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Categoria: Élysée

Niko et les bâtisseurs de cathédrales.

Niko et les bâtisseurs de cathédrales.

 

 

 

Cinque anni dopo, la vallata che faceva da sfondo alla sua affiche elettorale con slogan di punta Ensemble tout devient possible è stata sostituita con il mare (Egeo, assicurano quelli che analizzano le foto)  lui invece è sempre lì che guarda lontano con espressione ispirata  mentre il nuovo proposito la France Forte allude ad un futuro tutto Orgoglio e Identità. 

 

E così trascorsi  i tempi delle stizzose campagne securitarie, riposto l’eloquio poliziesco ed il  Kärcher per ripulire – parole sue – la feccia dalle banlieus, Niko ha affrontato l’ultima platea di giovani militanti dell’UMP a suon di omaggio ai Resistenti, ai Reduci di Auschwitz, al generale De Gaulle, a Victor Hugo, a Baudelaire, ai costruttori di cattedrali – erano anni che nessuno li nominava più – e agli uomini che in Libia bombardarono la colonna di automezzi lealisti fuori le porte di Bengasi, evitando così un massacro.L’eredità del giovane francese è bell’e detta.

 

Un volo d’angelo a sfiorare la crisi, un altro per deprecare i guasti del pensiero unico identificato con l’ interdit d’interdire del maggio sessantotto per poi planare  sull’uditorio oramai soggiogato, con l’esortazione a effetto N’ayez pas peur!  E il riferimento a  Giovanni Paolo II manda in delirio persino Carlà seduta in prima fila e pronta a scattare in piedi al minimo accenno di  armature morale,  progrès, héritiers…

 

Per il resto niente risanamento o crescita, tasse,welfare, lavoro, formazione o regolazione di attività finanziarie,Niko divenuto oramai statista, non solo si guarda ben dal raccontare ciò che ha fatto del suo mandato presidenziale ma i suoi discorsi sono ben lungi dall’esprimere alcunchè su ciò che ha intenzione di fare, se sarà rieletto. Assertivo ma non propositivo, retorico, ridondante e confuso squaderna  il meglio del corredo della Destra  ripulita, con l’aggiunta di qualche tocco di estrosità, particolarmente quando all’esigenza di un nuovo Umanesimo annette il bisogno di un nuovo senso di fratellanza e, a sorpresa, pure d’Amore.Irresistibile quando canta la Marsigliese,ringrazia il parterre e manda tutti a casa a fare i conti con le nuovissime parole d’ordine.

 

Ci vorrebbe un cuore di pietra per non ridere ma per fortuna in Francia ancora resiste la tenerezza, come pure testimonia l’affiche qui sopra che di una discreta galleria di rivisitazioni  è solo un piccolo esempio.

 

 

 

(Foto da LIBÉ)

 

 

La photo de Paris (au Cirque d’hiver)

La photo de Paris (au Cirque d’hiver)

 

Non sarebbe stato male se questa fosse diventata la Foto di Parigi  ma trattandosi della consueta iniziativa a sostegno del candidato socialista alle presidenziali   – la volta scorsa per Ségolène in un clima decisamente più entusiasta  furono Zapatero e, in videoconferenza, Prodi  – più che i toni accesi della tribuna e gli sbandieramenti non si è potuto vedere.

Eppure in questi mesi ci si è domandati più volte dove fossero finiti e che posizione esprimessero i gruppi parlamentari progressisti di Strasburgo – Sinistra Europea,Gruppo Socialista,Verdi Europei e altri – rispetto agli sconvolgimenti in corso alle politiche di austerità,alla riforma del welfare al ruolo dell’intervento pubblico o a quello della banca europea E invece poco o niente.

Così mentre l’iniziativa dei conservatori ha caratteristiche comuni ed europee, i progressisti – i partiti ma anche i sindacati –   agiscono ciascuno per sé, limitando il proprio operato in ambito di piattaforme nazionali.

Vero è che una reale proposta alternativa a quella delle strutture europee, se si eccettua qualche delirante vaneggiamento protezionistico o di uscita dalla moneta unica da parte di gruppi più radicali, non c’è e mancando anche  l’elemento dialettico su grandi temi del risanamento connesso all’equità sociale, la sinistra riformista risulta praticamente assente dallo scenario politico europeo,con conseguente indebolimento – e in qualche caso sconfitta –  delle stesse iniziative nazionali.

Costruire una posizione politica comune è stato il tema degli interventi per i convenuti all’iniziativa “Une renaissance pour l’Europe : vers une vision progressiste commune” Vedremo se all’appassionato discorso di Hollande (e di Bersani) seguirà la concretezza.

