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Mese: Gennaio 2011

Come a Kabul (per cosa ?)

Come a Kabul (per cosa ?)


Anche se di qui a poco – forse hanno già cominciato – diranno che la/le minorenni eventualmente coinvolte nell’inchiesta non sono poi così indifese ed ingenue nei loro abiti, accessori,  frasari e atteggiamenti da donna fatta e pure navigata, non importa. Si può ben immaginare quale sarà  la futura  linea del Piave degli azzeccagarbugli e dei reggicoda, da una parte l’agenda di governo zeppa di impedimenti, dall’altra … lui non sapeva…e come avrebbe potuto? Visto che foto ?


Ecco perchè, prima che attacchi la solfa, la cosa migliore che potesse fare  Bersani è stato richiamare l’attenzione di tutti sul fatto che i minori hanno diritto ad una tutela assoluta ed inappellabile.


Ciò premesso, la ragazza della foto qui sopra, non è minorenne ma immagine più precisa della  condizione di molte delle giovani donne  che si avvicenderanno davanti al magistrato per raccontare la rispettiva versione dei fatti, non poteva offrire.


Coltivare un sogno, un’ambizione, avere un progetto, è il modo migliore di spendere la propria esistenza. E poco conta che il sogno abbia i connotati  piccoli piccoli di una particina in televisione, la casa in comodato non sia certo una reggia e il symbol dello status commisurato al resto ( tutto questo sventolio di borse del Malletier famoso per i bauli dei regnanti e dei magnati , altro che bag  di serie, vorrei ma non posso).Il punto, infatti,  non è l’entità del progetto ma quanto si è disposte a sacrificare per ottenere il risultato, in un ragionamento di proporzioni tra l’una e l’altra cosa per il quale passano, se non la dignità, almeno il quantizzare l’impegno, da ragazze avvedute e intelligenti.


Ed è in questo calcolo che la giovane donna qui sopra dovrebbe accorgersi che se il suo sogno di emancipazione o promozione sociale o quel che è, si risolve nell’uscire di casa paludata come una qualsiasi ragazza di Kabul, qualcosa non funziona e che forse il gioco non vale la candela.


Non riesco a prendermela con le ragazze e nemmeno ad ironizzare sui particolari francamente ridicoli che emergono dall’inchiesta. Maggiorenni (o peggio) minorenni che siano, finchè c’è qualcuno che compra con mezzi così ingenti qualcosa che è tanto al di là della semplice prestazione, il  principio paritetico delle compravendite che immancabilmente viene riesumato, manco fossimo  al supermarket, va a farsi benedire.



Uso della prostituzione minorile e concussione aggravata : due contestazioni pesanti che riassumono i termini della questione. L’eventuale utilizzatore finale, presunto innocente fino a prova contraria, può avvalersi di tutti i mezzi che lo Stato di Diritto gli concede per difendersi. Lo faccia infine!

La foto della Newpress è dal Corriere.it

Aldiqua

Aldiqua

Si potrebbe anche dire che il vecchio Clint affronta con Hereafter un tema tipico dell’età   – sarebbero ottanta, artisticamente ben portati – ma al cinema si sa, l’anagrafe non conta come pure dimostrano entusiasmo e vivacità nel girare – finito un film ne ha sempre un altro da cominciare, anche stavolta –  incurante di critica e  box office non sempre  generosi ed incoraggianti. Quantomeno negli USA.

L’età c’entra come miglior occasione della vita per poter fare ciò che si vuole. Risolvendosi l’arcano in punto di convergenza, immancabilmente in ciascun nuovo film,  dell’ intera sua filmografia. Un giochino non da poco.


