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Mese: Ottobre 2007

Repetita stufant

Repetita stufant

Che in Italia non ci sia meritocrazia è un’affermazione che ho sentito , in distinte circostanze, da Sabina Guzzanti, Beatrice Borromeo e Urbano Barberini dei Priincipi omonimi . Quando certe espressioni cominciano a rimbalzare un po’ troppo di frequente da articolo, a forum, a pubblico dibattito, a programma televisivo, finiscono con il perdere di senso. Una ripetitività che lungi dal giovare come avrebbero voluto gli antichi, in realtà paga l’obolo alla rassegnazione.Se il clamore non è in grado di generare cambiamenti (quasi mai lo è, non da solo quantomeno  ) allora c’è caso  che subentri assuefazione  e che persino i  principi si facciano carico della denunzia, guadagnando con poca spesa e nessun rischio, le ribalte . Davvero non c’è modo di raccontare la nostra condizione senza ricadere nel banale e nel luogo comune? Forse solo chi è disponibile a dirla tutta e cioè che per ottenere la soddisfazione dei meritevoli non basterebbe azzerare la classe dirigente o vincere buona parte della mentalità che presiede il governo delle imprese ma che un intero sistema culturale andrebbe destrutturato.Gli effetti sarebbero uguali a quelli di una vera e propria rivoluzione.Che nessuno vuole.

Il giovane Coppola

Il giovane Coppola


Dopo dieci anni, Francis Ford Coppola esce dal suo splendido isolamento di industriale di pasta, vino e resort internazionali e come un giovane cineasta –  Lo sono stato ed è ora di tornare ad esserlo – realizza  questo Youth Without Youth tratto dal romanzo di Mircea Eliade . Low budget, autoprodotto,girato in Romania in 84 giorni con una piccola troupe , una lavorazione lampo rispetto a quelle abituali di Coppola. Un film sul Tempo e la Morte, sul Doppio e sulla illusorietà dei sogni  e attraverso il quale
finalmente Francis Ford, concreta  l’ambizione  di essere un regista autonomo, alle prese con un progetto  sperimentale , esperienza a lungo  negatagli da un successo arrivato immediatamente, già dal  primo film  e che ha indirizzato il suo lavoro su binari ben definiti, lontano da possibilità di crescita attraverso la ricerca di nuove formule. In virtù di questa produzione molto dimensionata, Coppola  ha potuto concedersi una serie di piccoli lussi come quello di non essere obbligato a  compromessi – fare un film è come un matrimonio e io sul set ho circa 40 mogli – con il resto della troupe o con il direttore della fotografia. Così alla maniera di  Yasujiro Ozu, può finalmente adottare la macchina da presa fissa che enfatizza l’immagine fino a renderla un’icona potentissima, quasi una protagonista assoluta, un  riquadro all’interno del quale  gli attori si avvicendano entrano ed escono senza essere seguiti ovvero può affrontare  il tema del Doppio utilizzando  un unico attore, Tim Roth , differenziando le riprese  ora dall’alto ora dal basso ora da destra ora da sinistra a significare  un dialogo con un altro se stesso oppure costruisce la scena del sogno  senza filtri color pastello, senza  calligrafie tradizionali , solo con  la macchina  da presa rovesciata come se l’operatore avesse girato a testa in giù. La trama  concerne il  fortuito ritorno alla gioventù fisica ed intellettuale, di un anziano professore che ha deciso di suicidarsi. Braccato dai nazisti che vogliono studiare il fenomeno,il protagonista  fuggirà all’estero. La sua vità affronterà un continuo uragano emotivo, dall’incontro con l’amore a quello con il proprio doppio mentre dovrà continuare a proteggersi dai suoi inseguitori. Su tutto domina  il concetto di tempo suprema ambiguità della condizione umana e quello della reincarnazione.  Il film , bello ma poco masticabile , non è piaciuto a tutti : è complesso,filosofico molto europeo e va visto – magari non  due volte come da indicazione del regista – ma sicuramente con l’ attenzione dovuta Del resto vedere un film non è mai un’esperienza solo visiva, è un’avventura percettiva – ci ha spiegato Coppola durante l’incontro con il pubblico – Davanti a certi film di Antonioni o Bergman anche a me è capitato di pensare non so se ho capito bene.E li ho rivisti.

Un’altra giovinezza (Youth Without Youth) del 2007, diretto da Francis Ford Coppola e interpretato da Tim RothAlexandra Maria LaraBruno GanzAndré HennickeMarcel IuresAdrian PinteaAlexandra PiriciFlorin Piersic Jr..

youth

Cul de Sac II (processi all’aria aperta)

Cul de Sac II (processi all’aria aperta)

