Iraqi freedom

Iraqi freedom

L’anno si chiude con la botola che inghiotte Saddam Hussein ,con i tremila dead men walking appena inviati da Bush in Iraq,con la recente scoperta della prigione di Bassora  dove centinaia di uomini sono stati torturati ed assassinati  e con le parole del New York Times “la condanna a morte dell’uomo di Baghdad chiama in causa la nostra capacità di creare un mondo nuovo e migliore.Nè la destituzione di Hussein ne’ la sua esecuzione otterrà questo risultato.La questione importante era quella di accertare le responsabilità del dittatore con un processo condotto in modo accurato e scrupoloso mentre è stato di parte,politicizzato e viziato.Quello che poteva essere uno spartiacque è stata un’occasione perduta.Dopo quasi quattro anni infatti è arduo vedere cosa sia davvero cambiato in Iraq”

Si prevedono  bagni di sangue dopo l’esecuzione, come se  la pulizia etnica tra Sciiti e Sunniti non insanguinasse di giorno in giorno il paese scelto per risarcire l’11 settembre.La testa di Saddam non servirà ad invertire il corso delle vendette arbitrarie,non favorirà lo Stato di Diritto in Iraq.Inquinerà ancor di più,moltiplicherà l’odio come è già avvenuto con l’integralismo religioso.La sentenza di morte appare come una affrettata e formale cerimonia per mettere una volta per sempre una pietra sopra alla storia del regime di Saddam Hussein e alle connesse connivenze americane.

Perché quel regime non avrebbe mai prosperato senza il sostegno degli Stati uniti che all’epoca dei crimini contestati a Saddam – l’uccisione di 140 sciiti a Dujail, il massacro di migliaia di curdi – erano i primi alleati del rais di Baghdad.Infine, sul destino del corpo di Saddam si gioca la residua possibilità di pacificare l’Iraq disceso ormai in una guerra civile per la spartizione del paese che fa più di cento morti al giorno. Mentre gli sciiti esultano, i sunniti covano ulteriore rancore e ingrossano le fila degli insorti. Ed esulta Al Qaeda nemico giurato del regime secolare del rais. Ora che Saddam  è stato promosso al rango di martire, il solco scavato tra le anime del popolo iracheno sarà più profondo di una ferita mortale.

Un pensiero su “Iraqi freedom

  1. La pena di morte è immorale e uccidere, tolta la legittima difesa, è sbagliato.

    Moralmente sbagliato sempre, e per di pù in questo caso anche politicamente.

    Siamo andati là per “portare la democrazia”, dato che armi di distruzione di massa non ce n’erano, e Hussein era addirittura un nemico di Al Quaeda.

    Proprio perchè laggiù la vita umana non ha alcun valore e si ammazzano come cani, questa è stata l’ennesima occasione persa per dare un esempio concreto del rispetto della vita umana.

    Ma non ci si poteva certo attendere una mossa intelligente da un genio come Bush junior…

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