Attacco da terra (nel giardino dei limoni)

Attacco da terra (nel giardino dei limoni)

L’anno sarebbe potuto cominciare con un Giardino di limoni in Cisgiordania, luogo di bellezza e ragione d’orgoglio per la proprietaria e coltivatrice palestinese Salma Zidane e con il bel film /apologo che ne racconta le vicissitudini incentrate sulla battaglia legale contro un vicino di casa, appena giunto ma non qualsiasi,  ministro di giustizia israeliano, che nei rami  di quel pezzetto di paradiso, vede solo potenziali e minacciosi ricettacoli di attentatori. E che per ragioni di sicurezza fa avvolgere il giardino in reticolati, impedendo così che le piante di limone vengano curate.

Non propriamente una favola bella, anche se Salma infine la spunta, caro le  sarà costato l’aver ragione, pagando con il senso di solitudine, la mancanza di sostegno  da parte di chi, esponente della comunità islamica, dovrebbe essere naturalmente dalla sua parte e invece coglie l’occasione per  rimproverarle  qualche velo di meno e qualche atteggiamento indipendente di troppo.

Tuttavia un quadro metaforicamente esatto, all’interno del quale arrivano a Salma inviti a desistere da parte del figlio che la vorrebbe con sè a Manhattan, strumentalizzazioni del proprio avvocato, sulla scrivania del quale sventola la bandierina dell’Autorità Palestinese, ma più desideroso di farsi un nome con la causa del giorno – vera peraltro – che di occuparsi dei problemi dell’assistita, ma anche inattesi sostegni da parte di altri cittadini di serie B – la moglie del ministro, anche lei vessata dal consorte, giornaliste locali  etc – perlopiù donne. Anzi solo donne.


Invece l’anno si apre con l’ennesima attesa dell’attacco di terra, con la guerra infinita, con il fallimento delle diplomazie e con l’impraticabilità del compromesso, dunque con il naufragio dell’idea stessa di negoziato. Credo non ci sia altro dato di rilievo, altro punto chiave per un’analisi della situazione mediorientale oggi  che possa prescindere dal fatto che non c’è posto del pianeta in cui ogni terreno di possibile incontro sia così irrimediabilmente devastato.

Di qua e di là, all’interno degli stessi schieramenti, divisioni profonde, fratture insanabili, impediscono alle parti, prive della necessaria compattezza, di trattare. Siamo oramai oltre l’idea pura e semplice dei due popoli che si contendono la stessa terra, mentre si acuisce, disseminando il terreno di moltiplicatori d’odio , lo scontro di culture, religioni e visioni del mondo.

In entrambi i campi, a breve, sono in programma cambi di  vertice, a giorni scade il mandato di Abu Mazen, leader dell’Autorità Palestinese di Ramallah,  contestato da Hamas ( vincitrice delle ultime elezioni)  per presunto collaborazionismo con Israele. Dall’altra la contesa elettorale che vede in corsa  il Kadima della Livni e il Likud di Netanyahu, il partito dei falchi, per la poltrona di primo ministro. A nessuno dei contendenti , in una simile congiuntura e con lo scontro in atto, è concesso dar prova di debolezza.

Non c’è via di scampo se in ciascuno stato, ciascuna fazione deve prevalere sull’altra rassicurando gli elettori sulla propria capacità di essere nel conflitto. Non nella trattativa, avverso la quale lavorano i falchi  Quand’è così, è fatale che una politica di pace sia  umiliata , e che nei reciproci schieramenti, sia destinata a dettare legge, comunque ad essere il trainer delle decisioni, l’ipotesi del conflitto come soluzione unica.

Quasi cinquecento vittime per un ennesimo scontro che, una volta cessato il fuoco, non avrà spostato di un  millimetro la situazione. E non è finita qui. Perchè tale è la desolazione che a voler anche solo immaginare i connotati di una task force di mediazione, non se ne trovano di possibili.