Nella foto  da Libération : Bersani Swoboda,Gabriel, Shulltz, Stanishev (D’Alema è fuori campo) e Hollande. (Le cirque d’hiver è un teatro in stile secondo impero,speriamo non diventi una metafora)

…avec un jeu de mots d’un mauvais goût

…avec un jeu de mots d’un mauvais goût

Certo, dobbiamo riconoscere che Carlà è sempre stata molto attenta alla beneficenza nei confronti dei diseredati, di questo gliene va dato atto: ma se poi ti comporti così, anche la beneficenza puzza. E puzza non tanto di gauchismo con cui si dice ch’ella abbia dipinto l’Eliseo, se non altro perché il gauchismo è roba troppo seria per lasciarlo in balìa del fare gattomortesco della damazza. No, puzza in realtà di semplice protagonismo, il piacere incontrollabile del coup de théatre: quello di girotondare in difesa dei terroristi rossi, ad esempio, con una sbornia buonista da fare invidia a tutta la prima fila di ombrelloni dell’Ultima Spiaggia di Capalbio. Quando Berlusconi scherzò sull’Obama abbronzato, si disse «felice d’esser diventata francese». E visto che al G8 tutto sembra filare liscio, ne approfittiamo per porle una domanda: excusez moi, come si dice «guastafeste” en français? No perché stavolta, nonostante ce l’abbia messa tutta, Carlà la festa non è riuscita a guastarla. Forse voleva davvero sembrare la più buona del summit: e invece, così facendo, resta quello che è. Solo la più bona.

Da il Giornale venerdì 10 luglio 2009

Certo dobbiamo riconoscere che il Giornale, quotidiano di proprietà della famiglia Berlusconi, con Carla Bruni c’ha il dente avvelenato a prescindere. Come del resto ce l’ha con tutte le donne che si rifiutano di recitare il ruolo di orpello del capo. O di zerbino. Vecchie acredini risalenti ai  tempi dell’elezione di Obama e alla nota gaffe presidenziale sull’abbronzatura.

Obama attualmente è osannato anche dalla destra, soprattutto  per aver ringraziato pubblicamente Berlusconi delle magnifiche rose – come direbbe Arbasino – ma con Carla Bruni rea di snobbare il cerimoniale delle signore, la guerra è  ancora aperta.

Del resto diciamola tutta : perchè obbligare donne intelligenti, che al paese loro  sono spesso impegnate nel sociale, in politica o nella professione,  al ruolo di moglie di. E tutti questi pranzi e questi the ai margini di un convegno che si vuole risolutivo dei  problemi del mondo, sui quali si sono spesi fiumi d’inchiostro, se proprio necessari, non potrebbero svolgersi in un clima di maggiore sobrietà? Che senso ha trasformare Michelle Obama in una simpatica sellerona in giallo catarifrangente?

E se pure fosse indispensabile portare a conoscenza dell’umanità tutta, che lo chic di Madame X è insuperabile e quello della sua collega Y abbagliante, non si potrebbe almeno lasciare libere le signore di scegliere se sottoporsi o meno all’esamino di stile ed eleganza?

 E se alla Première Dame di Francia, putacaso viene affidata dal governo  una missione umanitaria invece che turistica, perchè i conti non dovrebbero tornare? Perchè obbligarla alla confusione di ruoli, oggi passerella romana con colazione tra le rovine, domani visita ai terremotati con consegna degl’impegni governativi?

Invece niente chi sciupa la mise en scene allestita dal capo secondo Libero ha da morì. Come si permette questa ex top model di sinistra che da noi probabilmente sarebbe finita in nomination a La Talpa con Flavia Vento, e invece è diventata la prima donna di Francia. ?

Lasciamo perdere l’eloquio e la scarsa conoscenza del funzionamento del mondo dello spettacolo oltralpe. Lasciamo pure stare il fatto che Carla Bruni le nozze con Niko non le ha vinte alla lotteria ne’ è entrata all’Eliseo dalla porta di servizio come usa alle volte qui da noi, ma davvero la fedeltà al proprietario comporta in automatico tali manifestazioni di livore?

Del resto l’offerta di 3,2 milioni di euro che Madame Bruni ha buttato sul piatto della ricostruzione, sono una  beneficienza che può anche essere rifiutata se si ritiene provenire da indegni e spocchiosi governanti.

Tanta acredine meriterebbe lo scatto d’orgoglio. Un lusso che non possiamo permetterci, visto che di quattrini non ce ne è per le case e gli ospedali  – figuriamoci per le opere d’arte –  e tutto questo baraccone è stato messo in piedi per chiedere il necessario sostegno al resto del mondo, quantomeno un minimo di cortesia per i generosi offerenti, sarebbe d’obbligo.

