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Anno: 2012

Quel pasticciaccio brutto al tavolo del lavoro

Quel pasticciaccio brutto al tavolo del lavoro

 

Dirò subito di non aver mai pensato all’ articolo 18 come reale ostacolo agli investitori ma nemmeno che la sua abolizione potesse produrre stuoli di licenziamenti. Ne’ che fosse un baluardo contro l’abuso, ne’ che il reintegro,una volta ottenuto, diventasse una faccenda così impossibile da gestire. Ne’ ho creduto ad alcun altro degli  scenari da tregenda, da chiunque prospettato a sostegno di una posizione ovvero di un’altra  

 

E sempre a proposito di esasperazioni,  dirò  come la pessima gestione del negoziato sulla riforma del lavoro, appuntando l’attenzione quasi esclusivamente sui possibili licenziamenti, tra polemiche,cattiva informazione e dichiarazioni strumentali, abbia solo messo in allarme migliaia di cittadini, estromesso  (tanto per cambiare) dalla trattativa sia la questione delle lavoratrici  madri che quella dell’occupazione femminile, lasciando,infine, irrisolto il problema delle  fattispecie contrattuali in eccesso.

 

Responsabili del pasticcio :  i convenuti. Dal Governo alle parti sociali, tutti scarsamente versati a ricercare la sintesi e incapaci,nella migliore delle ipotesi, di trasformare la rigidità in fermezza.

 

Alla fine della fiera, si vorrebbe eliminare un deterrente  (art 18)  per introdurne un altro (maggior costo del lavoro nei casi di contratti flessibili).Si plaude (giustamente) all’estensione degli ammortizzatori sociali ma i tempi di attuazione sono troppo lunghi e differenziati rispetto al resto, col concreto rischio di  produrre disagi, quantomeno in partenza.

 

La filosofia della riforma doveva essere un’ altra, in quella  la rimessa a punto dell’articolo 18 sarebbe stato un aspetto secondario.Invece ne è divenuto il cuore,il fortino da espugnare o da difendere.A scelta.

 

Diciamo allora di aver sprecato un’occasione, a riprova di qualche vecchio convincimento su certe riforme da non  lasciare in altre mani che in quelle delle forze progressiste. Cambiando velocemente il mondo, la difesa dei Principi non può essere affidata a logiche conservatrici , pena, tanto per non rimaner sul vago, l’ essere costretti a scrivere questa pagina, d’altronde necessaria, della riforma del lavoro, tardivamente, in epoca di recessione e sotto schiaffo di ricatti assortiti. Inevitabile il triplo salto mortale con avvitamento per mantenerli integri quei Principi.E sacrifici per i soliti.

 

Una trattativa che verte su aspetti simbolici  piuttosto che mettere a tema  partite e contropartite, si può dire fallimentare in partenza.E anche questa continua a correre seri rischi.Poichè è possibile che non basteranno gli sforzi e le mediazioni :  il non ricorso al Decreto  che consente la discussione parlamentare o la proposta di trattare il reintegro col sistema tedesco.

 

Una volta in Parlamento servono i numeri.E quelli,a meno di un miracolo, non ci sono.

 

Per una settimana siamo tornati ad essere il paese che eravamo : inconcludenti,ridicolmente, ideologici,resistenti ad ogni tipo di innovazione. Vedremo se la prossima, ci porterà più vicini al paese che speriamo di diventare.

La photo de Paris (au Cirque d’hiver)

La photo de Paris (au Cirque d’hiver)

 

Non sarebbe stato male se questa fosse diventata la Foto di Parigi  ma trattandosi della consueta iniziativa a sostegno del candidato socialista alle presidenziali   – la volta scorsa per Ségolène in un clima decisamente più entusiasta  furono Zapatero e, in videoconferenza, Prodi  – più che i toni accesi della tribuna e gli sbandieramenti non si è potuto vedere.

Eppure in questi mesi ci si è domandati più volte dove fossero finiti e che posizione esprimessero i gruppi parlamentari progressisti di Strasburgo – Sinistra Europea,Gruppo Socialista,Verdi Europei e altri – rispetto agli sconvolgimenti in corso alle politiche di austerità,alla riforma del welfare al ruolo dell’intervento pubblico o a quello della banca europea E invece poco o niente.

