Sfogliato da
Mese: Aprile 2011

Sans papiers

Sans papiers

Tre campagne elettorali  in Europa – di cui una  presidenziale, cominciata con largo anticipo – e una recente debàcle, sono troppe anche per chi ha attraversato il mare affrontando i rischi che sappiamo.


Così anche il permesso di soggiorno provvisorio concesso, negato o osteggiato, torna utile come spot. Qui da noi,  si trasforma in un modo per scaricare su altri paesi qualche migliaio di esseri umani. Altrove, le arcinote clausole – la Francia e la Germania non si sono dovute inventare nulla – contenute nel trattato di Schenghen riguardo i mezzi di sussistenza dei richiedenti l’ingresso, dovrebbero diventare tranquillizzante – per gli elettori di quei paesi – ostacolo da porre alle frontiere.


Prima di concludere con le geremiadi dell’Europa assente, diciamo che questa è soprattutto l’Europa un po’ rozza e reazionaria dei paesi governati dalla Destra, quella stessa che in altre circostanze rifiuta ostinatamente di fissare procedere valide sull’intero territorio comunitario e che subordina a problemi interni – quando non mette a disposizione della propaganda –  le poche regole che è riuscita a concordare.


Lo spirito dovrebbe essere tutt’altro, ma è difficile richiamare L’Europa ad un reale senso comunitario ed essere credibili al tempo stesso, quando in casa nostra lo spettacolo al quale si assiste è lo scaricabarile sulla pelle degli esseri umani.

Le ragioni umanitarie non sono disgiunte da quelle politiche, solo così il governo dei fenomeni diventa investimento per il futuro. E noi a quello dovremmo pensare, invece di accapigliarci su dove piazzare la tendopoli o il bagno chimico.


Qualcosa di sconvolgente gli assetti tradizionali sta percorrendo l’Africa del Nord e noi abbiamo già rinunciato all’unico ruolo che democrazie mature, quali pretendiamo di essere, possano ricoprire.

E questo solo perché riteniamo più conveniente correre dietro alla tutela del giardinetto.


Dipenderà da noi sorvegliare sul fenomeno dell’immigrazione ma non saranno certo i pattugliamenti a contenere gli espatri, né le operazioni poliziesche.


Noi possiamo solo lontanamente immaginare cosa significhi  vivere un’ esistenza interamente condizionata all’ottenimento di un pezzo di carta con timbro. A questo pensiamo mai?


D’altronde, comunitaria o meno, la politica che non ruota intorno all’essere umano, è fallimentare in partenza. Inutile pavoneggiarsi ai G8 ( 9, 10, 11 o 11.000) se non si è capaci di provvedere a ventimila esseri umani. Quegli stessi che, con qualche ottimismo, pensano di essere sbarcati nel mondo civile.


Dispersione

Dispersione


Inseguiti, senza troppa convinzione, dalle forze dell’ordine in un’ operazione che nella sola località di Manduria impegna cinquecento uomini, i migranti cercano una via di fuga nella speranza di raggiungere – si presume –  parenti e amici residenti in altri paesi europei.


Dopo un mese, della maggior parte,  non conosciamo ancora nazionalità e  status ma intanto, per non saper né leggere né scrivere, nei trasferimenti in nave,  come per i detenuti,  ritiriamo loro i lacci delle scarpe e le cinture. Il che sarebbe ancora poco se nelle tendopoli acqua, servizi igienici e cibo fossero sufficienti per tutti.



Se il Governo la smettesse di giocare alle Grandi Strategie e ai Grandi Annunci e si risolvesse a mettere in atto gli strumenti che ci sono – il permesso temporaneo di soggiorno, ad esempio –  lo spettacolo di esseri umani allo sbaraglio, in fuga nelle campagne, sui treni e alle frontiere nel tentativo di un impossibile passaggio, non ci sarebbe, mentre ciascuno Stato, dovrebbe affrontare la porzione di ricongiungimenti famigliari o richieste di asilo che gli spetta. Tutto questo  senza ricorso da parte nostra a sparate sull’inerzia dell’Europa o peggio, a guerre che oramai dovremmo considerare di campanile, contro francesi, tedeschi etcetc.


Oggi il presidente del consiglio è a Tunisi a conferire con un governo che abbiamo sufficientemente strapazzato considerando provvisoria e inaffidabile la permanenza di interlocutori che giustamente reclamano le firme in calce ai trattati – unico modo, peraltro, di stipulare con gli Stati e non con i Governi, alla faccia del provvisorio –  chiederà loro di bloccare le partenze. Non so cosa potranno convenire, so che la Grancassa governativa batterà a dismisura anche solo per i convenevoli . Speriamo che il governo tunisino almeno colga l’occasione per raccontare come è stato affrontato il transito di oltre centomila migranti nel campo di Shusha a Ras Jedir (confine libico – tunisino) con efficienza e collaborazione delle popolazioni locali ma soprattutto dignità e senza stracciarsi le vesti per una questione che uno Stato moderno, quale pretendiamo di essere, dovrebbe saper risolvere almeno senza troppo nuocere agli esseri umani.



Per come sono le cose, dai campi si può solo fuggire. Lo dice l’espressione soddisfatta di questo ragazzo che scivola via sotto la rete della tendopoli a Manduria e che spero fortemente, ce l’abbia fatta.