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Mese: Dicembre 2006

A noi si schiude il ciel

A noi si schiude il ciel

Certo, pretendere da Zeffirelli  un allestimento dell’Aida sobrio ed essenziale, sarebbe stato come sperare che Letizia Moratti avesse presenziato all’Evento priva delle cotonature e dei volants d’ordinanza (niente a che vedere con lo smoking di Penati o con la grazia un po’ passè della signora Borrelli, perfetta con la sua piccola broche decò di diamanti a trattenere la sciarpina in velluto di seta ).

Quindi non si capisce bene perchè, stamane i giornali dedichino tanto spazio a demolire il glitter,gli scaloni, i  simulacri dell’antico Egitto sparsi un po’ per tutta la scena, per non parlare degli stendardi dei gonfaloni e delle colonne istoriate, una vera orgia del trovarobato con il quale Zeffirelli,  che si tratti di film  di opere o del salotto di casa,lenisce il suo horror vacui.

Chi ricorda altri allestimenti (Otello,Traviata,Cavalleria Rusticana) non può che confermare che questa Aida sia in tutto e per tutto allineata con lo stile della casa.D’altro canto, si sa, il pubblico dei melomani,è un po’ conservatore e quando qualcuno s’è provato a piazzare Butterfly in un bordello o su una livida  spiaggia con finto mare,le critiche e i mugugni si sono sprecati.Bene dunque ha fatto Zeffirelli a somministrare al pubblico, l’Esasperazione che tanto piace e cioè quel     che l’immaginario ottocentesco in pieno delirio esotico, vedeva nell’Antico Egitto.Non ci siamo mossi di lì?Parrebbe proprio di no.Anzi abbiamo titillato ogni fantasia con spruzzate di effetto Las Vegas.Anche Vittorio Sgarbi del resto lo ha detto “Non c’è altro modo di fare un’opera come Aida”.Magari non è proprio così..ma la tentazione di dare addosso a Borrelli che aveva trovato un po’ kitch la messa in scena,è stata troppo forte.

Una simile operazione, non poteva non essere accompagnata che dal talento e dall’estro di un costumista del calibro di Maurizio Millenotti ma dalle immagini, si ha la sensazione che la bellezza dei costumi un po’ si perda tra l’oro e l’argento,i bracieri sempre in attività e gli angeli della morte o pipistrelli che in due circostanze si sono messi a svolazzare per la scena.

Ma venendo al dunque, cioè all’opera che Radio 3 ha trasmesso in diretta ieri sera,si può dire che Riccardo Chailly ha diretto un’ orchestra (e un coro) che ha ben assecondato con suono, precisione e rispetto dei particolari che spesso vengono taciuti (bellissimo il preludio nel clima notturno del terzo atto), il desiderio del maestro di realizzare un’Aida in  cui si lavora di fino  se  la partitura lo consente(terzo e quarto atto) e si bombarda quando la partitura lo esige (primo e secondo atto).Un po’ deludenti i cantanti che pur possedendo, come nel caso di Violetta Urmana, una voce assai bella e raffinata, hanno reso un’interpretazione un po’ incolore e a tratti finanche noiosa.Roberto Bolle, non era previsto che cantasse e così, per radio, non lo si è potuto nemmeno ammirare ma dalle cronache e dalle immagini del telegiornale apprendiamo che ,quanto a prestanza perlomeno, era da togliere il fiato

Che la sua interpretazione della coreografia di Vassiliev ,fosse stata tra le più apprezzate si è ben compreso dal silenzio perfetto in cui si è svolta.La sua quasi totale nudità ha rapito il pubblico, offuscando a tratti le grazie della ballerina afro-americana Myrna Kamara che nonostante l’andazzo erotico e audace delle movenze,s’è dovuta accontantare stamane, di brevi e distratti accenni della stampa.

Apprezzamenti senza riserve alle comparse, numerosissime, che hanno dovuto sobbarcarsi per tutta la durata dell’opera, di lance ,archi ,frecce, alabarde, lumini e ammennicoli vari (a nessuno pare sia stato consentito di essere a mani vuote) e ai maxischermi distribuiti in Galleria e in alcuni teatri, per poter consentire la visione ai cittadini

Aidache come è noto, a Milano, non possono fruire di grande offerta culturale a prezzi accessibili. Sgarbi e Moratti, appesi nell’ armadio gli abiti da cerimonia, si stampino bene in mente le immagini di queste attente spettatrici sedute sul pavimento della Galleria Vittorio Emanuele. Non c’è  niente di male ad allestire  passerelle, ogni tanto, ma per il resto,si dovrebbe lavorare  per loro.