A parte, ovviamente, la speranza nelle capacità del  neo eletto presidente nel paese principale alleato d’Israele. Un altro compito per Obama.

Dunque non passa in sott’ordine anche se non inaugura propriamente i post dell’anno  Il giardino di limoni di Salma, film dell’israeliano – tenere sempre d’occhio il cinema di questo paese – Eran Riklis che ci parla, attraverso l’imprigionamento di un campo, della violenza delle politiche di apartheid, di fanatismo, di machismo e delle disattese risoluzioni ONU. Ma soprattutto in una piccola storia, adottando uno stile, non a caso documentaristico, la strenua caparbia difesa di ciò che si ama.

Il giardino dei limoni è un film di Eran Riklis. Con Hiam Abbass, Doron Tavory, Ali Suliman, Tarik Kopty, Amos Lavi  Drammatico, durata 106 min. – Israele, Germania, Francia 2008. – Teodora Film.

8 pensieri riguardo “Attacco da terra (nel giardino dei limoni)

  1. molto bello il film, l’ho visto ieri. Visto negli scenari di guerra di questi giorni sembra un barlume di speranza, ma temo non sia così.

    Bello anche L’ospite inatteso, stessa brava attrice e argomento parallelo: la difficoltà degli immigrati negli USA dopo l’11 settembre.

  2. La Abbass è una donna meravigliosa, l’ho vista nel film La sposa siriana.

    Il film, come sempre, me lo sono segnato.

  3. L’anteprima televisiva di W. è un esperimento molto interessante: mi suona però strano che contino molto anche sulla contemporanea diffusione in sala, non credo che il digitale su un film di quel tipo possa essere un valore aggiunto appetibile.

    Certamente però se col digitale riduci i costi di diffusione puoi anche permetterti una sala più vuota e lanciarti in una anteprima televisiva che indipendentemente dalla qualità del film è evento che fa notizia e – collateralmente – buona pubblicità.

  4. Rincoglionimento da entusiasmo . La proprietaria dei diritti di W in realtà è la Digima,mentre la Teodora distribuisce i limoni. ENTRAMBE però vanno rammentate come meritorie.Solo che per correggere l’errore è sparito il commento.

    Ecco qui.

    Comunque le considerazioni da fare intorno a W sono diverse Paps e non tutte legate ad un utile immediato, anche se l’accordo è sicuramente vantaggioso.

    Un film visto in televisione non è un film visto al cinema anche se gli schermi sono sempre più grandi, (e qui vorrei lanciare la campagna nazionale contro chi ammazza il cinema spezzettato su you tube, oppure piazza un cd nel lettore, cena, risponde al telefono, da un bacetto alla fidanzata e poi dice : ho visto il film)

    Secondo me l’esperimento funzionerà.Ti saprò dire.

  5. Per dire pensa il valore di una risata o di un’invettiva all’indirizzo di George W al chiuso della tua stanzetta o in una sala. fa la stessa differenza che tirargli una scarpa solitaria o tutto il reparto di Tods di un centro commerciale.

  6. al solito entrambi i film a Napoli son finiti male.

    Il giardino dei limoni è scomparso prematuramente e L’ospite inatteso è finito nelle salette-pulmino scuola.

    Ormai ho capito come va il mercato, per cui appena escono filo a vederli, altrimenti finisce come dici tu (tra una telefonata e un tè).

    Per tutti gli altri c’è il mulo (a mali estremi….)

  7. I limoni sono andati benino, per essere un film politico, hanno raddoppiando le copie e offerto un giorno d’incassi al Manifesto. Si fa quel che si può. L’ospite meglio ancora ma era partito avvantaggiato.A dicembre è uscita un sacco di roba bella e di qualità ma la critica locale, lì da voi, ha un po’ storto il naso tutto l’anno. Se pensi che nemmeno Changeling ha avuto il plauso…. come si riempiono le sale così?

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