Matthäus passion

Matthäus passion

Accattone

Il cinema spesso trasfigura i luoghi di cui si serve, li manipola, li imbellisce ( o imbruttisce ) li piega a diverse esigenze di sceneggiatura. Aggiunge o toglie, rende profondo un vicolo di pochi metri, fa sembrare maestoso un vialetto. Spesso visitare una location,dopo aver visto il film, provoca una specie di choc, tanto è incisiva la trasformazione che può operare la macchina da presa. Ho visto il Pigneto, la Maranella, la Borgata Gordiani , i prati dell’ Acqua Santa –  i luoghi di Accattone – qualche anno dopo l’uscita del film che è del 1961. I dialoghi, le espressioni idiomatiche, i toni, invece, li ho continuati a sentire  per parecchio tempo nelle conversazioni dei pischelli che nelle domeniche d’estate sciamavano per Ostia, al barcone del Ciriola  o nei bar. E qui in Trastevere, prima che l’esodo verso altre zone  della città e l’arrivo di nuovi inquilini, trasformasse i  linguaggi in uso nel quartiere . Ma per tornare al Pigneto, ancora negli anni 70, tutto, assolutamente tutto, era come Pasolini l’aveva mostrato : incredibilmente veri erano quegli  sterrati, quelle piazzette e il famoso bar con i tavolini . Unico elemento aggiuntivo, quantunque in armonia con i contesti, era la musica di Bach  – Matthäus passion –  un’inclusione ad imprimere sulla povertà degli abiti e sul volto dei personaggi, un’elevatezza di sentimento che il cinema italiano non conosceva dai tempi di Ossessione, Roma città aperta, Paisà I riferimenti del cinema di Pasolini sono  evidenti : Dreyer (Giovanna D’Arco, dirà , una norma di assoluta semplicità espressiva), Mizoguchi e  Rossellini . Accattone è personificato da Franco Citti che di un mondo reale, dolente – quello di Ragazzi di vita – è la piena e completa espressione. Intorno a lui tutto è Bellezza, non quella cinematografica con i suoi criteri convenzionali ed espressionistici ma quella che nei corpi magri, mortificati rinviene i tratti di un’angoscia irriscattabile. Così si snoda la parabola di un’attesa fatta di stazioni progressive che culminano nella sequenza del sogno e che infine  si risolvono nell’immagine  in cui Accattone contempla la propria morte. E in questi passaggi, i  fatti vengono scorticati con l’eleganza squisita dei primi piani – intensi angosciati e di durata spinta fino ai limiti del tollerabile – che prevaricano i campi lunghi: la frontalità che vince sulla discorsività . Il vero sull’artificio. E la meraviglia dei  bianchi sovraesposti e di quella luce romana che non perdona, contribuiscono alla sensazione di una sorta di mistero sacro. 

Metta metta Tonino/ il cinquanta, non abbia paura/ che la luce sfondi/ facciamo questo carrello contro natura!

 (Tonino è Tonino Delli Colli, direttore della fotografia in Accattone, Pasolini apprese da lui l’uso degli obiettivi ma poi a sua volta gliene andava spiegando la modulazione espressiva)

 La macchina è quasi sempre sul cavalletto, i carrelli sono brevi , la recitazione è quella barbarica delle voci prese dalla strada ( ma qualche necessario doppiatore lavorerà fianco a fianco con il vero interprete , in qualche modo sotto la sua guida ).Un uso minimale dello stile, una forma di severità, di austerità, di pauperismo visivo assai differente dalle modalità  del Pasolini scrittore. Ma se in una Vita Violenta s’intravede una soluzione eroica e civile dell’esistenza sottoproletaria, in Accattone è la disperazione allo stato puro e un incontrovertibile senso di deriva a padroneggiare la scena. La macchina da presa si deve piegare a quest’imperativo  e serve  a percorrere il campo dell’angoscia. E quell’angoscia viene risolta in una forma speciale, pittorica

