Il pranzo di Babette (Les cailles en sarcophage)

Il pranzo di Babette (Les cailles en sarcophage)

Fine del diciannovesimo secolo in una piccola comunità religiosa dello Jutland,un microcosmo fatto di moralismi dove i desideri e gli istinti vengono controllati e compressi, irrompe Babette, ex chef del  Café Anglais di Parigi, risvegliando la passione, le emozioni e il gusto per il bello, attraverso un pranzo che cambierà il destino del villaggio e dei suoi abitanti. Man mano che l’organizzazione e la confezione del banchetto – dalla ricezione delle materie prime, raffinate e sconosciute e delle casse di vino, agli assaggi consumati in cucina ed offerti allo sguattero, fino al pranzo vero e proprio –  procedono, i personaggi sembrano infatti liberarsi da una sorta catena che li lega da anni: cominciano a rivelarsi cose mai dette prima mentre una sconosciuta vitalità  fluisce  nei rapporti tra le persone.Un film sulla generosità,sulla riconoscenza e sul potere dell’arte nel significato più ampio e pieno del termine. Nell’epilogo (Babette ha speso tutto quanto aveva per rendere felici i suoi ospiti e se stessa ) tutto il  senso del racconto :

Alla fine di un altro lungo silenzio Babette fece all’improvviso un sorrisetto, e disse:
” E come potrei tornare a Parigi, mesdames? Io non ho danaro.”
” Non avete danaro?” gridarono le sorelle, come con una bocca sola. “No," disse Babette.
” Ma i diecimila franchi?” chiesero le sorelle, ansimando inorridite.
” I diecimila franchi sono stati spesi, mesdames, ” disse Babette.
Le sorelle si misero a sedere. Per un intero minuto non riuscirono a parlare.
” Ma diecimila franchi?” sussurrò lentamente Martina.
” Che volete, mesdames,” disse Babette, con grande dignità.
« Un pranzo» per dodici al Café Anglais costerebbe diecimila franchi…..
“Cara Babette,” disse con dolcezza, ” non dovevate dar via tutto quanto avevate per noi”.
Babette avvolse le sue padrone in uno sguardo profondo,
uno strano sguardo: non v’era, in fondo ad esso, pietà e forse scherno?
“Per voi?” replicò. “No. Per me.”
Si alzò dal ceppo e si fermò davanti alle sorelle, ritta. “Io sono una grande artista,” disse. Aspettò un momento, poi ripetè: “Sono una grande artista, mesdames.”
Poi, per un pezzo, vi fu in cucina un profondo silenzio.
Allora Martina disse:”E adesso sarete povera per tutta la vita, Babette?”
“Povera?" disse Babette. Sorrise come a se stessa. “No.
Non sarò mai povera. Ho detto che sono una grande artista.
Un grande artista, mesdames, non è mai povero. Abbiamo qualcosa, mesdames, di cui gli altri non sanno nulla.”

*Le cailles en sarcophage insieme alla oggi proibitissima zuppa di tartarughe,sono il piatto forte del pranzo.

Il pranzo di Babette è un film di  Daniel Axel con Stephane Audrane,Ghita Norby,Bibi Anderson, Asta Espere Andersen.Danimarca anno 1987

Tratto dall’omonima  novella di Karen Blixen, ( raccolta Capricci del Destino) si è avvalso dei costumi di Karl Lagerfeld

 

26 pensieri riguardo “Il pranzo di Babette (Les cailles en sarcophage)

  1. IL PRANZO DI BABETTE é uno dei film che mi mancano, ma leggendone il sunto mi ha riportato alla mente CHOCOLAT (film per me indigesto). Mi pare di capire che sia tutt’altro, comunque. Approvo l’iniziativa cinematorgafica, sono curioso di vedere se ho dei film in comune :)

  2. questi film non sono tutti miei ma del genitore,comunque tra Babette e Chocolat c’è una notevole differenza in termini soprattutto di “misura”, tanto è Hollywoodiano e melenso l’uno quanto è asciutto ed essenziale l’altro.

  3. à vous …il sarcofago è il vol au vent oppure in altre versioni viene chiamato crostone,cioè il pane svuotato

    In una padella capiente fate rosolare in un po’ di burro il lardo e, quando è dorato, mettetelo su un piatto e nella stessa padella fate saltare a fuoco vivo i fegatini di pollo. Rimettete nella padella il lardo a cubetti, aggiungete lo scalogno, i funghi, il timo, salate, pepate e saltateli a fuoco vivo per 2 minuti. Togliete i fegatini e diluite con il vino bianco e i succhi di cottura; fate cuocere ancora per qualche minuto a fuoco basso mescolando sempre.Versate questo succo sui fegatini e frullate il tutto aggiungendo il burro. Fate raffreddare per mezz’ora in frigorifero. Riempite ora le quaglie con questo pâté e mettetevi sopra due fettine di tartufo.

    Ridate alle quaglie la loro forma e avvolgete ognuna in una fetta di lardo. Mettetele in una pirofila leggermente imburrata e fatele cuocere per 15-18 minuti nel forno a 200 gradi.Una volta cotte conservatele al caldo e diluite il fondo di cottura col madera e il brodo. Adagiate con delicatezza ogni quaglia in un vol au vent (si pronuncia volovon) bagnate con la salsa e infornate ancora per 5 minuti.

  4. In realtà c’è solo un uso consistente del lardo che però qui sostituisce anche l’olio (inutilizzabile per ammorbidire le quaglie) se non ci sono opposizioni preconcette nei confronti del fegato,il sapore è assai gradevole e alla fine non sono pesantissime

  5. ho copiato la ricetta e non mi sono accorta che c’è un annotazione sulla pronunzia di vol au vent (ho imparato anche il corsivo),ma ognuno sa che la lezioncina serve solo ed esclusivamente la riedificazione morale di Capelli.Gli altri sanno benissimo come si pronunzia

  6. una delle rare volte che un film azzecca l’anima del racconto… e viene la bavetta come ad Ezechiele lupo;)

    cris

  7. Tu n’ est pas correcte avec moi….insensible, trotskiste et inconvenante….

    E mo nun famo che rispondi en français perchè l’ ho studiato al liceo e faccio una fatica boia nel tornare a parlarlo….

  8. Mais bonsoir, mon cher ami,ma plume tombe de mes mains o meglio mi si squaglia il tasto dalla merveille.Dunque non ti serve riedificazione (e manco traduzione).Sono colpita.

    Hai studiato dalle suore di Neverre? O allo Chateaubriand?

  9. La chateaubriand te la fai alla braise…ho studiato al Peano, scientifico sperimentale (niente latino, que cul, sostituito con francese, inglese ed informatica….)

  10. Si, fonte meravigliosa. Era pure di sinistra quando l’ ho frequentata ed okkupata io (quant’ ero figo, bei tempi…)

    @ Jene: oh, ma io son del ’78 (fine dicembre), eh…sono un bimbo….

  11. pero’ era carino, dai, prechè stai sempre a precisare? :-DD

    capelli, mio figlio è dell’82, siamo quasi lì.

  12. No, no…era l’ appellativo che ho creato per te, dilla tutta…ci amiamo e lo devono sapè tutti!

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