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Mese: Aprile 2007

I numeri

I numeri

afghanistanUn milione e mezzo di afghani curati e oltre 30mila interventi chirurgici nei tre ospedali e nei 28 centri di pronto soccorso; oltre mille uomini e donne locali a cui e’ stata data una professionalità e un lavoro, quasi tremila bambini nati nel centro maternità. E’ il bilancio di Emergency in otto anni di attività in Afghanistan, da quando cioé nel ’99 l’associazione umanitaria convertì un’ex caserma ad Anabah – un villaggio nella valle del Panshir allora controllata dagli uomini del comandante Massud – in un centro chirurgico dedicato alle vittime di guerra.
Emergency ha in nel paese 3 ospedali – il centro chirurgico di Kabul, quello di Anabah e quello di Lashkargah – un centro di maternità, sempre ad Anabah, e 28 posti di pronto soccorso sparsi un po’ in tutto il paese. Dal ’99 ad oggi, nei tre ospedali, sono stati ricoverati 50.477 pazienti, mentre gli interventi chirurgici sono stati 30.419: significa circa 11 operazioni al giorno. I posti letto a disposizione nei tre ospedali e nel centro di maternita’ sono complessivamente 260. L’ospedale di Kabul è il più grande dei 3 e il più importante centro di chirurgia di guerra del paese: aperto ad aprile 2001, si trova all’interno di un ex asilo bombardato ed é l’unica struttura ospedaliera di tutto l’Afghanistan che ha un apparecchio per le tomografie computerizzate. Vi lavorano 303 afghani e in otto anni ha eseguito 42.111 trattamenti di ambulatorio e 14.128 ricoveri.
Il più vecchio è quello di Anabah, aperto nel dicembre del ’99: 70 posti letto, 223 impiegati tra personale amministrativo e sanitario, quasi 10mila interventi chirurgici. Il piu’ giovane è invece quello di Lashkargah: fino a 20 giorni fa era diretto da Rahmatullah Hanefi. L’ospedale, considerato che ha aperto soltanto nel settembre del 2004, è quello in cui sono stati realizzati più interventi chirurgici: 4.757 in due anni, più di sei al giorno. Ma la nota forse più bella per il personale di Emergency arriva dal centro di maternità di Anabah: la nascita in otto anni di 2.794 bambini.

Stracci (che volano)

Stracci (che volano)

Brandelli di verità,strumentalizzazioni e blob mediatico – Falluja come Helmand,gli Ulema come gli anziani dei villaggi nella regione meridionale Afghana, Scelli in competizione con Gino Strada, le responsabilità del Governo Karzai (che deteneva e ha pertanto liberato i comandanti talebani) sfumate rispetto alla mancata messa in sicurezza dell’accordo e finanche a fronte dell’incredibile sequestro, detenzione e tortura da parte dei servizi segreti Afghani del mediatore di Emergency Rahmatullah Hanefi. Questo e molto altro ancora è quanto ci viene propinato (e hanno ancora il coraggio di chiamarlo  dibattito politico o a seconda dei casi informazione). Ipocrisia per celare l’ennesimo assalto al governo Prodi .Tutti i governi (anche quello britannico, anche quello francese,persino quello presieduto dalla CDL, che oggi invece prende inutili e speciose distanze) hanno trattato con i tagliagole e gli assassini, tutti hanno pagato riscatti e fatto liberare prigionieri, e a tutti nelle smagliature di una trattativa difficile, con intelocutori incerti e in zona di guerra è, in qualche caso sfuggito di mano il controllo della situazione :Baldoni, Calipari, Quattrocchi….Vada il governo a chiarire ogni questione in Parlamento e, se serve, rimuova l’impedimento del Segreto di Stato.Tutto è meglio,tutto è infinitamente più dignitoso di questo pianerottolo.Soprattutto non siano lasciati soli Emergency e Gino Strada, preziosa la sua opera umanitaria e di mediazione ma  insufficiente ad evitare che se ne colpiscano  gli operatori con  ogni possibile ignominiosa illazione : da quella di curare chiunque senza denunziare alcuno (la Croce Rossa avrebbe, nel caso, lo stesso obbligo) a quella (tutta dedicata a Gino Strada) di aver affiancato Bin Laden a Bush in una circostanza, e in un ‘altra,  quest’ultimo a Hitler. Adesso la credibilità dei mediatori passa per le opinioni politiche espresse a mezzo iperbole e paradosso. Suvvia..dopo tutto questo tragicomico teatro c’è ancora qualcuno che sostiene che col Nemico non si tratta?