Ecce Nanni

Ecce Nanni

 Nanni Moretti

 

I

Una costruzione di epoca fascista (ex dopolavoro ferroviario), il giardinetto  di pittosfori con le magnolie  davanti alla porta d'ingresso, l' atrio classico con la cassa anni 60  ,la sala di proiezione ampia e, alle spalle dell'edificio ,l'Arena.Nanni Moretti,nell'immagine, è seduto  proprio sulle scomode poltrone dell'arena.E' il Nuovo Sacher,il suo cinema.Qualche anno fa, tra i critici era diventato molto di moda rimpallarsi una tesi secondo la quale Nanni Moretti , in realtà non facesse "cinema".Manco a dirlo,  lui i critici e i giornalisti ha immaginato più volte di torturarli e un'incauta intervistatrice è stata in un attacco di rabbia, persino schiaffeggiata.Tutta roba che è naturalmente successa in due dei suoi non-film.Ad ogni buon conto in qualunque modo si chiami ciò che fa Nanni Moretti quando prende in mano la macchina da presa, il suo, Ecce Bombo,opera seconda, datata 1978, è tornato nelle sale con copia restaurata di fresco.Quando uscì per la prima volta, al cinema Barberini,  uno dei più belli ed eleganti di Roma,l'autore che aveva venticinque anni, nascosto dietro alle colonne dell'atrio andava a spiare il pubblico che faceva la fila al botteghino,voleva vedere quanti fossero,contarli,ma soprattutto era interessato a capire chi fossero.Questo rituale si ripetè per parecchi giorni, ogni volta che cominciava una proiezione.Il "vizio" di spiare il pubblico a Nanni Moretti non è ancora passato, solo che la postazione odierna, è quella di gran lunga più "comoda" di gestore di un cinema che a Roma, è impegnato a proporre sempre programmazioni di alta qualità.Ecce Bombo a noi contemporanei (e coetanei) era sembrato un film molto ironico sui nostri linguaggi, sulle nostre ossessioni  e sui nostri tic.Femminismo e autocoscienza declinati al maschilei,il "parliamo" del  privato/politico,la collettivizzazione del "tradimento" erano iresistibili.Nessuno pensava alla rappresentazione generazionale ne' alla fine della politica ne' a tutto il resto delle pretese postume che la critica mise in campo anni dopo.Goffredo Parise scrisse "Il piccolo mondo internazionale che Nanni Moretti ha rappresentato con il suo bel film, è la risposta di un intellettuale di ventiquattro anni,assolutamente autentico,ai molti ansiosi e convenzionali e anziani interrogativi "Dove andrà a finire la gioventù"?.

 

No veramente non…non mi va. Ho anche un mezzo appuntamento al bar con gli altri. Senti, ma che tipo di festa è? Non è che alle dieci state tutti a ballare i girotondi ed io sto buttato in un angolo…no. Ah no, se si balla non vengo. No, allora non vengo. Che dici vengo?. Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto, così, vicino a una finestra, di profilo, in controluce. Voi mi fate "Michele vieni di là con noi, dai" ed io "andate, andate, vi raggiungo dopo". Vengo, ci vediamo là. No, non mi va, non vengo

da Ecce Bombo

Le invasioni psichiatriche

Le invasioni psichiatriche

La diffusione massiccia della psicoterapia può servire a smorzare le tensioni sociali,ad anestetizzare ,a ridurre al silenzio voci di ribellione,ridefinendo le questioni pubbliche come problemi privati dell’individuo”

Frank Furedi “Il nuovo conformismo”

