Tentarle tutte

Tentarle tutte

Tutte le mostre del cinema sono macchine di mondanità, cinefilia e mercato, ma solo Cannes sa coniugare i tre elementi in chiave di scelte qualitative impeccabili e soddisfacenti. Il cinema non è più lo stesso, il festival quindi deve confrontarsi con queste trasformazioni evitando di chiudersi in se stesso, di diventare un circolo per i soli abbonati. aveva detto Thierry Frémaux il nuovo  délégué général   di Cannes alla presentazione parigina dell’edizione 2008, cosicché tutti avevano pensato a chissà quali cedimenti nei confronti del mercato. E invece niente, basta guardare la programmazione per capire quanto la sua Cannes sia ben lontana finanche da tentazioni scioviniste lasciando pochissimo spazio nella sezione dei film in gara,  sia alla potente cinematografia francese di stato ( che tutto paga, alla Sale Lumiére come nei dintorni per un raggio di venti chilometri ) che alle multinazionali ( che tutto possono ). La lista dei film in concorso parla chiaro:  tra gli altri, un dittico su Che Guevara di Steven Soderbergh : The argentine e Guerrilla girati il primo in 16 mm anamorfico, il secondo in super 16, niente Dolly, tutto macchina a mano e treppiede, prodotto con finanziamenti non USA.  E ancora Clint Eastwood con The Exchange, thriller indipendente con Angelina Jolie,  Wim Wenders con Palermo  Shooting, storia di un fotografo di mezza età in crisi. Intelligente anche la scelta di dedicare ampi spazi alle cinematografie latinoamericana, turca e israeliana, presenti sia in Concorso che alla Quinzane nel segno di una vitalità culturale di cui  Cannes non difetta  ma anche di un non voler demordere :  rispetto alla recessione che avanza e che ha dimezzato il volume d’affari del Sundance Festival, è necessario esplorare nuovi mercati.Tentarle tutte insomma . Vedremo.. è proprio il caso di dire . Menzione speciale a Richie Hevans che inaugura la Kermesse cantando Freedom in omaggio a Woodstock  – qui tra le altre cose si celebra il quarantennale del 68 con mitica filmografia d’epoca – al manifesto della Mostra firmato  David Lynch e al gran ritratto di Ingrid Betancourt, sul Palais per il quarto anno consecutivo. Il resto sono storielle per riempire la rubrica social dei giornali che ancora ne detengono una, (cioè quasi tutti)  : la cascata di diamanti e zaffiri di Chopard ( sponsor ufficiale e realizzatore del premio : la palma d’oro) sullo chiffon glicine di Bar Rafael, il pancione della divina Jolie, Sean Penn, presidente della giuria – sobrio! – che tanto per cambiare dice male di Bush e fuma al chiuso della sala di riunione insieme alla Satrapi, Madonna e Sharon Stone a raccogliere fondi per la ricerca sull’Aids, la Muti con scollatura abissale, Kashoggi, Afef, Eva Longoria, Natalie Portman in viola  …e non è ancora arrivato Indiana Jones con il suo ultimo film, ovviamente e rigorosamente fuori concorso…che gran lancio però.

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