Sfogliato da
Anno: 2008

Viva la campagna .Uno. ( L’esercito di terracotta)

Viva la campagna .Uno. ( L’esercito di terracotta)

Preceduta da una stagione di furori antipolitici  e da  momenti di occasionale partecipazione, la campagna elettorale meno avvincente della terra, procede senza soprassalti.Il filo conduttore del Rinnovamento nelle diverse gradazioni dalla pulizia parlamentare a colpi di scopettone ai più nobili richiami all’Etica del fare politico, ha attraversato quasi per intero i due anni di mandato del centrosinistra. Rinnovarsi è probabilmente il progetto più ambizioso e di difficile realizzazione che esista ma i nostri politici che contrariamente a quel che si ritiene, passano la vita ad osservarci , a studiarci e ad ascoltarci e su di noi costruiscono i programmi e modellano i propri comportamenti, tutti indistintamente hanno voluto obbedire alle richieste loro pervenute dalla società civile. In due parti e venti punti, le riflessioni maturate in casa democratica e in campo avverso (stamane complice una mezza giornata di libertà, sono andata a sentire Berlusconi all’Eur) su come l’idea di Rinnovamento è stata interpretata e come stia lavorando… 

EsercitoXian

ANOMALIA . Vetusta, giurassica, arcaica immarcescibile ed  in prevalenza composta da uomini, la classe politica italiana,è pervicacemente incollata alle postazioni della rappresentanza e del potere . Se ne è discusso fino alla nausea per un’intera stagione durante la quale  la confusione tra anzianità di servizio ed età anagrafica, tra genere e rappresentanza e ancora tra  rappresentanza e  competenze, è stata l’ingrediente di una gran marmellata in cui però non figurava al posto d’onore un principio chiave :  non sarà sufficiente svecchiare il parlamento senza decostruire lo schema politico  che sovrintende i centri di potere, locale e non . Fare il tiro al piattello col notabile di turno è stato il solo divertimento in cui ci si è applicati. Per vedere la luce ci vorrebbero Volontà e Regole. Pallida l’una, in alto mare le altre.

BERLUSCONI. Non è più lo stesso. Non fa ridere. Inutilizzabili dunque , per rinfocolare gli antichi istinti antagonisti che tanto giovarono alla Causa,  i rialzi , i trapianti e la riesumazione di vecchia anedottica sul galateo del perfetto gentiluomo alla toilette. Lui,il Silvio ,  ha cambiato mise e descamisado com’è , fa coriandoli il programma dell’avversario producendo modesta  audience  ,ha finanche eliminato dall’ eloquio, sempre fluente  a onor del vero,  il mi consenta (con e meneghina, dunque assai stretta) e nominato il comunismo una volta sola,  appena, per quel po’ di contraltare che le proteste sulla candidatura di Ciarrapico imponevano. Perso l’allure del nemico da abbattere, arringa il popol suo limitando l’uso di palchi e tribune , preferisce esternare in mezzo alla gente,all’ombra dei gazebo e contornato da nutrita schiera di bodyguard .Ha l’ingrato compito di essere attraente ma senza eccessi, strafare significherebbe provocare il risveglio di buona parte degl’indecisi che stavolta, manco a dirlo, sono in gran parte elettori del governo uscente.

CAMPANIA . Ianua Coeli. Dato il numero di elettori  il PD si gioca qui la possibilità del pareggio nazionale , non meno impegnativa si prospetta la battaglia per arrivare  secondo  in classifica.Qui si parrà se la nobilitate veltronionana di rifiutare il pacchetto Nusco (leader storico più fedelissimi ed inquadrati elettori) avrà pagato. Ma non solo. Liste alla mano risulterebbero gran cambiamenti o, a scelta , gran commissariamenti from loft .Di sicuro gran malumori from ogni direzione.Del resto squadra che non vince s’ha da cambià.La sensazione è  che nel compilare le liste delle politiche si sia  pensato anche a quelle di probabili amministrative a breve , vedi cambio in corsa del previsto capolista al senato improvvisamente finito nelle file della camera.Ma sono solo congetture (mie)

DIRITTI Ovvero temi impropriamente detti sensibili . Ovvero coppie di fatto & testamento biologico. Se due righe in calce al Capitolo Giustizia del programma del PD vi sembran poche, provate voi a farne passare tre

ESPIAZIONE Più Veltroni si affanna a dichiarare che il Partito Democratico ha un’identità esclusivamente riformista meno gli si crede. Non c’è altra spiegazione al fatto che da più parti continui a sembrare scandalosa qualsiasi iniziativa :  dalla presenza  in lista di imprenditori e generali  insieme ad operai e soldati semplici, al considerare chiuso il capitolo lotta di classe nell’accezione classica del termine.

