Allarme sociale

Allarme sociale

La decisione della Procura di Roma di indagare il direttore di Diario, Enrico Deaglio, per un reato, “la diffusione di notizie false, esagerate e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico”,  emana lo sgradevole sentore del codice Rocco. Libro e Dvd- inchiesta sono stati scandagliati a dovere e ne sono emersi, in questi giorni, i punti deboli.Tuttavia nessuno, a quanto sembra, è ancora riuscito a spiegare come mai il crollo del numero schede bianche si sia verificato in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale. Ma ammettendo pure che l’inchiesta giornalistica non sia stata condotta alla perfezione (cosa che è da provare ) e non abbia risposto ai criteri anglosassoni reclamati da Giuliano Amato e che gli autori siano giunti a conclusioni sbagliate, in cosa consista la fattispecie di “allarme sociale” non  è del tutto chiaro.Se dovessero affermarsi i criteri stabiliti dalla Procura di Roma, dovremmo cominciare dedicare una Sezione Speciale, per tutti i giornalisti che esagerando,per esempio, con le notizie sull’influenza,la mucca pazza e la Sars hanno messo in agitazione migliaia di persone .E’ vero che i giornalisti non possono scrivere impunemente cose false, ma il ricorso alla fattispecie generica  delle notizie “esagerate e tendenziose” va ben oltre i reati di diffamazione e relativi procedimenti civili di risarcimento danni. La verità è che l’inchiesta giudiziaria sull’inchiesta giornalistica, sa di paternalismo e di censura e come se non bastasse, di pregiudizio.In tutta questa storia infatti ,rimane in piedi un dubbio : come mai se Deaglio denunzia i brogli viene indagato e se la stessa denunzia fa Berlusconi con CDL al seguito,come è accaduto dopo il 9 aprile, non succede niente?

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