Sfogliato da
Anno: 2008

Vince il caschetto

Vince il caschetto

Non ci sono nomination  per le pettinature, se ci fossero state, il parrucchiere di Bardem  se ne sarebbe aggiudicate un paio di cui una, in contumacia,  per Mireille Mathieu ispiratrice della coiffure qui sopra . Al cospetto di questo  caschetto ben appiccicato, carrè , con tirabaci appena accennati , l’arma micidiale di cui si serve lo psicopatico omicida, diventa acqua fresca. Ed è così che il cattivo moltiplica le sue possibilità  interpretative  guadagnando un posto nell’Olimpo dei Perversi, gomito a gomito con Charles Laughton. Che dire dunque, di questo film dei Coen bello desertico e sanguinolento ? Tutto è stato scritto la settimana scorsa , comprese le laudi sperticate per il ritorno dei fratelli ad un cinema meno mainstream ( ma che c’era di male in Ladykillers e in Prima ti sposo e poi ti rovino?) e più nei registri dell’autorialità spinta. Eclettici, ironici, depistanti, cinefili ( e non è facile trovarne tra i registri) fino al midollo, anarchici nella caparbia determinazione di non voler rispettare le regole di alcun genere cinematografico, i Coen celebrano la loro rinascita artistica ( ma che c’era di male in Ladykillers etc…) portando sullo schermo un romanzo di Cormac Mc Carthy No country for old men (leggere anche quello ) e a casa, quattro statuette che,  di sicuro, non saranno che l’inizio di una lunga teoria di premi. Storia di una valigetta dei sogni scovata in un mucchio di cadaveri , piena di quattrini e di un marchingegno che segnalando la posizione  si tira dietro  folli e multipli  inseguimenti. Magnifica, poetica carneficina . Vista due volte di seguito.Che il distributore sappia.

Non è un paese per vecchi è un film di Ethan Coen, Joel Coen. Con Tommy Lee Jones, Javier Bardem, Josh Brolin, Woody Harrelson, Kelly MacDonald, Garret Dillahunt, Tess Harper. Genere Thriller, colore 122 minuti. – Produzione USA 2007. – Distribuzione Universal Pictures

Con Z de Zapatero

Con Z de Zapatero

No es lo mismo . Il PSOE ha interamente fasciato un palazzo en la Gran Via di Madrid con questo slogan che punta direttamente ai disillusi e agli astensionisti che da quelle parti sono in prevalenza giovani.  Anche in Spagna si vota , con toni da tregenda tardofranchista , i vescovi sono sul piede di guerra, non fosse altro perchè il PP di Mariano Rajoi antagonista di Zapatero , ha esplicitamente rinunciato all’assist integralista dichiarando subito di essere favorevole all’aborto e di non voler smantellare l’impianto legislativo del precedente governo su divorzio breve e riconoscimento delle unioni di fatto. Come se non fosse bastato già l’atteggiamento niente affatto complice di sua maestà cattolica Juan Carlos I che dopo aver sistemato Chavez a Santiago del Cile, si è dedicato anche ai vescovi e al Ferrara spagnolo, Jimenez de Losantos – Ho detto a Rouco Varela ( l’arcivescovo di Madrid ) che preghino meno per me e la monarchia e si occupino più della Conferenza Episcopale che controlla la Cope – La Cope è la radio dalla quale de Losantos trasmette ogni giorno proclami, improperi e insulti  contro Zapatero definito ora come figlio dell’esorcista ora come  diavolo fatta persona e che tra l’altro, ha chiesto al re, colpevole di troppa condiscendenza verso il PSOE,  di abdicare . Juan Carlos aveva un rapporto amichevolissimo con Sandro Pertini che lo stimava profondamente. Ora se ne capisce fino in fondo il motivo. Ma, campagne denigratorie a parte,i cattolici sono in entrambi gli schieramenti e il voto potrebbe risentire del richiamo di Santa Madre Chiesa. Incrociamo le dita . Per il resto Zapatero imposta giustamente la campagna sulla valorizzazione dei risultati  ottenuti , in quattro anni di governo la crescita complessiva (economica ,culturale,politica) del paese è un dato inequivocabile e anche se rimangono sul piatto problemi irrisolti quali la riforma della legge sull’aborto, piuttosto antiquata e restrittiva ( è comunque ancora da depenalizzare il reato, per i casi non previsti) e quella sull’eutanasia,la Spagna ha acquistato sicurezza e dinamismo tali, da superare agevolmente l’Italia per reddito pro-capite e non solo. A Mariano Rajoi non rimane che la solita cantilena sui risultati che non sarebbero proprio tutti dovuti alla gestione Zapatero ma che verrebbero dalla buona conduzione precedente ,quella di Aznar.Ovvero tentare la Carta Universale della Sicurezza o del difficile rapporto con i separatisti baschi, un neo a dire il vero, quest’ultimo , nel generale successo della politica del PSOE. In vista della stretta finale , però , la sfida si è colorita di offerte a rilancio e mentre Rajoi promette aumenti delle pensioni e defiscalizzazione alle lavoratrici madri , Zapatero promette nuovi posti di lavoro con incremento di asili nido fino a 300.000 posti.Un palleggio destinato a farsi più serrato in vista dell’atteso faccia a faccia televisivo o cara a cara ,come lo chiamano loro.

