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Mese: Marzo 2007

Lezioni di stile (giochetti da Camera Alta)

Lezioni di stile (giochetti da Camera Alta)

afghanistanPoichè la priorità è mandare a casa Prodi, la CDL, al netto dell’UDC,  ha infine deciso per l’Astensione (che come ognuno oramai sa ,al Senato equivale ad un voto contrario), sul decreto di rifinanziamento delle missioni all’estero( Afghanistan in particolare).Comunque vada l’avvicendamento degli Ordini del giorno, inutili trappole vagheggianti mutamenti di regole d’ingaggio, tecnicamente impossibili almeno in quella sede, appare improbabile una caduta del Governo, almeno per quest’oggi.Seppure non ci fosse autosufficienza dei voti da parte della maggioranza,la visita di Prodi al Quirinale non sarebbe dovuta,potrebbe, è vero, recarvicisi l’Opposizione, stavolta con l’UDC, ma a quel punto il Presidente Napolitano non potrebbe far altro che richiamare garbatamente  i pretendenti ad una presa d’atto della realtà : uno stesso decreto che passa alla Camera con approvazione pressocchè plebiscitaria (voti favorevoli della CDL compresi) e al Senato con buon margine (voti della CDL esclusi),non si vede come possa costituire elemento di crisi.Si chiude così una settimana in cui non sono state risparmiate al Governo rampogne e lezioncine sulla Credibilità Internazionale,sul Mantenimento dei Patti,sull’inveterata abitudine della sinistra a trattare con  tagliagole e con furfanti di ogni risma (Hezbollah e Hamas) e sull’utilizzo della mediazione di ambigue organizzazioni non governative in luogo dei nostri  limpidissimi servizi segreti.L’opposizione però così prodiga di lezioni di stile, non ha il buon gusto di precisare che  se il decreto venisse respinto, tutte le missioni all’estero sarebbero annullate.Un modo singolare di concepire coerenza e fedeltà ai patti.Nel decreto di rifinanziamento sono compresi oltre che gli stanziamenti, anche elicotteri per spostamenti di truppe,aerei spia telecomandati e alcune squadriglie di velivoli da combattimento.Incrementare i mezzi non significa cambiare le Regole d’Ingaggio che a detta del comandante Nato italiano Generale Satta, in un’intervista concessa ieri al Corriere della Sera, sono sufficienti per proteggere la missione di peacekeeping, così come è stata concepita.Si da il caso però che a fronte di episodi di rottura della tregua tra Talebani e Consigli dei Villaggi – vedi incursione all’inizio di febbraio di un commando di duecento Talebani che ha disarmato la polizia locale nella regione di  Helmand,  l’impostazione difensiva del contingente italiano che controlla la prospiciente zona di Farah, va rafforzata .Il problema della sicurezza continua ad essere la principale piaga in quella regione caratterizzata da profonda instabilità ed eterogeneità etnico-tribale con alleanze a geometria variabile.Si può essere o meno d’accordo con la presenza militare in Afghanistan ma finchè ci sono truppe, va garantita loro la possibilità di permanenza in sicurezza.Ma a quanto sembra per la CDL questo è un problema del tutto secondario rispetto alla sconfitta del governo Prodi.I termini di questa complessa ed autodistruttiva strategia politica,spiegheranno agli Stati Uniti di cui si dichiarano amici fedeli ed acritici sostenitori ma soprattutto ai soldati italiani e al popolo afghano,la retorica intorno ai quali, rimane l’unica attenzione che la Destra sa dedicare.

Pericolose modalità di rilascio (A la guerre comme à la guerre )

Pericolose modalità di rilascio (A la guerre comme à la guerre )

