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Mese: Giugno 2008

Que reste-t-il

Que reste-t-il

Coloro i quali sostenevano che  la presente legislatura avrebbe segnato il tramonto delle leggi ad personam, confidando magari nel fatto che le pratiche concernenti Silvio Berlusconi ed il suo controverso rapporto con la Giustizia, fossero state tutte evase nel corso dei suoi precedenti mandati , s’erano evidentemente dimenticati  del processo Mills :  Milano 17 giugno 2008 ore 12.30 : Nicolò Ghedini, parlamentare del Pdl e difensore di fiducia di Silvio Berlusconi, ha depositato nella cancelleria della quinta sezione della Corte d’Appello di Milano l’istanza di ricusazione del giudice Nicoletta Gandus – Come dire.. una dichiarazione di guerra . Ed eccoci di nuovo  alle prese con il ritorno al Passato anzi all’Antico. Insomma, è bastato il rischio di una sentenza di condanna di primo grado nel processo Mills, per veder sfumare l’aplomb dello Statista, del Premier in versione istituzionale tutto buoni rapporti col Presidente della Repubblica e civile e costruttivo dialogo con l’Opposizione. Giusto il tempo di inviare al presidente del Senato una lettera in cui si lamentano atteggiamenti persecutori da parte dei giudici, e d’inserire nel decreto sicurezza – il mezzo più veloce sulla via dell’approvazione  - un paio di emendamenti, uno sulla formazione dei ruoli con precedenza ai processi per i reati più gravi, l’altro che sospende i processi per reati con pene inferiori ai dieci anni iniziati prima del 2002 e non ancora arrivati alla prima sentenza, e l’intero corso della legislatura prende un’altra piega. Ometto la pletora di furbizie di contorno targate PDL, per non annoiare. Ad ogni buon conto, se torna il Berlusconi antigiudici torna anche l’Opposizione senza se e senza ma. In soldoni, e senza che le anime belle si adontino del fatto che ad ogni piè sospinto,  si rammentino i rapporti di forza – vale a dire l’ espressa volontà dellla maggioranza del popolo italiano – questo significa un’estenuante attività parlamentare fatta di emendamenti, voti contrari, filibustering che, nella maggior parte dei casi, danno come risultato zero, anzi no, danno come risultato quello che gli undici punti di distanza e una compagine di governo coesa, consentono. S’è visto ieri. Sul piano politico, un’ altrettanto intensa campagna d’informazione che metta a nudo e sveli le ignominie e le ricadute di certi provvedimenti all’apparenza salutari, attende necessariamente l’Opposizione: Dice  correttamente D’Avanzo su Repubblica di ieri  :

Forse sarebbe meglio affrontare tutti coloro (e sono moltissimi, i più) che sono sordi ai guai giudiziari di Berlusconi e pensano che “vabbè, è un corruttore, ma per me va bene lo stesso…”. Forse bisogna informarli che, non di Berlusconi si discute, ma della loro, personale sicurezza. Perché se, come sostiene l’avvocato del Cavaliere, diventano reatucci la rapina semplice, il furto in appartamento, l’omicidio colposo degli ubriaconi al volante, il sequestro di persona non a scopo di estorsione (non erano i partiti di governo a suggerire che le zingarelle portano via i bambini dalla culla?), la sicurezza in pericolo non è quella del capo del governo e del suo legale, ma di chi è esposto a questi reati.

Sacrosanto. Qualcuno si avvilisce se rammento che il PD o chi per lui, per raggiungere quell’opinione pubblica che sui temi della sicurezza giustizia e ordine pubblico, ha subito un’azione corrosiva delle proprie facoltà di giudizio, proprio a causa dell’Informazione, non dispone degli stessi strumenti propagandistici e proprietari sui quali la compagine di governo può contare? Che quando noi s’è finito di fare controinformazione su Giustizia & Sicurezza, vanno in onda decine di telegiornali a dire tutto il contrario? E con ciò toccano milioni di utenti ? Chi l’ha fatto per davvero il lavoro della controinformazione se la sente tutta addosso l’impotenza e la sensazione di goccia nel mare. Ma per tornare a Bomba e cioè ad una posizione che non da ieri si andata delineando all’interno del PD, circa la processabilità del premier come prioritaria o meno, rispetto ai reali problemi del Paese, direi che è accaduto quel che sempre accade quando si disgiunge il piano etico da quello politico. Si può ammettere una trattazione separata in fase di elaborazione strategica, ma poi bisogna trovare la sintesi, altrimenti si rischia l’allontanamento dalla buona politica. Ci giochiamo il dialogo? E sia. Personalmente sono schierata su questa linea, con avvertenza che chi vuole passare alla Storia come Statista e non come il Furbastro che s’è fatto gli affari propri, qui ha da passà . Sotto questo aspetto, non mi pare che Veltroni abbia mostrato particolari perplessità, anche se più di un problema si apre nei confronti degli elettori del PD che sul tema delle Riforme e del Dialogo come inedito della fase politica a venire, ha impostato la propria campagna elettorale. E delle aspettative disattese, in una democrazia che si rispetti, agli elettori bisogna dar conto.