Lo scorso anno ,all’interno di alcune trasmissioni televisive seguite seppur incostantemente, mi è capitato di osservare come nella maggior parte delle storie raccontate dai protagonisti e poste all’attenzione di esperti e pubblico,la maggior parte dei disagi,dall’impossibilità a venire fuori da matrimoni violenti,alla difficoltà di scegliere se proseguire o meno una gravidanza, al ritardare il distacco dalla famiglia da parte dei giovani,si sarebbero potuti risolvere tranquillamente attraverso l’acquisizione di un posto di lavoro ovvero dell’indipendenza economica.Eppure nessuno degli esperti in studio ha suggerito la via dell’ufficio di collocamento, piuttosto dopo attenta analisi dei fenomeni emotivi ,quella del supporto terapeutico al fine di superare l’impasse.Il costante ricorso alla terminologia psichiatrica applicata a fenomeni assolutamente comuni,pone il problema del rischio del diffondersi di un etica terapeutica secondo la quale se un bambino è vivace o turbolento viene facilmente etichettato come affetto “da deficit di attenzione con iperattività",lo stesso accade  per la donna che ha appena avuto un figlio quando la si mette in guardia dalla “depressione post partum”iscrivendo un fenomeno naturale come quello di avere un figlio in uno scenario al confine con la patologia e per gli studenti alla vigilia degli esami si definiscono  "stressati" .Se nelle definizioni comuni la preoccupazione diventa “sindrome da ansia generalizzata”,la timidezza “ansia sociale” e la riservatezza “fobia sociale” qualcosa nel linguaggio, che apre la strada a nuovi comportamenti ,sta cambiando.Leggo in una ricerca che negli anni 70 che  la parola “sindrome" non compariva sui giornali, ,che nel 1985 era in 90 articoli,nel 1993 in 1000 e nel 2003 in 8000 .Che dire poi della parola “autostima" sconosciuta negli anni 70 e assai diffusa oggi,dalla mancanza della quale si fanno dipendere, dagl’insuccessi scolastici alle demotivazioni professionali,alla devianza giovanile nei complessi percorsi dell’alcol e della droga e delle condotte suicidali.Infine c’è il trauma che non è più considerato come una giusta e fisiologica reazione emotiva ad un evento doloroso e sconcertante ma come il generatore di un progressivo disadattamento alla vita tale da condizionarne tutto il suo corso e quindi bisognoso di assistenza terapeutica.La psicologia che dilaga uscendo da confini propri,  per invadere la quotidianità,  crea in noi tutti un senso di vulnerabilità e quindi un bisogno di tuttela e di cura.Forse il definire patologiche, le più comuni esperienze, risponde ad un ‘esigenza di omologazione non solo del modo di pensare ma soprattutto nel modo di sentire.E qui non si fa fatica a scorgere dietro l’imperativo terapeutico che massicciamente va diffondendosi, l’intento di promuovere non tanto l’autorealizzazione  quanto l’autolimitazione degli individui, che una volta persuasi di avere un sè fragile e debole non solo ricorrono a pratiche terapeutiche, ma richiedono la gestiene della loro esistenza ad altri.Quanto di più desiderabile per il potere.Potenziali implicazioni autoritarie s’intravedono nella diffusione generalizzata della terapeutica che è la versione secolarizzata dell'”etica della salvezza” con cui le religioni hanno sempre tenuto gli uomini sotto tuttela.

 

Quello che gli uomini credono di amare

Quello che gli uomini credono di amare

dior

In breve le stole le sciarpe e le pashmine possiedono innumerevoli buone qualità e nessun difetto.Hanno inoltre il vantaggio d’incoraggiare gesti più femminili e di permettere graziosi movimenti delle spalle che possono venir sfruttati con effetti devastanti da una donna romantica”

E’ solo un assaggio della Guida all’eleganza  di Genevieve Antoine Dariaux direttrice della Maison de Nina Ricci  guru della moda negli anni d’oro e autrice di questo divertente libretto  il cui sottotitolo recita per la donna che desidera essere vestita bene ed in modo adatto in ogni occasione.E non solo.

Nessuna mamma,nonna o zia di buon senso avrebbe insegnato ad una ragazza  l'arte della seduzione ricorrendo ad esplicite allusioni.Eppure in fondo ai dettami che parlano di sobrietà,accostamento dei colori, di essere  correttamente abbigliate anche in casa c’ è sempre un sentore di quell’effetto devastante che Genevieve attribuiva all’impercettibile movimento della spalla nell’atto d’impedire alla pashmina di scivolare via.Nel corso del tempo abbiamo pensato trattarsi di escamotage  di dame d’antan per prendere al laccio distinti signori, quanto segue tuttavia dimostra quanto poco sia innocua l’educazione ad uno stile sobrio anche se non del tutto,castigato

Quello che attrae davvero gli uomini

gonne ampie,vita sottile e un aspetto snello

– abiti di moda ma non all’avanguardia

– quasi tutte le sfumaure di blu,il bianco,il grigio chiarissimo e scurissimo

– il profumo, essenze sottili leggere sofisticate

– i colletti sui tailleur e i soprabiti

 

Quello che gli uomini credono di amare (ma soltanto al cinema)

Gonne strette rivelatrici e seni aggressivi

– Ciglia finte

– biancheria da Femme Fatale

– profumi muschiati orientali

– tacchi a spillo

– metri e metri di frangia nera e chilometri di chiffon rosso

 

Non ci sono dubbi che a seguire i consigli di Genevieve c’è tutto da guadagnare,quantomeno non si corre  il rischio d’imbattersi in uomini dalla sessualità infantile ,dunque con forte propensione a non mantenere le “promesse".Non a caso il capitolo dal quale è prelevata la citazione sulle preferenze maschili in materia di stile,si chiama Sesso.  

Guida all’Eleganza è un libro di Genevieve Antoine Dariaux edito da Mondadori.

