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Mese: Novembre 2006

Piero litaliano (deh te, ma te perchè non ti ompri un sassofono?)

Piero litaliano (deh te, ma te perchè non ti ompri un sassofono?)

Ha tutte le carte in regola
Per essere un artista:
Ha un carattere melanconico,
Beve come un irlandese.
Se incontra un disperato
Non gli chiede spiegazioni…

Si accorge del fotografo ma non fa in tempo a sottrarsi e allora  l’unica espressione possibile diventa un “maddai no”. Lui è Piero Ciampi uno che è riuscito nell’impresa di NON diventare un mito nemmeno da morto benchè insieme a Gianni Marchetti, l’unico che riuscisse con le sue costruzioni musicali a domare i versi di Ciampi, abbia scritto alcuni capolavori,primo fra tutti “Tu no“. Le (scarne in verità) biografie, raccontano storie di fallimenti e di conflittualità con il mondo musicale,di fughe e vagabondaggi tra Parigi e Stoccolma,di alcolismo,abbandoni e sfuriate con amici e colleghi.Ma al di là delle canoniche suggestioni proprie delle storie che accompagnano l’ artista “maudit",Piero era un’anima scorticata,i molti perchè sono tutti nella sua poesia,nei suoi versi rotti nel modo così composto eppure così forte di porgerli.Amo molto questa registrazione contenuta nell’album Inediti e che risale al Premio Tenco del 1976.

Buio in sala e base registrata già partita, Piero non compare sul palco; è nel camerino a bere e a parlare con Amilcare Rambaldi. Alla fine arriva barcollando, parte qualche fischio e immancabilmente parte anche Piero..

Taci tu, parla quando te lo dico io perchè, scusami, se tu vuoi parlare vieni qua: io rischio, te no.” Subito dopo, però, com’era nella sua natura signorile e sollecita : “Però non te la prendere come un’offesa, prego”; seguono gli applausi. Ad un altro isolato fischio, interrompe la canzone e urla in puro livornese: “Dè, ma te perchè ‘un tìompri un sassofono?”.Poi canta la sua canzone,che poi è “Il giocatore” si stacca sorridendo dal microfono, fa un passo di lato e si inchina Così scompare Piero Ciampi; è la sua ultima esibizione davanti ad un pubblico

Io non ho lasciato il mio cuore
A San Francisco,
Io ho lasciato il mio cuore
Sul porto di Livorno.
Le luci si accendevano sul mare,
Era un giorno strano:
Mi rifiutai di credere che fossero lampare

 

Rula colpisce ancora

Rula colpisce ancora

Sarà per le numerose forzature (il femminile che proprio non va, la metafora eccessiva e tortuosa) ma il sostantivo “gnocca” è proprio brutto. Anzi fa schifo.E pazienza se qualche gentile signora se ne compiace, si vede che non ha mai conosciuto esseri umani di genere maschile garbati e in grado di rivolgere apprezzamenti più eleganti. Rula Jebreal è una bellissima creatura ma questo passa in sottordine di fronte alla sua non comune (per i giornalisti di casa nostra) competenza in materia,per esempio, di politica internazionale.Inoltre Rula ha la rara capacità di affrontare le interviste ponendo lievemente a disagio l’interlocutore. Il che mi sembra un buon modo, seppur in controtendenza rispetto agli yes men cui siamo abituati e che favoriscono l’autocelebrazione del potente di turno, attraverso domande assolutamente imbecilli sul bacio della buonanotte ai bambini o sui regali di compleanno alla consorte. Ma chi dei presenti all’ultima trasmissione di “Anno Zero” può aver definito Rula Jebreal “gnocca senza testa”?Assolutamente chiunque. Dagli ospiti, al conduttore, al pubblico, al regista, ognuno di loro potrebbe vantare “buoni motivi” per avercela con lei. Bella ma professionale, capace ma elegante, preparata eppure così poco compiacente.Se almeno ammiccasse un po’, se ci rassicurasse con un lieve sovrappeso,se indossasse almeno un colore sbagliato se non portasse la propria bellezza con tanto sfacciata arroganza, se si facesse da parte al cospetto dei colleghi, se non insistesse con domande imbarazzanti, se infine tacesse quando gl’intervistati con quell’aria di sufficienza le fanno notare che non gradiscono essere messi all’angoletto da una signora…Il punto è proprio questo : Rula non si riesce a collocare in nessun Immaginario,qualunque canone le va stretto ed è questo che infastidisce e che proprio non le si vuol perdonare.”Gnocca senza testa”, non può in nessuna maniera essere considerato un apprezzamento ma sia per Rula il segnale evidente, del risentimento maschile, della competizione mal riuscita, dell’impossibilità di ridurre un essere umano di genere femminile a sé, alle proprie regole, al proprio sistema di valori del cavolo. E in qualche modo,se le fosse possibile, superi l’amarezza, consapevole, nonostante tutto, di avercela fatta.

