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Mese: Aprile 2012

Soirée extrême au FN (l’esprit de la France)

Soirée extrême au FN (l’esprit de la France)

Quattro elettori su cinque hanno preferito un candidato diverso dal presidente uscente che pertanto arriva al secondo turno in posizione di svantaggio. Primo inedito ed epocale dato nella storia della V Repubblica. E bocciatura secca di una politica di grandi annunci, grandi aspettative e scarsi risultati.

 

Il Secondo dato  assegna una consistente percentuale a Marine Le Pen, meritevole di aver dato una ripulita al vecchio Front e a se medesima da vecchi orpelli e parole d’ordine  estreme  e di aver infine scoperto il welfare –  Attention! Solo per i francesi – di aver intercettato la protesta,la disillusione e il malcontento e forse anche lo spleen,  ponendosi  come un classicissimo  candidato anti-sistema del tipo dopo di me niente sarà come prima. Il suo quasi 20% in termini di voti assoluti vale più del risultato del 2002 quando papà si posizionò al secondo turno seminando il panico e costringendo tutti a votare Chirac.

 

Marine pesca voti nelle banlieus,  miete consensi da nord a sud, spopola  nella nerissima Gard, la  lingua d’oca, e ha ragione quando rivendica essere il suo un voto eminentemente popolare.Niente di nuovo sotto il sole, qui la protesta contro tutto e contro tutti spesso pende a destra.

 

Una campagna fortemente antisarkozy – vendicando così l’affronto di un’operazione di ridimensionamento della destra estrema condotta nella scorsa tornata e con successo dal futuro Presidente – non lascerebbe spazio ad apparentamenti ufficiali. Papà del resto,tra le prime dichiarazioni rese, ha tenuto a precisare che Sarkozy è già finito.Non dovrebbero dunque esserci sorprese del primo maggio, data in cui il Front organizza il suo tradizionale defilee di nostalgici e nazionalisti in omaggio a Jeanne d’Arc in Place – mummia più, mummia meno- des Pyramides. In quella occasione Marine ha promesso che parlerà, si presume per un rompete le righe che sarà letto in chiave astensionista solo in parte.Non si escludono percentuali di antisarkozismi estremi in favore di Hollande e viceversa,questo secondo molti analisti, in evidente ossequio alla regola aurea del doppio turno ( al primo si vota per, al secondo contro)

 

Escluso dal Parlamento in virtù dei meccanismi elettorali, il Front coglierà, credo   l’occasione per tentare di entrarvi,le legislative di giugno potrebbero essere il momento giusto.In attesa di incontrare Jeanne D’Arc prima e di entrare in Parlamento,(forse),poi, militanti del front si scatenano nel loro quartier generale.L’ampia documentazione titolata da Libé  Quelle ambiance hier soir, au Front national à votre disposition 

 

Nell’illustrazione una delle più brutte raffigurazioni  di Jeanne d’Arc, quella di  place de Piramydes  (foto di Iain Mc Lauchlan)

Greetings from Rome

Greetings from Rome

 

E va bene : tra via Garibaldi e via dei Panieri pare che abbiano dato la cera al pavè, pettinato gli alberi e sistemato i vasi dei fiori :  non un sacchetto della differenziata, un motorino abbandonato, una foglia secca o un bruscolo e grazie ad una particolare scelta di  filtri  l’intera città sembra immersa nell’arancione (in un eterno colore d’estate?).

 

C’è sempre qualcuno che rimprovera a Woody Allen di non essere abbastanza neo – o  post – realista, pretesa assurda visto il regista e il tipo di storie che preferisce raccontare. E che sarebbe magari improprio ambientare tra le cartacce e il degrado di Torbellamonaca. To Rome with love non sfugge al tic demolitorio  di chi vorrebbe che i fasti della creatività fossero celebrati in ogni fotogramma.Quindi, nessuna sorpresa se anche in questa circostanza non sono mancate allusioni al luogo comune, alla cartolina, alle situazioni un po’ macchiettistiche e in buona sostanza ad una mancanza d’idee che oramai da tempo affliggerebbe il Genio.