Venerati Maestri

Venerati Maestri

La tesi di fondo è che la cultura italiana specie quella "alta" oramai fa ridere. Fanno ridere i film leccatissimi di Bertolucci, il soprannome Asor Rosè e fortemente si sospetta che Umberto Eco sia invidioso dei successi economici di Dan Brown.Finiscono per diventare comiche anche le suggestioni ultraviolette del catalogo Adelphi,le scomuniche intellettuali de il Foglio,i testi misteriosofici di De Gregori,l’imperituro birignao sinistrese e i crociati della domenica che il Professor Pera ha immerso nel gran bagno della Controriforma post-moderna.Beato il popolo  che non ha bisogno di maitres à penser ma siccome in Italia ce n’è un sacco e una sporta,tanto più attirano gli sberleffi  quelli che grazie al "conformismo diffuso",ancora credono poveracci,di fare moda,tendenza,opinione.Di qui la necessità di guastare la festa all’ipocrisia inaugurando un genere d’iconoclastico divertimento.Arbitrario per sua natura è il lavoro di scuoiamento e destrutturazione dell’oligarchia culturale ma lungi dall’ingaggiare dispute soporifere,l’idea di Edmondo Berselli,autore di questo irresistibile "Venerati Maestri",è che questa operazione si possa fare tra amici,in sguaiata letizia,all’osteria o magari intorno ai tavoli di quei caffè dell’Emilia Profonda dove spaccare il capello e la conseguente virtù denigratoria raggiunge il sublime,recando seco soggetti e canovacci,personaggi e interpreti,tiritere e tormentoni,mosse e ingegni di scena.E dunque a proposito dell’egemonia  ci si può immaginare e sceneggiare una molto severa riunione all’Einaudi dei tempi d’oro,oppure affidarsi al professor Sartori per squadernare lì per lì una pìece sulfurea sulle cattedre e i pulpiti del liberalismo fasullo.Ricco è l’elenco delle vittime raffigurate con pregiudiziale irriverenza dal naso grifagno di Bobbio alla bianca acconciatura elegantissima di Giulio Einaudi,alla  faccia gialluta di Renzo De Felice.Ampia è pure la gamma dei trattamenti, dalle astruserie esoteriche di Battiato a quel catologo ambulante di citazioni e battute che è l’ex ministro Martino.Il punto è che i metri di giudizio critici non sono più quelli di una volta ed è qui che Berselli lascia irrompere sulla scena gomito a gomito con Venerati Maestri i finti intrusi e cioè gli eroi casuali dell’Immaginario Pop : I Pooh,l’intercettese di Ricucci,Dolce & Gabbana le dinamiche relazionali di Moggi e la sovrarealtà di Dagospia.Questo perchè nella vita collettiva l’auctoritas fa oramai cortocircuito con i "messaggi" della cultura di massa e non c’è più nemmeno tanta differenza tra la finta gravidanza della Bertè a Sanremo e l’estro  apocalittico dell’economista Modigliani tra il sorriso di Cacciari che  cita Goethe e quello che muove la saga Sottile-Gregoraci.Chi e cosa si salva? Flaiano,Amarcord,Dino Risi,,Guccini;Monicelli,la Provincia Avveduta e dimenticata,un po’ di Montanelli,il keynesismo di Fantozzi e Nicola Matteucci.Personaggi comunque  che non si prendevano e non si prendono troppo sul serio ma soprattutto quelli che sia pure per un attimo per la loro vita abbiano avuto un guizzo antiretorico e gridato Il Re è Nudo! smontando così la prosopopea irriflessiva dei Venerati Maestri.Di assoluto buonsenso d’altra parte è l’invito a considerare le differenze che passano in campo intellettuale tra genio e talento e di farsi venire il dubbio che molti talenti si esprimono al culmine di inconfessabili problemi personali egocentrismi,debolezze,folgorazioni.Molti hanno cominciato a sentirsi maestri quando "hanno visto la Madonna" e alcuni come il sacro elefante Giuliano Ferrara,continuano a vederne troppe .Il che può sempre accadere,il fatto è che ogni volta succede con immenso fervore e apocalittica gravità.Tanto vale prendersi un po’ in giro e citare Arbasino secondo cui nel mercato truccato dei supposti "influenti" si passa fin troppo agevolmente dalla categoria giovanile bella promessa a quella di solito stronzo.Sul tutto la fine dei codici estetici condivisi e la norma che al giorno d’oggi vale soltanto ciò – che – piace.Bella la conclusione del libro :

"Dovrebbe essere chiaro ma lo metto per iscritto perchè non si sa mai,che i personaggi di questo libro non sono che una trasposizione simbolica delle loro figure reali"

Venerati Maestri sottotitolo : operetta immorale sugl’Intelligenti d’Italia è un libro di Edmondo Berselli edito da Mondadori.