Nessuno tocchi Caino

Nessuno tocchi Caino

La pena di morte  è una punizione crudele, inumana e degradante ormai superata, abolita de jure o de facto da più della metà dei paesi nel mondo. La pena capitale è una violazione dei diritti umani fondamentali, che non può offrire alcun contributo costruttivo agli sforzi della società nella lotta contro la violenza.

Nessuno tocchi Caino vale sempre e sotto ogni cielo. Dunque, anche in Iraq. Dunque, anche se il condannato a morte si chiama Saddam Hussein, e se non c’è dubbio alcuno, perché lo ha riconosciuto lui stesso, che della strage di 148 sciiti a Dujail, nel 1982, è stato il mandante, così come di altre innumerevoli efferatezze contro il suo popolo della grande maggioranza delle quali il processo di Baghdad ha preferito non occuparsi.Saddam è stato processato e condannato per singoli episodi perché se il processo avesse avuto per oggetto il suo regime criminale sarebbe stato impossibile impedire all’imputato di difendersi invocando sia il contesto internazionale che le molte complicità di cui ha goduto nel corso della sua lunga carriera politica. Ricordando ai giudici, per esempio, i suoi incontri a Baghdad con Donald Rumsfeld, negli anni Ottanta. O la licenza di reprimere la rivolta sciita che ricevette da Bush padre dopo la fine della guerra del Golfo.Saddam, è il più colpevole degli imputati di sicuro ma il processo è risultato assai simile a una farsa, che scredita la giustizia irachena (e questo sarebbe onestamente il meno, in un paese in cui il capo del governo si è appellato in continuazione ai magistrati perché gli facilitassero il compito mandando a morte il despota deposto dagli americani) e rende più difficile la strada, già assai ardua, verso una giustizia internazionale degna di questo nome. È assai probabile, che le cose non potessero andare diversamente, una volta deciso di affidare il processo agli iracheni, per trasformarlo in una sorta di atto fondativo del nuovo regime. Ma questa non era una decisione obbligata: bastava volerlo, e Saddam avrebbe potuto benissimo essere giudicato, a l’Aja e forse persino a Baghdad, dal Tribunale Penale Internazionale: si sarebbe così evitata una condanna a morte che rischia di rendere ancora più incerta e drammatica la situazione in Iraq, e si sarebbero garantite al giudizio più trasparenza,più garanzie e soprattutto più verità. Peccato, che gli americani, il trattato istitutivo del TPI si siano rifiutati di ratificarlo e che, per quanto ne sappiamo, pochi, pochissimi hanno avuto il coraggio di sollevare apertamente la questione quando era il caso.La pena di morte a Saddam è un errore politico che aggraverà la situazione in Iraq.Per quanto i vertici americani si ostinino a negarlo, in quel paese è in atto una vera e propria insurrezione armata.Saddam diventerà un martire oltre ad essere giù considerato un eroe dell’antiamericanismo.L’odio per il gruppo dirigente iracheno e per gli americani aumenterà e i massacri si moltiplicheranno a dismisura.Per concludere in Iraq anche sul versante della giustizia si è imboccata una strada radicalmente sbagliata e appare assai probabile che la soluzione,sarà la peggiore posiibile.

Unusual

Unusual

unusual

Maria Antonietta Sisini, racconta di essere stata alla fine contenta dell’indisponibilità di alcuni cantanti a partecipare alla realizzazione di Unusual poichè il dieniego, l’ha obbligata a proseguire la ricerca in direzione di artisti più vicini al modo di intendere la musica di Giuni Il risultato infatti è pregevolissimo,assai diverso dal semplice duettare con una registrazione.
C’è Un’ estate al mare, del 1982, riproposto in una versione remixata da Megahertz, Toni Childs in Morirò d’Amore interpreta la passione e l’ammirazione per Giuni; riuscitissimo il remix  dell’estro colto e irriverente di Caparezza di Una vipera sarò, brano già all’avanguardia e geniale nel 1981; in Moro perché non moro è Lene Lovich che canta in italiano insieme  alla voce di Giuni. Con Franco Battiato, amico e autore di alcune delle sue più belle canzoni, si riascoltano il bellissimo Aria siciliana e La sua figura, in cui Battiato interviene con grande discrezione e rispetto sull’interpretazione originale. “Illusione” di Vladimir Luxuria “Giuni aveva un lato ironico che la gente non conosce”
Giuni ha da sempre desiderato cantare con altri artisti, lo considerava intelligente, divertente – continua Maria Antonietta Sisini, che ha curato e prodotto Unusual -. Da qui il mio totale impegno alla realizzazione di un desiderio che Giuni non ha ottenuto nella sua breve vita“.
Un anno di intenso lavoro per aggiungere questa opera alla discografia di Giuni. Il dvd allegato, con la registrazione di 11 brani, tra cui Lettera al Governatore della Libia, Nada te turbe, Vieni, L’attesa, va ad arricchire la documentazione video, già iniziata con la pubblicazione di Mediterranea Tour (settembre 2005)