Où es tu?

Où es tu?

Dedicato ad Andrej Tarkoski  – ma zeppo di riferimenti letterari e pittorici :  Munch, Bosch, Strindberg, Freud, Nietzsche – ecco qui il film che ha fatto più incetta di insulti e definizioni senz’appello – scandaloso e provocatorio – le più frequenti. A queste ultime tuttavia si potrebbe anche non attribuire connotazioni del tutto  negative,  atteso che Lars Von Trier filma da sempre con violenta sincerità e gran maestria i demoni della propria depressione E non solo della propria, sembra,  quantomeno a giudicare da certe curiose reazioni della sala

Vedi momenti di fou- rire . Presumibilmente non dovuti a comicità involontaria.

Dunque, a meno di non essere appassionati della ( pur rispettabile) formula  A B C  messaggio e finale a piacere, raccogliamo tutte le provocazioni che Von Trier dissemina sul percorso, prima tra tutte, quella rappresentata dalla ossessiva paura della sessualità femminile, vera origine del sentimento misogino che spesso gli viene addebitato dalla critica.

A seguire  quella data dalla messa in scena del conflitto tra i sessi come contrasto tra razionalità e pulsioni,  sapere e istinto, follia ed equilibrio in una sorta di resa dei conti di cui il sadismo è l’ingrediente fondamentale.  Sarà anche demoniaco tutto ciò,  ma di sicuro non estraneo all’essenza delle cose.

 Vorrei invitarvi a gettare uno sguardo furtivo dietro la tenda, uno sguardo sull’universo oscuro della mia immaginazione, sulla natura delle mie paure, sulla natura dell’Anticristo.  Si legge nelle belle note di regia.

Strutturata in quattro capitoli, la storia si apre e si chiude con un brano di Händel :

Lascia ch’io pianga mia cruda sorte
E che sospiri la liberta

Tema centrale dunque è il dolore di una coppia alla prova più dura della perdita di un figlio che cade dalla finestra mentre i genitori fanno l’amore in preda ad un tale raptus erotico, da non accorgersi del pericolo.

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Rimasti soli – dei due si ignora il nome –  si trasferiscono in una  baita del livido Eden Forest, un bosco percorso da fenomeni inquietanti. Ma nel tentativo di uscire dal tunnel di follia che li ha condotti ai confini della realtà, intraprendono una sorta di via crucis tra espiazione, e sensi di colpa in cui tutto può accadere. E infatti accade.

Bellissime le immagini e gli effetti speciali, particolarmente la sequenza iniziale al ralenti col montaggio che passa  in continuazione dall’inteccio amoroso alla caduta del bambino e viceversa,  alludendo a  terrificanti associazioni :  amore e morte, innocenza e dannazione, piacere e sofferenza. I temi cari a Von Trier sono tutti racchiusi in queste due ore di coinvolgente – e per stessa ammissione del regista –  autoterapeutica visione .

Toccante interpretazione di Charlotte Gainsbourg

Antichrist è un film di Lars von Trier. Con Willem Dafoe, Charlotte Gainsbourg. Genere Drammatico  colore 100 minuti. – Produzione Danimarca, Germania, Francia, Italia, Svezia, Polonia 2009. – Distribuzione Lucky Red

10 pensieri riguardo “Où es tu?

  1. Col mio solito annetto di ritardo, ieri sera mi son vista Juno. Davvero piacevole e lei, sì, è una forza. Riesce a parlare quel’l orribile “slang”, senza assolutamente suscitare antipatia, anzi..;-)

    Quanto a Lars von Tiers….uhmm…dopo ” Le onde del destino”, devo essere sincera, non l’ ho più retto.

    “Dancing in the dark” mi ha addirittura innervosita e “Dogville” l’ ho visto al cinema , quasi in prima fila, e mi aveva creato un senso di nausea…Dovrei rivederlo in TV, ma ricordo che aveva qualcosa di irritante.

    E dire che ero filata a vederlo, speranzosa, sull’ onda non ricordo di quale parallelismo con Jenny dei pirati, di Brecht, mio antico idolo di gioventù!!! ;-)

  2. Diciamo che con Von Trier, il disagio è compreso nel prezzo del biglietto e che non tutti sono disposti – leggendo, ascoltando o “visionando” – a beccarsene in aggiunta al proprio.

    Questo film è orrorifico ma perfetto.

    Può non bastare a definire il capolavoro o a mettersi in fila al botteghino, ma è così.

    Non c’è stroncatura della critica, del resto, che se la sia sentita di distruggere completamente questo film.

    E nessun tonante pamphlet mi racconta del conflitto tra i sessi e della misoginia con questa completezza.

    (Uscita dalla sala poi mi sono fatta un cognac, io che non bevo mai superalcolici col caldo )

  3. ( a parte l’acqua tonica corretta al Sapphire, come da tormentone post rendez- vous milanese di buona memoria)

  4. Ecco…il caldo di oggi può essere paragonato a quello!!!! Già…il Sapphire…che nn so nemmeno che cosa sia…

    Ora sono stremata…più tardi cercherò su Google…….PANT! :-0

  5. Il Sapphire è il gin con il quale Beppe si fa fare il gin tonic, detestando sopra ogni cosa, il più comune Gordon.

    All’epoca, sto Sapphire mise in agitazione tutti i barman dell’hotel Mediterraneo, nessuno mi toglie dalla testa che ne avevano una bottiglia sola che cominciarono a riempire di Gordon, quando, assai presto, finì e il Nostro cominciò a pretendere altri gin tonic.

    Scena analoga avvenne a Roma con della cioccolata, adesso non ricordo la marca, ma quella sera la volle sul tavolo.

    Detto tra te e me quando è diluito con la Schweppes, un gin vale l’altro, quanto alla cioccolata doveva servire a certificare la qualità di un affogato. Figuriamoci.

    Tutte queste storie mandano in visibilio il mostro lacustre che ne parla e ne riparla da allora …

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