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Anno: 2011

Ma quante brave ragazze (e le altre?)

Ma quante brave ragazze (e le altre?)

Il segretario Bersani però il passaggio sulle nostre mogli, amiche, compagne e figlie – mancavano le mamme e le sorelle, meno male –  che conosciamo e rispettiamo se lo poteva pure risparmiare.


E le altre?

Dev’essere l’aria che tira, la stessa che si respira negli appelli – Dico basta ! – che ho qualche resistenza a firmare e in cui ci si rivolge a quelle che non si prostituiscono,  mostrando, irreprensibili, le nostre facce nude o la nostra, non meglio identificata, rettitudine.

Va così che Impegno, Studio, Lavoro, Merito, diventano  modelli virtuosi da contrapporre a quelli esiziali delle altre. Dunque non una serie di valori  dai quali discendono comportamenti semplicemente scomparsi dalla scena – per motivi, tra l’altro, che non ci vedono nemmeno del tutto estranei o innocenti – magari da riportare in luce  attraverso un nuovo fare politico, evitando cataloghi, graduatorie e competizioni.


Ma il bello viene quando, per completare l’opera, negli stessi appelli si chiede per piacere agli uomini di  firmare, dichiarare, partecipare. Che dicano Basta pure loro,insomma.


E quelli corrono firmano dichiarano …del resto come si fa a non aderire ad una simile battaglia di civiltà? E anche se nessuno ci viene a raccontare le volte in cui il venir meno ai propri principi per carriera, per potere o per quattrini,  ha reso una prestazione di lavoro non dissimile ad una marchetta ( e questa faccenda, nel caso, coinvolgerebbe  anche  le irreprensibili), va bene lo stesso. Abbiamo anche gli uomini dalla nostra. Che bellezza.


Cattivi pensieri, tra un Bersani rispettoso e un Appello alla virtù, sono inevitabili. Per esempio che ci si ricorda delle donne solo quando si tratta di buttare giù, avendole provate quasi tutte, il capo del governo.

Ovvero come non sia ancora del tutto chiaro che il Problema si chiami Silvio –  stavolta non solo nella qualità – Mario, Pierluigi e non Nicole o Marystel o Karima. E che il nodo da sciogliere sta tutto nel modello di potere cioè di relazione tra i sessi di cui le notti di Arcore sono in effetti una lampante metafora.

Un comportamento non vale l’altro, pertanto credo sia legittima e anzi doverosa ogni forma d’indignazione ma so anche che nessuna battaglia culturale e  civile  le donne hanno mai vinto attraverso lo stigma astioso dei comportamenti delle altre.



(Per inciso : valeva la pena di fare una controprova del Rispetto, all’assemblea nazionale ultima scorsa e invece di scattare in piedi applaudendo alle mogli  alle figlie e alle amiche omaggiate dal segretario e dal resto del Partito,  gridare a gran voce : Rosy Bindi Premier! Così tanto per vedere)

Nell’illustrazione uno dei tanti Basta! degli ultimi anni a Roma. la foto l’ha scattata Max Vario


Irricevibile

Irricevibile

Siccome l’importante è averla vinta, le motivazioni per le quali il Decreto riguardante il federalismo fiscale è Irricevibile , diventano per Calderoli una questione di Bon ton e per Berlusconi una questione procedurale. Come essersi messi le dita nel naso. Come se alla Pratica mancasse un timbro, insomma.


Così non è. E a dirla tutta, la risposta del Quirinale, nei passaggi in cui richiama non solo la necessità di rinviare il testo all’Aula ma raccomanda la ricerca di soluzioni condivise, contiene un rilievo di carattere tecnico-sostanziale : il testo originario  licenziato dal Parlamento e inviato alla Commissione che lo ha respinto, ha subito non irrilevanti modifiche (peraltro esito di estenuanti trattative e mediazioni), dunque non può perfezionare il suo iter senza essere nuovamente sottoposto al’Aula.


