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Categoria: Palazzo

Tutto è meglio

Tutto è meglio

Giorni fa  erano modifiche al Codice in materia di disciplina dei condomini e mozione per i  diritti civili in Bielorussia. Il giorno dopo (s)fiducia a Bondi preceduta da ampio dibattito.

Ieri l’altro, passerella del Ministro degli Esteri per far prendere aria ad una vecchia corrispondenza da Santa Lucia – sempre quella –  giusto il tempo per ribadirne l’autenticità, spargere fumo sull’acquisizione, con tante scuse all’assemblea per non poterne rivelare il contenuto  – segreto, quanto quello di Pulcinella –   e spedirla in Procura dove non ha fatto a tempo ad arrivare che hanno risposto : grazie tante, non aggiunge niente di nuovo, non ci serve e poi  stiamo per archiviare. Oggetto : la casa di Montecarlo.


Tanto per dire che basterebbe il calendario dei lavori parlamentari a rendersi conto dello stato delle cose. Collegandosi ogni mattina all’apposito sito, si  può realizzare che qui da noi, a dispetto di sulfuree apparenze, poco o nulla accade.Non essendovi più maggioranza, ne’ volontà politica, gli spazi vengono occupati dall’Irrilevante quando non da estremi  tentativi di vendetta.Giochi di Palazzo, come direbbe lui

Non se la passano meglio le Commissioni.


Così, mentre ai tableaux vivants di Arcore si aggiungono nuovi particolari, il dibattito nazionale ferve intorno ai delitti, alle pene e alla magistratura sovversiva, essendo il blocco presidenziale impegnato parte a rintuzzare le accuse, parte a ricostruire, senza riuscirci troppo, un’Altra Verità, parte a stracciarsi le vesti sulla santa privacy violata dell’anziano benefattore.Tutto questo ovviamente in favore dei talk della sera, ultimamente divenuti  luogo anche di plateali  richiami all’ordine a conduttori esterrefatti o giustamente imbufaliti.


Senza considerare la simpatica abitudine del videomessaggio periodico alla nazione con libreria alle spalle.


I processi non si fanno in televisione!! Rivendicano Romani e più velatamente un bofonchiante  Masi.


Alla buon’ ora. Forse è arrivato il momento di piantarla pure con Avetrana.



Certo è che se il presidente del consiglio rispondesse alle convocazioni dei giudici, ci sarebbe meno da spulciare intercettazioni e rincorrere testimoni nel mondo dell’informazione e dell’intrattenimento. Ma questo non è nemmeno in questione : il reato ministeriale importa il tribunale dei ministri. Così ha pure detto il Guardasigilli, così ripetono a pappagallo i supporters.



Questione poco affascinante chiosano i direttori dei tiggì, salvo che se qualcuno ricordasse che il rapporto con i Questori compete al Viminale e non a palazzo Chigi, un po’ di appeal la faccenda lo riacquisterebbe pure. Ma lasciamo stare.


E’ così bella e lieve l’espressione giudice naturale. Così spendibile nella sua immediatezza, tra un dilemma procedurale e l’altro.



E noi? E a noi non resta che un inutile e costante borbottìo che va dal dove andremo a finire all’evocazione trasognata di paesi civili in cui tutti gl’indagati  si dimettono per mostrare il petto alle Corti, dove lo Scudo Immunitario, a meno di essere sovrani, presidenti francesi, odiosi tiranni, o Papi (nel senso di vicari di Gesù), non si sa nemmeno cosa sia.


Ecco, questo è l’aspetto più deprimente di questa vicenda e cioè che a forza di correre dietro, per cercare di contenerne la portata, alla valanga imponente delle fandonie, degli obbrobri e delle furbizie contrabbandati per pura verità, agli articoli del codice, alle interpretazioni dei regolamenti e ai manuali di bon ton, ci stiamo trasformando tutti in vecchie e lagnosissime zie.


Miracoli del berlusconismo : quel che tocca, se non fagocita ed omologa, trasforma in un uguale e contrario.