Così mentre l’iniziativa dei conservatori ha caratteristiche comuni ed europee, i progressisti – i partiti ma anche i sindacati –   agiscono ciascuno per sé, limitando il proprio operato in ambito di piattaforme nazionali.

Vero è che una reale proposta alternativa a quella delle strutture europee, se si eccettua qualche delirante vaneggiamento protezionistico o di uscita dalla moneta unica da parte di gruppi più radicali, non c’è e mancando anche  l’elemento dialettico su grandi temi del risanamento connesso all’equità sociale, la sinistra riformista risulta praticamente assente dallo scenario politico europeo,con conseguente indebolimento – e in qualche caso sconfitta –  delle stesse iniziative nazionali.

Costruire una posizione politica comune è stato il tema degli interventi per i convenuti all’iniziativa “Une renaissance pour l’Europe : vers une vision progressiste commune” Vedremo se all’appassionato discorso di Hollande (e di Bersani) seguirà la concretezza.

Nella foto  da Libération : Bersani Swoboda,Gabriel, Shulltz, Stanishev (D’Alema è fuori campo) e Hollande. (Le cirque d’hiver è un teatro in stile secondo impero,speriamo non diventi una metafora)

Sometimes in order to heal… a few people have to get hurt.

Sometimes in order to heal… a few people have to get hurt.

…o a scelta Everyone gets old. Not everyone grows up, vedete voi.

 

Ritorno a casa – scopo impossibile riappropriazione di un passato da it girl del liceo – di Mavis Gary, autrice, sotto mentite spoglie (e prossimamente disoccupata), di romanzi per adolescenti,  collezionista di numerosi disastri, detestabilmente convinta che nella sicura riconquista del fidanzato di allora – oramai accasato e padre felice – risieda un recupero di serenità.


 

Continua, dopo Bridesmaids e The bad teacher, la – peraltro molto istruttiva –  saga cinematografica delle ragazze con le idee confuse che tra depressione, pratiche autodistruttive e rifiuto di crescere, vivono un rapporto alterato con la realtà. Donne quindi, che provvedono a farsi del male senz’altro contributo che il proprio e malconce al punto di ritenere la sofferenza che ne deriva, indispensabile in un percorso di pretesa guarigione.E poichè senza presa d’atto di se stesse e dello stato delle cose, non c’è riscatto possibile,ulteriormente destinate ad un prosieguo di malessere.

 

A  Jason Reitman  e a Diablo Cody,  rispettivamente regista e sceneggiatrice di questo Young Adult – oltre che del diversissimo Juno –  non mancava che l’incontro con Charlize Theron, maniacale interprete della classica  stronza psicotica e puttana – come viene definita Mavis dalle amiche di allora, astiose e non meno stronze –  alle prese con l’ennesimo disastro.Tutti e tre perfetti nel trasformare un personaggio e una vicenda di per sé insopportabili in un racconto tragicomico di sorprendente efficacia.

 


 

 

Young Adult è un film a colori di genere commedia, drammatico della durata di 94 min. diretto da Jason Reitman e interpretato da Charlize TheronPatton OswaltPatrick WilsonElizabeth ReaserCollette WolfeJill EikenberryRichard BekinsMary Beth HurtKate NowlinJenny Dare Paulin.
Prodotto nel 2011 in USA – uscita originale: 16 dicembre 2011 (USA) – e distribuito in Italia da Universal Pictures il giorno 09 marzo 2012.

Ah Tao,domestica in Hong Kong

Ah Tao,domestica in Hong Kong

 

 

 

 

Una vita trascorsa a prendersi cura degli altri forse è meno semplice di quanto il titolo voglia dare ad intendere,anche se  meticolosità, leggerezza, ritualità ed eleganza dei gesti quotidiani, non parlano mai della inevitabile fatica di servire in casa, crescendo più generazioni di una stessa famiglia.