FERRARA. Ci ha provato con la lista pro life, l’apparentamento e la riesumazione di cadaveroni della terza dinastia. Fin qui l’ unico risultato che è riuscito ad ottenere ,a parte il risveglio di quel che resta dei movimenti femministi , si è risolto in gran dinieghi . Battaglia culturale è stato poi il peggior affronto che il programma della lista pro life abbia ricevuto:Volevano esprimere il Ministro di Sanità,sono considerati alla stregua del salotto della contessa Clara.

GOVERNABILITA’ Tutto si fa per te ma il sistema elettorale non consente  altro che vittorie di misura. Dunque non finisce qui . Ed è davvero deprimente pensare ad una stagione in cui il sostanziale equilibrio non potrà produrre altro di buono se non  la scrittura di Regole per  giochi destinati a riaprirsi in futuro.

INDECISI Una consistente percentuale d’indecisi, ben oltre quella fisiologica dell’avvio campagna, caratterizza questa fase. Il dubbio : voto utile / voto identitario è una realtà essendo cambiata l’offerta politica e il quadro di riferimento : il  bipolarismo non c’è più, qualche formazione si è accorpata, altre ne sono nate e questo è di sicuro un motivo di disorientamento. A questo si aggiunge una percentuale di delusi dall’azione del precedente governo (che comunque è sempre presente nelle competizioni elettorali)   Per quanto detto ,la fetta più consistente degl’indecisi è costituita da elettori del centrosinistra mentre nel centrodestra a vacillare sono gli elettori dell’UDC. Gl’indecisi giocano una partita importante e potrebbero costringere i maggiori contendenti a resuscitare l’antico spirito competitivo basato su antiberlusconismo /anticomunismo al solo fine di rendersi riconoscibili. Potrebbe essere la fine del fair play ( e anche della noia, per certi versi ) con un Berlusconi più a suo agio in versione arrembante e un Veltroni allenatissimo a saltar fuori dalla gravitazione universale – non è mai stato comunista,non ha governato lui , ma anche ..ma anche – Ma anche è rischioso.Non lo faranno probabilmente.

LISTE  L’esercito di Terracotta  di Qin Shi Huang ci fa un baffo .Tutti corrono dietro alla società civile nella visione più stereotipizzata che c’è : basta sostituire ai mandarini, ai fanti, agli alabardieri, ai frombolieri e alle concubine imperiali,  categorie più in auge:   il Giovane la Donna, l’Imprenditore, l’Operaio e il gioco è fatto, via i politici  e largo agli uomini della strada o agli esponenti di altri Palazzi. Con la scusa di far fluire il  nuovo e dar voce ai silenti , un esercito di malleabili inesperti sarà presto a disposizione dei partiti che li hanno designati. 

MAGGIORITARIO Prima della caduta e durante le trattative pro riforma elettorale, il Porcellum si sarebbe voluto sostituire con un , proporzionale modellato ora sul sistema spagnolo, ora su quello tedesco ora su alcune improponibili fritture miste. Una soluzione di ripiego, vista la vocazione dei principali contendenti ma che avrebbe potuto agire sulle molte resistenze dei piccoli partiti ad un sistema più esplicitamente maggioritario. Il precipitare degli eventi ha prodotto un nulla di fatto ma la decisione di Veltroni di partecipare da solo ha generato molto più scompiglio tra i suoi alleati naturali e nel campo avversario di quanto possa sembrare. Resta il maggioritario ma rotto il sistema delle alleanze la campagna assume i contorni delle contese ai tempi del proporzionale.Niente più muro contro muro ma partiti in competizione in un moltiplicarsi di fronti.Tant’è che la principale preoccupazione  di Berlusconi non è tanto il PD ma Casini ( vedi richiamo alla non dispersione del voto e a convogliare i consensi sui principali partiti)

