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Anno: 2009

Il vanto astensionista

Il vanto astensionista

Se non sbaglio il gran civettare di quelli che annunciano il non voto in questa tornata si è fatto più consistente e rumoroso. Adesso poi che si aggiungono alla compagnia esponenti politici di spicco cui non punge vaghezza di dover dar conto oltre che delle future intenzioni, anche della propria eventuale incapacità a promuovere il cambiamento. Proprio loro che ne hanno avuto maggiori possibilità.

Ad ogni buon conto i motivi dei comuni mortali, seppur con l’aggiunta di qualche nuova sfumatura,restano quelli di sempre  tanto sono tutti uguali ovvero perché nessuno mi rappresenta o che so io. Dentro c’è la nausea o la delusione – che non sono i soli a provare. beninteso –  ma anche un po’ dello stile odio il volgo profano (et arceo) atteggiamento impropriamente vissuto come snobistico – altra civetteria questa del voler somigliare alla schiera dei sine nobilitate (animi) – anche se a ben vedere quando lo snobismo diventa un fenomeno di massa sono guai e non solo per i cultori non più rari del decanter in trepidante attesa che il bouquet sappia di bosco.

 L’astensione è di sicuro un dato politico degno del riguardo che si deve ad una scelta elettorale ma sulla cui efficacia –  breve o lungo sia il periodo, trascorso il quale si ritiene possa incidere – non confiderei troppo. Ci sono paesi che hanno solidificato un’ affluenza alle consultazioni elettorali ben più esigua di quella che ci si aspetta qui da noi, senza che nessun politico si stracci per questo le vesti o pensi di mutar rotta.

Qualsiasi sia il sistema, in giro per il mondo è sufficiente un solo voto per far girare la macchina. Basti questa semplice considerazione. La politica se disprezzabile, non migliora certo allo scopo di catturare più consensi. Al limite può studiare migliori strategie di marketing in campagna elettorale.

Mellors

Mellors

certosa2

Nel doppio tentativo – al solito – diffamatorio e di dimostrare come un comportamento presunto sconveniente della consorte, possa autorizzare il Capo del Governo alla menzogna, all' abuso di potere e all’utilizzo improprio dei voli di stato, devote  maestrine di stile e finesse, rivelano infine alla stampa, l'esistenza dell’ Amante Segreto di Veronica.

Il quale sarebbe nientedimeno che il Capitano delle Guardie. Chi l’avrebbe mai detto. E anche se da Caterina di Russia  a Diana del Galles, passando per l'amante di Lady Chatterly, la passione con il sottoposto travolge le regine ed eccita l'Immaginario assai più di quanto non farebbe quella con un  loro pari, noi dovremmo considerare tutta la vicenda non solo credibile ma anche, nell'ipotesi remota che fosse vera, rilevante ed assolutoria dei comportamenti del premier.

Ora  è più chiaro a chi giova fare dell’intera questione una  faccenda privata, anzi una storia di corna, da utilizzare a piacimento e chi invece cerca di ricondurre ogni fatto nella giusta dimensione del corretto rapporto con i cittadini e con la stampa. Ed è altrettanto chiaro come qualunque voce dissonante rispetto al Postulato Niccolò Mavalà Ghedini, cuore del piano strategico per restituire l’onore a Papi, debba essere non contraddetta  ma delegittimata, screditata, calunniata, punita.

Così il giovane che ha rilasciato interviste mai smentite, è prezzolato – poi si scopre che a pagare è stato solo il Giornale e non certo Repubblica –   la sinistra non ha idee o è invidiosa, la stampa nazionale ed estera è insufflata dall’opposizione o ne è lo scendiletto ed infine la consorte rea di aver aperto la crisi, oltre che una  sciocca plagiata, sempre, dalla cattiva stampa, è pure una poco di buono che se la intende con la servitù.