Sarà anche una personale fissazione ma nella vicenda di Catanzaro, la fuga di notizie , che secondo Antonio Di Pietro non dovrebbe essere condannata perchè nel caso di Politici indagati, i cittadini hanno diritto di sapere, rischia di produrre effetti indesiderati, paralizzando le indagini sull’Inchiesta Why not. Proprio quello che non si voleva accadesse nell’interesse comune. Intanto a chi è giovata la bagarre? I cittadini non hanno capito granchè se non che il Guardasigilli ha probabilmente tentato di trasferire l’inchiesta quando ha scoperto, dai giornali, di essere indagato. Il che non è nemmeno detto, ne’ potrà mai dirsi, visto che oltre a non esserci con i tempi – l’ispezione è stata disposta prima che Mastella fosse indagato – nessun atto compiuto dal  Ministro  è eccepibile dal punto di vista formale o fuori dalle sue prerogative, che De Magistris era sotto ispezione anche ai tempi di Castelli , che l’inchiesta è stata avocata su iniziativa autonoma del Procuratore Capo e proprio a causa del clamore mediatico nonchè del presumibile conflito tra il magistrato titolare e il Ministro, e soprattutto che i processi alle intenzioni e le malizie servono ad alzare polveroni di cui francamente non abbiamo bisogno, tantomeno giovano alle indagini . Ciò detto non si capisce bene perchè Mastella dovrebbe dimettersi visto che a suo carico non emerge, almeno fin qui,  proprio nulla.Da questo punto di vista anche l’invocazione di Cesare Salvi – o l’inchiesta torna a De Magistris o andiamo tutti a casa – appare incomprensibile. In tutto ciò, il minimo che possa fare il Capo dello Stato è preoccuparsi per le sorti dell’inchiesta che passando di mano in mano rischia di arenarsi. Alla fine della fiera, atteso che il Consiglio Superiore della Magistratura deve ancora pronunciarsi, la fuga di notizie, che impropriamente passa per diritto all’informazione, ha prodotto solo danni. I processi in piazza negano l’essenza del Diritto che è tale proprio per sottrarre il giudizio agli Umori e ai Poteri.O si corregge il tiro o questo diventa un altro gigantesco cul de sac, non tanto per il Governo quanto  per l’ interesse di tutti.

Cul de Sac (the day after)

Cul de Sac (the day after)


Il giorno dopo la manifestazione della sinistra radicale , le posizioni,  come è ovvio,  rimangono invariate.Da una parte il testo del protocollo sul welfare così come è stato votato nella recente consultazione sindacale e dall’altra un pacchetto di 900 emendamenti a stesura dalla sola Unione che comprende le modifiche proposte sia dalla sinistra radicale che dall’ala moderata. Poi ovviamente ci sono anche quelle dell’Opposizione . Dal  gioco dei (triplici ) veti incrociati e con le votazioni a raffica (emendamento per emendamento, salvo accorpamenti , non sempre fattibili),il protocollo potrebbe uscirne addirittura peggiorato. L’ipotesi non è peregrina, tant’è che questa, attualmente, è una delle più grosse preoccupazioni del sindacato . D’altro canto Rifondazione,incassato il successo della manifestazione,non può tornare a casa senza un risultato, i punti forti, rispetto ai quali non intenderebbe recedere sono : l’abolizione della proroga di un anno dei contratti a termine e quella dello staff leasing. La quadratura di questo cerchio appare a tutt’oggi  impossibile mentre in assenza di eventuali mediazioni  (ma quali?) è credibile  che il governo scivoli proprio sul welfare con i risultati che si possono immaginare : di un nulla di fatto  per il pacchetto e conseguente ritorno al voto. E’ vero che Napolitano scioglierebbe le camere solo se costretto .Ma in questo gioco perverso ed incontrollato, potrebbero insorgere elementi tali da giustificare la decisione . Se così fosse, si sarebbe ascoltato il popolo, almeno quella parte che nella fine di Prodi ha visto l’unica soluzione utile. A fare cosa, non è dato sapere.Ce lo spiegheranno poi. Continua la condanna :  senza alcuni ( sinistra e moderati), non si vince e con quegli stessi , non si governa.Indirizzare  le aspettative è diventato a questo punto, una delle cose più difficili .

Quale distanza

Quale distanza

Festa09

La giusta distanza, oltre che essere il suggerimento professionale  che nel film , un aspirante giornalista riceve da un vecchio redattore di cronaca locale, è anche, secondo Mazzacurati, lo spirito giusto  (ne’ coinvolgimento ne’ freddezza) per affrontare il disagio e il senso di inquietudine che invariabilmente ci procura la complessità di certi eventi.Suggerimento saggio che il regista per primo elude infilandosi mani e piedi nella dinamica della storia e spargendo empatia per ogni dove (e infatti così si fa). Il ritorno ai paesaggi della provincia veneta (gli stessi di Ossessione di Visconti) più una fotografia talmente bella, da vincere la competizione col resto, si rivelano ingredienti chiave dei quali lo spettatore può godere a piacimento.Tuttavia dai tempi del Prete bello o di Notte italiana non tanto i luoghi sono cambiati ma sicuramente i personaggi.Così attraverso una galleria , dalla maestra all’avvocato,all’immigrato,all’arricchito si snoda una storia di ordinaria violenza proposta senza l’ausilio di effettacci, serial killer e sangue a fiotti: un film che lavora sotterraneamente fino a insinuare nell’affresco poderoso quel senso di solitudine che tutti attanaglia.Tutti .Spettatori compresi.

La giusta distanza è un film a colori di genere drammatico, noir della durata di 110 min. diretto da Carlo Mazzacurati e interpretato daValentina LodoviniFabrizio BentivoglioGiuseppe Battiston,Giovanni CapovillaAhmed HefianeRoberto AbbiatiNatalino BalassoStefano ScandalettiMirko ArtusoMarina Rocco.
Prodotto nel 2007 

Festa 13