La traccia aperta di una ferita

La traccia aperta di una ferita

 

 

La “salvia splendens” luccica, copre un’aiuola triangolare,
viaggia il traffico solito scorrendo rapido e irregolare.
Dal bar caffè e grappini, verde un’edicola vende la vita.
Resta, amara e indelebile, la traccia aperta di una ferita

Francesco Guccini Piazza Alimonda (dall’album Ritratti)

Un pensiero su “La traccia aperta di una ferita

  1. Se dovessi rivedere per un’ora quelle scene di dolore

    quelle ingiuste quelle forti che si tingono di rabbia e di sudore

    ti direi che non è mia questa filosofia che è sposa del terrore

    ma oggi comunque, sopravviverò

    Se potessi cancellare dalla storia quelle facce di stupore

    quegli sguardi come il ghiaccio nella piazza dove si spegneva il sole

    gli animali più feroci nello scontro fermi come a confermare del momento

    l’assoluta gravità

    Se sapessi disegnare questo sdegno potrei forse riposare

    cancellando certe angosce in un rifugio come un nido surreale

    nei miei quadri quelle voci e le sirene ora son persi in fondo al mare

    e forse anche per questo io sopravviverò

    Alle frasi comode e troppo ascoltate, alle scuse digerite con la voglia di lasciarsi andare e vorrei vomitare sulle storie di Limonda perché questo non è il Cile

    Sopravvivo allo sconcerto mentre parla quell’esperto, di violenza e non capisco, cosa centri l’intelletto col rispetto per la vita, spengo allora e non aspetto partirò non so ancora bene quando di sicuro me ne andrò

    “sopravviverò”, pseudofonia

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