Siamo dunque di fronte ad un ineludibile problema di democrazia. Mentre la decisione di convocare in tutta fretta un consiglio dei ministri senza ordine del giorno e senza avvertire la Presidenza della Repubblica, pur di trarsi d’impaccio col solito metodo della decretazione, è una stortura che sottace il timore di rappresentare alle attese dell’elettorato soprattutto leghista la situazione per quel che veramente è : Un fallimento di nome e di fatto dell’intera impalcatura.


Si possono sperare riforme condivise da un governo che antepone la Propaganda al Bene Comune? Si può avallare un metodo – e una cultura – che considera i passaggi democratici un impiccio?


Quel che si profila all’orizzonte è solo l’anteprima di ciò che il futuro ci riserva. Senza una maggioranza stabile, senza rispetto per le regole, senza ricerca del dialogo con le Opposizioni, animati dal solo intento di rimanere abbarbicati al Palazzo per ragioni, a parte il mantenimento del Potere tout court,  di carattere giudiziario , si può solo vivacchiare licenziando pessime leggi.


Irricevibile dunque, come la dizione federalismo municipale, come la pretesa di far funzionare il Federalismo senza autonomia impositiva, senza Senato Federale senz’altra iniziativa se non l’innesco di dispositivi che portano solo ad aumentare le tasse, in una situazione penosa in cui i comuni sono al collasso per i tagli subiti negli ultimi anni.

Irricevibile. Alle volte il linguaggio burocratico può essere  più significativo di quel che sembri

Nell’illustrazione piazza del Quirinale


Tutto è meglio

Tutto è meglio

Giorni fa  erano modifiche al Codice in materia di disciplina dei condomini e mozione per i  diritti civili in Bielorussia. Il giorno dopo (s)fiducia a Bondi preceduta da ampio dibattito.

Ieri l’altro, passerella del Ministro degli Esteri per far prendere aria ad una vecchia corrispondenza da Santa Lucia – sempre quella –  giusto il tempo per ribadirne l’autenticità, spargere fumo sull’acquisizione, con tante scuse all’assemblea per non poterne rivelare il contenuto  – segreto, quanto quello di Pulcinella –   e spedirla in Procura dove non ha fatto a tempo ad arrivare che hanno risposto : grazie tante, non aggiunge niente di nuovo, non ci serve e poi  stiamo per archiviare. Oggetto : la casa di Montecarlo.


Tanto per dire che basterebbe il calendario dei lavori parlamentari a rendersi conto dello stato delle cose. Collegandosi ogni mattina all’apposito sito, si  può realizzare che qui da noi, a dispetto di sulfuree apparenze, poco o nulla accade.Non essendovi più maggioranza, ne’ volontà politica, gli spazi vengono occupati dall’Irrilevante quando non da estremi  tentativi di vendetta.Giochi di Palazzo, come direbbe lui

Non se la passano meglio le Commissioni.


Così, mentre ai tableaux vivants di Arcore si aggiungono nuovi particolari, il dibattito nazionale ferve intorno ai delitti, alle pene e alla magistratura sovversiva, essendo il blocco presidenziale impegnato parte a rintuzzare le accuse, parte a ricostruire, senza riuscirci troppo, un’Altra Verità, parte a stracciarsi le vesti sulla santa privacy violata dell’anziano benefattore.Tutto questo ovviamente in favore dei talk della sera, ultimamente divenuti  luogo anche di plateali  richiami all’ordine a conduttori esterrefatti o giustamente imbufaliti.


Senza considerare la simpatica abitudine del videomessaggio periodico alla nazione con libreria alle spalle.


I processi non si fanno in televisione!! Rivendicano Romani e più velatamente un bofonchiante  Masi.


Alla buon’ ora. Forse è arrivato il momento di piantarla pure con Avetrana.



