Aspettando la festa ( in nome del cinema italiano)

Aspettando la festa ( in nome del cinema italiano)

Claudio Santamaria il prossimo 13 maggio sarà al liceo scientifico Primo Levi di Roma per mostrare agli studenti il suo film del cuore : Roma, di Federico Fellini. L’ambito è quello delle iniziative titolate ” Aspettando la Festa” e comprende tra l’altro un incontro con James Ivory (avvenuto una settimana fa all’auditorium ), con  Giovanni Veronesi, Jodie Foster e altri. La festa da aspettare  è quella del Cinema, prevista per fine ottobre, oggetto in questi giorni di speciose polemiche  sulla direzione artistica troppo versata alla cinematografia americana o su un presunto dispendio di pubblico denaro. Ma come ognuno sa, l’iniziativa  , diversamente da Venezia, il cui direttore Marco Muller resta comunque  in attesa di contributi e critiche statali  sulla sovrabbondanza di cinema asiatico in concorso, o come Torino con un Nanni Moretti pronto ad accogliere ogni possibile  reprimenda sull’eccessiva attenzione   dedicata al cinema tedesco,  è completamente finanziata da privati – Camera di Commercio e oltre 70 sponsor, più  varie partnership – Ma questi sono dettagli e poco importa se nel più puro  stile coda di paglia più coda di campagna elettorale, si continui a far credere che i quattrini della limousine di Di Caprio ( che per la verità gira con una normale berlina da noleggio) siano le brioches consumate alla faccia  del popolo che reclama pane, tutto questo accadendo mentre i peggiori esponenti della sinistra romana se la spassano sul red carpet . Demagogia più populismo uguale visione miope dello sviluppo di una città, gli amministratori della quale  generalmente  non hanno innanzi a sè, quesiti binari del tipo strade sicure o cultura ma che alle une e all’altra devono dedicarsi con la stessa energia. Roma è una città complessa e la favoletta che l’amministrazione nasconda dietro ai lustrini un inimmaginabile degrado assomiglia molto alle leggende sulle regine sanguinarie ancorchè adorne di gioielli  ed è smentita in larga parte dai risultati in termini di crescita economica e dalle cifre relative alla criminalità assai più diffusa negli anni tra i 60 e gli 80 che oggi. Tuttavia, mentre l’autarchico Alemanno invia  messaggi  rassicuranti all’ambasciatore americano, legittimamente preoccupato  per talune espressioni ineleganti  e per non meglio identificate liste di proscrizione di star Hollywoodiane , si chiudono anche le iscrizioni all’iniziativa “Arcipelago del cinema Italiano” manifestazione romana destinata ai nuovi talenti,  presente nella top 50 della classifica di Variety. Chissà se Alemanno impegnato com’è a vagheggiare di borgate fiorenti e risanate , se ne è accorto. Ad ogni buon conto, non si può fare a meno di osservare come dopo il Gusto di Stato – vedi teca di Meier – il passaggio  alla Cinematografia Patriottica è stato un attimo. E non è un caso che i Fratelli Vanzina si siano dichiarati subito d’accordo denunziando il clima blindato della festa, inadatto, a loro dire,  alla sua matrice popolare. Tutta colpa di quelle puzze sotto al naso dei selezionatori  che invece di presentare Vacanze di Natale al Tufello, si ostinano a mostrare The Departed di Scorsese o la Sconosciuta di Tornatore, in anteprima mondiale, rifiutando ai film dei Vanzina gli onori della partecipazione alle varie sezioni . Se il popolare è rappresentato dalle vacanze in tutti i luoghi del mondo sotto Natale, è ovvio che non si hanno idee particolarmente chiare  su quanto invece si possa fare del buon cinema che richiami il grande pubblico,  senza che la qualità ne risenta : il cinema americano sotto questo aspetto avrebbe molto da insegnare al cinema del resto del mondo. E pensare che noi, invece che allo struscio sul tappeto rosso, credevamo di lavorare ad un progetto di riassetto dignitoso della nostra cinematografia, ad una legge adeguata ai mercati internazionali, pensavamo che valesse la pena di rilanciare gli studi di Cinecittà e il lavoro delle nostre troupes e con questo di rimettere in moto una macchina audiovisiva in coma. Ma tutta questa avversione non è una novità : quando la destra si riappropriò della città agli inizi degli anni ottanta, la prima cosa che fece fu annullare l’Estate Romana con Massenzio, al posto della quale istituì un bel nulla. Allora c’era un chiaro intento demolitorio di modalità ritenute superficiali solo perchè non conosciute, oggi  a quella tendenza si aggiunge una visione provinciale, asfittica, basica del ruolo degli eventi culturali in questa città.  Come si pensa di continuare a far crescere Roma se non attirando ingenti capitali attraverso  la realizzazione di manifestazioni culturali o commerciali di rilievo? Quale futuro per l’economia cittadina che non ha molte altre risorse che vivere di se stessa ? I numeri della Festa del resto parlano chiaro e se fossero vere le considerazioni dei detrattori, seicentomila cinefili snob sarebbero giunti a Città della Musica e assiepati presso i 33 schermi sparsi in tutta Roma,  nei dieci giorni della scorsa edizione, avrebbero assistito a 670 proiezioni di film provenienti da 42 paesi. Senza considerare il volume d’affari realizzato in Businnes Street , la scommessa di creare qui a Roma, un punto di mercato, inesistente oggi in Italia. Amare il cinema italiano non significa solo sbandierarne il  primato  : significa cercare di mostrarlo più che possibile in Italia superando i problemi di distribuzione e venderlo all’estero. E la Festa di Roma lo ha fatto. In oltre 23 paesi.  Dunque a ciascuno il suo mestiere. Oggi in omaggio allo spoil system di buona memoria, si parla di cambio di presidenza della Fondazione Cinema per Roma,organizzatrice della festa, ignorando che quella carica  ricoperta oggi da Goffredo Bettini scade nel 2011 e che l’estasi creativa del regista Pasquale Squitieri – intellettuale di riferimento della neo giunta –  dovrà attendere tale data per potersi esprimere pienamente, sempre che riesca a convincere gli altri membri del Cda e cioè Provincia, Regione, Camera di Commercio e Musica per Roma a farsi eleggere. Invece di spararle grosse, Alemanno potrebbe pensare a dare continuità ai buoni risultati, senza acredini ne’ livori, perchè se il nostro cinema oggi non è  in grado di riempire un’intera manifestazione, ciò è sostanzialmente dovuto a talune  leggi licenziate durante l’esperienza Berlusconi 2 , una a caso : l’Urbani,  che  sembra fatta apposta per stroncare sul nascere qualsiasi progetto cinematografico alternativo o commerciale che sia. Ora con tre televisioni, le sale cinematografiche e il ripristino del filo diretto con Saccà per controllare la RAI, il Mentore politico di Alemanno, aiuterà senz’altro il cinema italiano ad affermarsi nel mondo. Hollywood esclusa s’intende. Sarà il trionfo dei Vanzina e degli Squitieri  le opere dei quali, guarda caso, sono tra le più inesportabili nel mondo. Realizzeremo così il sogno autarchico – quaresimale, in tutto e per tutto. Meno male che tra un po’ comincia Cannes.

