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Mese: Gennaio 2008

Il futuro deve continuare a passare qui

Il futuro deve continuare a passare qui

Sbaglierò, ma un problema più che  col Papa ce l’abbiamo col Magnifico Rettore che l’ha invitato per l’inaugurazione dell’Anno Accademico prevista giovedì prossimo alla Sapienza. C’è senz’altro ancora molto bisogno di ricordare quanto le sconfessioni da parte della Chiesa di Darwin e Galileo, non possano essere  in sintonia con una comunità di studiosi docenti e discenti che con il Sapere e con la Scienza , hanno ben altro rapporto di quello che la Chiesa e  in particolare, questo  Papa indicano.Tuttavia chi, se non il Rettore e il Senato Accademico devono essere garanti di libertà, laicità e democrazia all’interno dell’Ateneo? Da più parti viene rivolto l’invito a lasciare che Benedetto XVI si esprima ,si tratta di voci autorevoli, Adriano Sofri e Dario Fo sono nel novero con circostanziati argomenti, ma se ne possono condividere le ragioni a un solo patto : che nessuna censura venga inflitta a chi è intenzionato giovedì a esprimere dissenso. E allora che si tratti di  Appelli, Striscioni irridenti , petit déjeuner  a base di porchetta sulle scale del Rettorato, contro-lectio magistralis o frocessioni varie, la Radio Vaticana e tutti quelli che storcono il naso , dovrebbe esimersi da inviti ad evitare la gazzarra.La frocessione non entusiasma nemmeno me, ma meno ancora mi piace il Romano Pontefice Conferenziere dentro una libera università. Dopodichè , passata la festa, l’intero Corpo Accademico è bene che apra un confronto con il Rettore : Il futuro è passato qui è il motto della Sapienza.Vorremmo continuare a considerarlo ancora credibile.

(Nell’illustrazione la Minerva , dea della Guerra, della Sapienza, della Perfidia e della Prudenza, in atto di scagliare lancia e urlo di guerra. Si trova al centro del piazzale antistante le facoltà).

No Diritti No Oscar

No Diritti No Oscar

 

Mi scervellavo per trovare trame originali ma non ero in vena a quanto pareva e le trame non erano abbastanza originali.O forse lo erano troppo.Fatto sta che nessun produttore le voleva

Joe Gillis – William Holden bello che morto mentre galleggia nella piscina di Norma Desmond.  Incipit di Viale del tramonto

Se la trasmissione dei Golden Globe ieri somigliava più ai Quaresimali che alla consueta fiammeggiante parata, se gli studios sono deserti e non c’è verso di avviare le lavorazioni di colossi quali  Demoni e Dei, sequel del Codice da Vinci o Nine, musical ispirato a Fellini Otto e mezzo, se David Letterman e Jay Leno , look insolitamente antagonista e militante con lunghe ed incolte barbe ,vanno in onda col permesso in deroga,rilasciato dal tosto, tostissimo, Writers Guild of America, se le serie televisive più amate nel mondo (Desperate, Lost, Doctor House) rischiano di bloccarsi sul più bello, se non c’è candidato in corsa per White House che non inauguri il caucus, le primarie , la grigliata con gli elettori, senza dichiarare la propria solidarietà agli scioperanti , il motivo è da ricercarsi nell’ultima puntata di un match tra Creativi e Majors, le cui  conseguenze squisitamente glocal, stanno bloccando,indotto incluso, l’intera macchina dello spettacolo americana.Tra perdite secche e mancati introiti, una partita in rosso questa, che  supera  tranquillamente una delle nostre Finanziarie.

Gli sceneggiatori  non sono nuovi a queste levate di scudi non solo sul fronte economico ma anche per ritrovare una misura di controllo sulle proprie idee. Già nel 1988 lo scontro durò mesi accendendosi  sui diritti d’autore derivanti dalla vendita  degli homevideo. Una bazzecola se si pensa ad oggi e a quanto Internet con tutti gli annessi, dagli Ipod ai videofonini, in assenza, ora come ai tempi dell’homevideo, di un model businness, complichi i termini della vertenza.