Comunque, tanto per sfatare ogni pregiudizio, la prima terrificante mezz’ora, in digitale con effetti speciali da stravolgere i più abituati, il caro Clint, riferiscono le cronache,  se l’è girata da dentro (l’oceano)  con macchina a spalla. Pare non abbia resistito ad entrare in acqua. Si doveva rappresentare lo tsunami  del 2004 che tutto si portò via, mentre trascina Marie, una giornalista francese, fin sulle soglie di un’esperienza misteriosa, emersa dalla quale, si ritroverà a vivere con valori, interessi e priorità completamente scombussolati.


Poi c’è George un medium che considera la propria capacità di parlare con i morti una maledizione e preferisce lavorare come operaio piuttosto che mettere a profitto i suoi lucrosi poteri e infine il giovanissimo Marcus che vorrebbe un segno, un contatto col fratello gemello  morto in un incidente e che rappresentava per lui l’unico trait d’union col mondo.


In cerca di risposte o di speranza, in tre luoghi differenti e lontani, le vicende dei tre personaggi corrono parallele, s’intrecceranno solo alla fine in un incontro casuale quantunque accuratamente pianificato e premeditato da regia e sceneggiatura.


Nel finale nessuna risposta ne’ romantica, ne’ religiosa, ne’ scientifica ne’ metafisica sull’aldilà – del resto il mestiere del cinema non è forse porre o suscitare domande ? – nessun annullamento del dolore, nessun cedimento tipo Ghost al generone. I tre sono sufficientemente presi da un aldiqua che sottrae loro vita reale, tra licenziamenti e famiglie adottive distratte, per poter cercare nell’aldilà quel tipo di risposte. Approccio laico al problema dunque. E’ anche qui l’originalità del racconto.


C’è poi tra i motivi di personale gradimento  la presenza più o meno costante di riferimenti a  Charles Dickens – compreso smemoramento estatico di George davanti al Dickens dream custodito nel Charles Dickens Museum di Londra – che presumibilmente offre una chiave di lettura sul presente come esito del passato mentre determina il futuro. Sono i fantasmi di Scrooge e dunque quelli dello stesso Dickens, dormiente mentre i suoi personaggi gli danzano intorno ad aprire la strada verso l’incontro dei tre al London Book Fair. In un abbaglio di luce





Hereafter è un film di Clint Eastwood del 2010, con Matt Damon, Bryce Dallas Howard, Frankie McLaren, George McLaren, Cécile De France, Mylène Jampanoï, Marthe Keller, Jay Mohr, Richard Kind, Thierry Neuvic. Prodotto in USA. Durata: 129 minuti. Distribuito in Italia da Warner Bros

Date a Cesare

Date a Cesare

Pur  di non ammettere le nostre responsabilità nell’affaire Battisti, siamo disposti a tutto. Anche a ricorrere al solito binomio Divagazioni & Propaganda. Ce la prendiamo con la Francia, con la buonanima di Mitterand, con la gauche caviar, col Brasile e con gli anni di piombo i  cui teoremi polizieschi ed investigativi , qualcuno, non più tardi di quindici giorni fa, proponeva come misure attuali e spendibili sul piano della gestione dell’ordine pubblico.


Al di là di tutte le chiacchiere, credo che Cesare Battisti debba scontare la sua condanna. E questo non perchè lo dicono occasionali manifestazioni di protesta e le più convincenti Penne  della Nazione,  ne’ potrei essere di diverso avviso  solo perchè non lo raccomandano, qualsiasi cosa mangino a colazione,  Lèvy, Pennac, Vargas o Carla Bruni (ammesso che sull’argomento si sia pronunziata, a parte il  difendersi da pettegolezzi infamanti).


Credo che Cesare Battisti debba scontare la sua condanna semplicemente perchè lo ha stabilito un tribunale.


E per quanto il processo con condanna ad un contumace non appartenga alla mia personale idea di Giustizia, tant’è. Almeno finchè le Regole non cambiano.



Ciò premesso, proprio perchè alle ragioni delle vittime sono dovute autentiche e concrete forme di rispetto, non andrebbe nascosto loro come stanno davvero le cose.