 

Veltroni, infine, dovrebbe abbandonare il feticcio del dialogo (come se in ballo fosse quello, e soltanto quello) e spiegare alla gente (non sola la sua) quale iniziativa politica, istituzionale, sociale da domani intende muovere per evitare che la sicurezza diventi, per gli italiani meno protetti, un tiro birbone di Iddu. Non è scritto nei vangeli che una società postideologica debba lasciar cadere un’idea di interesse pubblico o ammutolirsi dinanzi all'”intollerabile".

Ah come ha ragione D’Avanzo, assai citato peraltro in queste povere pagine elettroniche. Ma il dialogo non è un feticcio . E’ assai di più,  è il Metodo per costruire le Regole e le regole servono per affrontare appunto quello che c’è in ballo. Non a cuor leggero si può abbandonare quella strada, perchè quel che resta è davvero poco e quel che c’è in ballo rischia seriamente di non esserlo più per sopraggiunta archiviazione delle istanze migliori. Sbaglierò, ma vedo avanzare posizioni terziste e quartiste, l’unica speranza è che qualsiasi decisione futura voglia assumere il PD, sia limpida ed intellegibile.

Piccola nota in calce,  perchè vedo che la personale tendenza a non far parte del coro delle lamentele – sfogatoio, cercando magari laddove è possibile di contribuire con argomentazioni  altre, passa spesso per castrante invito alla rassegnazione :  Quando rammento che non si sono vinte le elezioni –  e in che termini, è il dato che più di tutti segnerà questa legislatura – non intendo con ciò promuovere alcun sentimento di afflitta impotenza. In una contesa democratica c’è sempre chi perde, non per questo è destinato al silenzio. Ma che si voglia organizzare la rivoluzione, l’ostruzionismo parlamentare, il seminario, il gazebo o il tè delle cinque, i termini della debacle  restano un dato incontrovertibile, non vedo perchè debbano essere letti in termini dissuasivi. A meno di pensare che, qualunque sia l’aria che tira, chiunque siano gl’interlocutori, qualsiasi i rapporti di forza,  una semplice Testimonianza per quanto Nobile, possa essere sufficiente ed esaurisca i doveri di un’ Opposizione costumata, una presa d’atto della Realtà appare quantomeno necessaria. E questo nonostante la sinistra abbia un curioso rapporto con i Dati di Fatto che spesso tende a rimuovere, probabilmente perchè ritenuti negazione del sogno e morte di ogni utopia. Schematismi. A cosa servirebbe altrimenti la politica se non a coniugare i sogni con la realtà ? Rispetto a questo un ragionamento che impegni  una visione più realistica delle cose  e un atteggiamento più laico, sarebbe infinitamente più costruttivo e con ogni  probabilità, elettoralmente e socialmente più vincente.

Al Presidente del Consiglio una cosa viene  bene : cantare con discreta intonazione, tono correttamente nostalgico e inappuntabile pronunzia, la canzone di Trenet che è nel titolo.

 

Un calcio ai pregiudizi

Un calcio ai pregiudizi

Qualche anno fa portavano i capelli alle spalle e quand’erano  in campo, ad evitare ciocche fastidiose innanzi agli occhi, era tutto un sistemarsi i cerchietti, i fermagli, le code, e, in qualche caso, sin gli chignon sulla sommità del capo, gesti garbati per riccioli ribelli,  con buona pace dei telecronisti che quando il gioco si fa energico, amano definirlo maschio. Senza considerare le effusioni, gli abbracci, i palpeggiamenti, il saltarsi addosso  e il rotolarsi abbracciati sull’erba in caso di esultanza da messa a segno. Se c’è una cosa che mi piace dei calciatori è questa intensa fisicità  che sfiora la latenza e che nettamente contrasta con lo stile di vita da maschietteria arrembante :  le automobili, il linguaggio, i modi sbrigativi, gli amori con le più belle da esibire, una via l’altra, manco fosse un defilee. Senza contare l’Immaginario che li vuole sul campo a combattere tra sputi, sangue, insulti e ossa rotte, che più scorretto, violento e adrenalinico è il gioco, più ci si diverte.  C’è qualcosa di talmente storto, compresso e innaturale nelle gabbie di luoghi comuni e convenzioni che imprigionano la virilità (o la femminilità) che basta un’inezia  per far esplodere le contraddizioni. Nell’illustrazione Buffon consola Henry che oltretutto ha contribuito al successo dell’avversario con una deviazione. L’immagine, credo, più bella e significativa degli Europei.

