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L’ intervista di D’Alema ad  Haaretz sulle future possibilità  di schierare le truppe Onu sulla striscia di Gaza ha incassato,com’era prevedibile,un “E’ troppo presto,Israele ha bisogno di constatare  che il coinvolgimento internazionale in libano abbia fornito risultati concreti ” da parte del ministro degli esteri Regev .Non male per essere una dichiarazione resa durante lo Shabbat  (giorno festivo in cui ogni attività viene sospesa )e per contenere un seppur esiguo spiraglio. Del resto Israele con l’eccezione di Moshe Sharret negli anni 50 e Ytzhac Rabin negli anni 90, ha sempre rifiutato l’idea della creazione di uno stato  palestinese che non fosse una specie di  ghetto ma se non supera questa concezione che discende prima di tutto dalla paura, non sarà mai al sicuro, ne’ accettato del mondo arabo.Senza una soluzione equa,  il virus Palestina impedirà qualsiasi stabilizzazione duratura del Medioriente, reso ancor più esplosivo da sciagurate politiche di “lotta al terrorismo” o di “esportazione della democrazia” ,con conseguenze che potrebbero rivelarsi nefaste per la sicurezza di tutti.Ieri Kofi Annan ha concordato con Prodi  sulla centralità della questione palestinese in seno alla crisi mediorientale.Il comunicato diffuso da palazzo Chigi chiarisce “Entrambi (Annan e Prodi) hanno convenuto  che occorrerà dar corso rapidamente agl’impegni presi in Libano senza dimenticare gli altri nodi politici nella regione mediorientale,a partire dal problema palestinese che resta centrale per pervenire ad una pacificazione dell’area. ” Se la missione in Libano dovesse avere una qualche possibilità di successo,l’ipotesi di una forza di pace possibilmente a guida Europea  potrebbe indurre Israele a rompere gl’indugi ,essendo quel particolare contesto infinitamente  più rassicurante e credibile per avviare una soluzione negoziata.Sarebbe uno straordinario successo della Vecchia Europa dei negoziati e del dialogo sui modernismi delle armi preventive,successive e future come Soluzione Unica di tutti i contenziosi.

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