Quello che io ho in testa come visione, come campo visivo, sono gli affreschi di Masaccio e Giotto – che sono i pittori che amo di più – assieme a certi manieristi ( per esempio il Pontorno). E non riesco a concepire immagini, paesaggi, composizioni di figure, al di fuori  di questa mia iniziale passione pittorica, trecentesca, che ha l’uomo come centro di ogni prospettiva.Quindi quando le mie immagini sono in movimento,sono in movimento un po’ come se l’obiettivo si muovesse su loro sopra un quadro;concepisco sempre il fondo come il fondo di un quadro,come uno scenario e per questo lo aggredisco sempre frontalmente 

Pier Paolo Pasolini  Mamma Roma  Milano 1962 pag 145

Questa pittoricità ci fa avvertire  i fondi e le figure del suo cinema come immobili e chiaroscurati. Ma ricacciati controluce o sprofondati nella luce bianca, quei fondi e quelle figure sono i segni di un linguaggio funebre.

 

Accattone è un film di Pier Paolo Pasolini. Con Franco Citti, Franca Pasut, Adriana Asti, Silvana Corsini, Paola Guidi, Sergio Citti, Alfredo Leggi, Mario Cipriani, Umberto Bevilacqua, Edgardo Siroli, Polidor. Genere Drammatico, b/n 120 minuti. – Produzione Italia 1961

Ma in Accattone  lavorano in piccole parti  anche  gli amici …Stefano D’Arrigo, Adele Cambria e un’indimenticabile Elsa Morante.

8 pensieri riguardo “Matthäus passion

  1. Film che ieri sera non ho potuto registrare, visto che la7 qui da me è scomparsa in luogo di una tv locale che trasmette video di cantanti neomelodici.

  2. Però la colpa è pure della 7 che prima piange che sta in crisi e poi non fa nulla per sistemare questa storia della ricezione ( non sei il solo!).Quindi al posto di MTV ti tocca vedere ‘o zappatore?

    Ma tu…metti a lavorare il somarello, no?

  3. Manco quello mi funziona, pensa te… Sto rovinato.

    Mtv nemmeno si vede qui, ma non mi perdo niente: rimpiango la meravigliosa e culturalmente altissima VideoMusic (ex tmc2): aspettavo i temporali per vedere i video di fine anni ’90.

    Che bei tempi per la musica…

  4. Al primo tuono prendevo il telecomando e mi incollavo sul canale 16.

    All’epoca c’erano tantissime canzoni che mi piacevano, avevo 14 anni ma purtroppo nel 1997 quella stagione musicale era alle sue ultime battute…

    Il passato rimane, però è più bello emozionarsi in presa diretta.

  5. Mi sono dimenticata di segnalarti che sul sito dei radicali ci sono i filmati dell’assemblea dei 1000, quelli dell’ammazzare il padre e il cugino. Siccome gl’interventi sono separati…puoi cogliere fior da fiore..

    Mi ha stupito che Veltroni precisasse che lui il problema di far morire il padre non l’ha mai avuto.In qualche modo una conferma di quello che osservavo io scherzosamente qualche giorno fa.

  6. Ha sempre quell’ironia del comunista che ti fa sentire in colpa, Uolter.

    Magari gli fosse rimasto anche dell’altro…

  7. Io non gliel’ho mai visto addosso il “dell’altro” che tu dici, quel che è oggi, è sempre stato. Preparato e con un gran senso politico…ma inguaribilmente di centro, nemmeno io che lo stimo, mi ritrovo in tutte le sue posizioni. Però ha un gran pregio, oltre quello dell’onestà, la capacità di tessere reti di rapporti politici funzionali e nel contempo l’intelligenza di non lasciarsene mai imbrigliare. Un segretario ideale sotto questo aspetto…

    .Hai letto della riunione al Residence Ripetta l’altro giorno, sulle riforme istituzionali? Interessante dibattito con bellissimo intervento di Casini sulla qualità della democrazia .

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