Siamo tornati

Siamo tornati

 

 

Il goal di Daniele De Rossi –  fortunoso come da calzante definizione dello stesso autore che di trionfalismi non ha bisogno – lo racconta benissimo il  fuori campo sullo sgomento di Henry, qua sopra. Ma per la serpentina… chapeau bas : la Bellezza ha attraversato il gioco, ravvivando ogni sbiaditura.

Razza padrona (fuordiluogo)

Razza padrona (fuordiluogo)

Flavio01

Trovo fuordiluogo le notazioni di stile e bon ton di questi giorni – tutte velenosamente destinate alla sposa peraltro, che, ammettiamolo, era e rimane, una splendida figliola  –  A voler essere pedanti, non si saprebbe da che parte incominciare ma non credo fosse lecito aspettarsi da queste nozze, la sobrietà o le signore vestite da mattina – visto che era mattina –  suggerito dal senso del ridicolo. Nessuno più bada a queste usanze antidiluviane e la sfilata di smoking, veli e paillettes incredibilmente accessoriata e ancorchè fuori orario, alle nozze di gente comune, è un must al quale nessuno è disposto a rinunziare. L‘overdressed non è più un peccato mortale, un sintomo di inelegante esibizionismo o più semplicemente del non saper comprendere la circostanza e dunque di non saper vivere.  I matrimoni rimangono per molti,  le uniche occasioni mondane della vita. Certamente gli ospiti di Briatore ne hanno molte altre.. ma che fa? Tutto fa Broadway . Forse è per questo che i grandi sarti, esausti, chiudono i battenti. La moda non è più un gioco divertente e raffinato ma un cerimoniale ansiogeno dell’Apparire con ogni mezzo ed è su questo essere disposti a qualunque scemenza pur di essere sulla bocca di tutti, che probabilmente casca l’asino e il gioco diventa un’ infame corvée . C’è da giurare che le prossime spose, da Sesto San Giovanni a Canicattì, pretenderanno sul capo la tiara di fondi di bicchiere e che non pochi promessi  andranno all’altare con i piedi calzati in pantofole di riconoscimento. In futuro bisognerà  essere molto  indulgenti, evitando di guardare tutto ciò dall’alto in basso. Non è mica colpa loro se il modello Grace Kelly è stato soppiantato dal bustier. Tuttavia chi ha in casa ragazze in età cosidetta da marito, può cogliere l’occasione per ritagliare l’immaginetta qua sopra onde poter loro mostrare una versione attendibile dell’ultimo modello di principe azzurro reperibile su piazza. Con la speranza che quantomeno la scarsa avvenenza,  indirizzi le scelte altrove. Un buon matrimonio è gradito ma i soldi non sono tutto. Lo so, ci vuole coraggio, ma vale la pena di rischiare

Outing

Outing

coiffeur

Eh lo so, una signora dovrebbe andare a finire sui giornali solo in tre circostanze (delle quali, a meno di suicidio,  solo una dipendente dalla propria volontà). Invece niente, con l’aria che tira, c’è caso che la regola del tre non possa essere rispettata alla lettera. E allora eccomi qui a far parte del nuovo Gotha del Glamour di Stato, dovrei dire mio malgrado ma non è precisamente così, non solo nel senso che non me ne può importare di meno ma soprattutto perchè la possibilità di dare pubblicità agli elenchi non si deve certo al Ministro dell’Innovazione ma ai suoi predecessori di centro sinistra. Agli atti, ad ogni buon conto, ci sono anche i curricula, i titoli di studio, i master, le lingue parlate e scritte, nonchè le varie circostanze in cui i consulenti hanno gestito progetti, soccorso difficoltà, avviato dipartimenti,  laddove era altresì accertato con trasparente procedura, che le professionalità interne alla Pubblica Amministrazione non sarebbero state sufficienti a fronteggiare le sfide o a superare le impasse . Ma è roba noiosa, il ministro lo sa, per questo sventola solo cifre e nomi. Per parte mia, serenamente inclusa nell’elenco dei consulenti di fascia alta, mi compiaccio di avere fatto in tempo ad andare dal parrucchiere.