Tangentopoli, in realtà, non è mai finita. Nell’arco di vent’anni, il sistema di corruzione ha affinato le armi rigenerandosi forte di un clima di disprezzo per la legalità fomentato dalla stessa classe dirigente.Vent’anni dopo, siamo sempre alle prese con una democrazia indebolita e un deficit di fiducia nella Rappresentanza, questa volta, senza precedenti. E tutto ciò mentre il dilagante populismo prosciuga il senso della politica e svuota di ogni significato il Parlamento.
Allora come ora il sistema collassa sotto i colpi della crisi economica e gli attacchi degli speculatori e allora come ora l’interregno e la salvezza dalla bancarotta sono poste per iniziativa del Quirinale nelle mani di un governo tecnocratico.
Le analogie potrebbero continuare a lungo, con inquietanti ripetersi di episodi che addirittura ripropongono gli stessi protagonisti nello stesso ruolo, ma tutto ciò non ha niente di cabalistico : ogni sistema al capolinea, prima di franare definitivamente, resiste, colpisce alla cieca, arraffa quel che può.
Allora, quella stagione segnata da trame, stragi mafiose e dai processi di Mani Pulite si risolse nella elezione di Silvio Berlusconi, un imprenditore di successo, le fortune del quale, dovute in massima parte alla contiguità con Bettino Craxi, affascinarono più che insospettire i più, mentre il suo rassicurante backround di esponente della società civile, lontano anni luce dal ceto politico, alimentava le aspettative di una fase completamente nuova di riforme e modernizzazione del Paese.La nostra autobiografia nazionale aggiungeva nuovi capitoli al racconto.
Questo significò per noi la superficiale ricerca del nuovo fuori dagli ambiti preposti, le conseguenze di quella finta rivoluzione che senza spargere una stilla di sangue scardinò un intero sistema di partiti di lunga tradizione,sono sotto i nostri occhi con drammatica evidenza .
Oggi dovremmo disporre di tutti gli elementi per capire che una vera rinascita non è data ne’ dagli uomini della provvidenza, tantomeno dalle aule giudiziarie cui troppo spesso si richiede un ruolo di supplenza, ma ancora dalla Politica che, assumendo un ruolo meno defilato, riformi prima di tutto se stessa attraverso nuove e più trasparenti regole per i Partiti ed infine metta mano ad una seria riforma costituzionale che rafforzi il funzionamento democratico. Tra le righe della relazione annuale della Corte dei Conti che quest’anno ci consegna un quadro contabile devastante tra corruzione e malaffare, possiamo leggere l’inutilità dello strumento penale, come unica arma di contrasto, in assenza di serie riforme strutturali.
Dunque o così o i prossimi vent’anni – visto che, a proposito di cabala,il ciclo sembra essere quello – li trascorreremo alle prese con questo eterno declino, strada obbligata tra le resistenze del vecchio che non vuole morire e un nuovo che non ne vuol sapere di nascere.
Un’intera generazione di ventenni non ha visto altro che l’Illusionismo al potere, forse è arrivato il tempo che conosca stagioni differenti E per noi, nipoti e figli dei Fondatori, incattiviti e delusi dagli eterni strascichi di questa transizione, forse è arrivato il momento di mettere a profitto l’età forte, al servizio cioè di cause più degne.