 

Allora mettiamola così : abbiamo un americano a Roma che – come ti sbagli –  ama Trastevere e il cinema italiano degli sceicchi bianchi e dei vigili in servizio a piazza Venezia,  al quale non è sfuggita affatto l’aria che tirava (e forse ancora tira) l’estate scorsa mentre girava un film che avrebbe volentieri titolato Nero FiddledBop Decameron se a qualcuno non  fosse venuto il dubbio che Boccaccio non sia abbastanza conosciuto qui da noi.

 

Visione superficiale?Stereotipizzata della città? Forse. Ma questa  è esattamente l’idea che Roma suggerisce ad un qualsiasi  americano a Roma . Basterebbe un giro tra la dilagante comunità trasteverino-newyorkese  di via dei Panieri e limitrofe per rendersene conto.

 

Largo quindi alla prostituta simpatica e di buon cuore in rosso Almodovar,al modesto impiegato colpito da improvvisa notorietà, all’Opera lirica, all’impresario di pompe funebri con voce tenorile ma solo sotto la doccia, all’americano arrivato dove voleva (proiettivo e nostalgico) e a quello che deve arrivare (vagamente pecione e con le idee confuse) ma anche largo all’ironia,al divertimento,alla bellezza, alla cialtroneria e al disorientamento di questa città, idealizzata come del resto tutte le altre, secondo Allen (non vedo perché l’eventuale cartolina  dovrebbe risultare offensiva).

 

Abile  miscuglio di stili e atmosfere – il che è bene – per una pletora di attori in gran parte italiani impegnati in parti, particine e brevi apparizioni (con gran turbamento della critica per certe scelte,come se per dire il pranzo è servito ci volesse ogni volta Meryl Streep) e bella prova di Alec Baldwin,Jesse Eisenberg e Judy Davis.Oltre che di Allen stesso.

 

E siamo anche d’accordo che To Rome with love non è Manhattan,non è Annie e soprattutto non è Interiors –  il filone europeo senza europa di cui sembra  imprescindibile avvertire la mancanza –  ma uno non può passare la vita a fare il genio, soprattutto non può lavorare perennemente condizionato da soffocanti aspettative di nuovi Interiors,nuovi Settembre, nuove Pallottole su Broadway.Come se quell’ispirazione potesse riproporsi ogni volta con facilità.


La verità è che a Woody Allen piace lavorare.Spendersi e non centellinarsi. Da questa sua ferma determinazione sono nati buoni film e qualche capolavoro.Il resto sono gradevoli visioni, in genere ben scritte e decorosamente confezionate.Avercene. Roma ha già ringraziato durante le riprese.Figuriamoci se non ringrazia adesso.

 

 

 

To Rome with Love è un film a colori diretto da Woody Allen e interpretato da Woody AllenAlec BaldwinRoberto Benigni,Penelope CruzJudy DavisJesse EisenbergGreta Gerwig,Ellen PageAntonio AlbaneseFabio Armiliato.
Prodotto nel 2012  e distribuito in Italia da Medusa

 

Vous n’avez encore rien vu

Vous n’avez encore rien vu

Cronenberg – padre e figlio, giudiziosamente inseriti, il primo in Concorso, il secondo in Un certain regard –   e ancora Haneke, Vinterberg, Carax, Loach, Hillcoat, Daniels ,Kiarostami, Resnais, il nostro Garrone – con Bertolucci e Argento fuori concorso –  sono  solo parte  di una generosa selezione  – ancora da rifinire avvertono Thierry Fremaux  e Gilles Jacob che in questi anni ci hanno abituati a sorprendenti inserimenti last minute –

 

Insomma, mentre altrove l’unico pensiero sembra essere quale presidente – mai quale Progetto,ovvero :chi sostenuto da quali forze politiche –  sistemare ai vertici delle principali Rassegne, a Cannes i moventi  restano mostrare il Meglio del Cinema e far funzionare il Marché du film  secondo lo slogan  efficacité, visibilité, opportunité.Anche qui si cerca di aver ragione della crisi.