La casa della vita

La casa della vita

La casa della vita ,bellissimo libro dell’anglista  e  critico Mario Praz, usci nella sua seconda edizione, mentre anche io (assai più modestamente)  mettevo su casa” in  piazza Capranica,uno slargo che si apre nei vicoli,tra piazza del Pantheon e  piazza Montecitorio.L’appartamento di proprietà del Sacro Collegio Romano era in cima ad una specie di torretta ,assai bello, ovvero rispondente a quelli che allora (e forse ancora), erano i miei canoni estetici (travi a vista, finestroni e finestrelle, indivisibilità razionale degli ambienti, ed una scala interna che non portava da nessuna parte ma che successivamente servì, munita di cuscini da salotto verticale ed incomunicabile visto che le persone vi si accomodavano ma non potevano guardarsi in faccia pena scomode torsioni).Anche se infestato dalle pulci e da altri insetti, il cui allontanamento definitivo costò una robusta opera di disinfestazione,  prima dell’arrivo dei pochi mobili ,per me la casa di piazza Capranica, rimarrà invariabilmente legata alla lettura delle cinquecento pagine interamente dedicate ai mobili agli oggetti ai dipinti e alle sculture che Praz aveva collezionato nell’arco della vita.Collezionato è una parola fortemente riduttiva,lo si capisce bene ancor oggi visitando a palazzo Primoli quella casa che,grazie alla generosa donazione che il Professore ne fece dopo la sua morte, è diventato il museo meno museale che ci sia.Pur non mancando gli ambienti di consistente dispiego di mobili Impero,di dipinti,di sculture e finissime porcellane…quella casa ha mantenuto lo stesso aspetto confortevole e vissuto di quando vi abitava il Maestro.La sua idea di abitazione – compendio di oggetti percepiti come tanti minuscoli regni che scortano silenziosamente e fedelmente la vita di una persona e della sua famiglia,mi sembrava assolutamente rispondente alla mia concezione ma soprattutto al forte rimpianto che guerra e deportazione aveva lasciato nella mia famiglia a causa della perdita di oggetti cari o utili o semplicemente ritenuti belli dai proprietari.Gli uomini passano e i mobili, rimangono a evocare coloro che non sono più.Alla mia famiglia era rimasto non moltissimo per evocare ma è sempre stato nelle mie aspirazioni circondarmi di quel poco per  rivitalizzare i tappeti calpestandoli, stipare la libreria con nuovi testi,cucinare nelle vecchie pentole,servire pietanze nelle zuppiere troppo grandi e sfogliare i libri scritti dal prozio velleitario, imitatore ora di Pitigrilli ora di Dannunzio.Non è per questo forte desiderio di rianimare che è  mai stato mortifero il senso di pletora che ha sempre accompagnato le mie case.Piuttosto sul Passato inteso come roba vecchia ed ammuffita, ha sempre prevalso la voglia di ricordare i Miei, di mischiare il mio Disordine col Cipiglio delle nonne,le mie idee balzane con quelle minutamente scritte e organizzate nei quaderni di sconosciuti aspiranti (poeti,giuristi e chissà cos’altro).

Mario Praz29 Ma per tornare a Praz il suo libro,è importante e davvero da non perdere, soprattutto il ricco corredo di foto è degnodi attenzione.Attraverso la descrizione di ogni stanza non solo èraccontata l’avventura  di uno studioso, intensa e mirabolante ma anche i piccoli episodi relativi alla ricerca e alla sistemazione degli arredi,delle opere d’arte, nonchè le circostanze in cui furono scritti alcuni dei suoi saggi.Inoltre questa casa in stile impero riesce ad essere totalmente immersa nella contemporaneità dell’autore che non tralascia di riferire di fatti storici e di costume relativi al proprio vissuto.Luchino Visconti prendendo le mosse da Scene di Conversazione di Praz scrisse il suo film Ritratto di famiglia in un interno.Casa e vecchio professore ne sono gl’indistinguibili ispiratori.