Certo è che se il presidente del consiglio rispondesse alle convocazioni dei giudici, ci sarebbe meno da spulciare intercettazioni e rincorrere testimoni nel mondo dell’informazione e dell’intrattenimento. Ma questo non è nemmeno in questione : il reato ministeriale importa il tribunale dei ministri. Così ha pure detto il Guardasigilli, così ripetono a pappagallo i supporters.



Questione poco affascinante chiosano i direttori dei tiggì, salvo che se qualcuno ricordasse che il rapporto con i Questori compete al Viminale e non a palazzo Chigi, un po’ di appeal la faccenda lo riacquisterebbe pure. Ma lasciamo stare.


E’ così bella e lieve l’espressione giudice naturale. Così spendibile nella sua immediatezza, tra un dilemma procedurale e l’altro.



E noi? E a noi non resta che un inutile e costante borbottìo che va dal dove andremo a finire all’evocazione trasognata di paesi civili in cui tutti gl’indagati  si dimettono per mostrare il petto alle Corti, dove lo Scudo Immunitario, a meno di essere sovrani, presidenti francesi, odiosi tiranni, o Papi (nel senso di vicari di Gesù), non si sa nemmeno cosa sia.


Ecco, questo è l’aspetto più deprimente di questa vicenda e cioè che a forza di correre dietro, per cercare di contenerne la portata, alla valanga imponente delle fandonie, degli obbrobri e delle furbizie contrabbandati per pura verità, agli articoli del codice, alle interpretazioni dei regolamenti e ai manuali di bon ton, ci stiamo trasformando tutti in vecchie e lagnosissime zie.


Miracoli del berlusconismo : quel che tocca, se non fagocita ed omologa, trasforma in un uguale e contrario.


Credo che oramai tutto sia meglio di questa china. Nel senso che prima di ridursi a invocare –  o mores o tempora – il Padreterno (che se lo raccolga) forse varrebbe la pena di seguire una qualsiasi delle ipotesi di cui tanto si discuteva nell’era Pre- Karima  : elezioni, governi tecnici, di responsabilità, salute pubblica e via dicendo. Non foss’altro perchè che siano campagne elettorali o consultazioni, quantomeno  si dovrebbe riuscire a modificare l’Ordine del Giorno, vivendo, nelle more, un riposante clima da Ordinaria Amministrazione. Magari non sarebbe sufficiente. Ma val la pena di provare.



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Vient-de-paraître

Vient-de-paraître

Mi ribello all’affermazione corrente che sia un dono di natura, la comicità è un lavoro di cervello.


Come lo scrivere del resto e molte altre cose che comunemente si ritengono innate. La Franca Valeri scrittrice  peraltro non è  una novità, lo attestano  le Cecioni, le Cesira e le signorine snob che nel corso del tempo, si è cucita addosso, perfette e intramontabili come i Capucci indossati con ironica frivolezza. Ovvero le brillanti sceneggiature dal Segno di Venere al ( bellissimo)  Parigi, o cara o le commedie : Non tutto è risolto, La vedova Socrate etc


A novant’anni suonati, anche un’ autobiografia  Bugiarda no, reticente come da azzeccata definizione materna, una carrellata senz’ordine cronologico messa insieme su  un incastro di ricordi, con qualche nostalgia – appena una venatura –  molta attenzione a quanto andava via via succedendole  intorno e il consueto spirito caustico. Rimpianti quasi niente, semplicemente per aver fatto della sua vita ciò che voleva, scrivendo e recitando.


Dunque quel che lei definirebbe con lieve disappunto un vient de-paraître ( non troverete mai nella mia libreria ne’ l’ultimo Campiello ne’ il vient…. vedi intervista rilasciata alla Stampa luglio 2010 ) è il breve racconto – che molto risente, come tutta la sua opera, di quegli scrittori dell’assurdo  incontrati a Parigi –  di una lunga esistenza spesa con passione al servizio dell’Arte ( teatro, cinema,opera lirica). Inutile, a questo punto,  chiederle di svelare il mistero di tanta vitalità.

(Bugiarda no, reticente è un libro di Franca Valeri edito da Einaudi)