continua…

Quel monumento in blu

Quel monumento in blu

ingegnere 2212009720_deb5d4cbefNon ho la vignetta che è di qualche tempo fa, quindi la racconto citando a memoria. Prima sequenza : La Fulvia di Pericoli & Pirella, bionde chiome al vento e aria svaporata , si sporge dal bracciolo di una poltrona  e fa : Consiglio a tutti  il bellissimo libro di Arbasino su Carlo Emilio Gadda. Seconda sequenza : La Fulvia con chiome sempre più lussureggianti  e aria svaporata come sopra,  ha piazzato una delle sue gambe chilometriche sul bracciolo e prosegue : Lo consiglio soprattutto a chi si è stufato di fare largo ai giovani. Accidenti che promozione. Ma i giovani probabilmente non c’entrano,  l’omaggio dev’ essere ad altro tipo di maturità e a proposito di questo, una premessa si rende obbligatoria : le poche cose che scriverò su questo libro, saranno spudoratamente di parte. A me piacciono molto gli scritti di Arbasino, mi piacciono talmente che pure se arrivassero trecento commentatori con propositi denigratori , non muoverei un dito per redimerne nemmeno uno . Un po’ come si fa con certi amori :  qualcuno te ne domanda conto e tu spalanchi le braccia come per dire …è così. Ora, non che io sia innamorata dell’Alberto che ha gli stessi anni di mio padre ma forse è anche per questo che ogni suo riferimento, ogni  rappel  mi risulta famigliare.Se, come in altro libro ,racconta del viaggio in Grecia che assieme ad un gruppo di amici intraprese per scappare dal trambusto delle Olimpiadi di Roma del 1960, non posso fare a meno di ricordare che analogo proposito misero in atto in casa mia e per gli stessi motivi ( la meta estera però fu un’altra) e che questo mi è  stato raccontato infinite volte, lo stesso accade a proposito di altri episodi, altri ristoranti, teatri, dispute bibloteche e soprattutto per l’uso nel parlare corrente di termini francesi e inglesi mischiati al dialetto oppure il chiamare colazione il pranzo e il pranzo la cena e relativi rimbrotti  dati da uso improprio ( e gran  confusioni di appuntamenti) .Insomma quel poco di innocuo snobismo che forse è un po’ anche puzza sotto al naso ma che, data la modica quantità, mi fa sentire subito a casa . Insomma non vorrei dire che l’Arbasino Alberto mi ricordi propriamente l’infanzia e gli snobboni di casa mia, ma quasi. Per esempio il cameo irresistibile che si trova in questo libro, di una tale principessa capitolina che aveva invitato due amiche e  davanti al botteghino del  Fiamma – film in programmazione l’Eclisse – fruga nella borsetta in cerca dei soldi borbottando il suo, chiamiamolo disappunto, in francese, mi fa ridere per motivi probabilmente legati a decine di altre principesse romane (più quella) sulle quali in casa ho sentito ironizzare con ferocia  che si sarebbe voluto far passare per repubblicana, benché fosse assai di più (si tendeva sempre a rimarcare la scarsa signorilità e la molta ignoranza della nobiltà nera o papista o quel che era)  oppure  Marlon Brando che pare girasse Riflessi in un occhio d’oro a Pomezia in incognito, altra leggenda che ancora si tramanda dalle mie parti. Insomma tutto un mondo romano e milanese (fortunatamente, per certi versi) sparito ma che mi fa piacere ritrovare in sistematica narrazione. Dunque largo ai maturi (in ogni senso) lettarati,alla scrittura curata fino allo spasimo,alle parole tornite per giorni e giorni.Largo alla fatica di scrivere e ai suoi magnifici esiti. Largo all’appropriazione e al rimescolamento di linguaggi, lingue straniere e dialetti che rivitalizzano il racconto . Largo ai memoires liberi da autocompiacimento,agli affreschi d’epoca resi con pochi colpi di spatola: uno o due riferimenti e sei subito perfettamente immerso in un’ atmosfera. E largo all’Ingegnere in blu –  Carlo Emilio Gadda – e ai suoi “nipotini” con i quali conversava en petit comité (leggere il libro per sapere chi e come..) raccontato con ammirazione malcelatamente reverenziale attraverso ricordi personali che ne rivelano l’indole affabile ed ironica malgrado l’immagine abitualmente addolorata o afflitta.Non una biografia ovviamente ma un modo intelligente di parlare  di letteratura o meglio della impagabile prosa dell’Ingegnere , senza troppo sembrare.