Métro, boulot, dodo ( Carla che fa )

Métro, boulot, dodo ( Carla che fa )

Carla BruniCarla Bruni  modello rassicurante e minimal q.b, si concede ai microfoni di Fabio Fazio e precisa di non aver avuto ruolo alcuno nella decisione del governo brasiliano di negare l’estradizione a Cesare Battisti.

Di per sé l’idea era già abbastanza ridicola : la moglie del presidente francese, trascorre un periodo in vacanza in Brasile e a scappatempo si reca da Lula per quel tanto di  moral suasion che una Prèmiere Dame  con simpatie – ma soprattutto frequentazioni – a sinistra, non si può esimere dall’esercitare. E Lula ovviamente, dato l’alto profilo e il ruolo intellettuale, simbolico, istituzionale etc etc, universalmente riconosciuto, della richiedente,  non può far altro che seguire i suoi consigli. Suvvia.

Elena di Troia, Frine e la Pompadour, le fanno un baffo, ma ai giornali la storiella piaceva, è piaciuta, e piacerà, visto che si affrettano a riportare le scemenze che il solito deputato (di destra) brasiliano, rilancia nonostante la smentita. E cioè che le cose andarono proprio così come egli stesso le aveva già sprofferite al mondo : Si deve alla graziosa intercessione di Carla Bruni se Cesare Battisti è un rifugiato politico, con tutte le prerogative del caso, in Brasile e non un detenuto in Italia.

Non oso pensare cosa inventerà stavolta Carla per fornire  ulteriori rassicurazioni al mondo, visto che il modello Madonnina delle Sette Virtù esibito in trasmissione, già comprendeva, oltre che una mise severa, anche una descrizione della vita all’Eliseo più somigliante a quella di un impiegato del Catasto Francese che a quella del primissimo cittadino.

Insomma ….la cornice, lì al 55, rue du faubourg Saint-Honoré sarà pure quella che è, ma…si lavora tanto, una povera coppia ha così  poco tempo per sè, giusto due chiacchiere alla sera poiché con tutti questi impegni, c’è poca voglia di andare a ballare. Quindi due accordi di una canzoncina lei, il passaggio di un decreto lui,  un potage e tutti a nanna.

A me questi Universi Paralleli con Paradisi di bugie che si affastellano accavallano contraddicono smentiscono e sbugiardano, piacciono un mucchio. E’ interessante osservarne gli sviluppi, dall’origine fino al dove vogliono andare a parare. Già perché nello scarto esistente tra quello che uno è e quello che si affanna a voler sembrare, alloggiano momenti di comicità involontaria  da alta scuola. Come il bisbigliare…io non ho bisogno di più di quello che ho. Che morigeratezza, che perfetto pendant con la giacchina striminzita color can che fugge. Peccato che Madame sia ricca a miliardi, assai più dell’augusto consorte – che già non scherza –  e che manco se adottasse gli abitanti di cinquanta villaggi africani, potrebbe aver bisogno di più di quel che ha.

Tutto questo mal di pancia per una ridicola calunnia. Che s’ha da fà per sembrare un’altra. Pensare che Lula in questa storia ci farebbe pure  la figura del pupazzo e manco sente il bisogno di rifilarsi le basette o di andare da Santoro.

Ad ogni buon conto, meglio Carla Bruni com’è sempre stata, che ‘sto monumento alla Normalità. Ha smentito? Oui ?..Et merde alors…

 

Tu quoque

Tu quoque

Manifestazione nazionale di insegnanti aderenti ad una cinquantina sigle, tra sindacati e associazioni, avvenuta ieri  19 ottobre a Parigi, in difesa della scuola pubblica. Anche da quelle parti, si prevedono tagli all’organico e penalizzanti misure di contenimento. Anche da quelle parti la ministra ha accolto l’iniziativa con la medesima grazia e disponibilità della sua collega italiana, trovando le ragioni dei manifestanti injustifiées et décalées. Ma da quelle parti la maestra unica già c’è, e nonostante questo, il piano del governo prevedrerebbe egualmente l’eliminazione di quelle figure  professionali – les Rased – addette al recupero dell’insuccesso scolastico. I tagli concernono complessivamente 13.500 posti di lavoro, quando oltre 11.000 ne sono stati  già soppressi lo scorso anno. Questa volta però, sono di turno anche i Licei, con una consistente riduzione del tempo scuola. Tra gli slogan di punta, una famosa citazione da Abramo Lincoln  Si vous trouvez que l’éducation coûte cher, essayez l’ignorance. Ma quanto a quello, noi ci stiamo organizzando già da un pezzo.

Anche in Francia viene dichiarato da parte dei sostenitori del governo, essere la propria spesa per l’istruzione più cara che altrove, che gl’insegnati godono di infiniti privilegi (i soliti mesi di vacanza) e che l’organizzazione scolastica è pachidermica.