Il  resto del piano strategico non brilla ne’ per logica ne' per attendibilità : Berlusconi che è tra le altre, editore di testate dichiaratamente dedite al gossip, lamenta la violazione della privacy, dopo aver per anni sfinito il pubblico, sventolando, oltre che le altrui,   le sue storie, le sue ricchezze, i suoi figli, le sue fidanzate, sua madre e una sua vecchia zia scarsamente avvenente seppur compiaciuta davanti allo specchio.

Dunque come se niente fosse,  ha disposto un ricorso al Garante, chiesto e ottenuto il sequestro di foto, in parte scattate in luogo pubblico, parte nella villa sarda, da Berlusconi stesso definite innocenti – ma allora perchè tanto mistero ? – e nelle quali  sono ritratte ragazze più o meno abbigliate, con i connotati resi irriconoscibili dai pixel, nell’incertezza, dichiarata dal fotografo, che si trattasse di minori di anni diciotto, più un capo di stato straniero nudo e ammollo in piscina – ma non disponiamo più di residenze ufficiali  per ricevere autorità di altri paesi ? –

In attesa che la Procura valuti sulle foto e sull’uso dei voli di Stato, una pletora di ragazzotte si lascia intervistare, parte per rivelare l’offerta di cospicue somme messe a disposizione da taluni giornali allo scopo esclusivo di screditare Papi, parte per conclamarne l’assoluta bontà d’animo e correttezza di modi – potrebbe essere mio nonno – dichiara una . E infatti.

Nell’illustrazione la collina artificiale e la panchina panoramica di Villa Certosa

E’ arrivato il governatore

E’ arrivato il governatore

Palazzo Koch

Per chi fosse stanco della Versione Ufficiale o del Prontuario, ci sarebbe l’annuale Relazione  del governatore Draghi, un testo di cui il presidente del consiglio si è   immediatamente appropriato, definendolo berlusconiano. La qual cosa non troverebbe  particolare riscontro nei  contenuti della relazione stessa, ma non importa,  tanto oramai è a ognuno noto come Berlusconi abbia con il concetto di Verità, o se vogliamo, con la stessa Realtà,  un rapporto visibilmente alterato.

Dunque secondo il Governo, il fatto che allo stato non sia possibile, come affermato da Draghi, individuare con certezza segnali d’inversione ciclica, può fare tranquillamente il paio con le dichiarazioni trionfali  rese la scorsa settimana di essere, noi tutti,  oramai fuori dal tunnel  (si, del divertimento ). 

La verità è naturalmente tutt’altra e dove siano i segnali di affievolimento non si è capito bene, visto che il nostro tasso di povertà relativa supera la media europea, che il Pil è in picchiata anche nelle più rosee previsioni , che buona parte dei due milioni di lavoratori temporanei con contratto in scadenza entro l’anno, interrogate le rispettive aziende, non ne vedranno il rinnovo, che tutte le imprese industriali, frenate da tracollo della domanda mondiale, seppure volessero investire, innovare,  ristrutturare  non potrebbero, impantanate come sono in problemi di liquidità, mentre le 500.000 piccole imprese che lavorano in sub fornitura rischiano direttamente di morire.

In tutto questo, i nostri ammortizzatori sociali  non sono in grado di sostenere l’onda d’urto, inesistenti per il 1.500.000 di possibili licenziati  mentre per gli  800.000 aventi diritto, assicurano un reddito di 500 euro al mese.

Meno salari, meno consumi, meno domanda, meno investimenti. La catena di Sant’Antonio è bella che attivata. Di che uscita dal tunnel si parla?

Vero è come si è affrettato a sottolineare Tremonti ancor prima che Draghi prendesse la parola, che la Banca d’Italia è un’autorità tecnica ma che poi tocca al governo assumersi le responsabilità e l’onere dei correttivi. Grazie tante.

E infatti se l’approccio legislativo non stesse tra la stagnazione e le pezzuole  fredde dei provvedimenti sin qui assunti,  si potrebbe spaziare utilizzando i dati e i suggerimenti che la stessa autorità tecnica fornisce : Riforme per la tenuta dei conti pubblici, innanzitutto, a seguire  politica dei redditi, estensione degli ammorizzatori sociali ed infine, visto che i dati del governatore segnalano il collasso delle entrate tributarie, recupero dell’evasione.