 

Non a caso è questo il più importante evento cinematografico al mondo.

 

Affiche dedicata a Marilyn nel cinquantenario della morte. Solido cartellone. Prestigiosa giuria, degnamente presieduta. Titolo del post in omaggio al film di Resnais – novantenne regista del cuore – e augurale di cose mai viste, missione principale del Cinema quando è Cinema. Pronti a partire,mi sembra.

 

 

 

Nell’illustrazione il manifesto ufficiale della mostra realizzato da Bronx (Parigi) da una foto  di Otto L. Bettmann

 

 

 

François ci prova

François ci prova

Durante il confronto televisivo con Alain Juppé, fondatore dell’UMP, Hollande  aveva già  precisato che in caso di elezione si sarebbe innanzitutto recato a Berlino, ma, nel riconfermare  la validità dell’intesa franco – tedesca, avrebbe anche chiarito che l’era Merkozy, poteva definirsi conclusa.

François  Hollande durante la sua campagna non ha mai mancato di esprimere la necessità di una rinegoziazione del Patto di bilancio – in vigore dal 1 gennaio 2013 –   che impegna i paesi dell’UE a un maggior rigore fiscale e all’attuazione di meccanismi per il contenimento del debito. Stesso concetto ha ripetuto in un’intervista a Der Spiegel precisando di voler mantenere in linea di massima  l’accordo con l’aggiunta però di un paragrafo sulla crescita, senza la quale non sarebbe possibile alcun riordino delle finanze pubbliche.

Dichiarazioni talmente elogiate dal  Financial Times da provocare le ire di Sarkozy che quanto a politiche europee si limita a vagheggiare una – poco attuabile – uscita da Schengen, tema eternamente caro alle Destre che in ogni angolo del continente fomentano divisioni speculando sull’idiosincrasia di una parte dell’elettorato a dover condividere welfare e servizi con gli immigrati.

Se François dovesse,come ci si augura,  spuntarla, si aprirebbero nuove prospettive per una ripartenza della sinistra in Europa nella quale oltretutto, da qui a un anno, si prevedono altre consultazioni elettorali in Italia come in Germania. 

 

Hollande che certo non dispone della verve che caratterizza le uscite pubbliche degli avversari, accende così  l’attenzione su una campagna presidenziale  non proprio interessantissima e questo nonostante  un gran numero di iniziative pubbliche, centinaia di militanti impegnati nei porta a porta e un discreto utilizzo della Rete (una valanga di messaggi inonda ogni giorno  twitter,attività praticata su larga scala anche dallo staff di Mélenchon). Ma al netto di ogni considerazione sulla natura fin troppo tranquilla del candidato, non si può certo dire che non esprima egualmente un’idea di Francia in contrapposizione a quella di Sarkozy.

Contrapposizione che spereremmo di ritrovare anche nella nostra futura campagna politica che così continuando rischia di vedere una materia del contendere appiattita, sfumata,inquinata da false problematiche.

Da ultimo, ma è una piccola notazione personale, ho trovato apprezzabilissimo l’ intendimento del candidato  socialista di sopprimere la parola razza dalla Costituzione. “Non c’è posto nella Repubblica per il razzismo ed è per questo che chiederò all’ indomani delle presidenziali in Parlamento di sopprimere la parola razza dalla nostra Costituzione” dove figura all’articolo 1)  “la Francia è una Repubblica indivisibile, laica, democratica e sociale. Essa assicura l’eguaglianza davanti alla legge di tutti i cittadini senza distinzione di origine, di razza o di religione.

Non resta che incrociare le dita per lui.