L’ingegnere in blu è un libro di Alberto Arbasino edito da Adelphi

Tutto quello che non so dire…

Tutto quello che non so dire…

E’ un fatto che il movimento femminista degli anni Settanta  abbia consegnato di sé scarsa o nulla memoria storica. Non che la fluviale produzione di scritti ,immagini, quotidiani e periodici di allora, sia del tutto scomparsa ma,  di sicuro, manca un’organizzazione sistematica di quel materiale che, ricucito, potrebbe raccontare a chi non c’era, la storia di un paese che praticava per legge il delitto d’onore e che considerava la contraccezione o l’aborto reati contro la stirpe e di quella collettiva ed energica ondata che impose altre leggi e inventò linguaggi creando un movimento di libertà. Questo Vogliamo anche le rose non è un vero e proprio film sul femminismo, piuttosto il tentativo ben riuscito di indagine documentata sull’identità femminile che Alina Marazzi realizza in prosecuzione dello splendido Un’ora sola ti vorrei.Il filo narrativo è costituito da tre veri diari scritti nel sessantasette,dunque  tre storie : una ragazza borghese travolta dal sessantotto,un’altra che racconta la sua esperienza di aborto clandestino e la terza una militante di via del Governo Vecchio (con un commosso omaggio all’amata Carla Lonzi che.. diceva proprio tutto quello che io non so dire   ) ,mentre fuori campo le voci scandiscono quei racconti,   passano  le immagini di un decennio incandescente  :si comincia da Grand’Hotel e si prosegue con gli spezzoni di Helga,il primo film sulla contraccezione,la psicoanalisi di gruppo,i dibattiti, la festa al Parco Lambro,gli scontri di Campo de’ Fiori, Paola Pitagora nel ” Segreto” il fotoromanzo dell’AIED , Emma Bonino che illustra il metodo Karman e poi ancora filmini in super8 e cartoni animati. Un pregevole lavoro di collazione di materiale d’epoca che segna le tappe di un percorso collettivo di presa di coscienza ma che soprattutto sollecita la memoria e invita a riflettere, senza rinchiuderle in gabbie, l’interpretazione di quegli anni di contraddizioni e conflitti tra sensibilità ed esperienza (il machismo rivoluzionario è peggio di quello moderato dice qualcuna).Un incredibile affresco alla fine del quale una madre gioca con una figlia bambina, degno epilogo per la storia di un ‘utopia allegra e ribelle.

Vogliamo anche le rose è un film di Alina Marazzi Genere Documentario, colore 85 minuti. – Produzione Italia, Svizzera 2007. – Distribuzione Mikado

The magnificent

The magnificent

Cosa sarebbe stato il neorealismo senza Anna Magnani ? E perchè, finita quella stagione , il cinema italiano con il quale aveva sempre dimostrato grande sintonia, non seppe offrirle opportunità commisurate alle sue capacità artistiche ? Solitamente si attribuisce questa rimozione alla difficoltà di strappare Anna dal clichè della popolana passionale ed aggressiva o a quel suo essere poco malleabile, qualità umana e professionale che faceva impazzire i registi e non solo. In realtà qualsiasi esperienza abbia vissuto Magnani  fuori dei confini del neorealismo, da quella teatrale a quella americana con Daniel Mann, Sidney Lumet e George Cuckor, o in Francia con Renoir o Autant Lara, dimostra  il contrario. Anna Magnani sapeva dare vita e spessore a qualsiasi personaggio, con la sua recitazione  e col suo modo d’intendere il Dramma.Ma soprattutto, impegnata che fosse , nella corsa disperata dietro al camion dei tedeschi a San Lorenzo o tra le sbarre di una prigione alle Mantellate o in testa alla rivolta di Pietralata o alle prese con le numerose sfaccettature dell’amore materno, sapeva rendersi interprete di potenti sentimenti collettivi. Magnani the magnificent, nella calzante definizione di Bette Davis,  ben al di là dall’essere  un fenomeno locale ,italiano o addirittura romano, era un’attrice che sfuggiva alle suggestioni della recitazione di scuola o di maniera ed era proprio questa sua assoluta naturalezza ed intensità a renderla Unica e  in grado di parlare al Mondo.  Al cospetto di tutto ciò, i pettegolezzi,i luoghi comuni  dei quali è ancora intrisa certa anedottica, sono poca cosa.Una parte risponde a verità, molto è inventato di sana pianta, altro ancora,è stato arricchito di particolari che via via si sono aggiunti. A saper leggere tra le righe però, anche questi antesignani del gossip, possono essere utili  ad inquadrare meglio la sua vicenda : una donna sola con il compito di crescere e far curare un figlio avuto fuori dal matrimonio, che non ha mai goduto,come spesso accadeva allora, di appoggi da parte di uomini dai quali è stata spesso utilizzata e che anzi,  in qualche caso ha contribuito lei stessa a rendere importanti.Tutto questo, accadendo negli anni 40 e a seguire,non poteva non poggiare su una determinazione forte fino alla durezza,su una necessità di prendere in mano la propria vita e incanalarla verso le realizzazioni che si era prefissa.