 

L’arco di tempo passato al servizio dei Lee è quasi pari a quello dell’esistenza dell’ anziana domestica Tao ma qui se ne racconta solo l’epilogo, esaltando i valori di fedeltà, abnegazione,riconoscenza e solidarietà : un patrimonio troppo importante per non essere trasmesso alle persone che ha accudito.

 

A riannodare la trama di un passato cui soltanto si accenna ed un presente melanconico di vecchiaia e malattia, provvedono  in egual misura  il talento della regista Ann  Nui  e le capacità dell’interprete principale Deanie Ip  che attraverso uno stile asciutto essenziale e una recitazione che toglie piuttosto che  aggiungere riescono a rendere la vicenda con i toni commossi che le sono congeniali senza,però,mai  scadere mai nel sentimentalismo .

Resta inteso che insieme alla storia della dignitosa domestica costretta dall’età e dai malanni in una casa di riposo, ci vengono mostrati i tratti inequivocabili di un mondo che cambia e sembra del tutto incomunicabile con la compostezza di chi è abituato a rendersi utile per un senso del dovere che, scopriremo, è più prossimo a sentimenti articolati e profondi di quanto non lo sia il semplice servire

 

Siano lodati i festival – Venezia, nel caso – per lo spazio offerto alla cinematografia asiatica la cui visione accorcia le distanze tra un mondo e l’altro e sfata preconcetti. Coppa Volpi, alla protagonista Deannie Yip, irriconoscibile al momento della premiazione per i suoi lunghi e sofisticati guanti di pelle nera ma che di Tao conserva tutta l’aristocratica capacità di stare al mondo delle persone generose e riconoscenti.

 

 

 

A Simple Life (Tao Jie) del 2011, diretto daAnn Hui e interpretato da Andy LauDeannie YipQin HailuWang FuliEman LamAnthony Wong Chau-SangHui Bik KeeHui So Ying.

Tre uomini e..

Tre uomini e..

 

 

Tre uomini e svariati disastri da fallimento matrimoniale  mentre resta incerto se i dissesti esistenziali e professionali ne siano stati la causa ovvero l’effetto. Materia non inusuale, quantunque resa con l’eleganza e la disinvoltura di un cineasta colto e meticoloso, capace – lui e pochi altri – di risollevare un po’ le sorti della nostra – a tratti un po’ acciaccata –  commedia, senza ricorso ad insistenze, ruffianerie, ne’ soluzioni previste o arrangiate.

Certo qua e là si affacciano Sordi e i Soliti Ignoti – inevitabilmente nel DNA di noi tutti, attori, registi, spettatori amanti del genere – brevi ammiccamenti, senza girarci troppo intorno : ci sono e tanto basta.

Abbandonata la galleria dei caratteri – ma nel definire i personaggi resta sempre il più bravo  –  come nucleo del film , Verdone si dedica alla storia della forzata convivenza di tre individui differenti ma accomunati da una incapacità di governare qualunque aspetto della propria esistenza.Il risultato è un comico ed amarissimo racconto di come siamo, con venature finali di speranza riposta però nelle generazioni a venire.

I figli dei disastrati galleggiano nel caos, non intonsi ma – miracolosamente – più capaci di stare al mondo dei propri genitori .E questo, al di là di una seppur tenue volontà di  happy ending, corrisponde spesso al vero.

Migliora col tempo, affina le sue capacità : è pronto per il suo capolavoro. (lo dico sempre, lo so, ma non è da tutti scoprire la vena d’oro senza sfruttarla fino all’ultima goccia,preferendo crescere professionalmente in altre direzioni).

Seicento copie sparse per il territorio.E che buon pro gli facciano.

 

 

 

Posti in piedi in paradiso è un film a colori di genere commedia della durata di 119 min. diretto da Carlo Verdone e interpretato da Carlo VerdonePierfrancesco FavinoMarco GialliniMicaela RamazzottiDiane FleriNicoletta RomanoffNadir Caselli,Valentina D’AgostinoMaria Luisa De CrescenzoGiulia Greco.
Prodotto nel 2012 in Italia e distribuito in Italia da Filmauro