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Categoria: Palazzo

Gentlemen’s agreement

Gentlemen’s agreement

 

Ieri, dopo l’approvazione  del benedetto (in tutti i sensi) art 1  della Riforma, passato per un solo voto,ci hanno lasciato intravedere l’ipotesi di un accordo, sventolando sotto al nostro naso, questa storia del gentlemen’s agreement – mai concetto fu meno appropriato, non solo a definire i rapporti tra maggioranza e opposizione ma anche quelli tra componenti della medesima coalizione – Ma questo è l’amaro calice che ci tocca bere, prima l’ennesima diatriba sulle prerogative dei senatori a vita, poi la riunione dei capigruppo e il conseguente accordo –  gentlemen’s agreement  appunto – poche ore dopo, disatteso. Stamane,è vero, ,non è successo nulla, nel senso che l’emendamento passato, mette di fatto in minoranza il governo ma non stravolge l’impianto della riforma,la questione infatti è infinitesimale e riguarda il trasferimento dei magistrati che desiderano cambiare funzione in quei distretti (due o tre) che non coincidono con le province .Tuttavia,pensando al futuro imminente, ci si domanda cosa ne è stato del gentlemen’s agreement,di quel patto cioè, tra gentiluomini  e che si avvale di un solo garante : l’onore.Così mentre il Guardasigilli si affida all’Aula e l’Italia dei Valori minaccia di non votare l’articolo che consente agli avvocati la presenza come membri di diritto dei consigli giudiziari, nelle persone  dei presidenti degli ordini regionali, altro gruppo di Gentlemen provenienti da differente Casta, minaccia lo sciopero  in nome del leso privilegio . Il testo che l’Aula dovrebbe licenziare, è l’esito di una travagliata mediazione e affronta solo parte dei problemi della Giustizia, particolarmente in relazione alla separazione delle carriere, necessaria per spezzare quel vincolo di amicizia e complicità che lega tra loro i magistrati sia inquirenti sia giudicanti e sovente impedisce la cosiddetta terzietà del giudice.Non si vede il perché dello sciopero, visto l’estremo equilibrio ed apertura del testo.Non c’è da augurarsi che si proceda speditamente all’approvazione entro il 31 luglio,termine ultimo, scaduto il quale, sarebbe inevitabile il ritorno della Castelli,fatto che improvvisamente sembra interessare la sola Opposizione.Ulteriore prova che della Giustizia, non importa un fico secco a nessuno.

Altre onde

Altre onde


Parliamoci francamente,questa storia del partito di lotta e di governo era già discutibile ai tempi di Togliatti.Non so più quante volte mi è capitato di assistere agli equilibrismi più sfacciati, nel vano tentativo di spiegarne il senso.Facciamola finita, dunque.Lotta e Governo sono i termini di un’antitesi.Il senso critico,la funzione di stimolo,gli infiniti versanti della dialettica interna rimangono un patrimonio prezioso ma non sono che l’esercizio di un  diritto  che con  la lotta ha poco a che spartire.Sotto questo aspetto, il ruolo della sinistra di governo si è rivelato impopolare e nel nostro caso, non ne ha accresciuto la credibilità.Si perdono consensi in Italia  ma anche in Francia e in Scandinavia,con la non lieve differenza che i paesi che sono Democrazia e Stato da molto più tempo,si  sono aggiudicati conquiste inimmaginabili per chi come noi, ancora è alle prese con l’affermazione della Laicità dello Stato.Se sia la sconfitta, causata da una sorta di conservatorismo dal quale è invariabilmente segnata la sinistra, gli strumenti d’analisi della quale, non riescono più a contenere le complesse problematiche del mondo che cambia, non è dato sapere.Qui da noi,nei mesi antecedenti le elezioni politiche, si è molto lavorato intorno ad un Programma che avrebbe dovuto costituire impegno e criterio guida del governo a venire.Una sintesi tra diverse sensibilità,culture,ideologie : tutte quelle che sarebbero state capaci di esprimere le componenti di una coalizione vasta, l’elaborata ricchezza della quale, avrebbe dovuto essere messa a profitto per il raggiungimento dell’obiettivo comune : una coraggiosa stagione di riforme per un paese allo sfascio.L’alchimista Prodi da una parte, e il Nemico da abbattere dall’altra, hanno compiuto il miracolo di una vittoria di misura sì,ma non del tutto impossibile da gestire in termini di governabilità.Alla luce di quanto è accaduto dopo,non possiamo pensare a quell’incrocio di sensibilità se non come ad un boomerang fatto di paletti e divieti.Qualcosa di molesto che ad ogni passaggio importante (politica estera,finanziaria,diritti ) ha puntualmente presentato il conto con effetti disastrosi di provvedimenti spesso pasticciati da troppo rimaneggiamento.L’azione di governo non ne è risultata sempre limpida .Non credo sia soltanto un problema di poca fedeltà ai patti, la vera causa della litigiosità.Tornando al Programma, è possibile che ci si sia accordati sul ruolino di marcia ma che il punto di partenza,cioè una differente analisi della società,da parte delle forze costituenti la coalizione,abbia infine giocato un ruolo decisivo, assai più di quanto si sarebbe potuto prevedere. Oggi la sinistra dovrà analizzare la propria crisi senza ipotesi consolatorie di spallate che in fondo non ci sono state, ne’ celebrazioni di piccoli trionfi – Genova è ancora nostra!- ci sarebbe mancato anche che non lo fosse stata.Da più parti,tra ieri e oggi si sono avvicendate le esortazioni a Prodi a portare a termine il programma di Riforme senza mediazioni, anche a costo di sacrificare in tutto ciò la tenuta del governo.Ne cito due tra le più distanti una dall’altra ed al contempo autorevoli, a mio avviso,Michele Salvati e Valentino Parlato.Può essere una strada per finire onorevolmente,non certo per ottenere ciò di cui il Paese ha bisogno:Senza numeri (o senza mediazioni) sarà difficile che oltre la metà dei provvedimenti licenziati dal consiglio dei ministri,trovi il consenso delle camere.Una delle condanne del governo Prodi temo sia quella di andare avanti a condizioni pressocchè immutate,quanto a equilibri interni.Fino a completamento di una riforma elettorale credibile.Finchè dura.

