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Mese: Dicembre 2008

Salerno – Catanzaro (andata e ritorno)

Salerno – Catanzaro (andata e ritorno)

 

Nell’ambito della trentennale Saga denominata Guerra tra le Procure d’Italia, tra carabinieri inviati da Salerno che sequestrano atti di un’indagine in corso a Catanzaro e Carabinieri inviati da Catanzaro che sequestrano il “sequestrato”, l’intervento del Presidente della Repubblica, checché ne dica Antonio Di Pietro, si rivela provvidenziale, non fosse altro perchè continuando di questo passo, ad una vicenda già complicata di per sé, si sarebbero aggiunte altre iniziative, rendendo così il tutto più simile ad una matassa inestricabile che a una vicenda giudiziaria

L’esperienza insegna poi, che questi conflitti tra Poteri dello Stato, non solo non giovano alla credibilità delle istituzioni, essendo vissuti dai più, e non a torto,  come incomprensibili  diatribe,  ma soprattutto, nel caso si tratti di Giustizia,  non sono in alcun modo utili ne’ al compimento delle indagini, ne’ alla celebrazione dei relativi processi. Ne deriva un senso di spaesamento e sfiducia dei cittadini, nei confronti della possibilità di veder tutelati i propri interessi, del quale francamente potremmo fare meno.

Così mentre  Salerno tenta di impedire indagini in corso ( le solite, Poseidone e Why not) a Catanzaro, Catanzaro risponde con un’ ulteriore inchiesta su Salerno. Tutto questo con scambi di avvisi di garanzia tra magistrati  e messa sotto accusa, da parte di Salerno, di tre esponenti del Consiglio Giudiziario e da parte di Catanzaro, contro le toghe di Salerno, per abuso di ufficio e interruzione di pubblico servizio. I fascicoli al momento sono tornati a Catanzaro. 

Questo caso, che tutti definiscono giustamente  limite o senza precedenti – ma per tipologia, niente affatto inusuale – semplice non è, ma nemmeno poi troppo kafkiano.

 L’inchiesta,com’è  noto, un tempo affidata al giudice De Magistris, contiene tra le altre,  ipotesi sul presunto coinvolgimento di Romano Prodi e Clemente Mastella in fatti  la cui pubblicità, provocò direttamente o indirettamente la caduta del governo e la fine anticipata della legislatura.

Su tutta questa corposa materia, ha già valutato  un GIP, il Tribunale del riesame e la Corte di Cassazione. Mentre specificatamente sulle procedure e i metodi adottati per mettere insieme le indagini,  si è pronunziato il Procuratore generale della Cassazione, il CSM e di nuovo la Cassazione, respingendo il ricorso di De Magistris avverso queste ultime decisioni. In nessun caso De Magistris ha avuto ragione dei procedimenti in questione.

Se ne deduce che la Procura di Salerno col suo comportamento smentisce di fatto l’operato dei propri  organi di autogoverno.

Sostiene il Quirinale in una nota : se Salerno si fosse limitata a chiedere copia degli atti dell’inchiesta, invece che procedere al sequestro, di fatto non sarebbe successo nulla.

E infatti una simile modalità, evidentemente sottende il volere dei giudici di rendere quantomai pubblici i risultati di un’ inchiesta che, indipendentemente dalla rilevanza penale ( fin qui scarsa), rivela comunque un sistema di gestione del potere perverso ed inammissibile.

E siamo d’accordo che tra le due cose  non c’è rapporto d’interdipendenza. Ma il compito dei magistrati è portare a termine il lavoro investigativo, celebrare i processi e punire i colpevoli, non sostituirsi alla Politica.

Poichè resta inteso che in costanza di questo scontro dei Titani e delle Giurisdizioni, l’attenzione si concentra esclusivamente su delicate questioni procedurali, mentre  le indagini Poseidon e Why not  subiscono l’ennesimo arresto.