Credo che oramai tutto sia meglio di questa china. Nel senso che prima di ridursi a invocare –  o mores o tempora – il Padreterno (che se lo raccolga) forse varrebbe la pena di seguire una qualsiasi delle ipotesi di cui tanto si discuteva nell’era Pre- Karima  : elezioni, governi tecnici, di responsabilità, salute pubblica e via dicendo. Non foss’altro perchè che siano campagne elettorali o consultazioni, quantomeno  si dovrebbe riuscire a modificare l’Ordine del Giorno, vivendo, nelle more, un riposante clima da Ordinaria Amministrazione. Magari non sarebbe sufficiente. Ma val la pena di provare.



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La camera respinge (vincere)

La camera respinge (vincere)


E’ finita   314 a 311, per il Governo. Il premier incassa la vittoria – così chiamano nel PDL l’ottenimento della fiducia – che è la cosa che più gli preme, chè governare non è prioritario,  e il resto  – dice Lui –  sarà  giocato su un allargamento della maggioranza a singoli deputati.



Vincere e subito dopo mettersi alla ricerca del sostegno necessario anche solo alla semplice gestione dell’agenda parlamentare è l’immagine che  più di ogni altra definisce l’incertezza della fase a venire.


Vincere e dover chiedere il consenso alle Opposizioni, provvedimento dopo provvedimento, dopo un periodo di schiacciante maggioranza e abuso della decretazione, è il segno di una parabola certo non in ascesa.


Non so se in tutto questo c’entri Pirro ma di sicuro la vita di molti cittadini è coinvolta nei provvedimenti dell’agenda di cui sopra e quindi appesa a questo singolare programma di allargamento a quelli che passano o che sono delusi  dalle rispettive compagini o che hanno un problema qualunque che può essere risolto in sede di contrattazione spicciola nelle – oramai nemmeno troppo – segrete stanze. Altri incentivi sono in distribuzione :  posti di governo vacanti. Lo si dichiara apertamente.(e magari poi si smentisce, come da inveterata abitudine )


Qui da noi, in barba al tanto sventolato futuro, si celebra il ritorno in grande stile delle vecchie zie dorotee, per dirla con Rotondi, poi per essere il più possibile in armonia col passo indietro e il bel tempo che fu, si approfitta degli scontri di piazza per una megaoperazione di propaganda in cui si reclamano le maniere forti, ovviamente contestando i giudici per eccesso manica larga con gli arrestati di Roma. Ogni occasione è buona.




Ma lasciamo stare per un momento il passato, i  peones e i transfughi di cui secondo alcuni banalizzatori di professione, non si deve parlare, altrimenti si è borghesi, ineleganti,  moralisti e  ignoranti della storia recente e passata (manco fosse proibito indignarsi con effetto retroattivo).


Sorvoliamo pure sulle oramai fantasiose e depenalizzanti interpretazioni dell’art 76, ovvero della Giustizia à la carte, entrambe le questioni attengono ad una classe politica senza qualità, selezionata, se va bene, col metodo dei bussolotti.(e almeno a questo varrebbe la pena di mettere seriamente mano) e della quale si è potuta  valutare la stoffa ad ogni uscita pubblica, nonchè, a titolo esemplificativo, seguendo i passaggi delle dichiarazioni che hanno preceduto il voto di fiducia.


Lei presidente non ha soddisfatto le aspettative, non ha fatto le riforme……..nel ’94 la borghesia votò per lei perchè aspettava una rigenerazione morale. Temo che lei sia in ritardo. Ma voto lo stesso la fiducia


Questa è di Marcello Pera che con lo shopping non c’entra ma che qui si riporta per un’ illogicità che forse è solo apparente.



Probabilmente hanno ragione tutti coloro – a partire  dalla stampa estera – che negli ultimi giorni  hanno individuato nella mancanza di un’offerta politica alternativa precisa, il motivo dell’insuccesso e che ci hanno ricordato  come la mozione di sfiducia di tutte le Opposizioni, avrebbe meritato di essere accompagnata da un disegno meglio definito per il dopo.



Invece i governi cosidetti tecnici – un’ipotesi di scuola impeccabile  ma astrusa se svuotata delle indicazioni di  programmi ed eventuali  maggioranze a sostegno  – si sono sovrapposti alle sante alleanze – un po’ di qua e un po’ di là – e le sante alleanze a governi di scopo o a termine o differentemente presieduti (vedi Tremonti) e il tutto malcelando il vero spirito dell’ondivagare e cioè la paura del voto.


