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Anno: 2007

Modernariato

Modernariato

Francesco Cossiga s’era già portato avanti con il lavoro inaugurando,lo scorso anno una mostra fotografica curata dalla figlia Annamaria e intitolata “Kossiga Boia” con tanto di doppie S runiche come da mostrine Schutz-Staffeln d’ordinanza, la variegatura ortografica,va da sè, stava ad indicare le maniere spicce del ministro dell’interno e delle di lui truppe.In quell’occasione i visitatori poterono ammirare una rassegna di immagini che nell’intenzione dei curatori doveva raccontare gli “anni di piombo”.Narratori principali : i muri delle città invasi da scritte infamanti.Protagonista assoluto, lui, via via denominato “della galera” “boia” “assassino” e anche “scemo”.Ma a parte la sfilza un po’ monocorde dello sfogo  popolare su parete, quel che strabiliava , erano le dichiarazioni rilasciate a margine della mostra di cui è sempre andato piuttosto fiero, manco su quei muri ci fossero benedizioni e non auspici catastrofici e riferimenti a mammà:Certo, rivedere e rileggere slogan e scritti, di cui alcuni contenenti spietate accuse per vite stroncate e sangue versato, desta una qualche impressione di dura realtà e di quasi fantastica realtà: la realtà di anni di piombo – e spessissimo non in senso metaforico! – e la fantastica realtà di un qualcosa che quasi mi sembra non potesse appartenermi. E l’origine di questi miei contrastanti sentimenti è nel fatto che io ho conosciuto, frequentato o mangiato alla stessa mensa con chi in quegli anni scriveva frasi come: “Cossiga assassino!” – anche credendoci! Certo, queste scritte mi impressionano più oggi che in quei tempi, in cui il gelo di tante morti e di bruto dolore mi faceva da corazza e, sentimento terribile, mi aveva privato del senso della paura, non perché, io ministro dell’interno “assassino e mandante d’assassini”, come scritto in un manifesto confezionato come un mortuario, paura non avessi, ma perché ero tanto immerso in essa da essere come cristallizzato […].Se lo dice lui…Tuttavia adesso che su iniziativa di diversi giornali e reti televisive, sembra indifferibile l’avvio di un dibattito sul 1977, nel trentennale dei numerosi (e controversi) accadimenti da cui furono segnati, quello e gli anni a venire,tutto è più chiaro e Cossiga può ritagliarsi uno spazio nelle celebrazioni , rilasciando interviste rispetto alle quali fingiamo di sorprenderci quel tanto che basta a non sembrare del tutto fessi. Riferisce il Manifesto di ieri 29 gennaio,il presidente emerito ha detto di sapere insieme ad altri quattro, chi sparò a Giorgiana Masi, ma non c’illudiamo : noi non lo sapremo mai, nemmeno se un magistrato di buona volontà volesse, rammentandosi che il reato di omicidio non conosce prescrizione,convocarlo e chiedergliene chessò..magari.. conto. Non è chiaro se questa rivelazione segna la fine della fandonia secondo la quale Giorgiana fu vittima di Smith and Wesson “amica” ma tant’è, lo scioglimento dei misteri non finisce qui : Quando ci accorgemmo che i sovversivi facevano presa sugli operai cominciammo a chiamarli criminali”.Questa operazione che Cossiga chiama Manipolazione del Linguaggio fu condotta ,a suo dire, insieme a Pecchioli (che essendo morto non può replicare) E ancora " La disposizione che avevo dato alla polizia era : se sono operai giratevi dall’altra parte,se sono studenti picchiate forte e giusto” Che altarini eh?Chi l’avrebbe mai detto che trent’anni dopo, la conclusione dell’ex ministro fosse che criminalizzare un ‘intera area politica spinse parecchi verso la lotta armata.Che acume.Adesso che sappiamo, possiamo in tutta tranquillità mandare le nostre foto d’epoca a Repubblica che ne ha promosso la raccolta per il dossier celebrativo.Io ho già pronta la mia :

