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Mese: Febbraio 2009

Navtej

Navtej

La categoria Cattivo suonerebbe impropria e sinistra già  nelle dichiarazioni di un politico qualsiasi, figuriamoci in quelle di un ministro all’indomani di un’aggressione e questo anche se i possibili destinatari delle cattiverie  istituzionali dovessero – come si è affrettato a spiegare Maroni –  essere gl’immigrati clandestini, uno status che non implica automaticamente l’appartenenza ad una fattispecie criminale. Atteso che, seppure fosse, severo, resta un’ espressione del vocabolario  più adatta a definire dignitosamente un atteggiamento governativo.

Certo nell’enfasi  – di lisciare il pelo alle masse oramai versate ad applaudire il linciaggio dello straniero –  la parola grossa scappa. Anche se miglior  fabbrica di clandestinità della legge Bossi Fini, non fu mai vista. Così ben orchestrata da sospingere  in condizione d’irregolarità anche i possessori di permesso di soggiorno o da impedire con ogni forza che lavoratori –  nei cantieri, nei campi, come in molte delle nostre case – guadagnino la dignità di un’esistenza  alla luce del sole, per se stessi e per la collettività, costretta con ciò, a sopportare i guasti del cosidetto sommerso.

Ma il ministro reclama cattiveria. Perchè la bontà –  modulo le espressioni attestandomi sulla linea delle nuove  frontiere del linguaggio – a suo dire, produce immigrazione incontrollata e l’immigrazione disturba la quiete dei cittadini perbene. Ovvio che poi il disappunto di costoro,  generi episodi d’intolleranza.

Ma tra le pieghe di una vicenda  che ci affrettiamo a non definire razzista, che vogliamo per forza catalogare come  l’esito di  un disagio giovanile diffuso o della cattiva educazione che genera individui annoiati e privi di valori,  spunta  invece  la piccola storia di Navtej che ha perso il lavoro entrando, grazie ai buoni uffici della Bossi Fini , a far parte della schiera dei clandestini, quindi dei senza tetto,  che è stato mandato via dalla meno pericolosa Stazione Termini, perchè il sindaco di una grande città, campione di Scaricabarile, Chi la spara più grossa e  Fatti più in là, pretende ordine e pulizia nel suo territorio e che  infine, approdato in un posto qualsiasi, è stato malmenato cosparso di benzina ed incendiato da un gruppo di disgraziati che non aveva di meglio da fare che prendersela con chi è socialmente percepito come un niente, un mucchio di stracci abbandonato in stazione. Nemmeno un essere umano. Navtej, del resto, mica è un ragazzo, è un marocchino, chiosano irridenti gli amici dei presunti criminali. Dio mio, che giovanile disagio. E che mancanza di valori.

Ma perchè, la legge, le istituzioni, hanno saputo fare  di meglio degli aggressori?

Non c’è passaggio che chiunque definirebbe a rischio, negli ultimissimi avvenimenti della  vita di Navtej, così come ci è stata raccontata,  che avrebbe potuto essere evitato, se solo questo paese avesse Istituzioni funzionanti. Ne’ buone ne’ cattive : solo efficienti. Rispondenti ad un disegno. Uno qualsiasi. Ma che tale sia . Dirò una cosa enorme : persino l’orribile istituto  dell’ espulsione senza fondato motivo, sarebbe stata meglio del fuoco. Nemmeno le ipotesi scellerate sulle quali costruiscono il consenso, riescono a mettere a punto, i nostri governanti buoni.

Leggi, servizi sociali, forze dell’ordine, associazioni di volontariato… niente e nessuno è stato in grado di evitare il peggio. Credo che con Navtej e con quelli come lui, noi siamo già abbastanza  cattivi per poter immaginare di diventarlo ulteriormente. Oltre c’è solo la violenza. Ma anche quella già viene praticata da tempo.

Sweet home?

Sweet home?

Davanti ad una casa priva di vie d’accesso,  laddove altri hanno il giardino o il cortile,  loro hanno un’autostrada mai terminata, chiusa da dieci anni, deserta. Loro sono una bizzarra famiglia e utilizzano quello spazio un po’ surreale come veranda, parco giochi, solarium, pista di pattinaggio. Si direbbero un gruppo compatto, lieto, giocherellone, ma a ben vedere quella  ricerca di felicità vissuta ai margini, lontana da mode e da rumori nasconde seri squilibri. Quando all’improvviso  l’autostrada sarà ultimata e prenderà a funzionare rendendo loro difficoltosa la sopravvivenza,  reagiranno come sempre : ignorando la realtà fino all’autoesclusione, alla rinuncia,  murandosi in casa per sfuggire ai rumori e all’inquinamento


Opera prima – documentari a parte –  di Ursula Meier, molto apprezzata a Cannes e dalla critica francese in genere. Meno dalle nostre parti, dove il film è stato giudicato cerebrale e un po’ troppo metaforico. In realtà la sceneggiatura funziona benissimo mentre cresce il disagio o quando, da piccoli e grandi indizi, viene rivelata la natura sostanzialmente folle  di quell’ insieme domestico. Ma essendo la narrazione costruita pietra su pietra, per essere destinata ad un finale tragico, l’happy end che la regista ammette di aver voluto inserire all’ultimo momento, squilibra l’economia del racconto,  risultando spiazzante e curiosamente stonato, quell’ improvviso risolversi della tensione, banalmente …nel trionfo dell’amore.