Sostiene Di Pietro che un sistema trasversale si muove per bloccare Why Not. Seppure fosse, la Procura di Salerno ci avrebbe messo del suo a favorire ulteriori stop.

Il futuro è già segnato : quest’oggi il CSM ascolterà i Pubblici Ministeri, nei giorni successivi  presumibilmente  nuove audizioni interesseranno  entrambe le Procure dove anche  il Guardasigilli ha inviato i suoi ispettori. Tutto questo  mentre il Procuratore Generale di Cassazione ha aperto un’istruttoria avviando già gl’interrogatori.

Ciò detto non stupisce affatto che il principale indagato Antonio Saladino, dopo ben dieci istanze ai PM, sia stato ascoltato solo dalla Procura di Paola. Sì ma relativamente ad altra indagine.

Tra Salerno e Catanzaro, una puntatina a Roma al CSM o in Cassazione, una sosta in televisione e un’altra a farsi intervistare dai giornali, dove lo si poteva trovare il tempo?

La parola più bella della lingua inglese

La parola più bella della lingua inglese

indignation

 

Penultimo libro – l’ultimo è in fase di elaborazione – di Philip Roth che qui risolve  i temi tradizionali della sua letteratura – angoscia esistenziale, senso di disfacimento – in disperata ribellione verso una vita che sembra riservare solo ingiustizia e dolore. Indignation è, secondo Roth, la parola più bella della lingua inglese, suggerendo il termine un moto disincantato, un ammorbidimento non annacquato, forse un’evoluzione dei termini  rabbia, vendetta, astio, assai frequenti nei suoi scritti.

Attraverso le reminiscenze indotte dalla morfina, la storia di disperazione ed inesperienza di Marcus Messner, gravemente ferito nella guerra di Corea e prossimo alla morte. Figlio di un macellaio Kasher del New Jersey,  per sfuggire alla personalità opprimente del padre, ad una famiglia iperprotettiva e alla propria stessa identità ebraica, decide di frequentare il Winesburg College, in Ohio.

 L’allontanamento  si rivelerà un’ inutile fuga con esilio da se stesso, ne’ Marcus riuscirà a comprendere il senso dell’insegnamento paterno, in cui, al netto di atteggiamenti ossessivi ed isterici, era contenuta una verità nella definizione del  modo terribile e incomprensibile in cui anche le scelte più banali, occasionali e comiche, ottengono il risultato più sproporzionato. Marcus Messner  molto somiglia a Roth: dolorosamente intelligente, consapevole di sè e controllato, esteta di natura. Sempre alle prese con le proprie scissioni nevrotiche :  tra mente e corpo, sesso e ragione, desiderio e dovere. Tra la famiglia e se stesso, tormentato, inoltre  da donne impossibili, genitori protervi, e per finire, dalla sua cattiva coscienza.

Del resto, di che altro si potrebbe scrivere? Tuttavia, con la sua prosa così naturale, agile,  forte, Roth, a torto definito romanziere intimista ed egotico, particolarmente per l’andamento dei suoi lavori dalla fine degli anni 90 in poi, non tralascia mai di restituirci un ritratto ben confezionato del proprio paese . Sotto questo aspetto Indignation romanzo della crescita come frattura e del dolore di vivere, non fa troppo rimpiangere ne’ Pastorale ne’ Portnoy ne’ la Controvita.I suoi capolavori.

Indignation è un libro di Philip Roth edito da Houghton Mifflin Company. Boston  2008

 

 

Toglietevelo dalla testa ( Massimo della chiarezza)

Toglietevelo dalla testa ( Massimo della chiarezza)

Quando ci sarà bisogno di trovare un nuovo leader, io credo che dovrà essere una persona di un’altra generazione…non è più cosa per noi..
A questo punto è il tempo di una nuova generazione: noi dobbiamo dare una mano perché questa generazione possa affermarsi e prendere nelle sue mani il destino della sinistra e spero del paese

Massimo D’Alema, domenica 30 novembre, a Crozza Italia

La generazione internettiana che nel PD chiede il ricambio, il rinnovamento e il turn over,  molto si sta compiacendo del fatto che Massimo D’Alema, domenica scorsa, abbia pronunziato le parole di cui alla premessa.

