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Anno: 2008

No Diritti No Oscar

No Diritti No Oscar

 

Mi scervellavo per trovare trame originali ma non ero in vena a quanto pareva e le trame non erano abbastanza originali.O forse lo erano troppo.Fatto sta che nessun produttore le voleva

Joe Gillis – William Holden bello che morto mentre galleggia nella piscina di Norma Desmond.  Incipit di Viale del tramonto

Se la trasmissione dei Golden Globe ieri somigliava più ai Quaresimali che alla consueta fiammeggiante parata, se gli studios sono deserti e non c’è verso di avviare le lavorazioni di colossi quali  Demoni e Dei, sequel del Codice da Vinci o Nine, musical ispirato a Fellini Otto e mezzo, se David Letterman e Jay Leno , look insolitamente antagonista e militante con lunghe ed incolte barbe ,vanno in onda col permesso in deroga,rilasciato dal tosto, tostissimo, Writers Guild of America, se le serie televisive più amate nel mondo (Desperate, Lost, Doctor House) rischiano di bloccarsi sul più bello, se non c’è candidato in corsa per White House che non inauguri il caucus, le primarie , la grigliata con gli elettori, senza dichiarare la propria solidarietà agli scioperanti , il motivo è da ricercarsi nell’ultima puntata di un match tra Creativi e Majors, le cui  conseguenze squisitamente glocal, stanno bloccando,indotto incluso, l’intera macchina dello spettacolo americana.Tra perdite secche e mancati introiti, una partita in rosso questa, che  supera  tranquillamente una delle nostre Finanziarie.

Gli sceneggiatori  non sono nuovi a queste levate di scudi non solo sul fronte economico ma anche per ritrovare una misura di controllo sulle proprie idee. Già nel 1988 lo scontro durò mesi accendendosi  sui diritti d’autore derivanti dalla vendita  degli homevideo. Una bazzecola se si pensa ad oggi e a quanto Internet con tutti gli annessi, dagli Ipod ai videofonini, in assenza, ora come ai tempi dell’homevideo, di un model businness, complichi i termini della vertenza.

Di questa complicazione si fanno scudo le Majors impegnate ad assicurarsi un futuro lucroso sulle piattaforme emergenti.Gli studios sono divisioni  in mano a colossi globali come Time Warner, Paramount, News Corp di Murdoch (Fox) , imperi dediti all’ibridazione: news ,editoria, new media,viedeogame, cuore pulsante della fabbrica dello spettacolo, officina  di format, serie, miniserie, e telefilm. Internet ,che ha già archiviato la sua funzione sperimentale di incubatore democratico di controcultura, è il ricco veicolo per accedere ai mercati globali giovanili,vedi i recenti acquisti di network come My Space da parte di Murdoch,o Facebook  che è partecipata di Google e Microsoft. Senza contare che Internet è la  nuova frontiera della Pubblicità Mirata e su misura, come mai prima era successo. Un ‘operazione delicata da gestire possibilmente senza interferenze da parte della manodopera. Contemporaneamente anche la creatività si confronta con le incognite di un terreno inesplorato dove lo sceneggiatore deve adattarsi all’universo virale di You Tube ma anche a quello polimorfo di Guitar Hero.Ecco perchè sul Sunset Boulevard si gioca una partita importante che coinvolge l’intera sfera della comunicazione infotainment, i quotidiani e l’intera nebulosa della cultura. Dunque, dopo aver messo al tappeto i Golden Globe Awards e incassato la solidarietà di moltissimi attori di Hollywood, i writers si preparano a boicottare la notte degli Oscar – scrittissima – chi non ricorda i duetti tra palco e platea tra Woopy Goldberg e Roberto Benigni ,le battute tra Steve Martin, pronto a contenere le proteste delle star per Iraqui Freedom e un parterre senza smoking e con poca voglia di fare una vera festa.? Se l’Oscar venisse sospeso , sarebbe un evento senza precedenti. Del resto questi eredi di  Faulkner, Scott Fitzgerald, Wilder ma anche di Lang, Lubitsch, Brecht e tanti altri della diaspora ebreo austro tedesca, considerati bassa manovalanza, chiamati da Jack Warner, schmucks – cretini,  in yiddish – hanno ragione da vendere. E mentre il temporaneo black out di entertainment rischia di mandare in onda una valanga di produzioni senza copione ( lo sciopero del 1988 coincise con l’avvento dei reality) è ancora da capire  cosa determinerà l’attuale vertenza e il riallineamento epocale che l’ha determinata. Per ora : no Diritti , no Oscar. E così sia…