7 pensieri riguardo “Aspettando la festa ( in nome del cinema italiano)

  1. mi è capitato di sentire Luca Barbareschi, neo eletto forzitaliota, parlare della festa del cinema di Rma. Parlava di attori americani che vengono a farsi le vacanze a nostre spese, a nero. Ovviamente non capisco il legame: a nostre spese o a nero?

    Qua di nero secondo me c’è solo lui, che neanche sa di cosa parla. Sicuramente si candiderà ad aiuto di Squitieri.

  2. Beh …appena eletto ha dirottato il suo patrimonio in un blind trust perchè gli avevano promesso il ministero della cultura.E lui se l’è persino bevuta…la favoletta. Vista la malafede ( gli attori “in promozione” dei film in cui sono impegnati se li paga la casa produttrice e la distribuzione e lui sa come funziona, visto che è a sua volta produttore) e il narcisismo imperante con Pasquieri farebbero a cazzotti. L’unica speranza sono gli amministratori delegati delle varie Medusa etc…uomini di centrodestra ma soprattutto di cinema che già sono coinvolti nella festa e che fin dalle prime battute di questi grandissimi conoscitori di arte, cultura, cinema e spettacolo si sono messi le mani nei capelli.Poi Barbareschi dice che la sinistra non lo apprezza…ma se lui non tira fuori qualità artistiche o al limite capacità gestionali e continua a fare il tirapiedi col conto della serva sempre a portata di mano… che dovremmo apprezzare?

    Il Comune che gestisce partite in nero poi è da ridere…tipo il KGB insomma.

  3. Quelli che alla fin fine tutti schifano, è proprio rituale che si lamentino di presunti ostracismi di sinistra.

    Che poi Sed, questi hanno così tanta voce in capitolo che in Italia c’è chi sta cominciando a credere che davvero governiamo ancora qualcosa, mentre mai come ora non abbiamo tra le mani nulla.

  4. I miei raccontano che finita la guerra, gruppi d’intellettuali,registi etc si misero in moto per riprendere da subito le attività sospese a causa del ventennio.E tutti dicevano : ma c’è da ricostruire i palazzi e voi pensate al Premio Strega o al cinema.Intanto mai come allora cinema e teatri erano zeppi di gente.E la cultura,come al solito,ebbe un’importanza fondamentale nella rinascita del paese.

    Tu resisti con i tuoi progetti cinematografici….

    (sempre bello è averti qui.)

    Tu resisti

  5. ho avuto un simpatico scambio con una signora (definire amica sarebbe troppo). La discussione verteva tra l’altro anche sulla festa del cinema.

    sed, qua ci si sguazza nella disinformazione e si ripete quanto udito a pappagallo.

  6. Soprattutto vorrei sapere che informazione è quella che ritiene la cultura “il superfluo”.Prima aggiustiamo le strade e poi andiamo al cinema o al teatro.Il che a Roma significherebbe non andare MAI da nessuna parte perchè mentre aggiusti l’ultima buca s’è di nuovo ri-aperta la prima. Ma poi (metaforicamente) che ci facciamo con le strade se non sappiamo dove andare?

    Io non voglio dare addosso a Venezia ( mostra di stato cui è destinato un apposito dipartimento del ministero della cultura) che dispone di risorse e che spesso è il trionfo della disorganizzazione e degli sprechi. E che ha il red carpet, i motoscafi che vanno e vengono e gli hotel a mille stelle occupati dalle star . Lì nessuno fiata, ne’ è d’uopo promuovere il cinema italiano che la volta scorsa era presente con tre soli film.

  7. facendoci via via i conti in tasca a codesto modo, un bel giorno scopriremo che anche lo stato sociale è un lusso e non possiamo permettercelo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

 

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.