Comprensibile, per certi versi lecita ma che in Politica non mena buono lasciar trapelare . Specialmente se si è all’Opposizione. In un universo in cui si celebra come un trionfo l’ottenimento di una fiducia tirata per i capelli, controversa e comunque di stretta misura, qualunque perplessità circa la competizione elettorale viene letta come un segno  di debolezza. E questo non può non aver agito sui tentennamenti degl’incerti.Almeno di quelli che non avevano mutui e preventivi di ristrutturazione di casa da onorare.


Da ultimo –  soprattutto dopo che Casini Fini e Rutelli hanno ritenuto di mettere in  sicurezza i propri voti parlamentari istituendo un coordinamento – torna nel PD lo sfinente tema delle alleanze – più di qua che di là – incassando prevalentemente i rifiuti degl’interessati e valanghe di dissensi da quella che un tempo si chiamava la base e ora non so.  Il tutto mentre il cavaliere tutt’altro che disarcionato giura di durare fino al 2013. E oltre.

Se fosse un film, il sottotesto strillerebbe : Vincere ? Con un gran punto di domanda. Ma lo si vuole davvero? Diversamente, andrebbe bene anche Perdere con onore, il tutto mentre comincia a farsi strada il sospetto che il più grande partito d’Opposizione non sappia, al momento, cosa volere.



Meno due (all’alba)

Meno due (all’alba)

Dal ce ne freghiamo (delle prerogative del Presidente della Repubblica) al rivendicare, Costituzione alla mano, l’autonomia dei rappresentanti della nazione, sancita dall’articolo 67, il passo è sembrato troppo breve anche per una strategia comunicativa spregiudicata e falsificante come quella che vorrebbe le indagini della Procura segnate da indebita e capziosa ingerenza.


Vero è che se la magistratura  dovesse vagliare le  singole scelte dei parlamentari, l’intera impalcatura su cui è fondata la Rappresentanza, si sfalderebbe. E allora il tema chiave diventa  subito non il calciomercato ma il vulnus istituzionale che la stampa di destra agita in questi giorni. – Assai più grave ! Preoccupiamoci piuttosto di questo – Quale apprensione.


Peccato che il divieto di mandato imperativo dell’art 67 non ponga deroghe al reato di corruzione. Esattamente la materia  su cui la Magistratura si appresta ad indagare. Ergo i rappresentanti della nazione sono solo liberi di votare secondo coscienza, mentre il resto del corredo , dall’eventuale tariffario ai vantaggi offerti in cambio di quel voto, configurerebbe un reato preciso.



Difficile da provare, si affrettano ad aggiungere i neo paladini della correttezza costituzionale, tanto per alimentare il senso d’inutilità dell’intervento giudiziario.


Così non è affatto ma in attesa della pistola fumante, passa il concetto che chi ha potere e denaro compra i voti e resta pure impunito.


Sarò anche moralista, come sostenuto ieri in televisione da un disinvolto portavoce di Berlusconi, ma lo spettacolo di questi giorni non è solo indecente, è mortifero.


Vincere a tutti i costi, strappare un risultato di misura, due o tre voti di scarto, sapendo di avere comunque i giorni contati, ha un che di nevrotico accanimento. Come di chi è disposto a tutto pur di negare l’evidenza e cioè che comunque la si valuti, una fase politica si è conclusa e niente potrà essere come prima. Il rifiuto di  prendere atto della realtà  è la vera ragione del caos in cui stiamo vivendo.


Berlusconi bis tris o quel che è, lo scenario di sostanziale ingovernabilità è destinato a innumerevoli repliche. Non sarà certo una maggioranza differentemente composta ad evitare altri mesi di stallo mentre tutto precipita.

Se quanto è sotto i nostri occhi non fosse sufficiente a volere con decisione un cambiamento, ciò significherebbe che il male che questo Paese ha ricevuto negli ultimi anni  è oltre quel che immaginiamo. Berlusconi deve farsi da parte e se è pur vero che questo da solo non basterebbe ad una vera inversione di rotta, è altrettanto vero che solo con questo si potrebbe aprire una fase differente.

Meno due. E ancora non si vede luce.



