Aldiqua

Aldiqua

Si potrebbe anche dire che il vecchio Clint affronta con Hereafter un tema tipico dell’età   – sarebbero ottanta, artisticamente ben portati – ma al cinema si sa, l’anagrafe non conta come pure dimostrano entusiasmo e vivacità nel girare – finito un film ne ha sempre un altro da cominciare, anche stavolta –  incurante di critica e  box office non sempre  generosi ed incoraggianti. Quantomeno negli USA.

L’età c’entra come miglior occasione della vita per poter fare ciò che si vuole. Risolvendosi l’arcano in punto di convergenza, immancabilmente in ciascun nuovo film,  dell’ intera sua filmografia. Un giochino non da poco.


Comunque, tanto per sfatare ogni pregiudizio, la prima terrificante mezz’ora, in digitale con effetti speciali da stravolgere i più abituati, il caro Clint, riferiscono le cronache,  se l’è girata da dentro (l’oceano)  con macchina a spalla. Pare non abbia resistito ad entrare in acqua. Si doveva rappresentare lo tsunami  del 2004 che tutto si portò via, mentre trascina Marie, una giornalista francese, fin sulle soglie di un’esperienza misteriosa, emersa dalla quale, si ritroverà a vivere con valori, interessi e priorità completamente scombussolati.


Poi c’è George un medium che considera la propria capacità di parlare con i morti una maledizione e preferisce lavorare come operaio piuttosto che mettere a profitto i suoi lucrosi poteri e infine il giovanissimo Marcus che vorrebbe un segno, un contatto col fratello gemello  morto in un incidente e che rappresentava per lui l’unico trait d’union col mondo.


In cerca di risposte o di speranza, in tre luoghi differenti e lontani, le vicende dei tre personaggi corrono parallele, s’intrecceranno solo alla fine in un incontro casuale quantunque accuratamente pianificato e premeditato da regia e sceneggiatura.


Nel finale nessuna risposta ne’ romantica, ne’ religiosa, ne’ scientifica ne’ metafisica sull’aldilà – del resto il mestiere del cinema non è forse porre o suscitare domande ? – nessun annullamento del dolore, nessun cedimento tipo Ghost al generone. I tre sono sufficientemente presi da un aldiqua che sottrae loro vita reale, tra licenziamenti e famiglie adottive distratte, per poter cercare nell’aldilà quel tipo di risposte. Approccio laico al problema dunque. E’ anche qui l’originalità del racconto.


C’è poi tra i motivi di personale gradimento  la presenza più o meno costante di riferimenti a  Charles Dickens – compreso smemoramento estatico di George davanti al Dickens dream custodito nel Charles Dickens Museum di Londra – che presumibilmente offre una chiave di lettura sul presente come esito del passato mentre determina il futuro. Sono i fantasmi di Scrooge e dunque quelli dello stesso Dickens, dormiente mentre i suoi personaggi gli danzano intorno ad aprire la strada verso l’incontro dei tre al London Book Fair. In un abbaglio di luce





Hereafter è un film di Clint Eastwood del 2010, con Matt Damon, Bryce Dallas Howard, Frankie McLaren, George McLaren, Cécile De France, Mylène Jampanoï, Marthe Keller, Jay Mohr, Richard Kind, Thierry Neuvic. Prodotto in USA. Durata: 129 minuti. Distribuito in Italia da Warner Bros

4 pensieri riguardo “Aldiqua

  1. Ovviamente questo non me lo perdo, come tutti i film di Clint!!
    Interessante il riferimento al Museum…
    Se prima o poi riuscirò a recuperare il mio viaggio “saltato” a Londra, lo metterò in nota. Un saluto, Sed! ;)

  2. E’ l’unica casa di Dickens rimasta in piedi.
    Non è fuori mano,se vai in metropolitana scendi a Farrington, la visita non ti porta via molto tempo e comunque poi sei sempre in King cross e puoi proseguire il tuo giro in posti interessanti.
    Fammi sapere quando vai, io faccio un po’ di avanti e indietro, (a parte febbraio e maggio) magari ci troviamo.

  3. Al momento non abbiamo ancora deciso nulla, perché “programmare” è un verbo che non si addice a Micol e, soprattutto, al suo lavoro. Ma io non dispero…

    Quindi ti avviserò: potremmo andare a farci un the coi dolcetti da qualche parte che tu, sicuramente, conoscerai! ;-)))

  4. Ho apprezzato l’impostazione laica ed equilibrata di Eastwood, che è riuscito a maneggiare un tema così delicato evitando scivoloni troppo facili nel film di genere e nel sentimentalismo a tutti i costi.

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