meglio sulla Sfiga grazie alla sua forte tempra (ed impudenza)  Sono ancora vivo e verrò a Cannes. E così è stato. Il film è molto bello (e il documentario pure). Gli incidenti sul set capitano, i lutti ahimè anche e le questioni di soldi sovrastano ogni cosa ma…un nemico alla volta si può vincere.

 En marche!  10 maggio, mercoledì, cinque attrici  di fama planetaria percorrono mano nella mano Boulevard de la Croisette dirette non ai gradini del Palais des Festivals ma alla più modesta e defilata entrata del Marché du Film dove produttori, acquirenti, distributori e programmatori cercano di far funzionare il business del cinema per il prossimo anno. Marion Cotillard , Lupita Nyong’o, Penelope Cruz, Jessica Chastain e Fan Bingbing sono venute a cercare di persona personalmente il distributore del loro prossimo progetto cinematografico, 355 . Hanno pensato – giustamente – che sarebbero state più convincenti del regista Simon Kinberg ( X-Men: Days of Future Past ). L’impatto visivo  è travolgente i rangers cuissardes di Marion assolutamente perfetti per la marcia. Un trionfo.

(Fine prima parte) con altra  notizia fondamentale  :

Catherine Deneuve n’est plus blonde ! 

 

 

San Cosimato ( guarda noi ‘ndo vivemo)

San Cosimato ( guarda noi ‘ndo vivemo)

Questa storia può essere raccontata utilizzando gli strumenti del sarcasmo e dell’ironia ovvero quelli più seri e compassati dell’analisi politica ma gli uni, indispensabili a stemperare il Tedio quando si tratta di imprese a 5 stelle, non soccorrono più lo Sconforto e gli altri non sono sufficienti a comprendere quello che sta succedendo in questa città. Cercherò dunque di far ordine  in qualcosa che oltretutto mi riguarda e che sta accadendo a pochi metri da casa mia. Tenendo a freno la rabbia :

Nella foto sopra è riconoscibile Carlo Verdone  mentre assiste alla proiezione di  Bellissima  di cui ha tenuto poco prima un’istruttiva, brillante  presentazione. Siamo nell’arena di piazza San Cosimato, Trastevere, da qualche estate luogo di rassegne e iniziative organizzate da un gruppo di giovani appassionati di cinema che, riuniti in associazione – Piccolo cinema America –   partecipano a bandi e curano progetti  mirati soprattutto a sottrarre le sale cinematografiche ad usi impropri o come nel caso di San Cosimato a far vivere  luoghi  altrimenti dimenticati. Tu chiamala se vuoi Riqualificazione.

I giovani sono giovani davvero  – non più di venticinque anni – quindi non particolarmente  esperti ma egualmente forniti di entusiasmo e soprattutto di uno speciale istinto per trovare la quadra tra Qualità e Gusti del Pubblico, il che ha prodotto nel corso del tempo cartelloni cinematograficamente significativi. Le loro proiezioni gratuite sono affollatissime e il loro entusiasmo ha conquistato l’intero quartiere che letteralmente li adora. Da tutto questo è scaturita l’attenzione di figure di spicco del Cinema Italiano. Tanto per citare qualcuno : Bertolucci, Moretti, Virzì, Benigni, Guadagnino, e qualche estate fa, pure Scola e Rosi  ciascuno animando le serate  con dibattiti, interventi, presentazioni di film propri e altrui.

Poteva la favola bella dei giovani engagés amati dal quartiere etc non avere i suoi orchi cattivi a tendere insidie e trappole? Pochi a dire il vero e in perfetta linea con una certa tradizione di questa città che ha sempre visto iniziative del genere osteggiate con le argomentazioni classiche de  il cinema non è cultura, i monumenti  (quando si tenevano rassegne tra le rovine) sono più adatti ad ospitare quartetti d’archi e via enumerando. Allora erano strali di democristiana provenienza, fosse ancora tra noi Renato Nicolini, pace all’anima sua,  ne avrebbe raccontate delle belle sui detrattori dell’Estate Romana ma oggi che il vento è cambiato chi avrebbe potuto aspettarsi la ripresa in grande stile degli sbandieratori del disturbo alla quiete pubblica (lo scorso anno, si comincia sempre con quello) o delle guerricciole via facebook, twitter o quel che è, sull’opportunità di vedere vecchi film, sul come guardarli e dove,  ovvero sulle possibili patologie che affliggerebbero gli spettatori dell’arena davanti alla meraviglia di Maddalena Cecconi che presenta sua figlia Anna al Maestro Blasetti.

Per farla corta, il governo della città che non ha mai amato troppo i giovani dell’associazione, l’arena e i trasteverini (che non l’hanno votato) vuol mettere a bando la piazza come iniziativa dell’Estate Romana. E non ci sarebbe niente di male se il capitolato non contenesse forti limitazioni all’attività fin qui svolta e clausole vessatorie tali da sconsigliare la partecipazione . Che dire. Siamo alla vendetta.

Eccola qua 

L’intemerata moralistica è servita.Come ai bei tempi. Come si conviene in ogni scostumata campagna elettorale in cui pur di delegittimare l’avversario si scomodano i morti, i vivi, la mercificazione dell’arte,la manipolazione del consenso, il panem, i circenses e tutto il resto del corredo di inutili banalità biascicate in sostegno della Purezza della Cultura e dei Luoghi Deputati. Ancora immondizia in questa città. Ancora una volta di stampo reazionario.

Bellissima non è (solo) un film sulle illusioni e ambizioni piccolo-borghesi di una madre.E’ un film sul Cinema. Lo racconta assai bene una sequenza in cui Spartaco e Maddalena sul terrazzino della loro casa al Prenestino stanno guardando un film che viene proiettato nell’arena allestita in uno spazio sottostante. Il film è Il fiume rosso di H. Hawks, Maddalena è rapita dalla scena di una mandria che sta attraversando il fiume.

Spartaco è scettico : ah Madale’ lascia sta er cinema.

E Maddalena  : Ah Spartaco , nun me capisci tu. Guarda che bei posti…guarda noi ‘ndo vivemo.

Ecco: guardate noi ‘ndo ce tocca vive.