Prosit!

Prosit!

Insomma la mia scelta simbolico musical rappresentativa di fine d’anno dovrebbe giocarsi tra Johann Strauss padre e Nino Rota. Tra eserciti in marcia  e clownerie. E infine – tanto per andare al sodo –  tra Joseph Roth e Federico Fellini.


Mi sa che non ci siamo. Arte Memoria e Morte – in egual misura distribuite, tanto  in Otto e Mezzo quanto  in  Radetzky- Marsch – per Capodanno? Allora perchè l’una è adatta e l’altra no?



L’anno finisce con la stupidità, l’irrilevanza, la finta indignazione  e il meditabondismo a buon mercato. Come se non bastassero i fatti a rovinarci l’esistenza ci si  mettono pure i commentatori. Quelli che con buona pace e molto spregio di  storia e letteratura attribuiscono significati spiccioli (ed improbabili) ad ogni infinitesimale questione. Se lo sapessero, Roth e Fellini non si prenderebbero manco il disturbo di rivoltarsi nella tomba, così pure gli autori delle rispettive colonne sonore.


Prosit, signori miei,  Prosit. Con la Saraghina o col Feldmaresciallo, col Finis Austriae o di altro impero (che pende, che pende e che mai non vien giù). Ognuno ascolti ciò che più gli aggrada e si rechi ai concerti che gli piacciono. Il miglior augurio, in questo caso, è di godersi la musica.

Prosit.

E per cortesia, non chiamatele marcette. Un po’ d’orecchio (almeno quello)

Nell’illustrazione un ritratto del Feldmaresciallo Von Radetz.






14 pensieri riguardo “Prosit!

  1. Buon anno Battista! Pronta per le nuove sfide?
    (ma no… Prosit, non è solo il brindisi teutonico è il buon anno austriaco, Prosit Neujahr!)

  2. io ogni volta devo litigare a causa delle marcette. Si scoprono tutti adoratori del Va pensiero, da qualche anno a questa parte.
    E per me non era Capodanno se non mi schiattavo a mezzogiorno davanti alla tv. Che fascino quel concerto e il ballo del Bel Danubio blu.
    Ora con la differita non mi pare più la stessa cosa, c’hanno levato pure la magia.

  3. Sotto quest’aspetto allora sarebbe molto più “pericoloso” Wagner.
    In realtà la marcia di Radetzky non portò gran fortuna ne’alle armate, ne’all’Impero.

  4. Mi intrufolo con spirito polemico per dire che è davvero triste vedere come Napolitano non sappia mai approfittare dell’importanza del suo ruolo nei discorsi di fine anno, l’ultimo è stato davvero effimero.

  5. Bah… è l’istituto del Messaggio alla Nazione senza che ce ne sia un “particolare motivo” ad essere, non direi effimero (chè quella sarebbe eventualmente una cosa seria), ma rituale, per l’appunto.. di “circostanza”.
    Nap l’ha usato per parlare non tanto dei giovani, quanto della scomparsa dell’interlocutore-cittadino dalla scena politica.
    Per il resto in analoghe circostanze, non se la cavano meglio ne’ Obama col punto della situazione periodico da Camp David, ne’ Elisabetta d’Inghilterra, ne’ Sarkozy, tutta gente che rappresenta la Nazione in modo assai più netto e incontrovertibile che da noi, dove il presidente è poco più di un orpello,(e così deve rimanere!)
    Per esempio tu che t’aspettavi per Capodanno?

  6. Almeno che evitasse di sollecitare un riscatto di Napoli, e che affrontasse con un minimo di nerbo il nodo fondamentale della nostra generazione e la strumentale ricerca di conflittualità che in questo momento anima un buon numero di aziende che, premesso tutto quello che si può premettere sulla produttività in Italia, è ben felice di mettere i lavoratori dinanzi a certe scelte.

  7. Ma figurati Raf, questo non lo avrebbe fatto nemmeno trent’anni fa.
    Infatti se ne è guardato bene, giacchè il problema della “tua” generazione è cominciato anni addietro e ne ha coinvolta almeno un’altra.
    Certo oggi con tutto quel che sappiamo, la situazione si è complicata.
    Non abbiamo vinto e non dettiamo le condizioni ( non solo da noi, ovunque)
    Da questa presa d’atto bisogna ripartire.Non sparire.Ripartire.Usando la testa.

  8. Ma non è che la Costituzione abbia vita propria (per quanto continui a svolgere il suo ruolo di anticorpo e a vendicarsi, se chiamata in causa).
    Il punto è che quel che succede in Fiat è passato da anni nella miriade di piccole e medie realtà, dove il ricatto padronale è il motore delle cose.
    Ed è passato con buona pace dei sindacati e dei partiti in modo scan-da-lo-so.
    Ma dove vivono costoro che ieri si sono svegliati e hanno scoperto che tra capitale e lavoro esiste un problema di democrazia? (Uh improvvisamente a tutti piace Gallini).
    E che sono inutili tutte le levate di scudo e le parole e la propaganda e gli appelli.
    Perchè ogni problema legato al lavoro oramai abbisogna di politiche e accordi elaborati a livello internazionale.
    Che se il problema è globale, le leggi e le misure assunte dai singoli stati non bastano più.
    Senza politiche internazionali, l’operaio serbo – che non costa poi tanto meno di quello italiano – lavora perchè la sua fabbrica usufruisce di cospicui aiuti di Stato.
    Ecco qui dove si giocano le disparità (e le delocalizzazioni).
    Nessuno o tutti altrimenti non c’è storia.
    Se il problema è globale non ce la possiamo cavare con una fiammata ogni tanto, con un tavolo, con una cassa integrazione e con tutti i pannicelli caldi di questo mondo.
    Ma dove vogliamo andare noi che non riusciamo manco a farci estradare i detenuti (e mica solo dal Brasile) stante la nostra pessima reputazione internazionale?
    Oggi vince il ricatto, non c’è Napolitano che tenga e con buona pace di una sinistra che o chiacchiera a vanvera o tace.Ecco.

  9. Ha detto che la rappresentanza è un diritto.
    La considero a tutti gli effetti una dichiarazione equipollente ( alla pacca sulla spalla etc etc)

  10. Una gran constatazione, soprattutto se pensi che l’altrui opinione sugli anni di piombo è condizionata dal fatto che nemmeno noi abbiamo capito molto di quella fase.
    Tra chi (ancora) celebra e chi(ancora) è dominato dall’isteria, forse è meglio che gli Organismi Internazionali formulino un proprio giudizio su quelle vicende chè se aspettano a noi stanno freschi.

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