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Mese: Aprile 2008

Ci sarebbe il primo conto da pagare

Ci sarebbe il primo conto da pagare

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Far danni prima ancora di essersi insediati a Palazzo Chigi non è  impresa da tutte le forze politiche  ma questo è esattamente quello che è successo con il ritiro di Air France dalla trattativa per l’acquisizione di Alitalia. Defezione del resto, ampiamente prevista nonchè auspiacata dalla neomaggioranza. Chiedere ad Air France, da parte di Alitalia, di chiarire la situazione legale successiva alla rottura delle negoziazioni,  tecnicamente significa volersi mettere al riparo dalle penali che intervengono quando una trattativa è ancora in piedi e  si cercano altri partner. La risposta, che è stata fatta pervenire al Tesoro, e non all’Alitalia, non poteva non sancire la fine dei negoziati. Il via libera che si attendeva per poter procedere ufficialmente all’acquisizione di nuove offerte, ora c’è. Allo stato, se non interviene un aumento di capitale sociale il fallimento è pressocchè automatico. Il progetto Air France in tal senso, prevedeva l’impegno di un miliardo , ora c’è da vedere se la cordata italiana supportata da alcune banche farà altrettanto. Nel consorzio potrebbe esserci Aeroflot, con una quota non superiore al 49% di Alitalia, per evitare la perdita dei diritti di volo. Finisce qui l’unica speranza concreta di trattativa trasparente, con piano industriale attendibile proposta dal più grande vettore al mondo: Air France. Comunque vada, una sola prospettiva è sicura : lo Stato si appresta a immettere nella voragine Alitalia altri 150 milioni di quattrini pubblici a fondo perduto. Il gioiello di famiglia è rientrato nelle disponibilità dei proprietari  che possono essere grati ad un modo di fare affari secondo il quale  sono sempre gli altri  ad assumersi  rischi e  costi. In primis i lavoratori, nel gongolio generale che ieri sera ha accolto la notizia,  nessuno li ha nominati e a seguire i contribuenti anche quelli assenti dal chiacchiericcio stucchevole del salottino bianco di regime.

Un impossibile kit di garanzie

Un impossibile kit di garanzie

Libera nos dagli uomini di lotta e di governo alle prese con un caso di stupro che, provvidenziale ai fini ben identificati della stampa e della propaganda politica, capita in campagna elettorale. Proprio qui, a Roma. Ma a parte il solito considerare la violenza sulle donne  alla stregua dello scippo di una borsetta ed inserirne le contromisure nella rosa di improbabili provvedimenti –  ventimila espulsioni…Alemanno deve essersi candidato anche a Prefetto, oltre a non conoscere le procedure e a non saper contare – o pacchetti detti  della sicurezza, si possono dormire sonni tranquilli : nella sarabanda di strumentalizzazioni nessuno sta davvero pensando a noi, men che meno  alla nostra incolumità. Se così fosse, invece di spremere le meningi alla ricerca dello spot più efficace, si parlerebbe d’altro :  per esempio di sessualità maschile, perchè gli stupri censiti nel nostro paese, viaggiano, tra pareti domestiche e strade, alla velocità di tredici al giorno, poi ci sono quelli non denunziati e poi c’è anche chi pensa di fare del turismo sessuale o essere, nella propria città,  cliente abituale di minorenni dell’est e non essere annoverato nella categoria degli stupratori. Quali misure si propongono in questi  casi o in quelli in cui il barbaro, oltre che non essere romeno è anche un rispettabile signore o uno che conosci molto bene? Ma queste sono problematiche che non riguardano mai gli uomini di lotta e di governo ma sempre qualcun altro. Ci sono scomode verità dietro questa storia che vanno ben oltre il semplice spietato utilizzo a fini elettorali dello stupro di una ragazza e che nessun maschio di lotta o di governo, troppo occupato a battibeccare – sicurezza si,  sicurezza no, ronde si, ronde no, diritti si, diritti no, libertà si, libertà no – ammetterà mai : si chiama esposizione all’altro e non c’è democrazia che tenga, ne’ garanzie sufficienti ad eliminare il rischio. Si chiama libertà femminile interpretata dai media come disponibilità sessuale. Servirebbe un’altra riflessione e un’altra cultura ma sono tutti così impegnati : chi a tirare i remi in barca, chi a leccarsi le ferite, chi a riorganizzarsi e chi a marciare armi e bagagli su Roma con nutrito seguito di forze politiche e sindache compiacenti targate nord  - ce la devono far pagare del resto e  se riuscisse loro l’impresa, altro che stupro subirebbe questa città – che non c’è speranza. Men che meno ce la potrebbe offrire chi storicamente  vive la libertà e la dignità delle donne come una minaccia. Fortunatamente in questa città, non siamo all’anno zero delle politiche femminili, ne’ tanto disperate da invocare l’intervento delle ronde. Alemanno pensi all’agricoltura. Possibilmente nell’orto di casa sua.