Di questa complicazione si fanno scudo le Majors impegnate ad assicurarsi un futuro lucroso sulle piattaforme emergenti.Gli studios sono divisioni  in mano a colossi globali come Time Warner, Paramount, News Corp di Murdoch (Fox) , imperi dediti all’ibridazione: news ,editoria, new media,viedeogame, cuore pulsante della fabbrica dello spettacolo, officina  di format, serie, miniserie, e telefilm. Internet ,che ha già archiviato la sua funzione sperimentale di incubatore democratico di controcultura, è il ricco veicolo per accedere ai mercati globali giovanili,vedi i recenti acquisti di network come My Space da parte di Murdoch,o Facebook  che è partecipata di Google e Microsoft. Senza contare che Internet è la  nuova frontiera della Pubblicità Mirata e su misura, come mai prima era successo. Un ‘operazione delicata da gestire possibilmente senza interferenze da parte della manodopera. Contemporaneamente anche la creatività si confronta con le incognite di un terreno inesplorato dove lo sceneggiatore deve adattarsi all’universo virale di You Tube ma anche a quello polimorfo di Guitar Hero.Ecco perchè sul Sunset Boulevard si gioca una partita importante che coinvolge l’intera sfera della comunicazione infotainment, i quotidiani e l’intera nebulosa della cultura. Dunque, dopo aver messo al tappeto i Golden Globe Awards e incassato la solidarietà di moltissimi attori di Hollywood, i writers si preparano a boicottare la notte degli Oscar – scrittissima – chi non ricorda i duetti tra palco e platea tra Woopy Goldberg e Roberto Benigni ,le battute tra Steve Martin, pronto a contenere le proteste delle star per Iraqui Freedom e un parterre senza smoking e con poca voglia di fare una vera festa.? Se l’Oscar venisse sospeso , sarebbe un evento senza precedenti. Del resto questi eredi di  Faulkner, Scott Fitzgerald, Wilder ma anche di Lang, Lubitsch, Brecht e tanti altri della diaspora ebreo austro tedesca, considerati bassa manovalanza, chiamati da Jack Warner, schmucks – cretini,  in yiddish – hanno ragione da vendere. E mentre il temporaneo black out di entertainment rischia di mandare in onda una valanga di produzioni senza copione ( lo sciopero del 1988 coincise con l’avvento dei reality) è ancora da capire  cosa determinerà l’attuale vertenza e il riallineamento epocale che l’ha determinata. Per ora : no Diritti , no Oscar. E così sia…

Nelle illustrazioni : corteo di novembre scorso a Hollywood Boulevard, Ben Stiller picchetta gli stabilimenti della Universal e uno dei classici e transnazionali simboli di ogni protesta (gonfiabile)

Perchè abbiamo pochi amici neri

Perchè abbiamo pochi amici neri

Basta dire com’erano più belli, amari, cattivi , incisivi, quelli  di papà, ogni volta che Francesca o Cristina Comencini hanno film in uscita.Qui abbiamo Cristina con Bianco e Nero (ma che brutto titolo) non nella migliore delle sue prove ma egualmente brava nel tentativo (riuscito) di fare un film commedia di costume e antirazzista. Fosse anche un’opera educativa tra le pieghe della quale non urlano ne’ Malcom X ne’ James Baldwin – ma chi ha detto che  il pur meraviglioso The Fire nex time sia l’Approccio Unico al problema? – l’andamento del film è quello giusto, perchè noi di educazione all’antirazzismo abbiamo estremo bisogno e nulla può dirsi scontato o acquisito nel settore delle relazioni, chiamiamole interculturali :Quadrangolare lui lei bianchi , lui e lei neri, intellettuali evoluti e moderatamente borghesi.La passione s’innesca tra la lei senegalese e il lui italiano scatenando nei rispettivi coniugi rigurgiti di ostilità di ogni tipo perchè se è vero che l’amore abbatte le frontiere e supera gli ostacoli ciò vale solo per chi ne è direttamente coinvolto ,il resto, mi piacerebbe dire , sta a guardare e invece ,niente affatto, approfitta per tirare fuori il peggio  rinfocolando sopiti razzismi. Finale catartico.Come è giusto che sia. Intelligente scelta della Comencini  di affidare a  Fabio Volo e Ambra Angiolini ,due attori non professionisti, i rispettivi ruoli ,decisamente bravi ironici  e in parte  i due attori senegalesi , Aissa Maiga e Eriq Ebouaney. Al gentile pubblico convenuto spetta  la risposta al quesito fondamentale del film Perchè abbiamo pochi amici neri? (beh ..se con loro fossimo meno carogne e tanto per rimanere in casa nostra , dessimo un calcio alla Bossi-Fini, potremmo averne molti di più).


