Si sa bene che il melodramma richiede una specie di dilatazione dei sentimenti, dei gesti, degli atteggiamenti, ecc. Con la Callas si può arrivare a tutto ciò con molta facilità, perché lei vi è portata, però con un controllo, con una finezza, con un gusto straordinari… al contrario di molti altri cantanti per i quali il cantare un’opera è una cosa definita da tre o quattro gesti di maniera, che ripetono per tutto il corso dello spettacolo
Luchino Visconti
Nel 1979 ,mentre lavoravo ad un documentario su Maria Callas, poi presentato nell’ambito delle celebrazioni per il secondo anniversario della morte , mi è capitato d’incontrare persone – esperti o semplici appassionati – che avevano avuto la fortuna di assistere ad esibizioni dal vivo della soprano.Indistintamente tutte, erano rimaste colpite, di sicuro dall’ incredibile bellezza e versatilità del timbro della voce di Maria ma soprattutto dalla sua capacità di essere ad un tempo soprano e attrice,attitudine fin lì, trascurata dai cantanti lirici che si erano sempre limitati ,come pure ricorda Visconti, ad affidare le loro interpretazioni a gesti tradizionali e di routine – Tosca che indietreggia strabuzzando gli occhi, orripilata innanzi alla lasciva aggressività di Scarpia,Violetta che dopo la festa in casa propria, tende l’orecchio alla finestra per ascoltare la voce di Alfredo che si allontana nella notte o Butterfly che strapazza il figlioletto sospingendolo verso il console americano a mò di presentazione o Salomè che invece di danzare davanti al profeta, se ne sta dritta impalata al centro della scena, nello splendore del suo quintale e passa .Gesti talmente ripetitivi e dissociati rispetto alla drammaticità o alla gioia suggeriti dal testo, da sfiorare in qualche caso, il ridicolo.Credo che nell’ambito della recitazione lirica esista un prima e un dopo Maria Callas la presenza scenica e l’inclinazione drammatica della quale, erano talmente marcati da non sfuggire a Visconti che la diresse in una memorabile Traviata ma nemmeno a Pier Paolo Pasolini che la scelse per il suo film Medea.Maria Callas conferì vitalità a personaggi impolverati dall’assenza di dramma scenico, restituendo via via a Butterfly l’età adolescenziale a Violetta quella superficialità che nel nello svolgersi degli eventi, si trasforma ora in consapevolezza ora in senso di responsabilità , a Norma i toni soavi e patetici della dell’istinto materno dolente e frustrato (l’andante Teneri figli ha del miracoloso ).Callas inventò con successo, la formula del soprano drammatico di agilità.Nondimeno, il fatto che una voce scura e corposa si cimentasse in virtuosismi di alto livello vocalistico ,spiazzò la critica e le assicurò l’apprezzamento del pubblico.Ma anche quando, dopo gli anni 60, la sua voce apparirà in grave declino Maria riuscirà egualmente a tenere testa ai suoi personaggi mascherando l’ evidente erosione del registro acuto e la diminuita agilità della voce, con il fraseggio sempre altero,perentorio, da dominatrice.Rispetto all’importanza e alla mole del Lavoro dell’Artista mi è sempre sembrato inutile e fastidioso affiancarvi la biografia patinata,gli amori sfortunati e il panfilo Cristina. Una tristezza infinita era impressa nel suo sguardo e non l’abbandonava mai come quel senso di solitudine inutilmente ingioiellato o abbigliato Chanel ,Biki e Dior.
Evidentemente, su quel piano,( quello della recitazione ) oggi, sono molto migliorati tutti i cantanti. Facciamo l’esempio di quel George che faceva Erode in Salomé. Quello, per me, è un grandissimo attore: è già attore lui come natura, perché oggi vengono su già con l’esigenza di recitare, oltre che di cantare. Tutto ciò dipende da una revisione dello spettacolo lirico non solo in Italia ma in tutto il mondo. Revisione e ringiovanimento del materiale melodrammatico, insomma
Luchino Visconti