Oggi a trent’anni dalla morte,c’è chi per ricordarla si accontenta ancora di raccontare i suoi amori ,le scenate di gelosia,gli scontri sul set come tratti negativi di un’attrice per la quale essere se stessa,in tutti i momenti della vita,è stato patrimonio irripetibile della sua personalità.

Luca Magnani da Ciao Anna edizioni interculturali

Mi sono chiesto più volte come abbia fatto Anna a vivere nella società e a restare allo stesso tempo così libera dalle sue convenzioni.Era la donna più anticonvenzionale che ho conosciuto nell’ambiente professionale e fuori.Ritengo che la sua onestà fosse assoluta.Non mostrava mai alcuna mancanza di sicurezza,alcuna timidezza nelle relazioni con il mondo in cui viveva mescolandosi con gli altri senza complessi.Guardava chiunque si trovasse davanti ben dritto negli occhi e per tutto lo splendido periodo in cui siamo stati amici non udii mai una parola fasa sulla sua bocca.

Tennensee Williams

Marinella

Marinella

Accadde a Marinella Cammarata quel che succedeva , e in molti casi ancora succede, ad ogni donna che, vittima di stupro, denunzi i suoi aggressori. La notte del 7 di marzo 1988 , in piazza dei Massimi a pochi istanti da piazza Navona, Marinella fu violentata da tre balordi, peraltro colti, casualmente, in flagrante da un carabiniere. Di lì ( e nonostante la testimonianza del carabiniere) cominciarono le stazioni del suo calvario. Prima la stampa che oltre a setacciare la sua vita privata, non esitò,a proposito della violenza subita, ad insinuare il dubbio della consensualità, poi il processo con il solito carico di umiliazioni per la vittima che spesso diventa accusata ed infine la condanna a quattro anni di reclusione per gli stupratori.Troppo mite, si disse. Intanto Marinella, pur affiancata dal Movimento Femminista sia nel percorso legale che in quello  riabilitativo, non ce la faceva più a vivere. Aveva due figli, un posto di lavoro ma niente e nessuno fu in grado di restituirle speranza. Nemmeno quelle manifestazioni contro la violenza, alle quali puntualmente partecipava, riuscirono ad attenuare il suo senso di solitudine. Le vittime di stupro, comprensibilmente  smarriscono il  senso di fiducia nel prossimo, la capacità di relazione si assottiglia e a questo molto spesso si aggiunge un senso di inconscia  colpevolezza per aver esposto se stessa ad un rischio tanto grande. Precipitare in uno stato di orribile prostrazione è  quasi inevitabile. Cominciò per Marinella una china dolorosa, fu ricoverata in una clinica e imbottita di tranquillanti. Una volta dimessa,  continuava a presentarsi all’ospedale in cui  era stata soccorsa dopo la violenza, sempre a quell’ora,  e quasi in stato di trance, denunciava lo stupro. Sempre quello.  Il processo di appello si celebrò il 23 novembre del 1988  e la beffa si unì al danno quando quei colpevoli ,furono lasciati a piede libero dopo aver scontato solo in minima parte, la pena inflitta.Tre giorni dopo Marinella si lasciò morire in un ospedale dove era stata ricoverata per polmonite.

Le Realtà che si riferiscono alla Casa Internazionale delle Donne  di Roma non scendono in piazza l’8 marzo perchè, come può leggersi nel Comunicato dell’AFFI ,con Giuliano Ferrara e con il suo movimento non si vuol  condividere nemmeno una data, ne’ parteciperanno al corteo sindacale di domani alle 14. Oggi pomeriggio invece alle 18,30  in Piazza Navona,daranno vita ad una manifestazione contro l’Impunità. Nel nome di Marinella Cammarata.