I numeri, che bella cosa

I numeri, che bella cosa

itaSarà per dabbenaggine, faciloneria, sperticato ottimismo o trionfalismo consolatorio ma non riesco a scorgere nella cartina qui sopra drammi elettorali tali da spedire  il Premier  a casa come da categorico imperativo post voto by Toti, Salvini & Altri.

 

Vero è che le problematicità connesse con il governare i territori in rosso impongano un senso di responsabilità e una riflessione differenti da quelle fin qui avviate e non tanto perché niente è scolpito nella pietra e il quadro potrebbe cambiare – diritto questo inalienabile degli elettori, in qualunque circostanza –  ma perché quegli stessi cittadini che immaginiamo recarsi ai seggi non propriamente danzando, molte aspettative ripongono nel voto amministrativo che più direttamente condiziona il vivere quotidiano .Tali aspettative, particolarmente in un momento così delicato e difficoltoso,non possono essere deluse.

 

Un partito in cui  prospera la dialettica interna ma pacificato potrà essere di soccorso ad ogni operazione di buon governo.Ergo:senza parlare di vittorie di Pirro o di sconfitte metaforiche o di irresistibili ascese o di stop o di lune di miele interrotte o in corso, sarà il caso di mettere a profitto il voto dei cittadini e le indicazioni che ne scaturiscono.

 

E manco male che con le ultime amministrative almeno una moratoria sulle suggestioni del momento l’abbiamo ottenuta. Dunque, via l’onnicomprensivo – di interpretazioni a piacere – Partito della Nazione e via anche  il non meno martellante Partito di Renzi, l’uno smentito dai numeri e dalla composizione del voto, l’altro dalla vittoria di candidati friccicarelli e piuttosto versati a far di testa loro, nonché dal prevalere di certe imposizioni provenienti da territori ben attrezzati nell’arte di ramazzare voti.

Cade qualche mito su cui si sono consumati fiumi d’inchiostro e ore di urlazzi in trasmissioni dedicate? Evviva.

 

Nessun bonus per noi  invece sul fronte dell’aritmetica elettorale, laddove tutto si confronta, sommandosi o sottraendosi, con tutto e va da sé che ognuno stiracchi le cifre  come meglio gli convenga. Dare i numeri va sempre bene : è una buona partenza per considerazioni obiettive, a patto però che nel delirio matematico  non ci si ritrovi  per le mani  un confronto veneto dei voti del PD di domenica scorsa, con quelli del PCI di oltre trent’anni fa. (Non è un paradosso).

 

Un’ intervista di Paolo Sorrentino sugli Impresentabili che dal punto di vista narrativo sarebbero – ovviamente –  più interessanti dei Presentabili – si parlava di un eventuale film da realizzare – mi fa venire in mente le ore perdute dietro a racconti giornalistici  di ferali retroscena in cui  prevale il Peggio semplicemente perché la normalità di un’analisi politica non fa notizia,non vende,non diverte.Passi per Sorrentino che deve prendere gli Oscar, le Palme e i Nastri ma noi a che film affidiamo le nostre convinzioni ? Renzi come Underwood perché gioca alla playstation o scappa in Afghanistan per sottrarsi ad imbarazzate dichiarazioni? Renzi plenipotenziario di un partito zerbino? Renzi che col medesimo zerbino, divenuto nel frattempo partito della nazione, vuol uccidere la sinistra, scalare la vetta e rimanere lì in cima almeno una ventina d’anni? Sembra incredibile che nonostante il piglio distruttivo di certi racconti la gente continui ad andare a votare.Sempre meno, in verità, ma abbastanza per smentire qualunque infondatezza. I numeri – quelli veri –  in fondo anche a questo servono. Che bella cosa.

8 pensieri riguardo “I numeri, che bella cosa

  1. Tragedie? Davvero non ne vedo. Anzi: secondo me, data per scontata la sconfitta in Veneto (magari con proporzioni diverse), quella in Liguria potrebbe essere persino salutare ad un partito (locale) che deve ripensare sé stesso.
    Sono abbastanza propenso a vedere in questo modo anche alcuni fenomeni del Veneto, protarsi “carsico” di una sconfitta a Padova dello scorso anno.

    D’altronde, come si può pensare di vincere proponendo politiche di 10 o 20 anni fa? (politiche, non programmi elettorali).

    Quanto alle demistificazioni sul “PDRenzi” e sul “Partito della Nazione”, bizzarro come -soprattutto i dirigenti locali- ci diano una lettura totalmente diversa su questo punto.
    Credo dovremmo aprire una riflessione chiara sul significato di questo mitico “Partito della Nazione”… come possiamo immaginare una creazione simile se ancora ci danno dei “comunisti” in giro???