Liberazioni

Liberazioni

Immigrati irregolari su una barca a Lampedusa. REUTERS/Tony Gentile

Alla vigilia del 25 aprile il Governo approva un disegno di legge delega sull’immigrazione che porterà alla cancellazione della Bossi Fini. Il provvedimento a cura dei Ministri Amato e Ferrero,vede il ritorno di saggezza e  buon senso  in materia di programmazione dei flussi e acquisizione di permessi di soggiorno,rende più trasparenti i canali legali, l’incontro tra domanda e offerta, con diritti e servizi che favoriscono l’inclusione sociale. Saranno inoltre chiusi i CPT di Ragusa  Brindisi e Crotone. Mentre saranno approfondite le condizioni di altre strutture di permanenza temporanea degli immigrati: in particolare, quelle di Torino, Bologna, Modena e Gradisca d’Isonzo (Gorizia). Attività che potrebbero concludersi con eventuali altre soppressioni o riqualificazioni delle strutture stesse. Una legge questa più umana, civile, e moderna che di sicuro contrasterà il fenomeno dell’immigrazione clandestina.Tramontano definitivamente,si spera,numerose storture contenute nella Bossi Fini non ultima una visione dell ‘immigrato come  potenziale nemico, con pericolosità propria. e pertanto destinatario di un diritto criminale apposito.

Ci sarebbe da vendere cara la pelle (governare è un dovere)

Ci sarebbe da vendere cara la pelle (governare è un dovere)

Votare la fiducia con riserva o votare la fiducia annunciando successive dimissioni contraddice il buon senso e lo stesso concetto istituzionale di fiducia. Come se non bastasse, si è fatta  strada (già da  tempo) l’idea dell’elettore che deve farsi carico dei problemi di coscienza dell’eletto e di quest’ultimo che non è sempre obbligato a farsi carico dei problemi dell’elettore, che poi sarebbero quelli del Paese  tout court. Le ultime notizie infine, danno Heidi Giuliani e Franca Rame in serie ambasce per problemi d’interpretazione del ruolo (di senatrici elette nelle rispettive liste).Dev’essere per via di questo andamento schizoide dei messaggi che una nutrita schiera di elettori del centrosinistra, pur consapevole di poter contare su una legge elettorale al momento, penalizzante, ritiene che tornare al voto sia l’unica soluzione possibile. Così ci dicono i sondaggi così mi capita di sentire o di leggere in giro. Non condivido ma posso comprendere. Da giorni oramai il dibattito politico non può che suggerire un’idea spiacevolmente claustrofobica, così ingabbiato com’è nel far quadrare numeri, aspettative, esigenze, realtà e possibilità. In una tale situazione è logico intravedere una via di fuga nelle urne che però nella fattispecie si realizzerebbe nell’essere sbattuti all’opposizione (qualcuno suggestionato dall’idea di fiere resistenze, lo preferirebbe ) ovvero nel tornare al governo più o meno a condizioni immutate. Bene ha fatto Romano Prodi ieri a porre l’accento sull’esigenza di lavorare ad una nuova legge elettorale ma dopo un anno siamo ancora a stabilire le regole del gioco e così all’incoerenza disorientante dei messaggi si aggiunge la desolazione del senso d’impotenza.Speriamo che qualcuno da Palazzo Madama voglia occuparsi delle frustrazioni dell’elettorato legittimamente deluso. In un simile frangente c’è ancora qualche senatore che ha voglia di fare dell’ideologia prima ancora di fare i conti col proprio mandato? Che faccia pure. Dopo però. Adesso ci sarebbe da vendere cara la pelle. Facciano qualcosa di profondamente marxista : siano realistici.Lo chiedono gli elettori. In trepida attesa.