Zapa3

Elogio delle piccole resistenti (innamoratevi di Marjane)

Elogio delle piccole resistenti (innamoratevi di Marjane)

Ottantamila disegni tutti  rigorosamente realizzati a mano e tutti in bianco e nero ( tranne il corpo al presente di Marjane che è rosa e Parigi che è a colori ) in commosso omaggio al neorealismo Italiano. Niente ricorso al digitale ma il cielo sa, cosa riesce a fare e che ci tiene  quel carboncino, tra luci ombre, chiaroscuri  e  caratterizzazioni. Ben seicento sono i personaggi, tanti ne occorrono a definire il mondo di Marjane, bambina cresciuta in una famiglia benestante, colta, comunista, in conflitto col regime dello Scià prima e dell’Ayatollah che molte speranze iraniane disilluse, poi . Irresistibile la carica ironica e rivoluzionaria nella narrazione di alcuni  paradossi : ragazzini costretti a ricorrere al mercato nero per un disco degli Abba ,il maschilismo di certi fidanzati o la fuga in una comunità punk (ma poi Dio le appare in sogno ed ha la barba di Marx).Tra storia,autobiografia e  poesia, Persepolis è un film contro tutti gl’integralismi, non solo quelli tipici iraniani .Premio della giuria a Cannes lo scorso anno e nomination all’Oscar 2008 .Ira funesta del ministro della cultura di Teheran (e chissene frega).Versione originale in lingua francese doppiata da Chiara Mastroianni e Catherine Deneuve ( la mamma di Marjane) versione italiana doppiata da Paola Cortellesi e Sergio Castellitto ( il papà ).

Persepolis è un  film di Marjane Satrapi, Vincent Paronnaud. Genere Animazione, colore 95 minuti. – Produzione Francia, USA 2007. – Distribuzione Bim

Nelle foto in alto : Marjane redarguita dalle maestre islamiche.

In basso : Marjane da piccola, cresciuta nel mito di Bruce Lee,tiranneggia la sua  ( rassegnata) famiglia

Il sorriso del vincitore ( ten)

Il sorriso del vincitore ( ten)

.

L’ultima volta che mi è capitato di vedere Obama in un programma televisivo, l’ho trovato attraente e davvero friendly mentre portava ad uno dei seggi  di Washington DC una scatola delle (immangiabili) ciambelle di Dunkin’ Donuts. Di lì a poco, avrebbe stravinto il Potomac, costringendo Hillary Clinton, addirittura ad un cambio di staff. Ma nel preciso istante in cui la camera, ne riprendeva  le immagini, Obama altro non avrebbe potuto fare se non compiacersi dell’eccezionale affluenza e del fatto di essere riuscito a stanare i giovani dai campus portandoli  a votare. Il Barack Obama che percorre il vialetto antistante la scuola-seggio a fianco di un  amico infatti, non ha niente di trionfale , è un giovane uomo con un bel po’ di responsabilità sulle spalle. Non avendo ancora nozione della vittoria, non si sente obbligato a gesto plateale o largo sorriso in favore di camera alcuno. Le ali plaudenti di supporter arriveranno ma adesso c’è solo gente che dopo aver votato, viene via dal seggio alla spicciolata. Obama sorride brevemente, qualcuno gli chiede come va ” sto andando!” risponde, parafrasando uno dei suoi slogan.  A vederlo però si capisce subito perché nonostante il suo programma sia meno strutturato di quello di Hillary  e tutti i media gli rimproverino di avere poca esperienza, abbia fatto egualmente man bassa di voti e perché, nel luogo simbolo dello schiavismo sudista, abbia riportato più di un  risultato inatteso : hanno preferito lui anche le donne e i bianchi , voti in parte sottratti al bacino elettorale di Hillary. In questa marcia trionfale lo hanno soccorso di sicuro il desiderio – sin repubblicano – degli elettori  di liberarsi di Bush, la paura della recessione, il desiderio di uscire dal disastro dell’Iraq ,  ma soprattutto la sua grandissima capacità di trasmettere entusiasmo e di rinfocolare le speranze. Era così diverso Robert Kennedy, per storia , estrazione sociale, stile e linguaggi  ma aveva un talento speciale. Quel talento era però riflesso sui volti delle persone che lo andavano ad ascoltare, un talento che ricorda, molto da vicino quello di Obama. Dopo Robert Kennedy, i più sostengono, l’America smise di sperare, di coltivare il sogno che qualcosa potesse cambiare