Nelle illustrazioni : corteo di novembre scorso a Hollywood Boulevard, Ben Stiller picchetta gli stabilimenti della Universal e uno dei classici e transnazionali simboli di ogni protesta (gonfiabile)

Perchè abbiamo pochi amici neri

Perchè abbiamo pochi amici neri

Basta dire com’erano più belli, amari, cattivi , incisivi, quelli  di papà, ogni volta che Francesca o Cristina Comencini hanno film in uscita.Qui abbiamo Cristina con Bianco e Nero (ma che brutto titolo) non nella migliore delle sue prove ma egualmente brava nel tentativo (riuscito) di fare un film commedia di costume e antirazzista. Fosse anche un’opera educativa tra le pieghe della quale non urlano ne’ Malcom X ne’ James Baldwin – ma chi ha detto che  il pur meraviglioso The Fire nex time sia l’Approccio Unico al problema? – l’andamento del film è quello giusto, perchè noi di educazione all’antirazzismo abbiamo estremo bisogno e nulla può dirsi scontato o acquisito nel settore delle relazioni, chiamiamole interculturali :Quadrangolare lui lei bianchi , lui e lei neri, intellettuali evoluti e moderatamente borghesi.La passione s’innesca tra la lei senegalese e il lui italiano scatenando nei rispettivi coniugi rigurgiti di ostilità di ogni tipo perchè se è vero che l’amore abbatte le frontiere e supera gli ostacoli ciò vale solo per chi ne è direttamente coinvolto ,il resto, mi piacerebbe dire , sta a guardare e invece ,niente affatto, approfitta per tirare fuori il peggio  rinfocolando sopiti razzismi. Finale catartico.Come è giusto che sia. Intelligente scelta della Comencini  di affidare a  Fabio Volo e Ambra Angiolini ,due attori non professionisti, i rispettivi ruoli ,decisamente bravi ironici  e in parte  i due attori senegalesi , Aissa Maiga e Eriq Ebouaney. Al gentile pubblico convenuto spetta  la risposta al quesito fondamentale del film Perchè abbiamo pochi amici neri? (beh ..se con loro fossimo meno carogne e tanto per rimanere in casa nostra , dessimo un calcio alla Bossi-Fini, potremmo averne molti di più).


Aspettando il César (almeno quello…)

Aspettando il César (almeno quello…)

E’ stato il mio film a Venezia 2007, non c’erano abbastanza Leoni su quel tavolo…fosse stato per me  li avrei consegnati tutti a   La graine et le mulet (che invece si è aggiudicato solo il premio del pubblico e della critica) , uscito nelle sale italiane ieri col titolo di Cous cous. Gran compendio di sentimenti che il cinema troppo spesso trascura. Ai registi chiediamo tanto : riflessione,divertimento sogno ma..dovremmo esser loro grati quando ci mostrano la fatica di vivere e quando riescono nonostante il contesto tutto artificiale a far comunque emergere pezzi di verità.Storia di una famiglia francese di origine araba e di un piatto che richiama identità e che riesce malgrado i conflitti,il non detto  e le tensioni ad avvicinare chi se ne serve.Tre generazioni in un procedere duro e doloroso,una delle poche pellicole che non essendo costretta in gabbia narrativa alcuna non rivela il finale già a partire dal secondo fotogramma. Ma Obbediente al diktat del bravissimo regista,nemmeno io dirò oltre. (ambientato a Séte patria di Georges Brassens,tanto per aggiungere fascino al fascino)

COUS COUS  è un film  di Abdellatif Kechiche con Habib Boufares , Hafsia Herzi distribuito da. Lucky Red

Sorprese (mica tanto) nello stato di granito

Sorprese (mica tanto) nello stato di granito

New Hampshire


All’ anchorman  Lou Dobbs della CNN andrebbe dato merito di aver messo il dito nella piaga : la vittoria di Hillary Clinton in New Hampshire non è stata affatto una sorpresa, semplicemnte i media l’hanno nascosta fino a che è stato possibile per non smentire buona parte dei sondaggi che molto avevano insistito su un possibile flop, determinando commenti inappropriati e definitivi per esempio sul ritiro dalla competizione e puntando un’ attenzione spropositata sull’ unico sperduto seggio elettorale in cui  Hillary non aveva raccolto nemmeno un voto .Insomma come ha detto stamane Dobbs la stampa si dovrebbe un po’ vergognare. Il fatto è che sia qui che in Iowa l’affluenza ai seggi è raddoppiata e questo è il reale motivo che ha fatto saltare le proiezioni .Ovvero siamo alle solite e se Obama è un seduttore Mc Caine un veterano del Vietnam, Huckbee  un predicatore naif e Giuliani il Soccorritore dell’11 settembre,Hillary è una lacrimevole e non più giovane signora che molto punta sul marito ex presidente.Le definizioni…si sa. In New Hampshire ci sono regole diverse, le primarie sono più strutturate rispetto al caucus tradizionale e gli elettori dopo le assemblee e gl’incontri, si recano ai seggi che rimangono aperti per un intero giorno a votare candidato e delegati alla convention finale.Siamo solo all’inizio e quest’altalena è destinata a durare ben oltre il 5 febbraio data in cui molti stati saranno chiamati alle primarie.Il voto ad Hillary in New Hampshire invece mostra una caratterizzazione fortemente femminile e questo appare ben più sensazionale dell’entrata in campo della figlia Chelsea,della commozione davanti agli elettori o dell’umanizzazione del personaggio che sarebbe stata operata nell’arco di pochi giorni. In campo avversario vince Mc Cain e stavolta è Giuliani ad avere la peggio e a scivolare in fondo alla classifica.Prossima tappa il Michigan. (tabelle del New York Times) Hillary e Chelsea Clinton New Hampshire 