    1. Il partito della nazione era la Dc ai tempi della guerra fredda, un contenitore onnicomprensivo di varie sensibilità ed interessi con l’obiettivo comune di far da baluardo al Comunismo.Oggi non avrebbe senso.
      Si vede che la vocazione maggioritaria veltroniana non era abbastanza suggestiva.
      Per quanto riguarda Liguria, Veneto e Nord in genere il PD dovrebbe strutturarsi in modo più federale.Invece qui si pretende di orchestrare tutto dal centro.Delega e coordinamento e molto molto più spazio agli autoctoni.
      Il partito di Renzi, si vabbè : con i candidati che fanno quello che gli pare,gli eletti non ne parliamo e Barca (minoranza) che svolge un compito delicatissimo maneggiando col suo team elenchi di iscritti,telefonando ai medesimi e visitando circoli a più non posso.Figurati…mai vista una roba del genere.

  2. Io partirei dal fondo della tua analisi (che come immaginerai condivido solo in parte) e spenderei due parole sull’astensionismo che ad ogni turno elettorale aumenta sempre più. Domenica solo un elettore su due si è recato alle urne. Forse è un dato comune anche ad altre democrazie, ma lo trovo particolarmente preoccupante. Certo i mille scandali che negli ultimi tempi hanno coinvolto politici vari, espressione sia della destra che della sinistra, non aiutano a far ritrovare la fiducia persa e sono comunque un segnale (altri ve ne sono) dell’inadeguatezza della nostra classe politica. E’ in contesti come questo poi che i populismi trovano spazio per proliferare. Non è certo un caso se Salvini ha conseguito un ottimo risultato e se il M5s, dato per spacciato tempo fa, si è riproposto su importanti livelli…

    1. Scandali e ruberie sicuramente incidono ma quelli ci sono sempre stati, solo che il paese era messo un po’ meglio quanto a prospettive, era meno incattivito e di sicuro la Politica offriva spettacoli meno deprimenti.
      Non che mancassero liti fronde e faide ma non facevano notizia,un po’ perché delle correnti DC in lotta non gliene fregava niente a nessuno un po’ perché i litiganti tendevano ad essere più discreti.
      Niente a vedere con un racconto politico che si arricchisce ogni giorno di più di retroscena,di pettegolezzi,di veleni.
      Oggi per esempio è dovunque un video della moglie di Mastella che se la prende con la Bindi.Passi l’oggetto che già di per sé non è da mondovisione, ma i toni? Gli argomenti?La delegittimazione della commissione antimafia?…le illazioni?
      Devi mandare gli avvocati alla Bindi e mandaglieli …sei scema lo stesso ma pazienza, leggeremo di una vicenda giudiziaria non di una zuffa al mercato del pesce.
      Ecco io credo che la gente sia anche stanca di tutto questo considerando oramai la politica – che non è questo ma così appare – incomunicabile con le proprie difficoltà.
      Salvini e Grillo sono gli esiti dell’aria dei tempi.Riuscissimo ad essere un paese normale sarebbero ridotti a fenomeno da baraccone.

  3. Assolutamente d’accordo. Le liti, le divisioni, gli scontri danno l’impressione di una politica ripiegata su se stessa e poco attenta ai problemi quotidiani delle persone. Pare poi che i partiti vogliano vincere le elezioni non già per preoccuparsi della cosa pubblica, ma soltanto per occupare dei centri di potere…

  4. Inoltre, i talk show, che ormai proliferano come la gramigna, con il loro stile comunque becero, chi più, chi meno votati al sensazionalismo, alla ricerca del pel nell’uovo, per fare audience, non aiutano certo il cittadino a chiarirsi le idee…

    Chi è già indeciso, alla fine non va a votare e mette tutto nel calderone.
    E la cronaca aiuta a disamorarsi e il felpaiolo di turno ci marcia!!

    1. Ieri sera Gazebo ci ha mostrato un servizio su un centro di accoglienza a Carbonia che senza drammatizzazioni né trionfalismi né melensaggini ci ha mostrato cosa succede in una comunità di gente (sicuramente non ricca,anzi) nel momento in cui arriva un nutrito gruppo di migranti di cui occuparsi.Tutto normale : si mobilita quel po’ di associazionismo,la Conad,la protezione civile,le ragazze, i ragazzi, le solite signore che cucinano, i medici che visitano etc etc il tutto in un ambiente organizzato,lindo e pinto e… senza un euro in cassa : tutto volontariato.
      Il che significa che quanto realizzato per i migranti si trasforma in beneficio delle comunità locali in termine di ordine,sicurezza convivenza civile ..e soddisfazione di aver aiutato gli altri.Vuoi mettere?
      E allora mostrateci senz’altro i cessi sporchi dei vari centri di smistamento e le infami ruberie dei corrotti, ma fateci pure vedere questi esempi positivi..magari qualcuno si ispira e realizza che ce la possiamo fare.
      Ora tutto il Sulcis è una terra assai speciale ma mi risulta che anche il sindaco di Catania si sia fatto carico dei minori non accompagnati senza ricevere in cambio niente.E chissà quanti altri.Non tutto può essere sulle spalle dei volontari ma intanto valorizzare queste esperienze significa uscire dal vicolo cieco delle Invasioni Barbariche.

  5. E certo!!
    Invece fa più “effetto” mostrare il degrado e gli ammassi e incutere così il timore in gente già abbastanza sospettosa…!
    Questo, al di là del fatto che il problema dell’accoglienza migranti esiste, è enorme e va distribuito in modo equo e razionale.

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