The paranoid style…

The paranoid style…

E’ possibile che quanto accade in questi giorni tra  tetti,  cupole,  binari e  tappeti rossi e – ovviamente – per le strade di Napoli, prima che gettare discredito, offra al mondo la misura di come siamo combinati ma  soprattutto che gli esiti dell’inchiesta su Finmeccanica oltre che le annunciate rivelazioni di Wikileaks, facciano fibrillare un governo che,  parte  di suo, parte per ragioni strettamente dipendenti da quanto sopra, è arrivato al capolinea.



E che siamo infine giunti a redde rationem, si capisce da certi  atteggiamenti poco istituzionali di alcuni esponenti di spicco. Metti le performances della Gelmini – sempre più antropologicamente vicina ad un genere in via di estinzione : la colf padana – che per difendere una riforma fatta praticamente di soli tagli di spesa, agita i fantasmi di parentopoli e baronie, avverso i quali, se davvero fosse questa la preoccupazione principale, non avrebbe nemmeno messo in campo misure efficaci e che invece di opporre argomentazioni alle argomentazioni o battere cassa sul finanziamento ordinario 2010, non ancora pervenuto alle Università, non trova di meglio che prendersela con studenti e ricercatori.


Oppure l’implorante Bondi, il trasvolatore Larussa, il perorante Stracquadanio  e tutti coloro i quali, rispetto ai rifiuti di Napoli o alla ricostruzione dell’Aquila, raccontano falsità recitando le date di impossibili scadenzari – tre giorni, dieci, quindici –  minimizzando taluni eventi, amplificando a piacimento la portata di altri  o rimpallando le responsabilità a chi ha governato  la Campania o ancora governa nel residuo perimetro della città di Napoli.


Tutto ciò ovviamente dal punto di vista del  fare o meglio del programmare le soluzioni, non serve a un bel niente ma potrebbe essere parte di una normale attività di propaganda se non vi si aggiungesse una tale ansia di manipolare il Racconto,  da tentare con ogni mezzo l’appropriazione sistematica di spazi di dibattito o d’intrattenimento televisivi.

E questo un po’ per marcare il territorio e un po’ per  piazzare improbabili versioni dei fatti.Vedi telefonate in diretta del Premier o pretese di stravolgere la scaletta delle trasmissioni, inserendo contenuti non previsti e che comunque c’entrano come i cavoli a merenda.


Come se non bastasse tutto ciò, il ritorno in grande stile, sabato scorso –  in conferenza stampa del governo, sostenuta con convinzione da Frattini,  della vecchia, cara Teoria del Complotto, quella che tutto spiega, dalle catastrofi naturali a Pearl Harbour fino alle Twin Towers e oltre, arricchisce la strategia comunicativa di un insostituibile strumento per buttare fumo agli occhi.


Non si può non pensare a quelle dichiarazioni come ad un ombrello pronto ad aprirsi anche in vista dei dispacci diplomatici diramati da Wikileaks che, per quanto nella gravità del loro contenuto, non rivelino, al momento, alcuna  particolare novità, sono destinati ad avviare un dibattito insidioso alla vigilia del voto di fiducia.


Non era forse questo il governo con la miglior politica internazionale mai avuta ? Il G8 dell’Aquila non era la prova provata della nostra capacità di essere al tavolo con i Grandi, avendo acquisito finalmente quel particolare posto nel mondo a noi destinato ?


Sarà più difficile continuare a sostenere una simile tesi dopo aver letto su di  un report diplomatico che il Premier, in odore – secondo i sospetti di Hillary Clinton e non di un’oscura passacarte  –  di interesse privato in atti pubblici, è considerato poco più dello scendiletto di Putin o di Gheddafi.

Si aspettano ulteriori sviluppi vuoi sul fronte dei report, vuoi su quello del dibattito politico nazionale ovvero su come saranno giocate le carte in questione.In ogni caso The paranoid style è destinato nei prossimi giorni a fare la parte del leone. Per ora il Premier consegna alle agenzie la sua risata di commento ai fatti. Atteso che ci sia ben poco da ridere, come reazione governativa (e non solo) non sembra troppo normale.