AfghanistanIl rituale del post dissequestro (in questo caso ci è stata risparmiata la sparatoria al check point) prevede che, trascorse le manifestazioni collegiali di ansia, trepidazione e solidarietà ai parenti,si passi direttamente a fare il pelo all’ostaggio appena tornato in libertà. L’abito,l’espressione del volto,il backround,la necessità di prestare servizio in zona di guerra e – la più elegante di tutte – quanto possa essere costato al contribuente riavere lo scavezzacollo, la liberazione del quale, durante i giorni neri dell’attesa, tutti reclamavamo con forza. Così accadde per Simona Pari e Simona Torretta, così per Giuliana Sgrena e per altri.Ribadire  la centralità della vita umana è l’espressione più alta del fare politico ma non è una strada alla portata di tutti, vale a dire : non di tutte le Forze Politiche.Il caso Mastrogiacomo, prigioniero dei talebani,cioè del Nemico Numero Uno e liberato per di più con procedure ritenute irrituali , cioè,a dirla tutta, senza l’intervento diretto del Sismi, ma con l’apporto  determinante dell’Organizzazione di Gino Strada,non solo non fa eccezione ma è diventato subito occasione di indecenti speculazioni politiche anche su scala internazionale e per quanto possa sembrare impossibile che Karzai abbia liberato  due prigionieri senza sentire gli Stati Uniti,Washington ha dichiarato d’ignorare che da quelle parti si stesse trattando per lo scambio di prigionieri  e  bacchettato il Governo italiano quel tanto che basta per chiedere più impegno sul piano militare.A la guerre comme à la guerre ed è proprio per questo che se la guerre non la raccontassero i Mastrogiacomo a noi rimarrebbero solo i video di Alqaeda o quelli del Pentagono,I corrispondenti  svolgono un lavoro prezioso,il rischio anzi è che l’attività di reporting venga,in nome della solite sicurezza ed emergenza, incapsulata negli eserciti al seguito dei quali la libertà d’informazione non è considerata un’esigenza prioritaria.Spiace il riferimento (eterno e dietrologico ) alla gigioneria e alla smania di protagonismo (di Enzo Baldoni,il meno embedded di tutti, dissero che s’era andato a fare una vacanza elettrizzante in zona di guerra) dei civili,giornalisti o cooperatori e spiace ancor di più vedere ridotto o sminuito il ruolo di Emergency che oltretutto con l’alto prezzo dell’incarcerazione del  mediatore Rahmatullah Hanefi sconta il proprio senso di responsabilità e la propria capacità di essere interlocutore credibile presso i talebani,unico forse,come unici sono gli ospedali in zone in cui non esiste altra struttura sanitaria.A la guerre comme à la guerre.Ognuno ci va con i mezzi che gli sono più congeniali, chi con i mustang o con i mortai, chi rendendo disponibile il proprio coraggio e la propria capacità di raccontare,chi con il riconoscimento dell’umanità del nemico con il quale sarà inevitabile trattare se si ha davvero a cuore la pace.

Basso Impero

Basso Impero

Mi piacciono molto i nostalgici quando elogiano il tempo andato.In questi giorni, esponenti della categoria,nella foga del rimpianto, hanno finanche  dichiarato e scritto che gli scandali non sono più quelli di una volta e che quelli che si consumavano durante il Secondo Impero in Francia, erano cento volte meglio di quelli che toccano a noi.Insomma bei tempi quelli in cui una ragazza che volesse intraprendere una carriera di grande horizontale bastava si facesse chaperonner da un’anziana duchessa che parlava dieci lingue,suonava il pianoforte  ed era stata a letto, minimo con Metternich.Invece a me pare che a conti fatti, le petite horizontale d’aujourd’hui se la cavino egualmente e che al cospetto della buriana mediatico-giudiziaria tengano botta  con più dignità e fair play  dei loro presunti lenoni o amici o diffamatori.Abbottonata la camicetta, sfilano davanti alle telecamere o alle penne spianate, rilasciando dichiarazioni senza teorizzare,lamentarsi o gridare alla congiura internazionale e mentre volano gli stracci o meglio,la merda inserita nel ventilatore si spande ,riescono persino ad essere signorili  non rivelando il nome del proprietario dello Yacht della Villa o della Suite di cui si suppone siano state ospiti.Perchè,sia chiaro, di queste giovani belle e desiderabili si sa tutto,dall’abitudine intima all’ eventuale tariffa  ma dei loro  accompagnatori ricchi e potenti , mai niente.Un ultimo elogio alla moglie del Ricattatore, non solo per essersi defilata per tempo dal consorte , previa gragnuola d’insulti, come da intercettazione telefonica regolarmente pubblicata ma soprattutto per aver fatto disporre,vista la mala parata, il sequestro del secondo milioncino di euro (il primo, all’atto della separazione).E’ possibile che alla fine di tutta questa storia,l’unica che riesca davvero a fargliela pagare a quel bell’arnese di marito,sia lei.Ogni ragazza è seduta sulla sua fortuna,può essere vero,mentre è certo che va meglio, se accanto,le siede un buon avvocato.