Democrats %
Clinton 39%
Obama 36   
Edwards 17   
Richardson 5   
96% reporting

Republicans %
McCain 37%
Romney 32   
Huckabee 11   
Giuliani  9   
96% reporting
Finalmente Stark

Finalmente Stark

StarkJames Woods ha la faccia appena un po’ stropicciata ma il tempo che passa non  ne ha intaccato  l’espressività , quanto a  capacità interpretative, si sa ,l’andare degli anni incrementa le possibilità al mestiere dell’attore e così Woods veste con disinvoltura i panni di Sebastian Stark, avvocato della upper class di Los Angeles, arrembante e col pugnale tra i denti, pronto a tutto pur di vincere, come da regolamentare steretipo (ma non tutto è leggenda e molto di vero c’è) di quello che noi chiamiamo con espressione aggraziante principe del foro e che da quelle parti invece spesso è definito Shark, squalo. Fin qui siamo nella norma del legal drama statunitense che attraverso il racconto d’ istruttorie e processi indaga sulla natura umana colta in uno dei momenti più ardui  per la vita di un essere umano, ovvero su dinamiche e  contesti sociali come e meglio di un manuale di politica, antropologia, psicologia etc. Ma cosa succede se l’avvocato che usa con astuzia la legge per ottenere la libertà di quei ricchi e facoltosi che possono permettersi un esoso patrocinio, passa  dall’altra parte della barricata a ricoprire il ruolo della Pubblica Accusa? E’ quel che Shark, serie televisiva americana molto acclamata e in onda da sabato scorso su Rete 4, ci racconterà nel corso di ventidue puntate delle quali la prima, il pilota, diretta da Spike Lee .E così apprendiamo che il sindaco di Los Angeles stanco di ricchi imputati che riescono a farla franca grazie ad abili avvocati, ingaggia Stark, in momentanea crisi professionale ed esistenziale , per aver determinato l’assoluzione di un assassino che ha immediatamente commesso un nuovo delitto e lo mette a capo dell’Unità Anticrimine della Procura Distrettuale.Uno staff di giovani inesperti e un brutto ufficio , per uno che ha in casa la riproduzione di un’aula di tribunale con il banco della giuria de il buio oltre la siepe, nella quale si esercita , saranno il segnale dell’inevitabile discontinuità col brillante passato.Come se non bastasse , una figlia adolescente che decide di vivere con lui, piuttosto che con sua madre,lo richiamerà a nuove responsabilità . Saprà cavarsela già nell’ambito della prima puntata, prima  istruendo i giovani sulle tre regole auree che indirizzano le scelte vincenti 1) il processo è una guerra e arrivare secondi vuol dire morire 2) La verità è relativa.Scegline una che funziona. 3) In un processo ci sono solo dodici opinioni (quelle dei giurati) che importino e la tua (indicando lo staff) non è decisamente una di queste,poi vincendo a poker con il sindaco un ufficio più degno. Altre perle saranno distribuite del tipo Il nostro mestiere è vincere ,la Giustizia è un problema di Dio, tanto per chiarire al gentile pubblico che se i PM fossero più spregiudicati e dotati di mezzi, più criminali sarebbero assicurati alla giustizia.Ma siamo in America,niente paura.Qui da noi le cose vanno diversamente.E poi avremo pure tante magagne ma siamo romanisti e sebbene Totti in questo caso , non c’entri, ce ne vantiamo. Bello,avvincente , ben scritto, ben girato.Per amanti del genere e per addetti ai lavori che abbiano voglia di divertirsi disimparando le buone maniere professionali.

Stark è in onda ogni sabato su Rete 4 in prima serata.Due episodi alla volta.