Nell’illustrazione Hollande durante un’iniziativa a Cap – Gris – Nez . Foto di Calvet  da Libération

Don’t clean up…

Don’t clean up…

 

La più grave sospensione dei diritti della storia repubblicana, secondo Amnesty, si consumò nelle strade di Genova durante il G8 del 2001.  I fatti documentati da numerose troupe televisive,cinematografiche – Maselli, Scola, Monicelli, Pontecorvo, Pietrangeli, R.Tognazzi, Salvatores F.Comencini, Labate   ed altri – e dalle telecamere digitali di parecchi manifestanti, sono noti, poiché di quel girato non solo si  fecero film documentari, reportage visti in tutto il mondo ma parte di esso costituì materiale per le indagini e prove nei processi che seguirono.

 

 

L’inaudita gestione dell’ordine pubblico,la violenza gratuita ed i soprusi che caratterizzarono quelle giornate culminarono nella notte tra 21  e il   22 con l’irruzione da parte di reparti di polizia nella scuola Diaz,uno dei luoghi di raduno degli aderenti al Social Forum.Qui avvenne l’incredibile : persone inermi colte nel sonno e malmenate brutalmente furono prelevate a forza e tradotte nella caserma di Bolzaneto dove nei giorni successivi continuò lo scempio senza che nessuno,famiglie avvocati, deputati della repubblica potessero qualcosa per impedire gli abusi.

 

 

Vicari racconta questi episodi  in cui  rappresentanti dello Stato e tutori dell’ordine raggiunsero  livelli di sadismo inimmaginabili e lo fa ponendosi alla giusta distanza attraverso un’operazione filologica accurata che tiene conto delle carte processuali e pur senza costruire particolari teoremi non smette mai d’interrogarsi e di interrogare gli spettatori. Mostrare e non dimostrare è uno dei tratti del cinema maturo,laddove sono sufficienti le sequenze delle forze dell’ordine che introducono molotov nella scuola per capire che senso avesse l’intera operazione.

 

 

Un film duro e necessario che seppure lascia fuori campo quel che accadde nelle strade, di quei giorni è in grado di trasmettere il senso d’insicurezza dato dallo stravolgimento dei ruoli :  poliziotti che dovrebbero garantire il diritto di chi manifesta pacificamente che invece ne compromettono l’incolumità attraverso un’infame strategia esito di addestramenti irresponsabili.Ovvio che un simile racconto dovesse generare polemiche vuoi per quello che secondo alcuni testimoni manca vuoi per il momento di autocoscienza che il racconto regala al poliziotto interpretato da Santamaria.Gli amanti dei buoni tutti qua e i cattivi tutti là,sono sempre in agguato.

 

 

Così Agnoletto del Social Forum e Maccari del Coisp si sono subito lamentati. Secondo il primo Diaz è un’operazione commerciale piena di colpevoli omissioni – segue elenco dettagliato – e per il secondo il film è addirittura pericoloso rischiando la visione di fomentare nuove violenze. La solita zuppa,insomma, è servita.

 

Leggendo articolo e comunicato mi sono venuti in mente  film – politici e non – che non si preoccupano di trattare minuziosamente i fatti ma ne riescono egualmente a trasmettere il senso in modo così compiuto che i singoli episodi diventano elementi marginali anche quando non lo sono del tutto.E – so anche perchè – ho pensato a Gillo Pontecorvo che in quei giorni era in strada con Arriflex e operatore a documentare l’ultima battaglia.

 

 

 

Diaz (Diaz – Don’t Clean Up This Blood) è un film a colori di genere drammatico della durata di 120 min. diretto da Daniele Vicari e interpretato da Claudio SantamariaJennifer UlrichElio Germano,David JacopiniRalph AmoussouFabrizio RangioneRenato ScarpaMattia SbragiaAntonio GerardiPaolo Calabresi.
E’ anche noto con gli altri titoli “Diaz – Non pulire questo sangue”.
Prodotto nel 2012 in Italia e distribuito in Italia da Fandango