Il potere rende nervosi ( coloro che ne temono la perdita)

Il potere rende nervosi ( coloro che ne temono la perdita)

Mentre l’effetto dissolvenza sfuma sui numerosi – abbiamo imparato di recente – significati del verbo interloquire, i riflettori si accendono sull’ Elenco che  Maroni ha finalmente ottenuto di leggere, a mò di contraddittorio, nel programma di Fazio e Saviano

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Ora il messaggio  del Ministro è per tutti più chiaro: se tu racconti, in televisione, di un’inchiesta che lambisce il Mio Partito, io ti squaderno cinque minuti di pura propaganda filogovernativa.


Non male. Soprattutto dopo il sacrosanto martellare di precisazioni circa le attività investigative e di contrasto che proseguono – e ci mancherebbe altro – indipendentemente dall’avvicendarsi dei governi.


L’ansioso Ministro dunque, al culmine della sua settimana itinerante nei talk show che vanno per la maggiore, conferma l’impressione che segnali di nervosismo da barca che affonda, oramai nel PDL si sprecano . Vedi pure i contenziosi sul marchio di fabbrica  – un classico ! – e  le reazioni delle signore, già simbolo della Scorciatoia e Ornamento dell’Ascesa, che più di ogni altro sembrano subire l’effetto del mare in tempesta.


Non sono un caso  l’incontro a teatro  Gelmini – Brambilla, suggellato dall’ insulto – cagna – dell’una all’altra,  certificato da Signorini su Chi e ripreso dal Riformista, ne’ le minacciate dimissioni del ministro Carfagna dopo l’aggressione fotografico-verbale da parte della  Nipotissima, ne’ l’attivismo sfrenato  del sottosegretario Santanchè testimonial/emissaria nell’operazione recupero parlamentari dispersi, pro-fiducia del 14 p.v.


Ora, è possibile che gli scricchiolii di bordo non determinino necessariamente il naufragio. Un mese è un tempo abbastanza lungo  e soprattutto nessuno dei motivi di fibrillazione interna, corrisponde a fatti del tutto inediti : non lo sono i comitati d’affari, ne’ la gestione Verdini denunziata dal Ministro Carfagna, ne’ le preoccupazioni per l’affidamento dei termovalorizzatori in Campania, ne’ le ostilità personali a vario titolo.

L’ unica vera novità del panorama è la vistosa messa in discussione della leadership di Berlusconi da parte di un pezzo del PDL, poi divenuto FLI. Il resto ne è solo la logica conseguenza.

Il tentativo di svilire il carisma del capo, in genere,  funziona come una sorta di rottura dell’incantesimo anche tra i fedelissimi, dopo la screpolatura,  ognuno si sente meno vincolato al Patto e forse più libero delle proprie reazioni.Salvo atteggiamenti protettivi o da quadrato dei puri e duri, è esattamente quel che sta accadendo.


Tuttavia SB è un uomo che dispone di risorse nel senso più ampio del termine e  magari riuscirà – e non è solo questione di denaro – a rinserrare le fila di un fronte un  po’ scompaginato, riacquistando quel che gli manca per restare in sella.


Sarebbe un risultato strabiliante, dal quale però il governo non potrebbe uscire rafforzato. Se le ragioni del dissenso restano irrisolte, il futuro sarebbe segnato dalla continua  ricerca di un’impossibile quadratura, provvedimento per provvedimento, emendamento dopo emendamento, postilla dopo postilla . Altri mesi di logorio, inevitabile preludio di immobilismo .

Poichè è chiaro, nonostante la pletora dei reggicoda si ostini ad affermare il contrario, che qualcosa è davvero cambiato e non prenderne concretamente atto, equivale in politica, ad uno degli atteggiamenti più rovinosi .

Nelle more, da un ministro sinceramente dispiaciuto per come il proprio partito è stato rappresentato , ci si sarebbe aspettati un elenco di Valori ma per la titolare delle Pari Opportunità che ha messo il dito nella piaga –  gl’insulti sanguinosi, l’accusa di  tradimento e la presunta intelligenza col nemico, sono stupidaggini, pettegolezzi, sfoghi di nessun conto – non esistono altre  strade se non le dimissioni

Lo faccia nell’ambito di un recupero di dignità, di abbondono di un ruolo deprimente.  Molli il simbolo che è stata ed esca da questa scena al più presto. Possibilmente sbattendo la porta.

(Foto in alto sottratta con l’inganno a  Jeneregretterien)