nell’illustrazione il bel pavè delle nostre strade

Crescerà la cicoria a via Condotti

Crescerà la cicoria a via Condotti

Il MIS Movimento Idea Sociale di Pino Rauti, invita militanti e simpatizzanti a votare Gianni Alemanno al ballottaggio di domenica prossima.  Sottolinea in particolare che a differenza di Rutelli, che di agricoltura non si è mai interessato, Gianni Alemanno di agricoltura ben si intende dopo il suo incarico ministeriale e che questo è importante perchè Roma è il più grande Comune agricolo di tutta Europa e dal Campidoglio si può gestire un territorio che è esteso undici volte l’area comunale milanese.

Vinca l’eresia ( una volta tanto)

Vinca l’eresia ( una volta tanto)


Non del tutto casualmente, le proposte politiche più interessanti, al momento vengono da due amministratori locali. Ed è forse per quel comune tratto di continuativa eresia nei confronti delle rispettive appartenenze che i loro interventi risultano meritevoli di attenzione . Soprattutto nei momenti in cui la riflessione sull’ insuccesso si appiattisce un po’ troppo sui registri consueti di fallimento del marketing elettorale, si avverte un consistente vuoto  di misure in vera controtendenza . Credo che l’originalità nasca  dalla stessa pratica di governance e che attendibilità, chiarezza, veridicità scaturiscano da una capacità speculativa educata a misurarsi con le complessità quotidiane. Vendola ha pronunziato l’intervento più ricco dell’Incontro dell’Arcobaleno a Firenze, applaudito in piedi dalla platea, sebbene non riportato nel sunto che della giornata il sito di Rifondazione pubblica . E non  a caso. Uno che vuole saltare a piè pari la fase del redde rationem, per avviare subito quella del che fare, non può essere il più amato dagli Apparati. Al centro del suo ragionamento sta un problema di linguaggio, serissimo a mio avviso, e non meno importante, quello inerente ad un’altra questione che viene definita dell’ascolto, ovvero di analisi della realtà che non possono prescindere da prese d’atto, vuoi delle dinamiche, vuoi delle sensibilità in gioco, (nel caso specifico vengono citati  i precari di cui si parla ma che non vengono ascoltati ). Quello che magari non è chiaro, è cosa si vuol fare dell’ascolto :  cioè se questo rendersi disponibile alla società civile, possa o meno produrre cambiamenti in termini di orientamenti programmatici. Un laboratorio politico quale Vendola auspica, vive d’interazione, ma cosa succede se dal confronto con la realtà scaturiscono contraddizioni tali da richiedere un mutamento di rotta?. Di fronte a fatti di questa importanza i nostri strumenti analitici e strategici sono asfittici, desueti, poveri, ce la caviamo solo con un po’ di sociologia della catastrofe . Espressioni dure, che oltretutto scavano in annose controversie ideologiche legate al modo d’intendere la pratica politica. Non so se le parole di Vendola diverranno mai il suo  documento politico congressuale e nemmeno se l’applauso caldo e spontaneo  sia scoppiato per i toni appassionati più che perché le ricadute altamente sovversive di un’ottica marxista, della sua proposta. Da qui a luglio vedremo se Vendola riuscirà a vincere la sua battaglia di rinnovamento del partito che oltretutto, essendo ancora presente a livello locale, potrebbe dedicarsi con maggiore intensità a ricucire rapporti che al momento sembrerebbero smarriti. E’ di Cacciari invece la proposta più ardita, di Partito Democratico del Nord