Meno ricchezza meno entrate, si dirà, ma se tra il gettito IVA e i consumi c’è un rapporto sperequato anche nei rari casi in cui i consumi vedono un lieve incremento, questo significa una cosa sola : che l’evasione è in crescita.

Come se non bastasse gli interventi attuati finora per attenuare i costi sociali della recessione hanno soprattutto utilizzato risorse già stanziate per altri impieghi. Nessun nuovo investimento. La famosa coperta di Sacconi insomma, oltre che corta appare pure piuttosto lisa.

La crisi tuttavia è un fatto psicologico, di percezione, questo Draghi nella sua analisi impietosa, non lo ha detto, ma Berlusconi che ama stare vicino al popolo o al pubblico che tanto per lui sono la stessa cosa, lo ripete in continuazione e se non è lui direttamente, commissiona la divulgazione della personalissima lettura ai tiggì e alle testate di proprietà.

Come la favola bella che dalla crisi dovremmo uscire migliorati, il che non è ovviamente impossibile ma se è pur vero che i disastri nascono da lontano,  da sistemi inquinati da bolle finanziarie ed immobiliari a noi sconosciute, è altrettanto vero che il disastro incontra una nostra situazione strutturale di arretratezza del sistema economico. Se non viene superata quella, sarà difficile che le nuove regole dell’economia mondiale possano riguardare anche noi . Altro che il sogno tremontiano della nuova Bretton Woods.

Su una cosa però sono tutti d’accordo : servono le Riforme. Se non fosse per La Russa che  invece ritiene prioritario  non lasciare solo nessuno tra quelli che possono rischiare la perdita del posto di lavoro, sarebbe un plebiscito. Magari poi non è dato sapere  come, ma la propaganda non lascia spazio a simili sottigliezze, procede per produzione di slogan e frasi a effetto, pena la caduta dell’attenzione o peggio il cambio di canale.

Nell’illustrazione : Palazzo Koch, la scultura di Pietro Canonica titolata l’Abisso

I portavalori di papi

I portavalori di papi

Certosa

Se questo è solo l’assaggio dell’Occupazione delle Reti, in programma – a quanto sembra –  per la settimana prossima, si può immaginare il resto. Dopo gli amici affezionati, i dipendenti devoti e le arringhe tonanti dei legali a mandato no stop, Papi cala l’asso e schiera la Generosa Prole umiliata e offesa dalla protervia irrispettosa del capo dell’opposizione, che poi sarebbe quel Mostro – a non so quante teste –  di Dario Franceschini.

Avessero anteposto il fatto che l’amor filiale è cieco, transeat, quantunque anche a quello ci sia un limite stabilito dalla decenza, ogni scarrafone ringrazia  ‘a mamma sua, non fosse altro per la bella vita e l’elargizione di cariche sociali come se piovesse. Certo però che essersi inerpicati sul terreno dei Valori ricevuti in dote con l’Educazione, sempre che questi ultimi siano dati dall’Esempio e non dal puro esercizio retorico, è davvero un po’ troppo.

Una scorsa alle cronache degli ultimi vent’anni e passa la paura: si comincia con l’amico Craxi e si finisce con non lo conosco Mills. Per il momento.  In mezzo scorre il fiume, come diceva quello, di altre cronache, tra giudiziarie e politiche, segnate da costante sfregio alle istituzioni. Hai voglia tu, i Valori che trovi disseminati sul percorso di papà. 

Quanto poi al secondo letto sbandierante un ambito famigliare equilibrato e – ancora! –  ricco di valori, direi che siamo alle comiche, con Mami su tutti i giornali a chiedere  il divorzio per i noti avvenimenti e papi a cambiar un paio di versioni al giorno sull’origine di certe sue frequentazioni.

