The charging bull

The charging bull

Di qui a qualche ora si saprà se lo scudo predisposto dal G7 e dal vertice Europeo sarà in grado o meno di restituire fiducia ai mercati. Il piano  proposto ricalca quello di Paulson negli USA : lo Stato acquista una partecipazione azionaria nelle banche mobilitando risorse per la ricapitalizzazione, senza per questo pretendere un proporzionale diritto di voto. Non si tratta quindi di una partecipazione azionaria di controllo ma di un semplice impiego di risorse pubbliche per scopi privati. Saranno con ciò garantiti i depositi dei cittadini, scongiurando così il rischio di corsa agli sportelli per ritirare i risparmi. Si promette inoltre, anche se in modo velato, di estendere le garanzie all’intero sistema dello scambio interbancario, la cui paralisi il credit crunch, costituisce l’epicentro della crisi in atto. Infine saranno messe in atto azioni in grado di far ripartire il mercato delle cartolarizzazioni, proprio quello che ha provocato l’attuale terremoto per l’impossibilità di distinguere i titoli cattivi da quelli buoni. Il valore nazionale dei prodotti finanziari derivati è stato fissato dalla Banca dei regolamenti di Basilea, a febbraio scorso in 600.000 miliardi di dollari. Undici volte il Pil mondiale. Una cifra spropositata, impossibile. Nemmeno gli stati più ricchi  possono contare su risorse di queste dimensioni. Pertanto la fiducia che si  spera esprimano i mercati reali tra poco, più che sull’effettiva consistenza dei capitali da mettere in campo, si può basare solo sulla credibilità dei governi. Se invece prevarrà la considerazione dello scarto che c’è  tra quanto viene promesso e quanto realisticamente si può fare, la catastrofe sarà inevitabile. Si tratta di aspettare.

Nell’illustrazione  The charging bull la statua del toro che presidia Wall Street, simbolo, oggi più che mai tronfio e ridicolo,  of aggressive financial optimism and prosperity.Come entusiasticamente avvertono le Guide della città.

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