Chi è garantista

Chi è garantista

 

giustizia 2243 

Chi è garantista vuole che le Leggi siano rispettate, che le indagini seguano il loro corso protette dal segreto istruttorio, che i processi siano celebrati senza lungaggini, che una volta individuati i colpevoli siano loro comminate pene proporzionate al reato commesso. Chi è garantista coniuga l’intransigenza del principio di legalità col principio di non colpevolezza, unico antidoto contro le degenerazioni.

Ma essere garantisti non appartiene al campo delle opzioni. E’ quel che lo stesso rispetto della legge ci suggerisce di essere. In questo non c’è misura alla quale adeguarsi : o lo si è o si è fuori dal perimetro di legalità. E di civiltà.

Si lo so, un atteggiamento garantista non è utile allo sfogo, ne’ al lavoro dei comici, ne’ a quello dei narratori, non fa vendere i giornali, non aumenta l’audience,  non rende simpatici e non consola gli afflitti. E probabilmente fa anche perdere  consensi. Ma che spettacolo offre chi è capace solo di invocare la galera?

Tornano le inchieste giudiziarie e, senza che se ne fossero mai andate, le connessioni perverse tra politica e affari. Buon lavoro agl’inquirenti. Nella certezza però che la questione morale riguardi le singole coscienze e le singole responsabilità, non le intere compagini. Ma soprattutto che le ventate giustizialiste servono assai poco allo scopo. Che rimane quello di coniugare moralità pubblica e bene comune attraverso un Fare Politico efficace.

Se invocare le manette e istruire processi mediatici fosse servito a qualcosa, con Tangentopoli, stagione pur necessaria,  avremmo risolto tutti i problemi di corruttela. Così non è stato e ciò a riprova del fatto che la Giustizia, non può svolgere con successo, compiti  che sono propri della Politica. Pena un esiziale conflitto.

Oggi l’ordinanza della Procura di Napoli, al di là dei rilievi penali,  ci consegna un quadro che rispetto ad allora, è mutato solo per alcuni particolari, mentre il metodo di addomesticare le procedure per acquisire commesse è sempre lo stesso. Come lo è  l’atteggiamento di chi si fa parte diligente per rendere possibili simili operazioni. Non più per il Partito ma per sè. Che importa? Le ricadute per la collettività, sempre le stesse rimangono : un’economia di mercato finta, drogata e, come se non bastasse, servizi scadenti.

Se le cose stanno così, serve un cambio di passo, non solo volti nuovi per il ricambio della classe dirigente, non solo regole di trasparenza –  che ne avremmo, volendo, da riempire i volumi –

So che il segretario del PD Veltroni in mattinata ha difeso le persone oneste che di quel partito fanno parte. Bene ha fatto. Ma l’ulteriore scatto d’orgoglio che gli si richiede, è di precisare quale Progetto di innovazione ha intenzione di mettere in campo e su quali gambe dovrà procedere questo rinnovamento. Commissariare il Partito locale, laddove si sono manifestate storture, può essere utile, ma non basta.

Diversamente quel garantista che guarda alla Politica come unica ratio per uscire fuori dall’impasse, rimarrà sempre più solo. E consapevole di una realtà difficile da modificare, sempre più straniato. 

 

 

8 pensieri riguardo “Chi è garantista

  1. con il rischio che gli elettori, perdendo la fiducia nelle istituzioni e nei partiti, non esercitino più il diritto di voto, lasciando, curiosamente, nelle mani di questa maggioranza, l’esercizio del potere con annessi abusi.

  2. Dopo quattordici anni un’esperienza può essersi esurita, soprattutto nel caso in questione dove l’incidente “giudiziario” non è il solo elemento sfavorevole.

    Ho paura che il cambio di amministrazione sarà fisiologico, a meno di un miracolo. Forse l’ultima riconferma ha fatto più male che bene, nel senso che è avvenuta troppo facilmente per essere di stimolo al cambiamento.

  3. si, l’ho detto in più occasioni che il voto bulgaro ha indotto le amministrazioni a sedersi sugli allori, oddio allori si fa per dire. Di fatto abbiamo poi scoperto che eravamo seduti sulla monnezza.

    Il cambio sarà inevitabile ma il problema è anche a destra. Al momento non c’è una “faccia” che possa creare aggregazione dell’elettorato, né a destra né a sinistra.

    L’unica novità sarebbe la candidatura del sindaco di Salerno De Luca a governatore.

  4. Di quello che sta succedendo io non mi stupisco più di tanto. Questa è la nostra storia. Quando si solleva qualche velo e si simula la sorpresa o l’indignazione abbiamo imparato a sospettare che anche le esclamazioni fanno parte del gioco astuto dei burattinai.

    Nel bene e nel male. Vi è da dirlo. Non è sempre la mano crudele a dominare le scene, talvolta si deve fare le pulizie nella propria casa e l’ordine che si insegue ha sane e meritevoli ispirazioni.

    Qualche volta occorre soffrire, è vero, per vederne gli effetti buoni. Ma vale la pena di pazientare.

    E credo anche che sia ora di dare una sonora sveglia al signor Veltroni.

    La signora G. che augurando Buone Feste auspica una sinistra migliore e soprattutto rinnovata.

  5. Nemmeno per un buon amministratore, Jenè, se per mettere ordine serve l’esibizione muscolare, allora tanto vale accodarsi al coro dei Celebranti il Decisionismo.

    Brutta china.

  6. Signora G, svegliamoci anche noi però, dopo sette mesi, o giù di lì, siamo ancora a lacrimare sulla sconfitta (volevamo pure vincere? ) e sull’identità che nel suo concetto più esteso, non è un precotto, ne’ piove dal cielo, ovvero indugiamo giorni e giorni sulle misure minime…le dimissioni, la galera,la questione morale o quel che l’è…

    Quanto chiacchierare… poi gl'”innovatori” vanno in Direzione Nazionale con un documento dirompente ( nel senso che ci hanno rotto le palle per mesi ) sulla mancanza di democrazia interna nel partito, e come risultato della ” gran battaglia” alla fine votano come un sol uomo il documento unitario.

    Un po’ di coraggio non guasterebbe.

    Se non hanno coraggio di dire apertamente a Veltroni, “fatti da parte”, che innovazione ( dal loro punto di vista) è?

    Veltroni.

    Messo lì a prendersi le rogne dalle Primarie.

    3.500.000 cittadini in fila.

    Oltre un quarto dell’elettorato del PD.

    Il 6% della popolazione italiana.

    Ecco perchè, se non è un meccanismo analogo che lo mette fuori gioco, io per esempio, non ci sto.

    La democrazia è un fatto preciso.

    Un abbraccio.

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