Il peso specifico della parola

Il peso specifico della parola

E voi dov’eravate.Cinque pagine sul numero dell’Espresso di questa settimana,dense di fatti, riferimenti e considerazioni .Roberto Saviano è così,fai fatica a seguirlo,devi corrergli dietro.Lo stile è appuntito,preciso eppure ridonda di particolari.Pare sempre che abbia fretta di mettere dentro i suoi scritti quanto più possibile di tutto quello che sa,che ha visto e che pensa.Forse più che fretta assomiglia ad ansia, la sua capacità di raccontare.

Su quel che dice si è discusso abbastanza: se sia o meno documentato, se la sua analisi delle cose sia corretta,se non abbia dimenticato questo o quell’altro particolare,se non si sia inventato addirittura tutto per diventare ricco, famoso, scortato e immortalato sulle copertine dei giornali tra vicoli ,panni stesi e condizionatori.E’ interessante seguire il filo logico dei detrattori o anche più semplicemente di chi vorrebbe ridimensionare la portata dei discorsi che ,va detto,è enorme e coinvolge settori della politica e dell’economia. A me sembra invece di poter coltivare qualche certezza che mi è data sicuramente dalla lucidità e dal costante “far tornare i conti” su tutto quel che esprime ma anche dalla volontà di rivendicare alla sua scrittura i connotati della denunzia e dell’impegno civile.

La cosa che genera scandalo è che uno scrittore, il mestiere considerato più innocuo e incapace di poter avere alcun tipo di forza sulla realtà, possa d’improvviso divenire responsabile di una luce che prima era sbiadita e sbilenca, di uno sguardo infame che spiffera ciò che si vuole celato, che urla quello che è sussurrato, che traduce in sintassi e insuffla vita a quello che prima era disperso in frasi frammentarie di cronaca e sentenze giudiziarie. La vita o la si vive o la si scrive, diceva Pirandello, eppure ci sono momenti in cui la vita, la si scrive per mutarla. Ciò che mi è capitato in questi giorni ha generato apprensione e scandalo, ma in realtà non per quello che è accaduto – dalle mie parti ciò che mi è accaduto capita a moltissime persone, quotidianamente e per molto meno – ma perché è accaduto a uno scrittore. Per uno scrittore il modo per innestarsi nel reale è raccontarlo. È uno scrittore che può congetturare, immaginare ciò che non vede. La sua immaginazione e la sua congettura però non seguono l’arbitrio della licenza poetica, ma sono strumenti necessari per avvicinarsi ancora più al vero in ciò che osserva: oltre ai nomi, ai documenti, alle sentenze, alle intercettazioni, ai fatti rispettati e ripresi.

Già…con tutta quella capacità narrativa e quel bel consenso editoriale e mediatico  perchè mai Roberto Saviano,non s’è dedicato al romanzo?Perchè non ha preso uno come Lovigino Giuliano e cambiandogli semplicemente nome e connotati,non ne ha realizzato,come merita un personaggio del genere, una potente figura di eroe (e poeta) negativo?Sai che goduria per il talento, potersi cimentare spaziando con la fantasia, sai che riconoscimenti e che premi, per aver saputo irradiare intorno all’archetipo del boss ma anche delle ambientazioni, ancora un po’ di luce,di ambiguità, di sana contraffazione culturale.Come sarebbero suonate più tranquillizzanti per Saviano e per gli altri le parole che stanno in fondo ai romanzi e ai film che si rispettano ” I fatti i luoghi e i personaggi di questo romanzo sono immaginari.Qualunque riferimento a fatti personaggi e luoghi realmente esistenti è puramente casuale”.

Niente da fare,Saviano non ne vuol sapere di essere innocuo perchè nulla è statico,delimitato,univoco nel mondo e nel tempo in cui si trova Napoli e allora  anche l’utilizzo dei linguaggi oltrechè le analisi di maniera ci allontanano dalla realtà.Figuriamoci la letteratura che della realtà è l’imitazione.Il ricorso a vocaboli come plebe lazzari subculture,il tentativo di far passare quel che succede oggi come l’esito della sconfitta dei giacobini nel 1799 fanno parte di quella vasta gamma di interpretazioni abusate,di comodo,chiunque se ne sia allontanato è stato lasciato solo.

A me invece sembra così giovane ,piena di promesse e condivisibile questa caparbietà di andare oltre il “tutto è finito” attraverso la scrittura che è racconto delle cose come stanno,come le si vedono :

Avere una parte, essere in grado di capire ancora che natura ha un paese, in che condizioni si trova, come avvicinarlo con uno sguardo che voglia vedere, vedere per capire, per comprendere e per raccontare. Prima che sia troppo tardi, prima che tutto torni ad essere considerato normale e fisiologico, prima che non ci si accorga più di niente.

 

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