In bilico (abbiamo i numeri ma un po’ li diamo)

In bilico (abbiamo i numeri ma un po’ li diamo)

Finocchiaro --240x240L’Iperlettura sembra essere lo strumento chiave in questi giorni di inutili colpevolizzazioni e fantasiose  ipotesi complottiste.Così, se D’Alema in calce ad un’analisi politica sui rischi che procurano alla stabilità di Governo, posizioni eccessivamente ideologizzate,afferma che una sinistra così non serve,trovo logico che le agenzie rilancino, un po’ meno che Diliberto risponda che “Senza di noi non si governa”.Certo che no.Nessuno lo ha mai messo in dubbio.Peccato che senza governo si governi ancor di meno.Altra menzione speciale meritano quelli che si disperano dinnanzi ai famosi dodici punti, ora perchè mancano i Dico, ora perché non si fa cenno alla revisione della legge 30.Se è per questo mancano un sacco di altre cose, ma i dodici punti non annullano l’attività pregressa del Consiglio dei Ministri che in merito ai DICO ha già deliberato rinviando alla discussione alle Camere,non è peregrina dunque l’ipotesi, di trasformare la legge sulle coppie di fatto da Iniziativa del Governo a Iniziativa del Parlamento,liberando così quella parte di consensi che le forze laiche presenti nel centrodestra,hanno fin qui negato per questioni di opportunità politica e non per reale convincimento.Quanto alla legge 30 non mi sembrava fosse comunque prioritaria nell’agenda del governo,tuttavia nessuna  acquisizione di stampo centrista, potrà impedire al Ministro del Lavoro di continuare il suo puntuale lavoro di verifica sulla corretta applicazione della legge, attraverso l’invio di Ispezioni che nel caso di specie, sono accessi di polizia giudiziaria e che non hanno mancato di produrre consistenti risultati nell’ultimo anno,ne’ quanto già programmato circa l’assunzione dei precari nella Pubblica Amministrazione potrà essere disatteso.Quel che ho visto e letto in questi giorni m’incoraggia a pensare che una stagione intensa di riforme quantuque indispensabile, non sarà sufficiente e che nemmeno la nascita di nuovi partiti,potrebbe liberarci dal cancro di un dibattito politico scivolato davvero in basso.Ma davvero noi pensiamo che un patto articolato in dodici punti ,condizione necessaria per ripartire, non necessiti di un Garante?E chi meglio del Presidente del Consiglio può incarnare quel ruolo?Lo chiedono le nuove acquisizioni ma lo chiede anche il Presidente della Repubblica.E allora perchè scandalizzarsi  o addirittura pensare a ipotesi da Cancellierato se al punto 11 e 12 Prodi avoca su di se una delle sue prerogative, cioè quella di esprimere la posizione del Governo ? Spiace che qualcuno pensi che bastino un Follini,un accordo in dodici punti e un Premier Garante a cancellare la Storia della Sinistra a ridimensionare il ruolo dei movimenti a veder sparire la Questione Sociale dalla faccia dei nostri progetti.Se l’ancora di salvezza è piantata al centro come lamenta Gabriele Polo sul  Manifesto di oggi, la colpa non è di oscure trame o di conventio ad escludendum,il motivo è tutto politico e sta a noi rimuoverlo : siamo in bilico ma quel che è peggio in questo momento non possiamo nemmeno cadere,pena la perdita ,stavolta si,delle nostre aspettative migliori  e in ogni caso dei nostri sogni :pace,diritti,uguaglianza tornerebbero nel cassetto.Per molti anni.