Suvvia ci mancavano solo i figli compunti e dolenti a completare l’affresco. Decisamente non suscita tenerezza questo ennesimo capitolo della saga. Altro giro, altra strategia e c’è da credere che di qui alle urne per le europee, il teorema Ghedini si arricchirà di altri colpi di teatro. Prepariamo i fazzoletti.

Nell’illustrazione la villa sarda, i cactus, la piscina i palmizi etc.. ( altri valori, qualche abuso edilizio, un condono il rispetto per l’ambiente e via dicendo)

Das Weiße Band

Das Weiße Band

Non ci sarebbe niente di male se fosse vero, come del resto sembrerebbe,  che i premi assegnati a Cannes 2009, portano il forte imprinting Huppert. I presidenti, in definitiva si nominano appositamente perchè si assumano responsabilità e non per coordinare un lavoro con spirito esclusivamente notarile. ( chi prossimamente, in sede di selezione o in giuria, dovesse ritenere inelegante il dover difendere gl’interessi delle opere d’arte del proprio paese, impari la lezione Huppert)

Meno bene però è andata quando per spiegare il senso di una scelta evidentemente non assunta all’unanimità,  la stessa Huppert ha sostenuto  che Michael Haneke, come tutti i grandi artisti, o lo si ama o lo si detesta. Sciocchezza colossale, ci sono opere, è vero, che suscitano sentimenti contrastanti ma senza che questo sia di per sè un inequivocaile sintomo di grande qualità artistica. Mentre valeva la pena, proprio  trattandosi di Haneke, di porre accenti meno banalizzanti, magari sulla visione disperante di un’ umanità perversa e senza riscatto di cui l’intera cinematografia di quest’autore  è pervasa, ma soprattutto sul modo con il quale tutto ciò viene reso in termini di immagini.

 Un  pastore protestante, per esempio,  chiama i suoi due figli  nello studio per infliggere loro l’ennesima punizione. Michael Haneke ha fatto sistemare la macchina da presa nel corridoio prospiciente la stanza, quasi sulla porta, l’obiettivo seguirà l’azione ma in nessun caso varcherà quella soglia.

Haneke ha fissato lì la sua giusta distanza, quella dalla quale non si mostra ne’ si dimostra niente altro, se non che il Peggio che deve venire, incombe dietro quella porta. Il suo cinema dunque racconta la storie lasciando ognuno libero di formarsi un ‘opinione. Non l’autore quindi è l’artefice intorno al quale ruota la vicenda ma lo spettatore.

Implacabile diario di epoca pre bellica (prima guerra mondiale) in un villaggio della Germania del Nord, in cui i più deboli – i bambini, le donne ma anche gli handicappati – sono sottoposti ad una tale serie di vessazioni da parte dei notabili – non a caso esponenti del potere religioso, politico etc – da lasciar intuire che le violenze fisiche e psicologiche subite, siano da parte di quello stuolo di ragazzetti biondi con gli occhi azzurri, destinate tristemente a replicarsi, vent’anni dopo, su altri deboli, altri bambini, altri diversi.

Una certa educazione e cultura in senso assolutista porta a degenerazioni altrettanto assolutiste, al terrorismo, al fanatismo religioso, al nazismo, anche se questo mio film non è un lavoro solo sui fascismi. Ha annotato il regista a margine della proiezione.

Troppo scontato il riferimento a Bergman per l bianco e nero o per lo schiudersi dei mostri ma in effetti questo è solo e soltanto un film molto Hanekeiano.

Das Weiße Band è Un film di Michael Haneke. Con Susanne Lothar, Ulrich Tukur, Burghart Klaußner, Josef Bierbichler, Marisa Growaldt, Janina Fautz, Michael Kranz, Jadea Mercedes Diaz, Steffi Kühnert, Sebastian Hülk, Michael Schenk, Leonie Benesch, Leonard Proxauf, Theo Trebs. Genere Drammatico, b/n 144 minuti. – Produzione Austria, Francia, Germania 2009. – Distribuzione Lucky Red