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Mese: Aprile 2012

Vento del Nord

Vento del Nord

 

Si sarebbe potuto dire che martedì scorso tra prima e seconda serata – apertura affidata a  la rabbia e l’orgoglio del comizio di Bergamo, chiusura verso notte, da Vespa, con i dinieghi e le lacrime di  Rosi Mauro  –  fosse andato in onda l’annunciato  repulisti. Le ramazze di saggina ci sono e anche, sostenuta da un gran bisogno di rimozione, la volontà di chiudere a viva forza un capitolo decisamente imbarazzante.

 

Magari  solo in omaggio alla buona fede dei presenti accorsi  pagandosi la benzina come sottolinea a più riprese qualche  notabile.  Senonchè man mano che incalzano gl’interventi e monta il pathos quello che si profila sotto gli occhi di tutti è un modello sociale e culturale che quanto a perversione supera di gran lungo le possibili contestazioni di reato, tra mitologia del Capo,tradimenti, complotti, servizi segreti, punizioni esemplari, figli scavezzacollo, padri nobili  e mogli maestre. C’è la signora matura con carica di prestigio che non si accontenta del fidanzato decorativo, lo vuole pure laureato, chi noleggia la Porsche  ed esibisce la scorta, chi pensa di essere entrato nel Gotha dei finanzieri per via di quegli investimenti esotici (salvo poi accorgersi che persino in Africa hanno una legge sulla tracciabilità e quei soldi non li hanno voluti).

 

La promozione sociale costi quel che costi, sembra uno dei  loro criteri guida. E per ottenere il sospirato traguardo, sono disposti a tutto.

 

C’è infine chi guarda con apparente distacco tutto ciò : ha aspettato pazientemente sulla sponda  il cadavere del nemico che infine è passato e ora generosamente lo abbraccia e bacia e protegge .Tutto è perdonato.E tutta per lui si fa la festa.

 

Non sono solo gli ingredienti di un magistrale feuilleton, ma  tutti i colori della provincia smaniosa, mitomane e piccolo borghese riuniti in un tableau vivant ad alto contenuto drammatico, mentre, dopo aver offerto teste docili a parziale risarcimento del danno subito, si torna a casa felici : chi di aver avuto ragione di un periodo di veleni, chi di averla fatta franca – almeno per il momento – chi pensando di avere, con la sua brava scopa, davvero pulito il pollaio.

 

Può darsi che quei notabili, presi com’erano dall’alto compito di governare il Paese o il Comune o la Regione, davvero abbiano ignorato i singoli illeciti. Difficile ma possibile. Assai meno però che non si siano resi conto di cosa fossero diventati  nel frattempo quei figli,quelle mogli quegli amici. A meno di un totale distacco dalla realtà,inimmaginabile da parte di chi quella stessa realtà vorrebbe così consistentemente modificare.Cerchi magici senza incantesimi e Barbari sognanti ma con un sogno piccolo piccolo.

 

Venire a capo delle inchieste sarà niente rispetto al compito di rovistare in  quel pattume per tirarne fuori un semino di vera rinascita.Si costituiscono parte civile in uno dei  procedimenti, intanto,sentendosi danneggiati. Lo dovremmo fare anche noi, magari solo per lo spettacolo offerto.Ma sarebbe impossibile quantificare un congruo risarcimento.

 

In alto il sole sulle Alpi (foto di Ingegnere 86)

Miriam

Miriam

 

Molti anni dopo mi sono chiesta se in questa dedizione al partito non venisse esaltato un tratto tipico del nostro essere donne :  la disponibilità agli altri, il desiderio di assecondare la volontà dei dirigenti,  di conquistarli con la nostra devozione e obbedienza con il nostro lavoro così attento,disinteressato,ben fatto. Come si comportano le bambine nei confronti dei padri, amati e irraggiungibili.Si forse ci fu anche questo. E infatti molti nostri coetanei misero ben presto le briglie alla loro passione,e cominciarono – ma noi ce ne accorgemmo tardi – a ragionare,da uomini, anche in termini di potere.

 

 

Miriam Mafai Botteghe Oscure addio.Com’eravamo comunisti. 1996 Mondadori

 

(foto olycom Corriere)

La meglio verità

La meglio verità

 

 

La rassegna stampa di Romanzo di una strage è un mucchietto di fogli alto giusto giusto dieci centimetri,  vi sono contenuti lunghi articoli di critici, intellettuali, storici,testimoni di quel tempo.Ma si parla pochissimo di cinema.

E pur nella dichiarata consapevolezza da parte di ciascuno dei limiti  di un film che in quanto fiction  – differentemente  dal saggio o dal documentario – non fonda  strettamente il proprio valore artistico sulla  tesi che ha scelto d’interpretare (e non di ricostruire),la volontà di confutarne sistematicamente l’attendibilità sembra più forte di qualunque altra considerazione.

 

Segno evidente che dopo oltre quarant’anni, cinque istruttorie, dieci processi, l’apposizione del segreto militare,cinquecentomila documenti archiviati, una sentenza del 2005 che riconosce colpevoli ma non più processabili  i fascisti Freda e Ventura (perché precedentemente assolti in via definitiva) e infine la vergogna dei parenti delle vittime condannati al pagamento delle spese processuali, quel buco là sopra rappresenta uno strappo che nessuna verità processuale è stata in grado di sanare.