federato al PD centrale. La questione settentrionale, colpevolmente trascurata dai partiti di sinistra è, non da un giorno, richiamata all’attenzione  e ritenuta da Cacciari dirimente. Il PD  che a quei territori ha dedicato candidati e tappe del viaggio elettorale di Veltroni , ha prestato ad essi, forse per la prima volta, reale attenzione . Ma un intervento che, se isolato, rischia di essere percepito come pura strategia in vista delle urne, non è sufficiente: i passaggi successivi non possono non tener conto della specificità di quei territori in cui convivono le regioni della grande industria fordista e quelle  del terziario, del finanziario e della creatività. Distanze culturali enormi con il resto del paese, segnate da una perdita di contatto della sinistra con le trasformazioni sociali. Il capitalismo personale, la rivoluzione culturale della classe operaia, sono processi che non sono stati compresi fino in fondo.Il conseguente allontanamento con perdita di consensi ne è stato l’esito disastroso. Per questo un nuovo cammino importebbe la necessità della rappresentanza autonoma, libera, nella formazione di gruppi dirigenti, candidature, programmi. Magari fosse vero…anticipare l’idea federalista con una differente forma partito. Migliore ipotesi di radicamento sul territorio non si potrebbe immaginare.Senza considerare l’eliminazione del partitone elefantiaco che dal centro pretende di sapere tutto e di governare ogni cosa. E il cuore mi dice che se son veri gli strilli all’apostasia di alcuni dirigenti con tanto di rivendicazione del primato della questione meridionale, l’idea è incredibilmente efficace. Anche qui bisognerà aspettare, non troppo però. Domani Veltroni va a Milano a discutere con i diretti interessati. Sperem.Come dicono da quelle parti.

Vogliamo vivere

Vogliamo vivere

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Il processo di trasformazione della città di Roma  è cominciato con Francesco Rutelli nel 1993, quando ricevette il primo mandato a sindaco e in eredità il deserto che una lunga teoria di amministratori di centro destra incapaci e in alcuni casi corrotti, avevano lasciato.Il clima di mediocrità provinciale in cui abbiamo vissuto per decenni è stato soppiantato da quindici anni di saggia amministrazione di centro sinistra . Rutelli è stato un buon sindaco, fortemente impegnato nel risanamento ma anche nella moralizzazione di molti settori, chi scrive può testimoniare  la cura, l’onestà e il rigore con i quali sono state regolati, per la prima volta, gli appalti miliardari delle mense scolastiche, sottraendoli  ad appetiti, ad un regime di scarso controllo, e all’ignominia del massimo ribasso. Roma non solo non merita di tornare indietro ad un clima mortifero e a una cultura egoista ma soprattutto vuole mantenere la sua peculiarità di zona franca e fuori del controllo della destra. Roma è un laboratorio attivo in cui tra mille errori e tutte le difficoltà che una metropoli di dimensioni europee comporta, si è applicata un’intelligenza politica che ha prodotto risultati sul piano dell’economia, della cultura e dell’accoglienza di  oltre 160 etnie che con noi pacificamente vivono, lavorano, studiano. E noi ne siamo orgogliosi.  Il ballottaggio con Alemanno e l’apparentato Storace ha per sovrapprezzo una decisa connotazione antifascista. Sia questa la ragione forte della nostra mobilitazione e il Bene della Città, il senso del nostro voto. Non devono passare.