E anche chi scrive, come altri del resto, vorrebbe vedere il cambiamento. Salvo che se il nuovo non esprime le proprie posizioni po-li-ti-che che s’immaginano discontinue rispetto al tanto vituperato establishment in modo chiaro e articolato, sia propensa a  tenersi il vecchio, almeno sa di che morte  morirà, ovvero dove e come andare a contrastare quel che non le garba. Sempre quando sarà il momento.

Senza considerare un dato di fatto incontrovertibile e assolutamente fuori da qualsiasi benaltrismo, e cioè dello scarso appeal che un problema di rinnovo delle classi dirigenti ha presso l’elettorato del PD in questo momento. Basterebbe fermarsi ad ascoltare i discorsi, anche solo quelli del bar o dell’autobus, per capire che assai più che la disfida generazionale, quel che interessa è capire quanto possa incidere l’Opposizione in un ottica di miglioramento, ovvero di superamento della disastrata contingenza. Su questo s’interrogano gli elettori. E chi scrive.

Strano poi, per  tornare alla trasmissione,  che nessuno si sia accorto di quel passaggio del discorso, riguardante la perdita di credibilità  della politica, in cui lo stesso D’Alema, rispondendo a Crozza ,  ha affermato come sia stata proprio la crisi dei grandi partiti e  l’ingresso in massa della società civile nei luoghi della Rappresentanza, a determinare il fenomeno di scadimento. Aggiungendo, qualora non fosse sufficientemente  chiaro,  una piccola notazione autobiografica sul proprio excursus ( prima la FIGCI, poi gl’incarichi regionali, poi quelli nazionali  etc etc, in una sorta di training irrinunziabile  di cuo  le organizzazioni politiche si avvalevano onde poter selezionare i dirigenti.

Un’affermazione importante, forse l’unica pronunziata  in senso davvero antagonista rispetto alla visione veltroniana del  Partito leggero  ( all’americana, insomma)

Se si connettessero le due espressioni, il quando ci sarà bisogno e l’elogio del ceto politico del passato (della Prima Repubblica, in sostanza),  mi pare che i Rinnovatori o aspiranti tali,  avrebbero pochissimo da compiacersi. Secondo D’Alema, leadership e rappresentanza non dovrebbero essere affidate troppo a quella società civile  di cui sono  esponenti.

Il toglietevelo dalla testa del titolo sia detto senza aggressività, ne’ riguarda  le chanches di successo di coloro i quali aspirano a sostituirsi alla attuale classe dirigente. I migliori auguri, anzi. 

Ma egualmente toglietevi dalla testa che uno scontro aperto tra D’Alema e Veltroni avvenga mai. Men che meno sul rinnovamento delle classi dirigenti. Quando ci sarà bisogno troveranno una ricomposizione. Questa storia dello Storico Contrasto, che concerne pochissimo questioni di merito, riguardando più specificatamente faccende interne, di direzione del Partito, dura da oltre  dieci anni, dal 1994, per dire.  

Era Storico già alla nascita.  Gonfiato  da mediaticità. Si nutre soprattutto di teste docili.

Dunque, se nella testa ci sono obiettivi, progetti, che li si portino avanti. Senza fare giochi di sponda con l’Uno o con l’Altro. Chi vuole il ricambio pensi all’Ulteriore. Alla fine potrà prevalere solo chi avrà la forza ( delle idee, dei numeri). Sparigliando. E dunque rinnovando. Sul serio.

per le foto di D’Alema io continuo a servirmi di una sezione del suo sito personale titolata “cose mai viste” in cui i lettori si divertono a commentare immagini buffe del titolare. Anche questa è prelevata da lì.