 

Piazza Fontana – 12 dicembre 1969 ore 16,37 – la verità esiste, recita la tagline

 

La verità esiste e noi non possiamo più dire io so ma non ho le prove.Per questo ci sono intollerabili talune  riproposizioni : dalla tesi degli opposti estremismi per il tramite della doppia bomba, a quella dell’adombrata implicazione di Pietro Valpreda, fino al fatto che  Giuseppe Pinelli fosse a conoscenza del piano eversivo.Non si può fare a meno, mentre scorrono quelle  immagini, di pensare ai depistaggi, alle sofferenze, al tempo perduto,alla volontà precisa degli uomini dello Stato di non arrivare mai alla verità. Intollerabile lo ripeto. Anche se ben sappiamo che tutto ciò viene raccontato in un romanzo.

 

 

E in chiave di romanzo, forse l’unica forma narrativa che può sopportare una materia tanto dolorosa e cospicua,il film può funzionare e sin assolvere la sua funzione civile che, nel caso, non è raccontare la meglio verità ma provocare utili riflessioni. Ciò che in effetti sta accadendo.

 

La sceneggiatura concerne il tempo che va dal pomeriggio dell’esplosione alla banca fino all’omicidio del commissario Calabresi,  anni percepiti  come disgraziato prologo di quelli  che seguiranno. Filo conduttore : i destini incrociati di tre personaggi, tre vittime oltre le diciassette dell’esplosione : Calabresi, Pinelli e Aldo Moro. Il tutto realizzato con la coerenza e il mestiere che contraddistinguono regista e sceneggiatori in una trama fittissima  che si avvale di attori di gran talento.

 

In tutto questo va precisato con chiarezza che  per quante omissioni, (forse) rimozioni e storture non possiamo fare a meno di registrare,nulla delle vere responsabilità è taciuto : dai neonazisti veneti coperti e manovrati dai Servizi,alle connivenze USA, al tentativo di golpe,il tutto a determinare un contesto storico,sotto questo aspetto, preciso.Il taglio statalistico della strage emerge in tutta la sua tragedia.

 

 

 

Non so se questo film sarà in grado di portare a conoscenza dei fatti  i giovani cui Marco Tullio Giordana sembra destinare il suo lavoro. Forse se si esce dall’idea di una trattazione sistematica – pur necessaria – e ci si sposta su quanto da stimolo possa funzionare un film che attraverso le immagini parla all’inconscio assai più delle parole, ci si accorgerà che l’interesse suscitato è più consistente di quanto possa sembrare.Per parte nostra, qualunque siano le tesi insinuate, sostenute, adombrate, conclamate da film presenti e futuri sulla Strage continueremo a sostenere l’unica Verità che conti e cioè che senz’ombra di dubbio, Pietro Valpreda e Giuseppe Pinelli erano innocenti.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

Romanzo di una strage è un film a colori di genere drammatico della durata di 129 min. diretto da Marco Tullio Giordana e interpretato daValerio MastandreaPierfrancesco FavinoMichela Cescon,Laura ChiattiFabrizio GifuniLuigi Lo CascioGiorgio Colangeli,Omero AntonuttiThomas TrabacchiGiorgio Tirabassi.

Prodotto nel 2012 in Italia e distribuito in Italia da 01 Distribution

Niko et les bâtisseurs de cathédrales.

Niko et les bâtisseurs de cathédrales.

 

 

 

Cinque anni dopo, la vallata che faceva da sfondo alla sua affiche elettorale con slogan di punta Ensemble tout devient possible è stata sostituita con il mare (Egeo, assicurano quelli che analizzano le foto)  lui invece è sempre lì che guarda lontano con espressione ispirata  mentre il nuovo proposito la France Forte allude ad un futuro tutto Orgoglio e Identità. 

 

E così trascorsi  i tempi delle stizzose campagne securitarie, riposto l’eloquio poliziesco ed il  Kärcher per ripulire – parole sue – la feccia dalle banlieus, Niko ha affrontato l’ultima platea di giovani militanti dell’UMP a suon di omaggio ai Resistenti, ai Reduci di Auschwitz, al generale De Gaulle, a Victor Hugo, a Baudelaire, ai costruttori di cattedrali – erano anni che nessuno li nominava più – e agli uomini che in Libia bombardarono la colonna di automezzi lealisti fuori le porte di Bengasi, evitando così un massacro.L’eredità del giovane francese è bell’e detta.

 

Un volo d’angelo a sfiorare la crisi, un altro per deprecare i guasti del pensiero unico identificato con l’ interdit d’interdire del maggio sessantotto per poi planare  sull’uditorio oramai soggiogato, con l’esortazione a effetto N’ayez pas peur!  E il riferimento a  Giovanni Paolo II manda in delirio persino Carlà seduta in prima fila e pronta a scattare in piedi al minimo accenno di  armature morale,  progrès, héritiers…

 

Per il resto niente risanamento o crescita, tasse,welfare, lavoro, formazione o regolazione di attività finanziarie,Niko divenuto oramai statista, non solo si guarda ben dal raccontare ciò che ha fatto del suo mandato presidenziale ma i suoi discorsi sono ben lungi dall’esprimere alcunchè su ciò che ha intenzione di fare, se sarà rieletto. Assertivo ma non propositivo, retorico, ridondante e confuso squaderna  il meglio del corredo della Destra  ripulita, con l’aggiunta di qualche tocco di estrosità, particolarmente quando all’esigenza di un nuovo Umanesimo annette il bisogno di un nuovo senso di fratellanza e, a sorpresa, pure d’Amore.Irresistibile quando canta la Marsigliese,ringrazia il parterre e manda tutti a casa a fare i conti con le nuovissime parole d’ordine.

 

Ci vorrebbe un cuore di pietra per non ridere ma per fortuna in Francia ancora resiste la tenerezza, come pure testimonia l’affiche qui sopra che di una discreta galleria di rivisitazioni  è solo un piccolo esempio.

 

 

 

(Foto da LIBÉ)