Cafonalesimo ( imparare dai romani)

Cafonalesimo ( imparare dai romani)

Anfiteatro Flavio

Le foto sono spesso imbarazzanti, soprattutto quelle scattate nei dintorni dei buffet, o quelle ammiccanti a protesi e zigomi oversize, ma se tutti sgomitano per essere immortalati da Pizzi  e apparire nei giorni successivi, su Cafonal, rubrica – si fa per dire –  di social, assai cliccata di Dagospia. com , un motivo c’è

Siamo a Roma, città in cui strusciarsi al Potere è un preciso obbligo dei subalterni che aspirano alla scalata. E di questi tempi per di più. Che altro aggiungere a quanto già autorevolmente detto sulla società dello spettacolo, su certo generone romano un po’ grossier, sui potenti che fanno mostra di sè per suscitare invidia ed emulazione ? Sul Berlusconesimo Imperante e Vincente?

Proprio nulla. E come non si può cavare sangue da una rapa, non si può fare di Cafonal un fenomeno degno di dotte considerazioni. Non più di tanto almeno. Ecco perchè a convocare all’Infedele, Alfonso Signorini, Maria Laura Rodotà, Il filosofo Gianni Vattimo e il giurista Franco Cordero per discutere di Vanità del Potere relativamente all’uscita del libro della premiata ditta Pizzi & D’Agostino, Cafonal, si rischia, nel contrasto stridente, di far apparire Signorini perfettamente a proprio agio, simpatico e appropriato nelle sue considerazioni omnibus – tutti i potenti sono vanitosi –  e Cordero fuor di luogo.

Non un gran risultato. Meglio se l’è cavata Bruno Vespa la sera appresso, allestendo analoga ma più celebrativa trasmissione con ospiti meglio assortiti  e finendo col gestire il consueto pianerottolo di damazze scriteriate in lite furibonda su quale fosse il modo migliore di ricevere gli ospiti, ovvero se fossero più eleganti le riunioni a casa di Maria Angiolillo o quelle di Marisela Federici.

Ma insomma, ogni tanto un chissene frega si può dire? Chissene frega se le porcellane di quella sono migliori di quelle dell’altra, se la tale s’è rifatta, se quell’altro c’ha l’amica, se un posto da sottosegretario è stato assegnato tra il sorbetto e la spigola a casa XYZ o tra uno scosciamento e una sgargarozzata nel patio di casa BCD. Davvero tutto ciò dobbiamo nobilitare con definizioni  da interessantissimo fenomeno ?

Imparare dai romani. Certa materia è contagiosa. A maneggiarla troppo senza essere abituati, si rischia. Sarà che in questa città discendiamo tutti da un fratricidio, sarà che nel corso del tempo ce la siamo dovuta vedere con la peggiore teocrazia, sarà che i panem et circenses ci sono entrati nel sangue – spirito migliore per osservare queste manifestazioni  non conosco –  ma la scrollata di spalle e il chissene frega –  non di superiorità, beninteso,  ma di purissima indifferenza –  ci ha salvato la pelle nel corso dei secoli. Non a caso questo Circo affascina moltissimo i forestieri, leghisti in primis. Davvero pensiamo di apparire meno snob e più vicini al popolo occupandoci seriamente del contenuto di queste poubelles?

Da ultimo sono davvero dispiaciuta per Franco Cordero, venerato maestro, intellettuale a tutto tondo, uno studioso da tenere in dovuta considerazione, maltrattato ingiustamente dalla critica televisiva, per aver introdotto forse l’unico concetto degno a proposito di vanità… le moi est haïssable …citando Pascal e autoincludendosi immediatamente nel novero dei fuori di luogo. E da un certo punto di vista, forse lo era davvero.

 

3 pensieri riguardo “Cafonalesimo ( imparare dai romani)

  1. 3:09… ma non riuscivi a dormire al solo pensiero?

    La puntata dell’Infedele all’inizio m’è parsa interessante (sembrava l’occasione per mettere a nudo delle strategie precise di precisi uomini di potere) ma poi come sempre il mio destino s’è ripetuto, e sul papsdivano, in fatto di telecomando sono sempre io a soccombere.

    Tornerò in tempi più sereni, ma ti leggo sempre!

  2. I miei orari d’invio portano sempre la data d’inizio del post…( non so scrivere di getto ) magari staziona due giorni nelle bozze… ma non ricordo di avere fatto tardi quella sera….boh.

    Cos’hanno di poco sereno i tuoi tempi ?

  3. …che poi ci sono i romani che guardano i romani di cui parli tu con gli occhi tristi…

    soprattutto perchè vengono chiamati allo stesso modo…

    e quando chiami ugo l’infame e ugo il buono urlando “UGOOOOOOOO” poi si girano entrambi…

    …e il rischio che si corre è quello che poi non si riescie a farsi ascoltare da quello giusto…

    O di far fermare l’attenzione su quello di cui si parla alla superficie.

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