E cioè che Cesare Battisti non viene estradato per i motivi già detti e perchè le nostre relazioni internazionali sono nelle mani di un’accolita, nel migliore dei casi, di dilettanti, capaci, per esempio, di fare la voce grossa sulle decisioni di uno stato sovrano, prima ancora che queste vengano assunte e divulgate, di chiedere alla Presidente della Repubblica (da un giorno) di sconfessare la scelta (del giorno prima) del Presidente uscente, ben sapendo non essere – almeno per il momento –  nelle disponibilità della neo-eletta,  una simile risoluzione.


Tutte queste manfrine che si risolvono in passaggi diplomatici di cui già in partenza si conosce l’inutilità, non fanno parte di alcun Protocollo, anzi, nella loro insulsaggine ed arroganza,  rafforzano nell’interlocutore l’idea di avere a che fare con soggetti inaffidabili.


Propaganda dunque, tanto più attiva e solerte, quanto  meno il lavoro del Governo e della diplomazia è riuscito ad essere efficace.


Si dirà che le motivazioni addotte da Lula per la mancata estradizione, sono strumentali e in questo può anche esserci un fondo di verità. Ma è altrettanto vero che pesano sulla nostra reputazione internazionale, oltre che un’amministrazione della giustizia inefficiente, più di 1000 ( diconsi mille) ricorsi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per trattamento inumano e degradante dei detenuti nelle carceri italiane. E che tutto ciò è già  motivo sufficiente per non concedere estradizioni.


Raccontare come stanno le cose può essere confuso con un non meglio identificato perorare la causa di Cesare Battisti ?


Nascondere la verità è un atteggiamento che forse ha a che vedere col Fare Giustizia?

Quando dalle Corti  Internazionali arriva l’indicazione di voltare pagina sugli anni di piombo, in nessun caso l’invito  è da intendersi come rimozione dalla coscienza collettiva di quella stagione ma più pragmaticamente si raccomanda l’eliminazione da codici e procedure di  tutta la normativa appositamente costruita per quella eccezionale contingenza. Solo questo.


A Cesare quel che è di Cesare…e a noi la fatica garantista e riformatrice di risollevare la nostra reputazione dall’angolo buio in cui si trova.

La foto dell’ambasciata del Brasile a Roma l’ha scattata Belen CF.




Studenti

Studenti

L’anno comincia con un ‘ Intuizione Forte alla testa del corteo. Voi soli nella zona rossa. Noi liberi nella città. Quindi con la capacità tutta politica di tirare via dal pantano – violenza si, no, forse – dove era stato ricacciato, un dibattito sulla Riforma dell’Università, sul  Diritto allo Studio, sul Futuro.



Non sempre il sogno di cambiare le cose genera un Progetto, non sempre, i  Dreamers ne hanno sentito la reale esigenza. In questo particolare momento però, credo che non ci sia via di scampo :  o le Idee producono un  Fare Politico o non rimangono in piedi più nemmeno come Idee.



E non si tratta solo di vincere o perdere quella o questa particolare battaglia, si tratta di esserci come interlocutori attivi, soggetti politici  di un processo. Questo gli studenti devono averlo capito assai bene quando, chiedendo di essere ricevuti dal Capo dello Stato, hanno portato con sè obiezioni e punti di criticità sulla riforma, gli stessi a cui lavorano da mesi. Come si è poi visto, non è stato inutile quell’incontro.



Quindi con gli studenti che abbiamo chiamato ragazzi e poi anche figli, ai quali abbiamo destinato, lettere, articoli, post e raccomandazioni con quel tanto di paternalismo che un po’ sa di sconfitta, un altro po’ di muffa e un altro po’ d’  indebita appropriazione di altrui energie, istanze, entusiasmi, cominciamo l’anno. Il tag avviato due anni fa, prosegue anche qui. Con stima inalterata.

La foto è stata scattata da Lunpar Lala85 ( ed è bellissima)