Solo a fine mese

Solo a fine mese


Succede che nel ricongiungimento dei due tronconi di blog che sta avvenendo in questi giorni con fatica (data dall’imperizia) e noia (data dall’incapacità di fare lavori meccanici),mi sono accorta  di aver perso,nei vari traslochi, un po’ di post .Per esempio mi manca quello sulla Vergine dei Palafrenieri,quell’altro sulla strage di Bologna e quell’altro ancora su Sean Connery a cena sulla terrazza Caffarelli in occasione di Romafilmfest.Poco male.Essendo una perditrice rifinita (ombrelli,occhiali,accendini, sono i generi più ricorrenti) ho imparato a fare i conti con il senso di impotenza che ti prende quando capisci che la mancanza è definitiva,che dovrai ricomprarti  l’ ombrello e già sai che difficilmente sarà uguale a quello che hai lasciato in giro.Una parte dei post si può inserire di nuovo ma i commenti purtroppo sono andati irrimediabilmente perduti e per questo è giusto che io mi scusi  con i lettori  che così generosamente si sono avvicendati a dire la loro sul Partito Democratico o su Scorsese. Spero che il futuro ci riservi meno trambusti e di conseguenza meno traslochi virtuali.E’ singolare comunque che nel meccanismo di trasferimento automatico da una piattaforma all’altra,  una probabile stortura ha fatto sì che a volatilizzarsi fossero solo i post dal primo al ventitrè, dei mesi estivi.Fra duemila anni, studiando i frammenti e i reperti di questa epoca bislacca, gli archeologi concluderanno che durante la famosa quarta settimana, c’era chi tirava il collo e chi imbrattava queste pagine pretendendo quote rosa e incazzandosi con tale Bush, un’erbaccia invasiva e cespugliosa rovinagiardini. Avvaloriamo la tesi futura, con un cartello che ha fatto la sua comparsa durante la manifestazione pacifista di sabato scorso a Washington DC.(l’impero è alle corde e sarà nostra cura documentarne il crollo)

Di negazionismo in rimozione

Di negazionismo in rimozione

Le tesi dei negazionisti sono di diverse risme, insieme a quelle dei  revisionisti formano  una vasta materia assai presente, soprattutto sul web. Tuttavia per quanto possa essere aberrante la storia dei forni che, secondo queste ipotesi, altro non erano se non sterilizzatori di abiti, o fantasiosa la tesi dei rapporti tra sionisti e nazisti, hanno ragione gli storici e i giuristi, gli uni, quando dicono che Ricerca, Critica e Conoscenza devono essere la sola risposta a teorie strampalate e capziose e gli altri, quando affermano con forza che la libertà d’opinione è uno degli elementi fondanti della Democrazia e che l’introduzione di un reato di negazionismo potrebbe aprire la strada a tentazioni  proibizioniste anche nei confronti di altre posizioni differenti ma egualmente ritenute non accettabili socialmente. Per questo motivo non si dovrebbe aver paura della libertà d’opinione soprattutto non si dovrebbe trasferire sui giudici un problema che eventualmente attiene ad un’ azione politica e culturale, da promuoversi a cura di altre aree istituzionali. Ciò detto, non si può fare a meno di rilevare come accanto al Grande Negazionismo che si riunisce a Tehran e trasforma la Shoah da immane tragedia ebraica a grande complotto sionista, c’è una forma strisciante di Rimozione di episodi niente affatto ininfluenti : già si è detto del genocidio dei rom, dei sinti, degli omosessuali, della sterilizzazione degli afrotedeschi, crimini questi spsso emarginati dal racconto dei media. Ma quello che è sotto gli occhi di tutti è l’opera di minimizzazione del ruolo che l’esercito sovietico ebbe  nella liberazione Auschwitz e Birkenau i cui cancelli, a sentire certi telegiornali, si aprirono miracolosamente il 27 di gennaio per un’occupazione “simbolica" dei campi, visto che i tedeschi dopo aver incendiato documenti e demolito il crematorio III – IV- V erano in fuga e parte dei prigionieri abili alla marcia provenienti da Auschwitz, Birkenau, Monovitz erano stati caricati con la forza sui treni per essere trasferiti in altri lager. La verità è che Auschwitz fu liberata dalla 60° armata del Primo Fronte Ucraino al comando del Generale Pawel Kurochkin, con una manovra di accerchiamento delle truppe tedesche che costò la vita a 231 soldati russi. A mezzogiorno del 27 gennaio l’armata rossa marciava nel mezzo della città di Oswieçim e al pomeriggio raggiunse Birkenau e il Konzentrationslager di Auschwitz che alle ore 15 fu liberata. Settemila furono i prigionieri salvati in tutto il comprensorio di Auschwitz .Capisco che non si possa rinunziare a fare di tutta l’erba dei totalitarismi un fascio, ma il debito di riconoscenza dell’Europa nei confronti del popolo russo che ha complessivamente sacrificato alla libertà di tutti, venti milioni di vite umane,non può essere dimenticato ne’ rimosso.

La stupida perfezione del cerchio

La stupida perfezione del cerchio

Zmerinka era un grosso villaggio agricolo, in altri tempi luogo di mercato, come si poteva dedurre dalla vasta piazza centrale… ora rigorosamente vuota: solo, in un angolo, all’ombra di una quercia, era accampata una tribù di nomadi, visione scaturita da millenni lontani… Erano più famiglie, una ventina di persone, e la loro casa era un carro enorme…trainato da quattro cavalloni pelosi che si vedevano pascolare poco oltre… Chi erano, donde venivano e dove andavano? Non sapevamo: ma in quei giorni li sentivamo singolarmente vicini a noi, come noi trascinati dal vento, come noi affidati alla mutabilità di un arbitrio lontano e sconosciuto, che trovava simbolo nelle ruote che trasportavano noi e loro, nella stupida perfezione del cerchio senza principio e senza fine…

Primo Levi – La tregua.