Elizabet Chaudet la fanciulla dei canarini

Il ritratto è intitolato “La fanciulla dei canarini” di Elizabeth Chaudet.Occupa la “Camera di Lucia”,la stanza da letto e di giochi della figlia di Mario Praz.Questo ambiente al quale è dedicato un capitolo piuttosto denso del libro, con rievocazioni a volo d’angelo che toccano il sindaco Nathan,i Fratelli Rosselli,o le prime volte al cinematografo ma soprattutto ove si racconta il tenero rapporto con Lucia bambina e di struggenti commiati  tra padre e figlia contiene inoltre una bellissima  barcellonette una culla con l’interno di velluto capitonnée che somiglia molto a quella del Re di Roma custodita a Fontainbleu.

Tra le due finestre del salone sono stati sistemati trofei d’armi intorno ad un quadro a soggetto militare.Mario Praz si definiva un non idolatro di Napoleone,nonostante la spiccata passione per i mobili Impero,tuttavia ammetteva che l’epoca in questione era stata senz’altro  quella in cui gloire  faceva rima con victorie e il Maresciallo di Francia ritratto mentre appunta la legion d’onore sul petto di un ufficiale di cavalleria attorniato da nove militari un po’ di tutte le armi,ne è un discreto indizio.

Un particolare della Galleria con la tipica libreria a ponte e il piano superiore delimitato da balaustre.In fondo una spelndida statua di amore con  faretra di Leopoldo Cicognara

Questa è una veduta parziale del salone con divano e due dormeuses di velluto rosso ai lati del caminetto che ha un parascintille ricamato:all’esterno Nell’alcova della biblioteca bianca e oro,un ritratto di Caterina Murat.Due vedute spagnole di Cannella e miniature Hummel e Le Guay.

La Casa della Vita è un libro di Mario Praz edito da Adelphi (di recente anche in edizione economica)

Il fondo Mario Praz  ha sede a Palazzo Primoli in via Zanardelli a Roma al terzo piano del palazzo che ospita anche l’interessante   Museo Napoleonico .

L’appartamento è aperto tutti i giorni tranne il lunedì con orario 9-14. 14.30 – 19.30.

Poichè sono consentite visite di non più di dieci persone è consigliabile prenotare

Io ci ho provato

Io ci ho provato

a voltare pagina e a scrivere dei fiori e del terrazzo, poi però la notizia  dell’uccisione di Ajmal Naqshbandi ha reso ridicolo, qualunque momento di ottimismo e di speranza.Quand’è così  diventa stupida anche la cavatina consolatoria della vita che continua.Non meno avvilenti sono le polemiche di contorno  .E’ difficile stabilire se il governo italiano abbia o meno fatto tutto il possibile per impedire l’esecuzione di Adjmal e poi lasciano francamente interdetti le posizioni di quelli che, per carità – con i tagliagole non si tratta – ma poi si lamentano perchè non si è trattato abbastanza.Di sicuro Karzai insensibile alle sollecitazioni di una preoccupatissima  Stampa Afghana ,negando con decisione la possibilità di trattative che concernessero la liberazione di altri prigionieri,ha accelerato l’epilogo della vicenda.Ma chi può dire?Può esistere una liturgia dei sequestri? Un codice d’onore da rispettare?Una serie di passaggi diplomatici da seguire ,in questi casi? Come dimenticare Enzo Baldoni a proposito di ostaggi o di trattative oscure,se mai ce ne furono.Adjmal aveva venticinque anni, Mastrogiacomo ne aveva scritto con affetto, come di un compagno con il quale aveva condiviso un momento terribile e del quale,verso la fine dell’esperienza comune, aveva visto venir meno l’ottimismo. E’ stato decapitato nel distretto di Garmsir della provincia dell’Helmand prima della scadenza dell’ultimatum. Abbiamo chiesto il rilascio di due comandanti talebani in cambio di Adjmal Naqshbandi ma il governo ha ignorato le nostre richieste e oggi, alle 15.05 ora locale lo abbiamo decapitato –  è stato il comunicato del portavoce del mullah Dadullah

adjmal

Voltiamo pagina (Château Margaux 1993)

Voltiamo pagina (Château Margaux 1993)

chateaux328Stasera potrebbe finire come niente nell’ insalata  ma con un pizzico di fortuna, esalterebbe finanche un piatto di ravanelli in pinzimonio.Dipende.Mentre "respira" nella caraffa meglio munirsi di una valida alternativa.I grandi vecchi sono bizzosi.Basta un niente …

 
Margaux tire magnifiquement son épingle du jeu difficile du millésime 1993. Quel vin!