Tutto il potere alla magistratura

Tutto il potere alla magistratura

Una legge per i telefonini a scuola,una per la violazione del segreto istruttorio,una per precisare meglio il concetto di cura (per quando la si voglia rifiutare),una per tutelare i diritti degli allevatori di crostacei,una per sancire quelli di chi va a trans,un’altra per ribadire i diritti di chi,costi quel che costi, vive di un solo imperativo categorico : informare i lettori sulle storie di chi va a trans,una per proibire la pubblicazioni delle foto di chi va a trans.Mentre si aspetta che una Riforma Giudiziaria faccia piazza pulita delle migliaia di fattispecie penali o civili obsolete,per ogni questione si richiede a gran voce una Legge un Decreto,un Provvedimento del Garante ad hoc .Dalla culla alla bara la nostra vita rischia di essere oggetto dell’attenzione occhiuta del legislatore e di conseguenza del magistrato che, tempo dieci anni, dovrà stabilire pure la morte più idonea del gambero da cocktail.Tramonta così, l’ipotesi della Regolazione gestita in ambiti differenti dai tribunali o dai parlamenti.Nella astrazione del Diritto non abitano solo i lauti compensi degli Studi Professionali chiamati a interpretare una Norma ritenuta troppo generale ma insospettabili spazi di libertà.Per i presidi che vogliono insegnare il corretto uso del telefonino, come per tutti gli altri, funziona un sistema di connessioni che tra Norma Regolamenti e Deontologia Professionale produca l’effetto di una soluzione che non sia buona per tutte le stagioni e sotto tutte le latitudini ma, egualmente valida ed equa,risolva problematiche specifiche.La legge è uguale per tutti ma prospetta infiniti rimedi per situazioni che eguali non sono.Tutto il resto è vieto paternalismo che con la Giustizia ha poco a che fare.

Nelle peggiori famiglie

Nelle peggiori famiglie

nue proprietè 04Come da letteratura antipsichiatrica dei 60th e giurisprudenzial criminologica di epoche recenti , la Famiglia, dispensa nevrosi a piene mani e il divorzio, non ne parliamo.Se poi a tutto questo si aggiunge la presenza di beni materiali da spartirsi, la frittata è fatta e l’infelicità garantita per tutti i membri .Coprotagonista di questa opera seconda di Joachim Lafosse, Proprietà Privata (Nuè proprietè) è la Casa di Famiglia, l’alienazione della quale, scatena contrasti feroci fino a turbare l’ordine precotto del post divorzio classico : Grande armonia tra mammà e prole, da una parte , gran conflitto con papà che passa ogni tanto rifila quattrini ai figli (gemelli,credibilissimi tra l’altro) e litiga con mamma.

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Per essere questa  un ‘opera seconda, contiene fin troppo mestiere (che  peraltro Lafosse ha esercitato in numerosi e apprezzati corti) per cui dalla scelta degli attori ad un uso delle inquadrature altamente drammatizzanti,si capisce bene che il senso di disagio che alla fine della proiezione si avverte in sala tra gli spettatori,l’ha confezionato ad arte proprio lui,il regista,in un crescendo di esplicitezze narrative che gli si possono tuttavia perdonare.Sebbene una mano felice come la sua non dovrebbe aver bisogno di effettacci,l’entusiasmo per un tema che da sempre cattura la sua attenzione di regista lo spinto appena un po’ più in là.Incredibile la Huppert.

Proprietà privata (Nue propriété) è un film a colori di genere drammatico della durata di 92 min. diretto da Joachim LaFosse e interpretato da Isabelle HuppertJérémie RénierYannick Renier,Kris CuppensRaphaëlle LubansuPatrick DescampsDidier De NeckDirk TuypensSabine Riche.
E’ anche noto con il titolo internazionale Private Property.
Prodotto nel 2006 in Francia, Belgio, Lussemburgo e distribuito in Italia da Bim Distribuzione