Aspettando il César (almeno quello…)

Aspettando il César (almeno quello…)

E’ stato il mio film a Venezia 2007, non c’erano abbastanza Leoni su quel tavolo…fosse stato per me  li avrei consegnati tutti a   La graine et le mulet (che invece si è aggiudicato solo il premio del pubblico e della critica) , uscito nelle sale italiane ieri col titolo di Cous cous. Gran compendio di sentimenti che il cinema troppo spesso trascura. Ai registi chiediamo tanto : riflessione,divertimento sogno ma..dovremmo esser loro grati quando ci mostrano la fatica di vivere e quando riescono nonostante il contesto tutto artificiale a far comunque emergere pezzi di verità.Storia di una famiglia francese di origine araba e di un piatto che richiama identità e che riesce malgrado i conflitti,il non detto  e le tensioni ad avvicinare chi se ne serve.Tre generazioni in un procedere duro e doloroso,una delle poche pellicole che non essendo costretta in gabbia narrativa alcuna non rivela il finale già a partire dal secondo fotogramma. Ma Obbediente al diktat del bravissimo regista,nemmeno io dirò oltre. (ambientato a Séte patria di Georges Brassens,tanto per aggiungere fascino al fascino)

COUS COUS  è un film  di Abdellatif Kechiche con Habib Boufares , Hafsia Herzi distribuito da. Lucky Red

Sorprese (mica tanto) nello stato di granito

Sorprese (mica tanto) nello stato di granito

New Hampshire


All’ anchorman  Lou Dobbs della CNN andrebbe dato merito di aver messo il dito nella piaga : la vittoria di Hillary Clinton in New Hampshire non è stata affatto una sorpresa, semplicemnte i media l’hanno nascosta fino a che è stato possibile per non smentire buona parte dei sondaggi che molto avevano insistito su un possibile flop, determinando commenti inappropriati e definitivi per esempio sul ritiro dalla competizione e puntando un’ attenzione spropositata sull’ unico sperduto seggio elettorale in cui  Hillary non aveva raccolto nemmeno un voto .Insomma come ha detto stamane Dobbs la stampa si dovrebbe un po’ vergognare. Il fatto è che sia qui che in Iowa l’affluenza ai seggi è raddoppiata e questo è il reale motivo che ha fatto saltare le proiezioni .Ovvero siamo alle solite e se Obama è un seduttore Mc Caine un veterano del Vietnam, Huckbee  un predicatore naif e Giuliani il Soccorritore dell’11 settembre,Hillary è una lacrimevole e non più giovane signora che molto punta sul marito ex presidente.Le definizioni…si sa. In New Hampshire ci sono regole diverse, le primarie sono più strutturate rispetto al caucus tradizionale e gli elettori dopo le assemblee e gl’incontri, si recano ai seggi che rimangono aperti per un intero giorno a votare candidato e delegati alla convention finale.Siamo solo all’inizio e quest’altalena è destinata a durare ben oltre il 5 febbraio data in cui molti stati saranno chiamati alle primarie.Il voto ad Hillary in New Hampshire invece mostra una caratterizzazione fortemente femminile e questo appare ben più sensazionale dell’entrata in campo della figlia Chelsea,della commozione davanti agli elettori o dell’umanizzazione del personaggio che sarebbe stata operata nell’arco di pochi giorni. In campo avversario vince Mc Cain e stavolta è Giuliani ad avere la peggio e a scivolare in fondo alla classifica.Prossima tappa il Michigan. (tabelle del New York Times) Hillary e Chelsea Clinton New Hampshire 

Democrats %
Clinton 39%
Obama 36   
Edwards 17   
Richardson 5   
96% reporting

Republicans %
McCain 37%
Romney 32   
Huckabee 11   
Giuliani  9   
96% reporting