Niente di importante è mai accaduto in questo Paese se non quando qualcuno, da qualche parte, è stato disposto a sperare . Ci sono persone disposte a lottare quando si sentono dire «No, non potete», e loro rispondono invece «Sì;, noi possiamo». È così che questo Paese è stato fondato. Un gruppo di patrioti che dichiarava l´indipendenza contro il potente impero britannico; nessuno pensava che avessero la minima chance, ma loro hanno detto: «Sì, noi possiamo». È così che schiavi e abolizionisti hanno resistito a quel sistema perverso, ed è così che un nuovo presidente ha tracciato una strada per fare in modo che non rimanessimo metà schiavi e metà liberi. È così che la più grande delle generazioni ha sconfitto Hitler e il fascismo, ed è riuscita anche a tirarsi fuori dalla Grande Depressione. È così che i pionieri sono andati ad ovest quando la gente diceva che era pericoloso; loro dicevano: «Sì, noi possiamo». È così che gli immigrati si sono messi in viaggio da Paesi lontani quando la gente diceva che il loro destino sarebbe stato incerto, «Sì, noi possiamo». È così che le donne hanno conquistato il diritto di voto, i lavoratori il diritto di organizzarsi, è così che giovani come voi hanno viaggiato verso sud per marciare, fare sit-in e andare in galera, e qualcuno di loro è stato picchiato e qualcuno è morto per la causa della libertà. Ecco così  è  la speranza.

Ha ragione Obama, niente di importante può accadere in politica senza una forte spinta ideale e una buona dose di coraggio.Peccato che Hillary Clinton che pure è una delle teste politiche più brillanti di ambito democratico – basta leggere i suoi progetti di legge sulla Sanità Pubblica o le sue proposte di riforma sociale – non riesca ad ispirare gli stessi sentimenti. Colpa dei pregiudizi di genere o del fatto che la sua candidatura non viene vissuta come un elemento di vera discontinuità con l’establishment, quindi non in linea con l’idea di cambiamento che anima, a destra come a sinistra, il voto di queste primarie. Fatto è che le ultime due prove Hawaii e Wisconsin le infliggono una perdita secca , lo sfaldamento progressivo del blocco sociale  che la sostiene -donne ,anziani e bianchi – sembra inarrestabile. Vero è che le Hawaii sono il paese natale di Obama  e che il Wisconsin è considerato in America  lo stato progressista per eccellenza ma questo non basta a spiegare la misura del successo di Obama che evidentemente conta anche su una sorta di effetto trascinamento secondo il quale le vittorie alimentano nuove vittorie ed entusiasmi.Se così fosse Hillary – battagliera più che mai durante un confronto televisivo con il rivale di questa notte – sarebbe sull’orlo del tracollo anche se i prossimi Stati in calendario – Texas, Ohio e Vermont – che assegnano al vincitore un consistente numero di delegati, potrebbero contribuire a raddrizzare la situazione.Qualcuno già le consiglia il ritiro ma questo è accaduto anche dopo il primo insuccesso in Iowa.Pensare al ticket con Obama sarebbe la cosa più naturale ma il partito Democratico si troverebbe di fronte al problema di scegliere se andare alla sfida finale con una sommatoria di razzismo e misoginia da servire sul piatto dell’avversario e poi Hillary non è tipo da mollare la sfida in corso d’opera anche se le cattive notizie si susseguono senza sosta : ultima la defezione del sindacato dei camionisti i Teamsters guidato da James Hoffa Jr che si è schierato con Obama.ma vista lo scarsissimo seguito delle indicazioni di voto e il fallimento dei sondaggi in diversi stati,la partita si prospetta ancora aperta.(qui si ammira Obama, ma si fa un tifo sfegatato per Hillary)

Emma

Emma

Emma Bonino nelle liste del Partito Democratico è un valore aggiunto al quale mi spiacerebbe, rinunziare . Non so (e non voglio sapere) quanto valga il suo apporto e quello del Partito al quale appartiene, in termini di voti, seggi, rimborsi. Non perchè voglia disprezzare considerazioni aritmetiche di cui conosco benissimo l’importanza ma perchè in questo caso, si tratterebbe di una perdita  in termini di Qualità Politica ed Umana di difficile rimpiazzo.Con tutto il rispetto per chi la trattativa sta conducendo in queste ore . Con tutto l’affetto e la stima per lei : Emma.