Chi ha paura dell’ex Fenomeno® ?

Chi ha paura dell’ex Fenomeno® ?

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Certo sventolare questioni territoriali, sotto il naso di Beppe Grillo, non è stata una gran mossa. Data la complessiva fragilità dell’ impianto partitico e l’intento chiaramente provocatorio del richiedente tessera e possibilità di candidatura, c’erano diverse strade da percorrere prima di mettere mano alla soluzione strettamente statutaria, evitando così di  passare per quelli che non vorremmo mai essere : rigidi burocrati.

Una soluzione era quella di accettare che Grillo dicesse la sua, che  sottoponesse candidatura e proposta politica ai diversi passaggi precongressuali, Primarie comprese. Ovvero che gli si opponessero circostanziatamente motivazioni di carattere politico.

In un congresso di partito  vince la maggioranza, pertanto chiunque può ambire alla scalata, nello stesso tempo, poichè quello stesso partito va preservato da intenti distruttivi, ogni ambizione è lecita purchè in armonia con valori, prerogative e missione politica che la Formazione esprime. In questo caso, forse, mettere al lavoro lo Statuto avrebbe avuto un senso. Concludendo, al di là delle cose dette in passato, Grillo può essere in sintonia con quei valori? Nel dubbio, meglio un pubblico confronto che un pretestuoso diniego.

Invece si è temuta la manovra entrista –  termine obsoleto, prelevato dal basso politichese d’antàn, rivelatore di antiche paranoie –  e questo sarebbe ancora niente se, con l’occasione, quei timori non fossero apparsi in tutta la loro scabrosa evidenza.

Leggero o pesante, liquido o solido  che lo si voglia, in questo partito, invece  Beppe Grillo ha posto nemmeno troppo indirettamente una questione elementare di democrazia e, a mio sommesso parere, l’episodio della sua candidatura rivela una connaturata tendenza all’ istinto di fuga di certi elementi dell’ establishment.

La formula congresso-presepe con i gggiovani, i vecchi, i padri e le madri nobili, i fondatori, i duellanti,  gli outsider – purchè siano di professione –  i laici, i teodem e quant’altri, andrebbe accuratamente evitata. Quello sì, che sarebbe un remake  di Helzapoppin, per dirla con Fassino, persona stimabilissima, ma che evidentemente non ha visto con gli occhi giusti  quel bel film e i suoi magnifici tormentoni.

Non posso pensare ad un congresso che non rispecchi la nostra travagliata realtà di donne e di uomini di centro-sinistra alle prese con rosiconi epocali. I quali, sia ben chiaro,  non speriamo di risolvere con un colpo di bacchetta magica ma quantomeno di allineare, di mettere a tema,  di rendere disponibili al dibattito e pronti per essere tradotti in proposte politiche. Se Grillo fa parte di questo universo o egli stesso rappresenta un rosicone, lasciamo che dica la sua. Se non dovesse piacerci, possiamo sempre batterlo. Democraticamente. ( e se la solfa dovesse essere la solita, molti di noi sono già pronti)

Nell’illustrazione uno spettacolo di Grillo, la foto è di  Molinari

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