Hanno un senso le celebrazioni della giornata della memoria solo se una delle lezioni più forti che l’Olocausto impartisce, continua ad essere la spina dorsale del nostro agire quotidiano : il rispetto per l’ALTRO, per colui o colei che è altro da noi in quanto ha altri connotati,altra storia,altre tradizioni,altri usi, altri costumi, altre religioni, altre opinioni.Solo in questo modo non sarà stato inutile il massacro degli ebrei,dei rom, dei sinti degli oppositori politici, degli handicappati,dei malati di mente e degli omosessuali nei lager nazisti.E’ facile spremere la lacrimuccia davanti ai forni di Auschwitz e Birkenau,è facile commemorare persino il Porrajmos o pubblicare documenti e immagini sulle liste di proscrizione degli omosessuali .E’ così facile che si pensa persino di promulgare leggi contro il negazionismo.Meno facile è riconoscere qui e subito, nel nostro attuale contesto,i diritti del popolo rom,degli omosessuali,degl’immigrati, dei detenuti nei manicomi giudiziari.Allora se si vuol essere credibili bisogna indignarsi davanti ai raid contro i campi nomadi ma bisogna farlo senza i ma e i però (rubano,sporcano o sciupano il panorama con i loro stracci) e da ultimo bisogna tradurre lo scandalo in provvedimenti,leggi, stanziamenti.Bisogna riconoscere agli omosessuali il diritto di essere una coppia legalmente riconosciuta e se lo desiderano di adottare figli.Bisogna chiudere i CPT,abolire la Bossi Fini,indagare sul lavoro nero,concedere cittadinanza e diritto di voto agl’immigrati.Bisogna chiudere i manicomi giudiziari.Solo così la Memoria serve, altrimenti sono film ,celebrazioni,pubblicazioni e convegni di un giorno,qualcosa di buono solo a scaricarsi la coscienza per poi tornare nei giorni successivi,di nuovo liberi di giudicare,emarginare,sorvegliare,punire,allontanare, gli ALTRI

Non Perdetelo

Non Perdetelo

Polonia, Ucraina ,Bielorussia ,Moldovia, Romania, Ungheria,lo stesso tragitto non lineare raccontato da Primo Levi nella Tregua, il suo viaggio di ritorno dal lager fino a casa in Italia.Un intreccio di parole di ieri con immagini di oggi,con un prologo che parte da Ground Zero,dal punto in cui è finita la tregua dei nostri tempi.La strada di Levi comincia da Auschwitz.La cortina di ferro però è caduta.


Così c’è Nowa Huta la grande fabbrica polacca orgoglio del regime, oramai ridotta al lumicino.Lì operava l’Uomo di Marmo  e Andrzej Wajda racconta il dramma del comunismo mentre la camera indugia sullo squallore del liberismo, incrociando gli sguardi degli operai disoccupati seduti ai tavoli di un bar.


E ancora Chenobyl che all’epoca di Levi non esisteva e nemmeno adesso se non come luogo di assurdo turismo.La Bielorussia che non ha ancora accettato il crollo sovietico,che ha ancora i funzionari preposti all’ideologia,solo che tutto oggi sembra venato di grottesco.La strada di Levi il bel documentario di Davide Ferrario diventa la sintesi di un viaggio dolente attraverso il Novecento mentre la voce narrante di Primo levi non smette mai di essere di sottofondo.In Moldavia spunta un cammello più o meno nel luogo in cui Levi racconta di averne visto uno e in Romania, una comunità di zingari accampati vicino ad una quercia,una delle pagini più toccanti della Tregua.Soprattutto c’è in questo bellissimo documentario, una ricerca del senso delle cose come amava fare Levi :

La storia è qualcosa di complicato e ininterrotto. Per questo è importante, per esempio, comprendere il consenso, anche se gonfiato, di personaggi come Lukachenko. Bisogna capire quest’Europa in transizione, fatta di movimenti incompiuti. Come Levi scriveva negli anni ’60 La tregua, in mezzo alla Guerra Fredda, noi facciamo questo viaggio nell’Europa dell’Est durante quella al terrorismo. Perché, non dimentichiamolo, anche noi abbiamo vissuto una tregua. Quella che tra il 1989 e il 2001, tra il crollo del Muro di Berlino e quello delle Torri Gemelle, fu definita “la fine della storia”. E’ quello che mi ha spinto ad accettare l’idea di Marco Belpoliti, anche se l’iniziale entusiasmo si è traformato in una certa paura, vista quant’era ambizioso il progetto. Come Levi cerchiamo di comprendere il presente, attraverso la storia. In questo senso lui è nostro contemporaneo.

Davide Ferrario