Il nemico non viene da fuori a turbare una serenità che non esiste e in cui ci  ostiniamo  a credere, il nemico è dentro di noi. Negazione ed autodistruzione procedono di pari passo. Sbaglia la critica che ha bollato questo film come criptico.

Grandissima Isabelle Huppert regina – e probabile artefice – incontrastata dell’Incubo Domestico e magnifica interprete del disastro psichico sotterraneo, ruolo a lei congeniale e già largamente sperimentato.

Futura Presidente della Giuria a Cannes 2009, compito che si propone di assolvere democraticamente con  occhio particolarmente attento al cinema di qualità che però richiami il grosso pubblico. Aspettando un nuovo Fellini. Che arrivi o meno, una cosa è certa : Isabelle sarà all’altezza.

Home è un film di Ursula Meier. Con Isabelle Huppert, Olivier Gourmet, Madeleine Budd, Kacey Mottet Klein, Adélaïde Leroux Drammatico, durata 95 min. – Svizzera, Francia, Belgio 2008. – Teodora Film

 

Dumping

Dumping

 

Tra le mani i cartelli – tanto per chiedere conto a Gordon Brown  di qualche improvvida dichiarazione – mentre sopra le teste sventola la bandiera del sindacato. Non è un film di Ken Loach con la musica dei Clash. E’ la crisi . Se ognuno difende la sua produzione e i suoi lavoratori, il risultato sarà che per essere più competitivi occorrerà costar di meno.

Dunque è’ anche la guerra dei poveri. Non per niente fuori campo, lì ad  Immingham nel North Lincolnshire, c’è un gruppo di operai italiani che fa gestacci. Qualche giornale italiano l’ha sin pubblicata. La Lega dichiara : presto succederà anche in Veneto.

E allora? Quali provvedimenti qui da noi ? Ah beh. Noi siamo ottimisti.

…e vai con Wagner

…e vai con Wagner

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Bryan Singer, regista di rango alla prova di thriller emozionanti – The Usual Suspects, Legal Eagles, X Men – qui si cimenta con il filone sempreverde dei film sul nazismo, mentre dello stesso Genere stanno per arrivare qui da noi anche altri esemplari  – Good, Ingloriosous Basterd, The Reader – avendo il pubblico italiano già visto DefianceIl bambino dal pigiama a righe. Tutta colpa dell’11 settembre –  dicono – e del ritorno di quel senso di smarrimento e di morte per niente che l’idea delle stragi naziste implica.

Film preceduto e seguito da polemiche a non finire – germaniche specialmente – circa l’opportunità che un esponente di Scientology interpretasse il ruolo di un eroe nazionale ovvero gran preoccupazione per la lunga teoria di disgrazie, contrattempi e abbandoni  durante la lavorazione. Tutto questo fino alle varie Première europee, allorquando al consueto repertorio di rumors  si è aggiunta – nonostante la pignoleria degli sceneggiatori –  la Madre di tutte le Querelles, quella sull’attendibilità storica, sui buoni e sui cattivi etc etc etc

Ciò che invece non è per niente chiaro e che nemmeno William Shirer, storico del Terzo Reich,  rivela, è come fu  possibile che nell’ambito dell’operazione Valchiaria – uno dei dieci o dodici tentativi, purtroppo andati a male, di putsch contro Hitler – l’innesco dei due ordigni da sistemare nella Wolfsschanze, sia stato affidato ad un orbo, con una mano sola e due dita mancanti da quella cosidetta buona. Tale era la condizione di Herr Kolonnel von Stauffenberg – il protagonista – all’epoca dei fatti.

Per il resto su Claus Philipp Maria Schenk Graf von Stauffenberg,  Shirer scrive che il ripensamento sul nazismo fu un po’ troppo tardivo e il complotto fortemente sospetto di voler semplicemente sostiruire un gruppo di potere ad un altro, volendo i congiurati eliminare da quel regime solo gli stermini, tenendosi però tutto il resto. Cioè l’idea della Grande Santa Germania.

Mentre altri invece sono convinti che la congiura fu ordita per instaurare una sorta di  regime liberaldemocratico e che il colonnello Claus fosse un eroe. Coraggioso invero lo fu, ma sfortunato oltrechè obiettivamente impedito da quelle sue menomazioni. Ragion per cui, non riuscì ad innescare la seconda delle due cariche previste. Inoltre la riunione presieduta da Hitler non si tenne in quella stanza  ma altrove, poichè era luglio e faceva caldo. L’esplosione ci fu, ma il Führer se la cavò con qualche graffio. I congiurati invece furono passati per le armi il giorno stesso.

Ma qualunque sia la valutazione su Von Stauffenberg e su Cruise, legnoso & assorto, del resto come sempre –  atteso che un conte tedesco elegante ed austero, appartenente alle alte sfere militari, non è che esprima tanto di più - sarebbe un errore pensare a questo film come un prodotto scontatamente hollywoodiano. Molto perchè risente della documentata ed elegante regia, molto perchè il racconto poggia su di una ricostruzione accurata e su ipotesi razionali  in cui i personaggi non risultano, tutto sommato, centrali, col risultato che il rischio retorico santificante sfuma nella storia o nelle storie. Che poi è quel che più conta.  

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Operazione Valchiria è un  film di Bryan Singer. Con Tom Cruise, Kenneth Branagh, Bill Nighy, Tom Wilkinson, Carice van Houten Titolo originale Valkyrie. Thriller, durata 120 min. – USA, Germania 2008. – 01 Distribution